Conservazione
e gestione faunistica |
PARCO NAZIONALE D'ABRUZZO, LAZIO, MOLISE |
Regioni: Abruzzo, Lazio, Molise |
Estensione: 50.683 ettari |
Anno di istituzione: 1923 |
Sede: viale Santa Lucia
67032 Pescasseroli (AQ) |
Telefono: 0863 978809 |
Fax: 0863 970909 |
www.parcoabruzzo.it
www.parks.it |
PARCO NAZIONALE GRAN SASSO MONTI DELLA LAGA |
Regioni: Abruzzo, Lazio, Marche |
Estensione: 141.341 ettari |
Anno di istituzione: 1995 |
Sede: via del Convento 1
67010 Assergi (AQ) |
Telefono: 0862 60521 |
Fax: 0862 606675 |
www.parks.it
www.gransassolagapark.it |
PARCO NAZIONALE DELLA MAJELLA |
Regione: Abruzzo |
Estensione: 62.838 ettari |
Anno di istituzione: 1995 |
Sede: palazzo Di Sciascio 66
66016 Guardiagrele (CH) |
Telefono: 0871 80371 |
Fax: 0871 8037200 |
www.parks.it
www.parcomajella.it |
PARCO NAZIONALE MONTI SIBILLINI |
Regioni: Marche, Umbria |
Estensione: 69.722 ettari |
Anno di istituzione: 1993 |
Sede: largo G.B. Gaola Antinori 1
62039 Visso (MC) |
Telefono: 0737 972711 |
Fax: 0737 972707 |
www.parks.it
www.sibillini.net |
PARCO REGIONALE DEL SIRENTE-VELINO |
Regione: Abruzzo |
Estensione: 50.288 ettari |
Anno di istituzione: 1989 |
Sede: viale XXIV Maggio
67048 Rocca di Mezzo (AQ) |
Telefono: 0862 91661 |
Fax: 0862 916018 |
www.parks.it |
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Cinque parchi dell'Appennino per dare un futuro al "popolo delle rocce", fino a non molti anni fa sopravvissuto all'estinzione grazie all'esistenza dello "storico" parco nazionale d'Abruzzo. Garantire la conservazione e lo sviluppo dei nuovi nuclei di camoscio appenninico sui massicci della Majella e del Gran Sasso sul lungo periodo, aumentandone la variabilità genetica e la consistenza numerica e riducendo i rischi collegati alle interazioni dirette e indirette con il bestiame domestico e le attività antropiche. Ampliare l'areale della specie in aree nuove, e cioè il parco nazionale dei Sibillini e quello regionale del Sirente-Velino. Questi, in sintesi, gli obiettivi di un progetto conservazionistico tra i più imponenti dell'Italia dei parchi, messo in piedi in questi anni da numerosi soggetti con l'intervento della Comunità europea. "L'operazione Camoscio", questo il nome dell'ambizioso progetto, prende il via negli anni Ottanta del secolo scorso da una collaborazione tra il primo parco nazionale abruzzese e il Club alpino italiano, mentre già negli anni Settanta la direzione del parco aveva fondato il Gruppo Camoscio Italia. Nel 1991 grazie a una delibera del Comune di Pietracamela viene istituita la prima zona di protezione sul Gran Sasso, dove un anno dopo - e cioè esattamente a un secolo dalla scomparsa dell'ultimo camoscio del Gran Sasso d'Italia (ucciso sul monte San Vito in territorio farindolese) - sono reintrodotti i primi camosci, provenienti dal parco d'Abruzzo. Pochi mesi prima, alle porte dell'abitato di Pietracamela, era stata inaugurata l'area faunistica del camoscio d'Abruzzo, da allora visitata da migliaia di persone e in seguito affiancata da quella di Farindola. Anche alla Majella, e fin dal 1991, con la collaborazione del WWF vengono reintrodotti alcuni esemplari e viene realizzata un'area faunistica a Lama dei Peligni. Molte le istituzioni coinvolte, dagli enti locali ai ministeri, dal Corpo Forestale alle associazioni ambientaliste e alle guide alpine, dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo addirittura all'esercito per il trasporto degli animali. Nel 1997 il parco nazionale del Gran Sasso, istituito due anni prima, ottiene l'approvazione di un progetto Life quadriennale sulla conservazione del camoscio nei siti della Rete Natura 2000 inclusi nell'area protetta (per 185.000 euro erogati da Bruxelles). E come naturale prosieguo, nel 2001 lo stesso parco propone alla Comunità europea che lo approva l'anno successivo, un nuovo progetto Life dal titolo "Conservazione di Rupicapra pyrenaica ornata nell'Appennino centrale", della durata di tre anni e presentato in partnership con i parchi nazionali dei Sibillini, della Majella e con Legambiente (il finanziamento Ue stavolta è di circa 600.000 euro). L'area d'intervento, che comprende per intero gli habitat culminali di massicci montuosi del Gran Sasso, della Majella e dei Sibillini con l'inclusione di diverse decine di migliaia di ettari, è localizzata interamente all'interno dei tre parchi nazionali e comprende diversi Sic (siti d'importanza comunitaria).
Il progetto si svolge in aree non antropizzate, dove la reintroduzione dell'ungulato è generalmente considerata un fattore positivo dalle popolazioni locali poiché interferisce poco con le attività produttive (salvo che per alcuni specifici aspetti della pastorizia e dell'allevamento del bestiame).
La consegna dello stato finale dei lavori è prevista per il 30 giugno 2005. Ma il ritorno dell'ungulato interessa anche altre zone dell'Appennino centrale. Dell'Operazione Camoscio fa infatti parte anche il nucleo di individui tornati in Abruzzo nel luglio scorso dalla Germania. Si tratta dei discendenti dei tre esemplari (due femmine e un maschio) provenienti dalle aree faunistiche del parco nazionale d'Abruzzo e trasferiti nel 1995 presso lo zoo di Monaco di Baviera, con la finalità di rafforzare la variabilità genetica della specie. Negli anni il nucleo originario è cresciuto costituendo una piccola popolazione, e alcuni mesi fa a distanza di nove anni e sulla scorta di un'intesa tra le due istituzioni tre camosci sono tornati in Abruzzo con destinazione finale il parco regionale del Sirente-Velino (per la precisione, l'istituenda area faunistica di Rovere). Un altro piccolo passo per strappare all'estinzione una delle star della fauna italiana, e un altro successo dei nostri parchi. |