Parks.it
Il Portale dei Parchi Italiani  

 

Un'oasi a costo zero

Le buone pratiche dei parchi

Ingegneria naturalistica

 

PARCO REGIONALE DELLA FASCIA FLUVIALE DEL PO, TRATTO VERCELLESE/ALESSANDRINO, E DEL TORRENTE ORBA
Regione: Piemonte
Estensione: 14.035 ettari
Anno di istituzione: 1990
Sede: piazza Giovanni XXIII 6
15048 Valenza (AL)
Telefono: 0131 927555
Fax: 0131 927721
www.parks.it
www.parcodelpo-vcal.it

Una nuova zona umida per l’avifauna selvatica, per di più a costo zero. A promuoverne la realizzazione è stato il parco piemontese del Po, tratto vercellese/ alessandrino, che ha avuto l’idea di utilizzare l’attività estrattiva non come fine ma come mezzo per ottenere una rinaturalizzazione della golena fluviale. Il tratto di parco fluviale si estende da Crescentino (VC) sino alla confluenza con il torrente Scrivia, in un susseguirsi di ambienti diversi collegati dal corso d’acqua. Nella prima parte il paesaggio è caratterizzato da due elementi, la collina e la risaia. A valle di Casale Monferrato si scopre il volto più naturale e selvatico del Po: qui il fiume, alimentato dalle acque di Sesia, Tanaro e Scrivia, modella ampi ghiareti, isole e lanche che favoriscono la presenza di rare specie faunistiche, gli aironi primi fra tutti. Il parco ospita infati l’unica colonia piemontese di airone rosso ma anche nitticore, sgarze ciuffetto, garzette. Diffusi anche martin pescatori, nibbi bruni e falchi di palude, cormorani, sterne, corrieri, fraticelli e, durante i passi migratori, il falco pescatore. L’intervento ha previsto la realizzazione, ex-novo e in corrispondenza di un antico meandro sulla sinistra del fiume Po in stato avanzato di interrimento, di una zona umida a stretto modello di una lanca fluviale in fase giovanile. Si è infatti ritenuto più vantaggioso, dal punto di vista ecosistemico ed economico, creare una nuova zona umida anziché tentare di ringiovanire la vecchia con lavori di scavo. L’ente parco ha quindi promosso un’attività di cava, progettata e realizzata da imprese del settore estrattivo su terreni privati: questi ultimi, alla conclusione dei lavori, sono stati ceduti all’ente. I lavori hanno interessato terreni agricoli posti su un paleoalveo caratterizzato da depositi alluvionali con una permeabilità primaria medio alta e falda libera, in diretta connessione con le acque di alveo e subalveo del Po, prossima al piano di campagna. L’esecuzione del progetto ha comportato, tramite scavo spinto al di sotto del piano di falda, la realizzazione di più specchi d’acqua fra loro collegati al fine di dare loro la morfologia, in pianta, tipica di un meandro abbandonato. Le zone umide sono state disegnate con un grado di elevata diversità morfologica mediante anse sinuose, penisole, isolotti con scarpate a pendenza dolce onde offrire molteplici habitat. La profondità massima al centro dei bacini è di 4,5 metri dal pelo medio della falda freatica. Complessivamente sono stati estratti circa 430.000 metri cubi di sabbia e ghiaia. Lungo le sponde sono state create acque più basse e zone al limite dell’oscillazione della falda per favorire la formazione spontanea di canneto e cariceto. Un canale mette in comunicazione la nuova lanca con la vecchia, garantendo continuità fra i corpi idrici. Il territorio circostante è stato destinato a bosco seminaturale igrofilo, mesoigrofilo e, per una piccola porzione, a prato arido. Per la ricostituzione del bosco sono state poste a dimora circa 12.000 piante. I lavori, completati nel 2003 e interessanti una superficie di 26 ettari, sono stati effettuati nei pressi di una delle aree naturalisticamente più pregiate del parco e cioè la garzaia di Valenza (prima piccola area protetta piemontese istituita lungo il Po, nel lontano 1979). Tra le difficoltà riscontrate, spiegano al parco, c’è stata quella relativa all’inadeguata preparazione delle maestranze, abituate a eseguire lavori molto regolari piuttosto che un intervento particolare come questo. Nessun costo è attribuibile all’ente per la realizzazione dell’opera, sostenuto invece dalle imprese estrattive: le stesse hanno dovuto depositare 335.000 euro quale fidejussione a garanzia della corretta esecuzione dei lavori.