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Dalla stalla alla lampadina

Le buone pratiche dei parchi

Agricoltura e allevamento

 

PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO
Regione: Lombardia
Trentino-Alto Adige
Estensione: 133.325 ettari
Anno di istituzione: 1935
Sede: via Roma 26
23032 Bormio (SO)
Telefono: 0342 910100
Fax: 0342 919063
www.parks.it/parco.adamello
www.stelviopark.it

 

Prato allo Stelvio è un piccolo Comune di fondovalle nel versante settentrionale del parco nazionale, in val Venosta, all'inizio della strada che con innumerevoli tornanti si arrampica fino al ben noto passo dello Stelvio a quota 2758 metri. Oltre alla chiesa di San Giovanni, ricca di affreschi e dal bel campanile romanico, lo sviluppo edilizio legato al turismo e al commercio ha lasciato poco dell'antica impronta rurale dell'insediamento.
Eppure l'allevamento bovino, in particolare, è ancora una risorsa, che da qualche tempo viene sfruttata anche per una finalità sorprendente e innovativa: la produzione di energia elettrica e di calore, per di più a costi decisamente competitivi e riducendone i tradizionali impatti ambientali. Ecco come.
A Prato esiste una cooperativa elettrica - ed esiste dal 1926 - con 900 soci, praticamente tutto il paese, la cui area di riferimento è in buona parte ricompresa entro i confini del parco. Il suo obiettivo è l'autosufficienza energetica grazie alle fonti rinnovabili, garantendo al tempo stesso la valorizzazione delle risorse naturali del territorio.
A partire dal 2000 la cooperativa ha realizzato, accanto a tre impianti idroelettrici di piccole dimensioni, quattro impianti per la cogenerazione per la produzione di energia elettrica e di calore. Gli impianti sono alimentati con biomasse: sostanzialmente, i materiali di scarto del legno (trucioli) dei lavori di segheria e il biogas prodotto dalla fermentazione del letame delle mucche. Una volta raccolto nelle stalle di proprietà dei contadini coinvolti, che sono circa una cinquantina (riuniti anch'essi in cooperativa), il letame viene portato in un punto di raccolta unico. A fermentazione avvenuta il gas sprigionato va al cogeneratore tramite una condotta, mentre il letame viene riutilizzato nei campi come fertilizzante (tra l'altro assai più efficace e ben meno inquinante dei fertilizzanti chimici). L'impianto per la raccolta del letame è stato realizzato in compartecipazione finanziaria con la cooperativa agricola.
Alimentati in questo modo, gli impianti di cogenerazione producono al 60% calore e al 40% energia elettrica. Vista la disponibilità non costante del biogas durante l'anno, è previsto l'utilizzo anche di altre fonti (idrocarburi). L'investimento complessivo richiesto dal progetto è stato di cinque milioni di euro, coperto al 60% dalla cooperativa, per il 30% da fondi della Provincia e per il restante 10% con un esborso finanziario diretto da parte dei soci. A questi ultimi è stato chiesto, in pratica, un aumento del capitale sociale pari a una quota individuale di circa 40 euro per chilowattora dipotenza per energia e di 80 euro per chilowattora di potenza per calore.
I risultati parlano da soli. L'utilizzo delle biomasse si traduce in un basso impatto ambientale in termini di inquinamento, nel risparmio sui costi di smaltimento dei rifiuti e nell'ottenimento dei cosiddetti "certificati verdi" concessi per ogni chilowattora prodotto con fonti energetiche rinnovabili, che coprono in pratica la quasi totalità dei costi di produzione e che vengono ripartiti tra la cooperativa agricola e quella elettrica. E poi c'è il risparmio secco ottenuto dagli utenti, che sia rispetto all'energia elettrica che al calore è pari a circa un terzo del totale: si parla infatti di circa dieci centesimi al chilowattora per la corrente e sette per il calore. Un bel risultato, che per i soci della cooperativa viene quantificato su ogni singola bolletta. E un esempio che fa scuola.
Altri Comuni come quelli di Curon e Vandoies, infatti, negli ultimi anni hanno costituito una cooperativa elettrica. La cooperativa di Prato allo Stelvio, in ogni caso, ha l'obiettivo assai ambizioso di arrivare nel medio periodo a poter fornire energia da fonti rinnovabili a non soci di altre aree, creando una specie di "marchio" dell'energia pulita che proviene dal parco dello Stelvio. Si tratterà di utenti particolarmente sensibili alle tematiche ambientali, disposti a pagare un sovrapprezzo (non accade già così per i prodotti dell'agricoltura biologica, anche in Italia in pieno boom?) per un'energia che verrebbe loro distribuita tramite il gestore della rete nazionale.
Quanto al parco, proprio negli ultimi mesi del 2004 il comitato di gestione trentino ha deliberato la realizzazione di una nuova centrale di teleriscaldamento da due milioni e mezzo di euro, più un impianto di essiccazione per deiezioni bovine (per un ulteriore importo di centocinquantamila euro). L'impianto previsto contempla due caldaie da mille watt ciascuna, in cui verranno bruciati gli scarti in legno delle segherie (detti anche cippato) mescolati o meno alle deiezioni essiccate, cui si aggiungerà una terza caldaia a gasolio di riserva. La rete servirebbe inizialmente gli edifici pubblici, estendendosi successivamente ad altre utenze.