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Il Portale dei Parchi Italiani  

 

Il ritorno del falco pescatore

Le buone pratiche dei parchi

Conservazione e gestione faunistica

 

PARCO REGIONALE
DELLA MAREMMA
Regione: Toscana
Estensione: 19.800 ettari
Anno di istituzione: 1975
Sede: via Bersagliere 7/9
58010 Alberese (GR)
Telefono: 0564 407111
Fax: 0564 407292
www.parks.it
www.parco-maremma.it

 

Ormai è più di una speranza. Avviato nel 2002 in collaborazione col parco regionale della Corsica, una delle roccaforti mediterranee della specie, il progetto per favorire la nidificazione del falco pescatore a quattro decenni dall'estinzione in Italia prosegue il suo cammino. E si profila come uno dei più significativi - e innovativi, nel panorama delle aree protette di casa nostra - interventi in materia di conservazione dell'importante area protetta toscana. Tra i rapaci più affascinanti della nostra avifauna, il falco pescatore è un uccello migratore e svernante in molte zone umide e costiere nel Paese. Lungo oltre un anno e mezzo, durante i passi transita anche per la Maremma. Sua caratteristica è l'alimentazione a base esclusivamente di pesce, che cattura con tuffi spettacolari immergendo in acqua le zampe dotate di robusti artigli. In Europa attualmente il suo areale riproduttivo è continuo soltanto nella parte settentrionale e orientale del continente. Picccoli nuclei riproduttivi sopravvivono inoltre in Danimarca, Germania, Francia e Ungheria e nel bacino del Mediterraneo: Portogallo, isole Baleari, Corsica, Algeria e Marocco. Nell'isola in territorio francese la popolazione locale, di circa 25-28 coppie, è considerata la principale del Mediterraneo settentrionale. Pertanto la specie è considerata rara in Europa. La popolazione nidificante è stimata in 8-10.000 coppie ma solo circa 100 di esse vivono nel Mediterraneo, localizzate in zone costiere marine, per lo più rocciose. Le ultime nidificazioni accertate per l'Italia si riferiscono a una coppia che ha nidificato fino al 1968-69 a nord di Baunei (attuale parco nazionale del Gennargentu) e a una coppia che ha nidificato - forse fino al 1968 - all'isola di Marettimo nell'arcipelago delle Egadi, in Sicilia. Le cause dell'estinzione sono individuate nella modificazione e distruzione dell'habitat, nell'uso massiccio di pesticidi e nell'inquinamento delle acque, nel prelievo a scopo commerciale o di collezione delle uova, nel bracconaggio. Dopo la stipula dell'accordo tra il parco della Maremma e quello corso (grazie al programma Interreg III del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale c'era già stato nel 2002 un gemellaggio, mirato a favorire scambi e collaborazioni) siglato grazie al tramite di Legambiente, alcuni guardaparco corsi nonché il massimo esperto di reintroduzioni di falchi pescatori - lo scozzese Roy Dennis - hanno trascorso nell'inverno 2003-2004 brevi periodi in Maremma per studiare i siti appropriati (tra gli altri, la foce del fiume Ombrone e le pareti rocciose a falesia, presso Talamone) e posizionare i nidi artificiali, i posatoi e le sagome. Dopo una serie di sopralluoghi, via mare e via terra, da Talamone a Cala Forno fino a Bocca d'Ombrone, in particolare sono stati individuati cinque siti ideali per collocare i nidi. I guardaparco hanno seguito appositi corsi di aggiornamento sulle abitudini della specie, sul riconoscimento sul campo, sulla sua biologia. Anche la delegazione corsa si è mostrata ottimista sulla possibilità di riuscita del progetto, grazie alle condizioni ideali offerte dall'area protetta. Neanche a dirlo, il falco ha intanto aumentato i giorni di permanenza nel perimetro del parco. Esemplari di Pandon haliaetus (questo il nome scientifico del falco pescatore) sono stati ammirati di recente, in più circostanze, da gruppi di escursionisti al capanno di avvistamento alla foce dell'Ombrone, vicino a Principina. Le strategie avviate per favorire il ritorno del falco sono sostanzialmente due. La prima, meno impegnativa, è appunto quella che si avvale di sagome e nidi artificiali da porre in siti idonei. In Corsica è servita, da sola, ad alimentare una crescita della popolazione da 3 a 29 coppie nidificanti. All'Uccellina le sagome artificiali, per ora due, collocate a Bocca d'Ombrone e sulle falesie presso Talamone, le ha realizzate in polistirolo e materiale plastico un guardaparco con un costo irrisorio di 3-400 euro in tutto. Questa strategia si dimostra particolarmente adatta nei luoghi già interessati dalla presenza abituale del falco. Più dispendiosa (50.000 euro in tutto, tra rimborsi spese dei partner corsi coinvolti e materiali impiegati) ma anche più elaborata l'altra tecnica, detta del locking, che ad esempio in Scozia ha consentito di passare in 10-15 anni da una coppia di falchi a circa un centinaio. Dai nidi occupati si preleva il terzogenito, generalmente destinato a soccombere a beneficio dei più robusti primi due nati (è il fenomeno del cainismo, assai comune tra i rapaci, che agisce da meccanismo di adattamento alla disponibilità di risorse alimentari: con abbondanza ottimale di prede sopravvivono tutti i nati, in caso contrario solo il primogenito o i primi due nati), quindi senza incidere sulle dimensioni reali della popolazione di origine. In questo caso a fornire i falchetti saranno i nidi corsi, e l'operazione ha già ricevuto l'avallo ufficiale del ministero dell'Ambiente d'oltralpe. Una volta prelevati, i piccoli verranno trasportati in Maremma - il primo intervento avverrà nel giugno 2005, ma l'operazione verrà ripetuta almeno per altri due o tre anni - e posti nei nidi artificiali, dove verranno alimentati per una settimana (fino all'involo) con pesce evitando accuratamente l'imprinting con l'uomo. In seguito e per altre due-tre settimane, per favorire la permanenza dei giovani in loco, verrà rilasciato pesce in un fosso appositamente schermato e selezionato, con caratteristiche tali da favorire fortemente la cattura del pesce da parte dei rapaci. A quel punto l'auspicio è che, grazie all'esperienza vissuta nelle prime settimane di vita, anche per loro quello della Maremma resti un parco indimenticabile. E che vi tornino, a maturità sessuale raggiunta (non prima dei due anni d'età), a deporre a loro volta le uova in un nido. Sarebbe un ritorno formidabile.