Enzo Valbonesi, 46 anni, Presidente Parco Nazionale delle
Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna.
Un Parco in Cammino
Nato nel 1989, ad opera della Regione Emilia-Romagna e degli Enti locali,
come Parco del Crinale romagnolo, l'area protetta nel 1993, attraverso la
legge nazionale sui parchi, si è trasformata ed ampliata anche al
versante toscano dell'appennino assumendo la denominazione di Parco nazionale
delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Tra i 12 Comuni che ne fanno parte (5 in Romagna e 7 in Toscana) S. Sofia
è quello che conferisce al Parco nazionale la maggiore quantità
di territorio (5.300 ettari su un totale di 38.000). Anche per questa ragione,
oltre al fatto che fin dalla seconda metà degli anni '80 il Comune
di S. Sofia fu tra i primi e più convinti sostenitori del Parco,
il territorio dell'alto Bidente ha beneficiato in questi anni di gran parte
degli investimenti attivati grazie al Parco: circa 6 miliardi sui 35 effettuati
finora. Oltre al recupero dell'ex ospedale Nefetti (attuale sede degli uffici
romagnoli del Parco), il Parco ha finanziato, attraverso i fondi del Ministero
dell'Ambiente, la ristrutturazione delle ex scuole di Corniolo, l'area faunistica
di Valdonasso (Corniolo), il recupero del rifugio Mandrioli di Sopra, il
rifacimento della Burraia e della Villetta di Campigna(cofinanziata anche
dal Comune di S. Sofia). Entro pochi mesi verranno anche realizzati i lavori
di miglioramento del giardino botanico di Valbonella (80 milioni) e la sistemazione
della recinzione e dell'area di pertinenza dell'ex ospedale Nefetti (110
milioni).
L'Ente Parco, in questi anni, si è anche attivato per migliorare
la fruibilità del territorio (a questo proposito occorre ricordare
che al Parco non sono state affidate né la gestione del demanio forestale
della Regione, che sta per essere delegato alla Provincia di Forlì,
né quella dei territori di Lama e Campigna che sono restati al Corpo
forestale dello Stato). Sono stati recuperati e segnalati decine di sentieri
pedonali e sono stati finanziati numerosi interventi di miglioramento forestale
grazie ai fondi messi a disposizione del Parco (circa 1 miliardo per il
territorio dell'alto Bidente). Ma il contributo maggiore, per la valorizzazione
e lo sviluppo ecocompatibile dell'area, il Parco lo sta fornendo soprattutto
sul piano della pubblicizzazione e della promozione, in ambito nazionale,
di tutto il comprensorio interessato. Sono ormai centinaia gli articoli,
le trasmissioni televisive che parlando del nostro Parco ne hanno fatto
conoscere i Comuni e le località più suggestive, la storia
e le tradizioni. Ad aprile verrà pubblicato, in 140mila copie, un
inserto di 62 pagine sul Parco da parte della rivista "Airone";
inserto che sarà sicuramente di grande stimolo per la conoscenza
di S. Sofia, Corniolo, Campigna, Ridracoli. Sempre ad aprile sarà,
con ogni probabilità, anche inaugurato ed aperto al pubblico il Centro
visita, ubicato al piano terra del Nefetti. Si tratta di una struttura importantissima
che sarà la "vetrina" del territorio e servirà,
in primo luogo, a fornire notizie utili per l'educazione ambientale, ma
anche per visitare e conoscere il Parco e più in generale il territorio
dell'alto Bidente (Civitella, S. Sofia, Galeata).
Insieme al Centro visita di S. Sofia, dall'estate '98 ci auguriamo di potere
attivare un piccolo punto di informazione a Campigna e di utilizzare, a
Corniolo, l'edificio recentemente ristrutturato, per mostre ed incontri.
Dalla fine di maggio fino all'autunno i turisti, ma anche gli abitanti di
S. Sofia potranno visitare al primo piano di Palazzo Nefetti una nuova mostra
sulla vita e le scoperte del grande naturalista forlivese Pietro Zangheri
che, tra i primi, propose la creazione del Parco di Campigna-Lama. Come
si vede l'attività del Parco è intensa ed in crescita. Sicuramente
l'istituzione dell'area protetta non ha risolto né risolverà
i problemi del Comune di S. Sofia (del resto non era questo il mio scopo).
Certamente però il Parco nazionale costituisce una opportunità
di valorizzazione qualificata in più per il Comune; un'opportunità
che si proietta nel futuro ed incrocia il crescente interesse dei cittadini
che in numero sempre maggiore, anche in Italia, visitano i luoghi naturalisticamente
più pregiati, tra i quali il nostro Parco è sicuramente ai
primi posti.
Ellero Morgagni, 55 anni, è presidente dello Iacp
(Istituto autonomo case popolari) di Forlì-Cesena dal giugno 1997.
Casa, dolce Casa!
La prospettiva per gli Istituti autonomi delle case popolari non è ancora delineata. La loro riforma o riorganizzazione, anche giuridica, è in discussione, ma il problema della casa in locazione ed, in particolare, di abitazioni accessibili a fasce di cittadini monoreddito o con reddito familiare contenuto è ancora forte, probabilmente in accentuazione. Nell'intero territorio provinciale sono migliaia le farniglie che hanno presentato domanda per entrare in possesso di un alloggio di edilizia popolare, mentre solo un numero esiguo ha prospettive di accedervi.
"A Santa Sofia - spiega il presidente Morgagni - stiamo allestendo 20 alloggi per anziani all'interno del progetto della Casa di riposo, per un investimento di 2 miIiardi e 300 milioni. Una nuova formula con alloggi in locazione permanente con un canone di affitto, grazie alla convenzione stipulata con la Casa di riposo, che non sarà superiore al 4,5% del costo dell'alloggio".
Gli immobili più grandi (per 2 persone) avranno un costo di 375mila lire mensili, quelli più piccoli (per 1 persona) sulle 250-270mila lire, con l'Amministrazione comunale che ha messo a disposizione l'area.
Il piano di intervento prevede il recupero di edifici per alloggi anche a Civitella e a Meldola, in particolare per le esigenze di anziani, situazioni disagiate o di handicap.
"Il trasferimento delle competenze alla Regione-prosegue Morgagni-secondo le direttive Bassanini prevede una riforma della politica abitativa e residenziale pubblica. L'lstituto punta ad interventi di riqualificazione, soprattutto dei centri storici e di locazione permanente con alloggi ad un canone di affitto che non può superare il 4,5% del costo di costruzione dell'immobile. Nel periodo 1998-2001 le risorse verranno anche dalla vendita di alloggi, secondo la legge n. 560. Inoltre-spiega il presidente-occorre soddisfare le domande provenienti dalle tipologie sociali in "emergenza", come le giovani coppie, i single, gli anziani, gli handicappati e gli immigrati domiciliati e con un lavoro. In quest'ottica coinvolgeremo le aziende che hanno assunto gli immigrati, cercando di dare una risposta a chi ha bisogno di un'abitazione".
La riforma che sta coinvolgendo gli Istituti delle case popolari spinge verso la creazione di strutture con caratteristiche aziendali più accentuate, con funzioni che potranno andare dalla gestione del proprio patrimonio a quello di patrimoni pubblici e privati, dal supporto tecnico (programmazione e progettazione) per enti pubblici e soggetti privati fino all'attività di costruzione di abitazioni.
"E' un dibattito aperto - conclude Ellero Morgagni - che ci vede impegnati con la Regione, gli altri enti locali e le forze produttive in un confronto importante. In aprile un convegno provinciale approfondirà queste tematiche che riguardano un settore fondamentale della vita sociale".