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Biotopo Marocche di Dro |
L'Area Protetta |
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Le Marocche di Dro sono uno tra i pochissimi Biotopi che non appartengono alla tipologia ambientale delle "zone umide" (stagni, paludi, torbiere), essendo al contrario costituito da una "zona arida".
Le paludi sono elementi importantissimi del nostro territorio, ancor più preziosi perché resi rari dall'azione di bonifica alla quale sono stati sottoposti dai tempi più antichi fino ai giorni nostri. Si è trattato di una autentica quanto deprecabile "lotta alle paludi" che ne ha risparmiate ben poche. Ma la stessa sorte è toccata anche a quegli ambienti che, pur trovandosi a presentare condizioni ambientali totalmente opposte, sono stati altrettanto osteggiati per la loro "improduttività", nonostante possedessero una grande ricchezza naturalistica ed ecologica. Così è stato anche per le Marocche di Dro, ed anzi, in tempi molto recenti esse sono state fatte oggetto di parecchie proposte per una loro pretesa "valorizzazione". S'intende, però, che con questo termine si pensava esclusivamente ad una loro trasformazione in "profitto economico", e non certo ad un riconoscimento del loro valore ambientale intrinseco: come esempi, citiamo solamente le assurde proposte di costruirvi un autodromo e un campo da golf. Quest'ultima è a tutt'oggi sostenuta da qualche operatore economico. Col termine "marocche" si indicano grandi ammassi di blocchi di roccia di grosse dimensioni, sciolti e distribuiti caoticamente. Sono dunque fenomeni geomorfologici, e la loro origine è legata alle glaciazioni. Detto in parole povere, quando un ghiacciaio percorre una vallata come un grande fiume solido, ne modifica anche la forma, esercitando contro i suoi fianchi e sul suo fondo delle enormi pressioni. I fianchi, in particolare, risentono di tali forze e spinte, che vengono poi a mancare quando il ghiacciaio si ritira. Ecco allora che i blocchi di roccia frantumati e smossi e gli strati inclinati messi a nudo dal ghiacciaio non vengono più sorretti dalla massa del ghiaccio, e perciò si staccano crollando nel fondovalle. |
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In Trentino fenomeni del genere sono presenti qui, cioé nella Valle del Sarca, e poi in quella dell'Adige ed in certe vallate alpine (es. V. di Tovel). Le Marocche di Dro sono la frana più grande non solo di tutta la provincia di Trento, ma anche dell'intero arco alpino. In verità, la loro origine non è così semplice come quella prima descritta: gli eventi franosi che le generarono furono parecchi, e si sovrapposero gli uni agli altri. I primi sono databili 100.000 o 200.000 anni fa, addirittura in periodi interglaciali, mentre gli ultimi pare siano avvenuti in epoca storica ed abbiano travolto anche insediamenti umani
Attualmente le Marocche di Dro si presentano con un tipico e molto suggestivo aspetto (che a ragione viene talvolta definito "lunare"), con alte colline ed una caratteristica vegetazione. Le piante che vi crescono sono adattate alla marcata condizione di aridità e alla presenza di un suolo sassoso, molto povero di humus. Vi sono intere zone dove solo qualche pianta isolata cresce tra i massi, altre in cui si sviluppa una vegetazione a cespugli o a bosco di caducifoglie termofile. Vi sono poi delle zone con rimboschimenti a pino nero (Pinus nigra): un evidente esempio di clamoroso errore umano e di inquinamento biologico. Per comprendere appieno i caratteri vegetazionali delle Marocche di Dro va precisato che questa zona è inserita in un contesto vallivo molto particolare, nel quale specie botaniche di tipo mediterraneo si incuneano nel settore prealpino sfruttando la particolare condizione climatica indotta dal Lago di Garda. Le Marocche, insomma, costituiscono elemento fitogeografico particolarmente interessante non solo in virtù della loro particolare struttura e conformazione, ma anche quale punto d'incontro tra la flora tipica della regione subalpina e parecchie entità decisamente mediterranee. Anche la fauna si presenta strettamente condizionata dalle caratteristiche microclimatiche della zona e dal particolare ambiente. |