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Il Portale dei Parchi Italiani  

 

Il riscatto della starna

Le buone pratiche dei parchi

Conservazione e gestione faunistica

 

PARCO REGIONALE DEL SASSO SIMONE E SIMONCELLO
Regione: Basilicata, Calabria
Estensione: 4.942 ettari
Anno di istituzione: 1994
Sede: via Rio Maggio
61021 Carpegna (PU)
Telefono: 0722 770073
Fax: 0722 770064
www.parks.it
www.parcosimone.org

 

Non la possenza e il fascino dei rapaci, né i colori dei coraciformi (gruccioni e ghiandaie marine), né l'eleganza degli aironi. Sconosciuti ai più con la sola eccezione dei cacciatori - della cui attenzione farebbero volentieri a meno - i galliformi sono un ordine tra i più singolari dell'avifauna europea. Fagiano e quaglia a parte, godono dello status dei perfetti sconosciuti pernice rossa, coturnice, colino della Virginia, pernice sarda, starna, pernice bianca, francolino di monte. Gallo forcello e cedrone, sulle Alpi, offrono lo spettacolare - e perciò noto - premio agli escursionisti più mattinieri che non di rado riescono ad assistere ai combattimenti prenuziali tipici delle due specie. Tutti gli altri, chi li conosce? Chi li incontra durante un'escursione, quale ufficio promozione di un parco li rende protagonisti di un comunicato, quale cartone animato ne propone ai bambini i tratti e le abitudini pur se umanizzate? Eppure il loro status di conservazione preoccupa sempre più ornitologi e ambientalisti. E per la maggioranza delle specie il declino sembra inarrestabile, causato dalle alterazioni degli habitat soprattutto agricoli e dalla pressione venatoria, che esercita il suo ruolo negativo sia direttamente che mediante l'inquinamento genetico con gli esemplari di provenienza alloctona utilizzati per i ripopolamenti. Il parco marchigiano del Sasso Simone e Simoncello ha pensato alla starna, specie tra le più sfortunate del gruppo e inserita nell'allegato I della Direttiva "Uccelli" 79/409/CEE. Le sue popolazioni vitali, cioè autoriproducentesi, sono infatti ridotte al lumicino - "scarsissime e di piccola entità", dice il Libro Rosso dei vertebrati italiani curato nel 1998 dal Wwf. Per tutte le altre, determinanti sono le continue immissioni a scopo venatorio avviate negli anni Cinquanta del secolo scorso, che di fatto hanno cancellato la sottospecie Perdix perdix italica dalla fauna italiana. L'intervento del parco, ormai nelle sue fasi conclusive per quanto riguarda il primo stralcio, ha previsto innanzi tutto un'indagine storico-bibliografica relativa all'areale di distribuzione della specie su scala provinciale e locale. La definizione dell'area di intervento e l'analisi dell'habitat sono state valutate attraverso un'analisi dettagliata delle caratteristiche ambientali, insieme a sopralluoghi sul campo. Lo scopo è stato di definire i territori potenzialmente vocati per la starna e predisporre un sistema informativo territoriale per la futura gestione e valutazione dei dati di monitoraggio. Tra gli iscritti alle associazioni ambientaliste, venatorie ed agricole locali sono quindi stati reclutati operatori di supporto, adeguatamente preparati con un corso di formazione su principi di ecologia e dinamica di popolazione, legislazione, zoologia ed ecologia della starna, tecniche di censimento e di gestione. Non sono mancate esercitazioni pratiche sull'attività di monitoraggio e sull'uso della cartografia. Una volta individuati i siti più idonei alla reintroduzione, sono state montate in fasi successive dieci voliere di ambientamento in grado di ospitare, per un periodo di circa dieci giorni, venticinque o trenta animali preventivamente innanellati, tra i quali un esemplare dotato di radio trasmittente. A ondate successive sono stati liberati circa cinquecento animali, ciascuno con la sua scheda nel sistema informativo territoriale. Opportuni censimenti successivi hanno potuto verificare tasso di sopravvivenza e cause di mortalità, preferenze ambientali, dispersione, successo riproduttivo, incremento annuo della popolazione: tutti elementi indispensabili a predisporre un modello previsionale di dinamica della popolazione. Il censimento, risultato dell'azione, ha portato all'individuazione di alcune covate localizzate nell'area contigua del parco. E la speranza - della formazione di un primo nucleo riproduttivo in natura - si è accesa. Il parco ci conta.