IL DIRITTO DEI PARCHI NAZIONALI
Archivio sistematico dei provvedimenti a carattere generale dei Parchi nazionali
Parco nazionale Val Grande - Piano del Parco
(Deliberazione del Consiglio direttivo del mese di giugno 1999)
(N. B. Vengono di seguito riportati l'indice, la premessa e l'introduzione metodologica al Piano; l'indice e il Capo I delle Norme di Attuazione)
INDICE DEL PIANO
PREMESSA
Un parco europeo
Il quadro comunitario
Il quadro nazionale
INTRODUZIONE METODOLOGICA
Obiettivi del piano del parco
Gli obiettivi comunitari
Gli altri obiettivi internazionali di tutela (iucn)
Gli obiettivi nazionali
Lo sviluppo locale sostenibile
Ambito di pianificazione
Tipologia di piano e filosofia di approccio
Lo stadio evolutivo
Gli aspetti naturalistici
Gli aspetti paesistici e fruitivi
La caratterizzazione di area wilderness
Struttura del piano
Piano integrato
Piano flessibile
Forma del piano
Rapporti tra piano del parco e altri piani
Le audizioni della comunità locale
PARTE PRIMA. LA REALTA' DELPARCO
Componente abiotica e biotica
Considerazioni generali: lettura ecosistemica; l'area del Parco e l'area vasta (contesto regionale)
Geologia, geomorfologia, pedologia
Flora, vegetazione e fauna
Specie forestali individuate e loro modi di associazione
Flora e vegetazione
Lepidotterofauna, carabidofauna, e coleotterofauna fitofaga
Fauna vertebrata terrestre
Analisi della struttura delle comunità macrobentoniche del Parco Nazionale della Val Grande
Ittiofauna
Paesaggio
Componente antropica
Storia, elementi culturali e storia economica passata
Presenza ad attività umane all'interno e/o nelle zone adiacenti
Economia attuale
Infrastrutture, insediamenti e sentieristica
Infrastrutture dell'accessibilità
Centri abitati e nuclei esterni al Parco
Nuclei e principali aggregazioni nel Parco
Gli Alpi
Tipologie insediative e caratteri costruttivi
Sentieristica
Tessuto scolastico, culturale e associativo
Turismo
Programmazione e piani
Ente Parco
PARTE SECONDA: ANALISI ED OBIETTIVI DEL PARCO
Caratteristiche essenziali del Parco
Elementi specifici
Limiti e fattori limitanti
Opportunità
Obiettivi del Parco Nazionale della Val Grande
Obiettivi generali
Obiettivi specifici
PARTE TERZA: PIANO DIRETTORE PER LA GESTIONE E LA VALORIZZAZIONE
Conservazione
Politica di conservazione
Le risorse naturali
Geologia e difesa del suolo
Foreste e selvicoltura
Flora e vegetazione
Fauna terrestre
Fauna acquatica
Paesaggio
Risorse culturali ed economiche
Recupero degli insediamenti e degli elementi culturali ed architettonici
Sviluppo locale sostenibile
Fruizione
Politica della fruizione
Strutture
Accessibilità e infrastrutture di comunicazione
Area vasta
Viabilità locale e accesso al Parco
Trasporto pubblico
Sentieristica
Mezzi tecnici: veicoli, radio, attrezzatura speciale
Turismo
Pianoper l'Amministrazione
Politica per l'Amministrazione
Amministrazione
Sorveglianza
Personale
Educazione e ricerca
Politica per l'educazione e la ricerca
Programma di educazione ed interpretazione
Programma di ricerca
Programma di monitoraggio
Zonazione
Criteri di zonazione
Zone ed obiettivi
Area vasta
1. PREMESSA
1.0 Un parco europeo
Il Parco Nazionale della Val Grande è un area riconosciuta di importanza europea, in quanto nel suo territorio sono state individuate una APS (Area di Protezione Speciale) ai sensi della Direttiva 409/79/CEE (Direttiva Uccelli Selvatici) e un SIC (Sito di Importanza Comunitaria) ai sensi della direttiva 43/92/CEE (Direttiva Habitat), e verrà quindi inserito a tutti gli effetti nella rete Natura 2000, lo schema di protezione della natura nella Comunità Europea previsto per il prossimo millennio.
Per questo motivo la Commissione Europea, DGXI, ha ritenuto di cofinanziare, attraverso un progetto LIFE-Natura (Progetto LIFE B4-3200/95/865 "Valgrande Wilderness") la realizzazione del Piano del Parco e del Regolamento, previsto dalla normativa nazionale con la L. 394/91, in quanto strumento sostanziale per per garantire a lungo termine la conservazione dell'APS e del SIC contenuti nel Parco Nazionale della Val Grande secondo le direttive comunitarie.
Il Piano tiene conto in modo strategico nella sua impostazione della valenza comunitaria dell'area, e ovunque negli elaborati è sottolineato che la stessa impalcatura del Piano è impostata su tale valenza.
Al livello nazionale l'applicazione della direttiva habitat è garantita dal Regolamento nazionale di attuazione della direttiva 92/43/CEE approvato con D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357. Il livello di protezione previsto dalle norme del Piano è superiore a quello richiesto dal Regolamento e dalle due direttive, ma si unisce a ciò l'attenzione per l'inserimento della tutela nel rapporto con le popolazioni locali, come richiesto dalla Legge Quadro sulle Aree Naturali Protette n. 394/91.
L'area della Val Grande è anche inserita nell'elenco delle I.B.A. (Important Bird Areas) elaborato da BirdLife International.
La valenza comunitaria dell'area della Val Grande è chiarita da alcuni documenti allegati agli studi preliminari e al Piano:
una carta delle localizzazioni dei S.I.C. (Siti di Interesse Comunitario - Natura 2000) proposti o esistenti (A.P.S./S.I.C.-Z.P.S.) nel Parco della Val Grande (3.383 ha di A.P.S., ca. 13.000 di S.I.C. proposto, che include la A.P.S. e coincide con i confini del Parco prima dell'ampliamento) e nell'area vasta (con anche riferimento cartografico alle altre aree protette istituite); da ciò è possibile individuare anche i possibili corridoi faunistici per le specie di interesse comunitario;
una tabella che individua ed evidenzia in base ai dati del Piano, inseriti nel G.I.S. del Parco, gli habitat di interesse comunitario, e quelli di interesse comunitario prioritario (con i codici della Direttiva habitat e la denominazione utilizzata negli elaborati del Piano), con la loro estensione rilevata dalla cartografia analitica del Piano;
una valutazione specifica (nel capitolo dell'avifauna) del valore dell'area quale area di sosta per le migrazioni degli uccelli o per la riproduzione delle specie di uccelli di cui alla Direttiva 409/79, con un elenco delle specie di interesse comunitario (specie di uccelli di cui all'All. 1 e 2 della direttiva);
un elenco delle specie di fauna e flora di cui alla Direttiva Habitat (nei capitoli rispettivi), con evidenziate le specie prioritarie (asteriscate) della Direttiva presenti e analisi degli ambienti frequentati da queste specie.
Obiettivo di base del Piano del Parco è la conservazione e protezione dell'area a lungo termine come S.I.C. e Z.P.S. nell'ambito della rete Natura 2000, con una connessione funzionale con gli altri S.I.C. limitrofi. Costante attenzione è stato posto in tutto il Piano al carattere di compatibilità con la conservazione, in particolare degli habitat di rilievo comunitario, dei vari interventi previsti e soprattutto di quelli che prevedono connessioni con lo sviluppo socioeconomico locale; in particolare è stata prestata attenzione, nell'individuazione dei percorsi di accesso, alla presenza degli habitat di interesse comunitario al fine di evitare impatti di qualsiasi tipo dovuti alla presenza antropica.
Si riepiloga nella tabella seguente l'attuale designazione ai sensi delle direttive habitat e uccelli selvatici del Parco Nazionale della Val Grande.
ISTITUTO CODICE NOME SUPERFICIE
A.P.S.
(Direttiva 409/79/CEE) ITA 001 Riserva naturale Monte Mottac e Val Grande 3.383 ha
S.I.C.
(Direttiva 43/92/CEE) IT1140011 Parco Nazionale Val Grande 13.000 ha (c.)
1.1 Il Quadro Comunitario
La organizzazione delle politiche comunitarie nel campo della programmazione della conservazione della natura ha provocato un importante cambiamento di rotta nel modo in cui le aree protette sono individuate e poi gestite. Nel corso degli ultimi anni la Commissione della Comunità Europea è infatti intervenuta in maniera graduale ma incisiva nel processo di razionalizzazione della conservazione delle risorse naturali ed ha posto l'accento sui tre aspetti cardine di ogni politica di conservazione: la definizione delle specie minacciate, la definizione degli habitat types che meritano una particolare attenzione di conservazione e, infine, la indivi-duazione delle aree che hanno una valenza continentale e comunitaria nella politica di conservazione. Questa impostazione, nata con la Direttiva 79/409/EEC sulla conservazione degli uccelli selvatici (e successive modifiche del 6 marzo 1991, CEE 244/91, 8 giugno 1994, CE 24/94, e 29 agosto 1994, C241/08/94) e la Direttiva 92/43/EEC sulla conservazione degli habitat naturali e della fauna e flora selvatiche, si è poi riorganizzata sul piano concreto nel lancio dell'ambizioso programma Natura 2000. Questo programma provvede alla identificazione delle aree che contengono valori naturalistici di interesse per la conservazione (includono quindi elementi presenti negli elenchi delle Direttive sopra citate) e disegna la rete di aree che dovrebbero dare all'Europa una capacità di conservazione effettiva del suo patrimonio naturalistico. Inoltre, la Commissione ha provveduto a sostenere questo grande disegno strategico con vari strumenti finanziari, tra i quali il più specifico è il Programma LIFE. La preparazione di questo Piano rientra appunto tra le attività sostenute dal Programma LIFE. Infine, si deve segnalare la più recente iniziativa condotta dal Consiglio d'Europa con il pieno supporto anche della Commissione Europea, per una rete ecologica continentale che metta in connessione tra loro le aree protette europee in maniera da aumentarne l'efficacia nei fini di conservazione naturalistica.
In un contesto globale di tale portata, i vari Paesi europei non possono più procedere alla programmazione e realizzazione di azioni di conservazione avulse dal disegno comunitario senza correre il serio rischio di vedersi esclusi dall'insieme di azioni concertate a livello continentale e perdere quindi gran parte della loro efficacia. Questo è tanto più vero per le aree protette che, come noto, se istituite e gestite in isolamento dal resto della rete di aree protette, hanno una vita precaria e rischiano di perdere nel tempo i valori per le quali sono state istituite. La programmazione di un area protetta deve quindi essere fatta nell'attenzione delle attività europee, e la gestione dell'area deve essere pianificata in piena armonia con le procedure, i programmi e gli strumenti predisposti dalla Comunità Europea.
Questo Piano del Parco Nazionale della Val Grande è stato impostato in questa ottica e tiene particolarmente conto delle Direttive sopra citate e dello spirito, nonché della sostanza, del programma Natura 2000. Nell'impostare il Piano si è voluto sottolineare la sua valenza comunitaria ed assicurare la piena rispondenza ai criteri sviluppati per la realizzazione della rete Natura 2000. Lo sviluppo del Piano è impostato seguendo l'approccio suggerito dal documento "European guidelines for the preparation of Site Management Plans for protected and managed natural and semi-natural areas" (Eurosite, 1992), integrato e migliorato dalle più recenti indicazioni elaborate in sede internazionale per i Master Plan di Parchi Nazionali. In questa sede si è anche fatto riferimento alla vasta letteratura in merito prodotta dalla World Commission on Protected Areas (WCPA) dell'IUCN-World Conservation Union e in particolare dal programma Parks for Life (European Regional Working Session 1997). Tuttavia, anche seguendo queste tracce, non si è rinunciato a mettere in atto la esperienza acquisita nella nostra ventennale attività nella pianificazione di aree protette nelle più diverse parti del mondo. La struttura del Piano segue quindi una traccia più consona alla realtà amministrativa del Parco e all'iter formale che il Piano dovrà seguire fino alla sua approvazione finale.
Nel quadro comunitario proposto dalle Direttive EEC non si poteva non tenere particolarmente conto delle esigenze specifiche delle zone di protezione speciale (ZPS art. 4 Direttiva 79/409/EEC) dove vengono previste misure specifiche per prevenire l'inquinamento e il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose (sia in termini di riduzione di habitat, sia in termini di riduzione della sopravvivenza e della capacità riproduttiva delle specie); nel resto del territorio di competenza del Parco vengono comunque prese misure di tutela atte a prevenire i danni alla fauna tenendo conto anche della altre esigenze di carattere gestionale.
Inoltre, vengono previste misure speciali di conservazione per gli Uccelli, ai sensi della Direttiva 79/409/EEC e successive modifiche concernente la protezione degli uccelli selvatici. A tal fine vengono considerate le specie minacciate di estinzione (allegati direttiva 79/409/EEC e successive modifiche), le specie vulnerabili rispetto a perturbazioni ambientali causate da attività antropiche, le specie rare e con scarsa capacità di recupero (bassi tassi riproduttivi), le specie legate ad ambienti particolari.
1.2 Il quadro nazionale
L'attuale normativa nazionale in materia di pianificazione del Parchi Nazionali è dettata dalla Legge 6 dicembre 1991, n. 394, che individua nel Piano del Parco lo strumento centrale della fase di progettazione e gestione di un Parco. La stessa legge attribuisce al Piano del Parco un valore notevole, collocando il Piano del Parco al di sopra, anzi sostitutivo, di ogni altro strumento di pianificazione: l'intento del legislatore è di fornire l'opportunità di uno strumento in grado di superare la cronica frammentarietà degli strumenti di pianificazione previsti dalla legislazione precedente (essenzialmente quelli previsti dalla Legge Urbanistica n. 1150 del 1942, dalla Legge sulla pianificazione paesistica n. 431 del 1985 e la Legge sulla difesa del suolo n. 183 del 1989). Inoltre viene riconosciuta la necessità di affrontare la pianificazione di un Parco Nazionale sulla base di uno strumento unico in grado di sostituire tutti quelli precedenti in una visione unitaria e con un preciso riferimento univoco.
La Legge 394 stabilisce all'art. 12 che l'Ente Parco debba tutelare i valori ambientali e naturali attraverso lo strumento denominato Piano del Parco che "ha effetto di dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza ed indifferibilità per gli interventi in esso previsti..." e diventa il più potente strumento di pianificazione urbanistica sovracomunale, interprovinciale e interregionale dell'ordinamento legislativo italiano. Lo scopo di uno strumento così potente è di porre il Parco in grado di agire indipendentemente dalle pianificazioni parziali e settoriali che investono la sua area geografica ed economico-sociale di competenza.
La Legge 394 individua anche i primi obiettivi generali di un Parco Nazionale che sono:
a) la conservazione di ciò che è ancora intatto;
b) il recupero degli ambienti degradati;
c) la promozione delle attività compatibili.
La norma individua anche le azioni principali da perseguire per realizzare il Piano, nonché le regole generali per individuare le zone in cui modulare il regime di conservazione e gestione del Parco.
La Legge prevede poi che il Piano sia accompagnato da un Regolamento del Parco che "disciplina l'esercizio delle attività consentite entro il territorio del Parco" realizzando il quadro normativo che consentirà l'applicazione del Piano.
All'art. 14, la stessa Legge 394 prevede poi la stesura di un Piano Pluriennale Economico e Sociale per la promozione delle attività compatibili e che costituisce lo strumento di realizzazione anche di gran parte delle attività economiche indicate dal Piano del Parco. Piano del Parco e Piano Pluriennale Economico e Sociale dovrebbero procedere di pari passo, poiché si integrano e sostengono reciprocamente senza soluzioni di continuità.
Quanto sopra è solo un breve cenno sul dettato legislativo riguardo un Piano di Parco, ma è utile per ricordare come la stesura di un Piano abbia precisi riferimenti normativi sia per quanto riguarda gli obiettivi che per i principali termini tecnici delle scelte operative.
La realizzazione di questo Piano per il Parco Nazionale della Val Grande è stata affidata, dopo gara di appalto, alla Società Agriconsulting S.p.A. di Roma con un termine di un anno per il suo completamento (20.1.1997 - 19.1.1998). Nel corso di questo periodo sono stati condotti tutti gli studi sul campo, gli incontri con amministratori e rappresentanti di enti e organizzazioni locali, le analisi e la formulazione delle proposte di Piano.
Nella stesura del Piano si è tenuto costantemente conto del Rapporto del Ministero dell'Ambiente, Servizio Conservazione della Natura, sulle "Direttive e Criteri generali per la Redazione del Piano dei Parchi" del dicembre 1995 e sui successivi documenti ministeriali di riflessione su questo argomento.
Infine, a proposito del "valore wilderness" della Val Grande espresso dagli ultimi Convegni Mondiali sulla wilderness, attraverso apposite mozioni, il Piano delinea le forme della protezione di tale valore, nell'ambito delle norme attualmente vigenti.
2. INTRODUZIONE METODOLOGICA
Il Parco Nazionale della Val Grande è stato individuato con la Legge n. 394 il 6.12.1991, mentre è stato istituito con Decreto Ministero Ambiente 2.3.1992 e con Decreto del Presidente della Repubblica del 23.11.1993. Con decreto 24.6.98 il territorio del Parco è stato ulteriormente ampliato. La estensione del Parco è ora di 11.971 ettari, più 2.627 ettari riguardanti l'ampliamento, per un totale di 14.598 ettari (dati calcolati dal S.I.T. del Servizio Conservazione Natura*)*[NOTA: Dai dati del S.I.T. Piano risulterebbero 14.640 ha] e comprende parte del territorio di ben 13 Comuni, tutti compresi nella Provincia del VCO in Piemonte. E' compreso tra la Val d'Ossola, la Val Vigezzo, la Val Cannobina e la Valle Intrasca, ma i suoi confini sono quasi tutti in quota, lungo lo spartiacque che delimita un grande bacino naturale, chiamato appunto Val Grande.
L'area è stata in passato fortemente utilizzata dall'uomo per attività di pascolo, di sfruttamento dei boschi e di estrazione di materiali per costruzione. Con l'abbandono progressivo di queste attività la Val Grande ha visto diminuire la frequentazione da parte dell'uomo fino ai livelli attuali, in cui solo pochi escursionisti e pescatori si avventurano al suo interno nei mesi estivi. La geografia accidentata dell'area, le grandi distanze da percorrere a piedi su sentieri ripidi e malmessi, la mancanza di infrastrutture di ricezione hanno contribuito a limitare l'accesso alle vallate e la Val Grande si presenta oggi come una vasta area dove domina una "wilderness" di ritorno: il suo carattere dominante non è quindi una significativa integrità ecologica, ormai compromessa da secoli di sfruttamento, ma una selvaticità di panorami e ambienti dovuta all'assenza di attività e frequenza umane.
La Val Grande occupa un'area importante nel contesto geografico della catena alpina: si tratta infatti di un'area di cerniera tra le Alpi occidentali e quelle centro-orientali, con importanti conseguenze nei caratteri dei suoi popolamenti animali. Inoltre i suoi collegamenti con i massicci montani occidentali verso la catena del M. Rosa e il Bianco e le aree alpine svizzere, ne fanno un elemento fondamentale di continuità degli ambienti alpini, corridoio essenziale nello sviluppo di una continuità bio-geografica alpina.
L'amministrazione del Parco è affidata al Consiglio Direttivo dell'Ente Parco, supportato dall'azione della Comunità del Parco.
La preparazione del Piano non poteva prescindere da un profondo coinvolgimento delle comunità locali nell'individuare i criteri e i mezzi più adeguati per la gestione del Parco. D'altra parte un approccio di coinvolgimento delle popolazioni locali è la naturale conseguenza metodologica che scaturisce dalla necessità di assicurare il massimo supporto possibile alle scelte di gestione e quindi alla loro possibilità di realizzazione. Il contesto teorico della "gestione partecipativa" sarebbe il quadro di riferimento più efficace per assicurare il trasferimento alle popolazioni locali di una vera responsabilità nella partecipazione alla gestione di un Parco; ma questo metodo richiede tempi e strumenti che nessun Parco Nazionale può per ora permettersi, a causa dei brevi tempi di esecuzione imposti dalla legge per preparare il Piano del Parco. La partecipazione delle popolazioni locali si deve quindi ridurre alla consultazione dei delegati e alla discussione degli elementi più macroscopici del Piano, ed anche la preparazione del presente Piano si è sviluppata su questi criteri di massima.
Il Piano è stato quindi organizzato secondo le precise direttive impostate dall'Ente Parco e concordate con il gruppo di lavoro. La metodologia seguita è stata ampiamente presentata in un documento apposito e segue essenzialmente due fasi distinte: nella prima viene svolto il lavoro conoscitivo della realtà del Parco, provvedendo alla integrazione dei dati mancanti e ai necessari approfondimenti sul terreno su specifici aspetti naturalistici, urbanistici ed economici. Questa parte del lavoro si è necessariamente conclusa nel breve termine di una stagione primavera/estate 1997. Nella seconda fase, invece, si è proceduto alle proposte di pianificazione per una prima verifica in sede di Comunità del Parco alla fine di Novembre 1997.
Il Piano è quindi strutturato in diversi Volumi: il primo riunisce in maniera succinta gli elementi conoscitivi essenziali che sottendono la individuazione degli obiettivi generali e specifici e le scelte operative di pianificazione. Il secondo riporta per esteso i lavori conoscitivi per ogni settore di indagine. Il terzo è dedicato al Regolamento. Esternamente sono allegati la cartografia ed i dati informatizzati, strutturati per essere facilmente interrogabili attraverso il software ArcView.
Riassumiamo qui gli elementi essenziali della metodologia seguita e dell'approccio filosofico che ha informato la stesura del Piano.
2.1 Obiettivi del Piano del Parco
La formulazione del Piano trova concreti riferimenti negli obiettivi fissati a livello comunitario ed internazionale per questa tipologia di aree protette; a questi si aggiunge poi la specificità della Val Grande e la sua storia passata che impongono un'altra serie di riferimenti inevitabili. Il Piano del Parco segue quindi una serie di obiettivi che provengono da diversi ambiti istituzionali e da diverse scale di programmazione.
2.1.1 Gli obiettivi comunitari
A livello comunitario, il programma per la rete di Natura 2000 impone un obiettivo ben preciso di conservazione degli habitat types e delle specie minacciate identificati dalle direttive già menzionate. Per assicurare il successo della rete di Natura 2000, la Commissione della Comunità Europea deve poter disporre delle informazioni e dei dati disponibili sulle specie e gli habitat minacciati contenuti nelle aree protette e designate come ZPS e SIC. Inoltre la Commissione deve poter contare sul contributo di conservazione effettiva fornito da queste aree alla rete.
In altre parole il Piano del Parco deve adeguarsi alle esigenze di tutela imposte dalla partecipazione alla rete Natura 2000 e porsi l'obiettivo di contribuire direttamente alla rete Natura 2000 con la gestione delle aree speciali in esso contenute. Solo in questo modo, il Parco e la Commissione potranno assicurare l'accesso del Parco agli strumenti di politica di conservazione comunitaria e la sua considerazione nei processi decisionali che investono gli altri settori della concertazione comunitaria (azioni regionali, agricoltura, energia, trasporti e turismo). Inoltre, solo con rispettando gli obiettivi di Natura 2000, il Piano del Parco permetterà in futuro l'accesso agli strumenti di finanziamento comunitario nel programma LIFE e suoi successori.
2.1.2 Gli altri obiettivi internazionali di tutela (IUCN)
A livello internazionale, uno specifico riferimento è costituito dalle "Guidelines for Protected Area Management Categories" proposte dall'IUCN nel 1994 al fine di garantire un comune linguaggio internazionale nella classificazione delle aree protette.
Le categorie sono definite sulla base degli obiettivi di gestione. Alla categoria II, cui appartiene il parco della Val Grande in quanto parco nazionale, vengono attribuiti, come obiettivi principali di gestione, la protezione degli ecosistemi e la ricreazione.
I parchi nazionali sono definiti come aree naturali, la cui istituzione è motivata dall'esigenza di proteggere l'integrità ecologica di uno o più ecosistemi per le presenti e future generazioni, escludendo utilizzazioni o occupazioni del suolo che si pongono in conflitto con tale esigenza e al fine di fornire opportunità di fruizione spirituale, scientifica, educativa e ricreativa compatibili dal punto di vista ambientale e culturale.
Poiché la maggior parte dei parchi nazionali italiani e dei paesi del sud Europa non viene considerato dall'IUCN come appartenente alla categoria II per la presenza di obiettivi di gestione incompatibili, e poiché inoltre il parco della Val Grande, per i suoi specifici caratteri ambientali, è votato agli obiettivi di gestione individuati dall'IUCN per la categoria II, si ritiene opportuno che gli obiettivi del piano vengano definiti tenendo in considerazione tali orientamenti, al fine di assicurare al parco la classificazione internazionale di parco nazionale, elemento di prestigio e di specificità nel quadro italiano ed europeo.
Inoltre, sempre a livello internazionale, il parco della Val Grande può collocarsi in una posizione centrale nella realizzazione della Direttiva europea sulla Biodiversità.
2.1.3 Gli obiettivi nazionali
La legge 394 definisce chiaramente gli obiettivi di base di un area istituita a Parco Nazionale e questa indicazione resta il riferimento essenziale di ogni Piano di Parco:
"a) conservazione di specie animali o vegetali, di associazioni vegetali o forestali, di singolarità geologiche, di formazioni paleontologiche, di comunità biologiche, di biotopi, di valori scenici e panoramici, di processi naturali, di equilibri idraulici e idrogeologici, di equilibri ecologici;
b) applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare una integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;
c) promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, nonché di attività ricreative compatibili;
d) difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici."
Tuttavia, ogni area ha una sua specificità che impone una lettura più vasta del semplice dettato della legge e il Piano del Parco deve quindi adeguare la sua impostazione.
Più in particolare, gli obiettivi del piano possono trovare specificazione nel ruolo che si intende attribuire al parco sia nel panorama internazionale e nazionale, sia nel contesto regionale e locale.
Nel caso del Parco della Valgrande, tra gli obiettivi va compreso esplicitamente anche quello della ricostruzione e conservazione della storia dell'ambiente.
Solitamente la tutela ambientale si attua in una prospettiva presentista "sincronica", mentre occorre farsi responsabili anche di una prospettiva "diacronica", rivolta principalmente verso il passato, al fine del reperimento, dello studio e della conservazione delle tracce della storia evolutiva del territorio eretto a parco.
Tale impegno comporta anche l'organizzazione di apposite campagne di ricerca di "archeologia ambientale", nonché la predisposizione di opere atte alla conservazione in luogo di alcune zone di territorio trasformate "in teatro" dell'evoluzione naturale "locale".
Con riguardo all'intervento antropico nell'ambiente, torna importante attuare tutte quelle iniziative che più risultano adeguate alla riscoperta, alla messa in evidenza, al restauro e alla conservazione delle opere che variamente nel tempo hanno concretizzato le varie forme di intervento antropico nell'ambiente in conformità ad alcune strategie di "pratiche territoriali" (antichi sentieri, alpeggi, cave, rogge, ecc.).
Il Piano, integrando dunque aspetti naturali e culturali, si propone di individuare modalità e interventi anche sperimentali di riqualificazione e recupero naturalistico, paesistico e culturale al fine di caratterizzare il parco come grande "Area di Ricerca per il Restauro Ambientale".
2.1.4 Lo sviluppo locale sostenibile
La necessità di sperimentare, promuovere e sviluppare forme di sviluppo sostenibile è uno degli obiettivi primari della conservazione intesa in senso moderno. Questa necessità viene ribadita da innumerevoli documenti internazionali, dall'IUCN all'UNEP fino alla World Bank e a tutte le Banche di Sviluppo regionali, ma è anche ribadita dalla evidenza dei risultati ottenuti dai progetti di conservazione in ogni angolo della Terra. E' quindi essenziale che il Piano del Parco sia fortemente orientato ad individuare forme di conservazione attiva, in grado di conciliare protezione della natura e sviluppo socio-economico locale.
Pur se l'obiettivo primario del piano è quello di promuovere le capacità intrinseche dei sistemi naturali cercando di "conservare i processi" e garantendo che gli equilibri ecologici che si vanno via via formando siano strettamente connessi al "progetto natura", tale obiettivo non può essere disgiunto dall'ulteriore obiettivo che la stessa Val Grande torni ad essere, come nel passato, occasione di sviluppo e di crescita economica e culturale.
L'indissolubilità dei due obiettivi del piano, insieme con l'opportunità che il piano diventi occasione per sperimentare forme concrete di sviluppo sostenibile (che comporta di rivedere sia le pratiche di tutela che le pratiche di sviluppo tradizionale) e gli stessi orientamenti affermati a livello internazionale ed europeo (IUCN, FPNNE, UE, pianificazione dei parchi naturali nei paesi europei), sostengono la proposta di un piano del parco di "tipo integrato", con ciò intendendo un piano con contenuti sia ambientali che territoriali, che pongano in relazione reciproca la disciplina di gestione della natura, quella di tutela paesistica, quella relativa agli usi del suolo e al controllo delle attività e quella relativa alla fruizione del parco.
2.2 Ambito di pianificazione
o Le strette connessioni ambientali e culturali esistenti tra parco e contesto;
o i caratteri attuali di wilderness del parco la cui fruizione richiede di coinvolgere il territorio esterno come principale appoggio per le infrastrutture e strutture di servizio e di promozione;
o le proposte già avanzate per l'ampliamento del perimetro con la disponibilità di alcuni comuni ad essersi inseriti;
o l'opportunità che il piano diventi strumento per la revisione dei confini e fornisca indicazioni per l'individuazione delle aree contigue;
tutti questi elementi sostengono l'esigenza che l'ambito di pianificazione (nelle varie attività di analisi, valutazione e progetto) si estenda oltre i confini del parco a comprendere il territorio di contesto.
Tale estensione, d'altra parte, si rende necessaria per la volontà, insita nel piano, di fare uscire il parco dall'isolamento ambientale e socio-economico, per inserirlo in una rete di spazi naturali attraverso l'individuazione di connessioni ecologiche e fruitive sviluppabili nel tempo.
In questa direzione si rivolgono gli orientamenti che si stanno configurando a livello europeo, a partire dall'Action Plan conseguente alla Dichiarazione di Caracas (IUCN 1992) fino ai successivi programmi europei (CE Europa 2.000 +, V° Programma d'azione per l'ambiente, Rapporto Dobris dell'Agenzia europea dell'ambiente, Programma Natura 2.000), nei quali prende rilievo la previsione della "rete ecologica europea" (EECONNET) come infrastruttura di base per il riequilibrio ecologico dell'intero continente. E' soprattutto in rapporto a questa previsione che si può tentare di precisare il ruolo dei parchi naturali nei grandi sistemi ambientali europei, e in particolare quello alpino, incominciando dalla scala locale.
Il parco della Val Grande si trova in una zona regionale che registra la presenza di numerose altre aree protette istituite: le adiacenti riserve naturali Fondo Toce e Sacro Monte della S.S. Trinità di Ghiffà in bordo al Lago Maggiore e Sacro Monte Calvario di Domodossola, quelle situate in bordo al Lago d'Orta, Sacro Monte d'Orta, Monte Mesma e Colle Torre di Buccione, i più lontani parchi naturali montani Monte Fenera e Alta Val Sesia, Alpe Devero e Alpe Veglia.
Lo stesso parco si inserisce inoltre in un contesto territoriale con presenza di significativi sistemi montuosi e fluviali e di ampie zone di foresta, oltre che di numerosi siti e paesaggi di valore storico culturale.
La ricerca di connessioni ecologiche e funzionali appare necessaria sia col contesto di bordo, sia col più ampio territorio di appartenenza, per la stessa valorizzazione dell'identità locale del parco, oltre che per affrontare più efficacemente i processi di degrado e di declino.
L'approccio del Piano è di procedere all'esame dell'area del Parco su due livelli diversi di approssimazione: una primo livello che include tutto il settore alpino compreso tra il Monte Rosa e il Lago Maggiore; un secondo livello che si occupa solo dell'area all'interno dei confini del Parco. Gli studi informativi di base e le analisi territoriali specialistiche avranno, quindi, due diversi livelli di approfondimento, rispettivamente per l'area del Parco e per il territorio allargato ritenuto significativo per ogni settore, per il quale le analisi faranno fondamentalmente riferimento a bibliografie ed a conoscenze acquisite. Le politiche che il piano configura assumono carattere di discipline ed interventi per il territorio del parco e di orientamenti per il territorio esterno. Ciò sarà in relazione al livello generale degli studi, sia in relazione alla diversità di competenze dell'Ente Parco sul territorio del parco e sul territorio esterno.
2.3 Tipologia di Piano e filosofia di approccio
I caratteri dell'area parco e gli obiettivi del Piano richiedono una metodologia di indagine e di pianificazione appropriata, diversa dagli approcci standard utilizzati.
In particolare, analizziamo qui alcune delle caratteristiche particolari del Parco e gli approcci metodologici che abbiamo utilizzato per una loro corretta valutazione.
2.3.1 Lo stadio evolutivo
L'attuale condizione dell'area del Parco è quella di un'area che, pur se sfruttata intensamente nel passato, oggi è completamente abbandonata a se stessa, ma l'abbandono ha effetti diversi sulle varie componenti del sistema. Mentre gli elementi culturali e le testimonianze dei passati processi economici e sociali tendono al degrado fino alla scomparsa definitiva, i processi ecologici si stanno evolvendo in maniera naturale seguendo il normale evolversi delle successioni ecologiche. Ambedue i processi richiederanno ancora tempi molto lunghi per arrivare a condizioni di maggiore (e apparente) stabilità. Compito del Parco è gestire l'evoluzione di questi processi. Poiché questi corrono in due direzioni opposte, richiedono due approcci diversi ancorché complementari:
1- la gestione degli elementi culturali si dovrà limitare necessariamente al restauro delle testimonianze ancora esistenti. Gli elementi architettonici e del paesaggio che sono il risultato di attività umane passate potranno solo godere di un restauro strutturale, e questo sarà distribuito in maniera esemplificativa nelle diverse stratificazioni socio-economiche ancora visibili nelle strutture disperse nel Parco. Le attività economiche e umane e i mestieri antichi che hanno formato il Parco sono invece ormai perse per sempre. Il loro restauro è impossibile, anche perché non sarebbero mai vitali proprio perché privi di una vera funzionalità e si potrà solo prevedere di curare il racconto di ciò che esse furono (musei, mostre ecc.);
2- la gestione degli elementi naturalistici ed ecologici pone invece la questione ideologica di quanto sia giustificato intervenire nella gestione dei processi ecologici in un'area protetta. Se gran parte della filosofia di gestione delle aree protette è nata e si basa tuttora sul principio che la natura deve assolutamente fare il suo corso naturale, è anche vero che tale principio sia fortemente discutibile nelle aree dove nulla esiste più degli ecosistemi originali. E' questo il caso della Val Grande, dove secoli di sfruttamento intensivo delle risorse boschive, prative e minerali hanno profondamente inciso le risorse naturali locali. Nell'area del Parco si pone quindi il problema se sia giustificato o meno aiutare e guidare i processi di recupero naturale con interventi gestiti dall'uomo e mirati ad obiettivi precisi di recupero paesaggistico e funzionale. L'approccio del Piano ha seguito questa impostazione, mantenendo chiaro l'obiettivo di un recupero di naturalità soprattutto nelle componenti vegetazionali e faunistiche. La direttiva generale su questi aspetti è quella di un graduale restauro di condizioni presenti prima dell'intervento umano compatibilmente alle mutate condizioni bioclimatiche e alle loro tendenze future.
2.3.2 Gli aspetti naturalistici
Gli aspetti naturalistici del Parco, come già accennato, sono fortemente impoveriti da secoli di sfruttamento. In questo contesto non è credibile una politica di valorizzazione che punti solo sulla celebrazione di componenti che di fatto sono difficilmente percettibili.
L'approccio del presente Piano è quindi quello di un Piano di lungo termine che si pone l'obiettivo lontano di un restauro ambientale completo e l'obiettivo di breve termine di cominciare subito la lunga serie di operazioni che contribuiranno al recupero ecologico dell'area. Anche in tale approccio metodologico si possono scontrare due posizioni ideologicamente diverse: la prima vuole il restauro nel pieno rispetto di tutte le componenti naturalistiche originarie (o presunte tali) dell'area; la seconda vuole invece che il restauro possa concedersi anche variazioni sul tema naturalistico con la giustificazione di ambienti già profondamente manomessi dall'uomo. Il presente Piano adotta un approccio molto conservativo: se questo potrà richiedere tempi più lunghi per ottenere un assetto più definitivo degli aspetti naturalistici, ha però il pregio di seguire una direzione che appare più in linea con gli scopi di un Parco Nazionale.
Il Piano resta invece totalmente aperto alle più diverse forme di sperimentazione e ricerca sui metodi per il restauro ambientale: anche questo ci sembra ideologicamente molto vicino al ruolo primario di un
Parco Nazionale in Italia e cioè di saper contribuire fattivamente a sperimentare forme di convivenza tra uomo e natura e di utilizzo delle risorse naturali in maniera compatibile con la loro produttività.
2.3.3 Gli aspetti paesistici e fruitivi
Gli aspetti paesistici e fruitivi impongono di collocare il Parco nel contesto di risorse e specificità esistenti e valorizzabili: ogni area protetta ha una sua chiara specificità che impone limitazioni e offre diverse opportunità di sfruttamento. L'area del Parco è ben conosciuta per la sua asprezza di panorami e la difficoltà di accesso e fruizione, due temi tra loro interconnessi quando si valutano dal punto di vista della programmazione di uso dell'area.
Infatti l'asprezza del territorio costituisce insieme un'attrazione per il visitatore e una forte limitazione nelle tipologie di potenziali visitatori. Il Piano del Parco intende mantenere in pieno le caratteristiche dell'area, concedendo solo qualche facilitazione per l'accesso e la fruizione. In altre parole non si intende programmare un recupero su larga scala di strutture di ricezione né di una sentieristica invadente e facilitata: il Parco manterrà la sua specificità di area difficile, ma perderà quella di area possibile solo a pochi escursionisti più arditi.
Questo appare al momento il compromesso più accettabile che cerca di soddisfare sia l'esigenza dei montanari più puri che hanno nel Parco della Val Grande un sicuro riferimento nell'arco alpino, sia l'esigenza di attrarre un più vasto pubblico di visitatori su una stagione turistica più lunga di quelle possibili attualmente.
La programmazione degli aspetti fruitivi tiene in pieno conto dei rapporti tra aree interne al Parco, aree immediatamente esterne e aree della fascia più allargata: questo è peraltro un percorso obbligato sia per le caratteristiche dell'area dove la maggior parte dei centri abitati sono esterni al Parco, sia per valutare le vie d'accesso e la loro permeabilità a diverse tipologie di flusso di visitatori.
2.3.4 La caratterizzazione di area wilderness
Infine, il Piano del Parco affronta il difficile problema di come meglio gestire l'immagine che il Parco possiede di area wilderness. Questo appare problematico a causa di un equivoco che si è involontariamente diffuso sul termine e sulla sua applicabilità al Parco della Val Grande.
Infatti area wilderness dovrebbe essere un'area mai o quasi mai toccata dall'uomo, dove i processi ecologici si svolgono in piena autonomia da interventi umani. Questo non è il caso della Val Grande, dove invece il termine wilderness è stato applicato più in una accezione di inaccessibile, difficile, selvaggio nel senso di poco popolato. Il Piano del Parco cerca di rispettare questa fama quasi consolidata del Parco, ma suggerisce anche alcune vie di intervento per modificare nel tempo l'immagine del Parco, identificandolo soprattutto come depositario di una complessa storia umana e naturale che di per sé ha un valore anche superiore a quello di una improbabile area wilderness in una Italia e Europa sovrappopolate.
2.4 Struttura del Piano
2.4.1 Piano integrato
Il Piano del Parco segue un'impostazione olistica ricercando l'integrazione tra gli elementi fisici (clima, litologia e morfologia), biologici (flora, vegetazione e fauna) e antropici (insediamenti, percorrenze e segni del lavoro dell'uomo) in una logica che rivaluta i sistemi naturali intesi come risorsa, senza però trascurare l'opera che l'uomo ha lasciato come segno di cultura.
Secondo questa logica il Piano intende essere il giusto punto d'incontro e di equilibrio dei principali obiettivi di gestione: conservazione e restauro dei valori naturali e culturali e promozione di uno sviluppo economico e sociale del territorio locale.
Di conseguenza, l'approccio del piano punta sull'integrazione tra le diverse discipline relative alla gestione della natura, del paesaggio, degli usi del suolo e delle attività di fruizione.
2.4.2 Piano flessibile
Il Piano si pone come strumento di organizzazione della gestione per un medio periodo di tempo. Poiché nel corso del periodo di sua validità si possono rendere necessari adeguamenti per tener conto sia dei cambiamenti ambientali e socio-economici delle condizioni iniziali, sia dell'ampliamento e approfondimento delle conoscenze, riteniamo opportuno che sia prevista la giusta flessibilità per l'eventuale adeguamento delle norme e degli interventi, in presenza di specifiche condizioni evolutive del sistema ambientale ed economico-sociale.
2.4.3 Forma del Piano
Importante per la gestione viene ritenuta la facile usabilità del Piano, non solo da parte dell'Amministrazione del parco e degli esperti del settore, ma anche degli utilizzatori comuni (proprietari delle aree e delle costruzioni e fruitori).
Per rispondere a tale esigenza abbiamo organizzato la forma del Piano in modo che risultino chiaramente distinguibili le parti di analisi e di interpretazione da quelle progettuali e normative, distinte negli aspetti prescrittivi e di indirizzo.
La zonizzazione del piano, articolata con riferimento alle categorie individuate dalla legge quadro nazionale per livelli diversificati di tutela (riserva integrale, riserva orientata, aree di protezione e aree di promozione) discende dall'analisi conoscitiva e costituisce il supporto per la distribuzione degli interventi e la giustificazione delle norme attuative.
Inoltre, proprio in quanto obiettivo specifico della gestione del Parco è il restauro delle condizioni ambientali, che implica un percorso di ricerca e di sperimentazione non del tutto lineare e predefinibile, si rende opportuno introdurre una dimensione temporale della zonizzazione, legata al verificarsi di risultati effettivi delle azioni di Piano.
Il sistema normativo, anch'esso organizzato con riferimento alle principali politiche del Piano e alle relative zonizzazioni, può articolarsi secondo diverse tipologie e gradi di cogenza determinati dagli obiettivi e dalla praticabilità delle politiche, norme prescrittive (vincoli), norme di indirizzo (percorsi per la gestione) e progetti di intervento settoriali e mirati, con indicazione per questi ultimi delle priorità, dei soggetti interessati, delle procedure di attuazione e delle fonti di finanziamento attivabili.
2.5 Rapporti tra Piano del Parco e altri Piani
Il Piano, oltre a configurare lo scenario evolutivo del Parco, fornisce orientamenti di tipo ambientale e fruitivo anche per le aree esterne, finalizzati da un lato ad evitare che pressioni del contesto territoriale limitino l'efficacia delle politiche interne al Parco e dall'altro a ricostruire la rete di relazioni ecologiche ed economico-sociali necessarie per garantire l'evoluzione degli ecosistemi e per rendere adeguati gli accessi ed il sistema di fruizione da parte dei visitatori.
Tali orientamenti dovranno trovare forme di attuazione coerenti nello spazio e nel tempo, ma diverse da quelle del piano del parco, investendo le competenze delle amministrazioni locali ed in particolare della pianifica-zione ordinaria del territorio: piani urbanistici comunali, piani di sviluppo delle comunità montane, piani territoriali e paesistici provinciali e regio-nali, piani di settore ai diversi livelli e non ultimo il Piano di bacino del Po. A questo scopo sarà decisiva l'azione dell'Ente parco per promuovere accordi di programma, progetti integrati, programmi di riqualificazione, ecc., congruenti con l'attuazione del Piano del parco.
Si ritiene importante che sia costruito un rapporto di stretto coordinamento tra Piano del Parco e Piano Pluriennale Economico e Sociale per la promozione delle attività compatibili.
Sono orientate in tale direzione le proposte avanzate di coinvolgimento delle comunità locali nella formazione e gestione del piano del parco, di articolazione delle norme per progetti oltre che per vincoli ed indirizzi e di indicazione di strategie ambientali e socio-economiche per le aree contigue.
Più in generale, sarà importante che si realizzi un reale dialogo tra il piano del parco e tutti gli altri strumenti di pianificazione e programmazione generale e di settore e quindi con i relativi soggetti competenti, attribuendo al piano del parco un ruolo attivo di proposta e di ricerca di congruenze. Tale approccio viene ritenuto ineludibile, al fine di evitare che la prevalenza giuridica affermata per legge del piano del parco su ogni altro strumento di pianificazione non resti un fatto formale o si trasformi in elemento scatenante di conflitti che rischiano di inficiare la pianificazione del parco stesso.
L'esperienza internazionale dimostra infatti come la vera forza dei parchi non dipenda tanto dalla rigidità dei vincoli, quanto piuttosto dalla capacità di coinvolgere nel disegni di valorizzazione le comunità locali e la società civile e di sviluppare una gestione attiva, anche in termini di capacità di investimento e di realizzazione in ambito naturalistico e culturale.
Nella stesura del presente Piano sono stati presi in conto i seguenti Piani preesistenti, che hanno una qualche competenza sull'area del Parco della Val Grande e che sono esposti in dettaglio nel Volume 2:
o Natura 2.000
o Piano di Bacino
o Piano Territoriale Regionale (PTR)
o Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della provincia di Novara
o PRG stato della pianificazione locale per i Comuni:
Aurano, Caprezzo, Cossogno, Intragna, Miazzina, S.Bernardino Verbano, Vogogna, Premosello Chiovenda, Beura-Cardezza, Trontano, S. Maria Maggiore, Malesco, Cursolo-Orasso
o Piano Agrituristico provinciale 94-98
o Piani di sviluppo socioeconomico delle Comunità Montane
o C.M. Val Cannobina: Piano di sviluppo del 1976 e studio di settore "Ecologico territoriale" in corso di redazione per la preparazione del Piano.
Documento Programmatico del 1997, relativo all'anno 1998-'99.
o C.M. Val Vigezzo: Piano di sviluppo in corso di predisposizione, al momento è disponibile solo la parte conoscitiva.
o C.M. Val Ossola: Piano di sviluppo in corso di predisposizione, non esistono attualmente documenti.
o C.M. Val Grande: Piano di sviluppo relativo al periodo 1995-'99, redatto da Tecnostudio nel 1994.
o Piano direttorio delle zone montane dell'alto novarese
(Documento in bozza, redatto da Tecnostudio nel periodo 1995-'96)
2.6 Le audizioni della Comunità locale
Oltre ad una lunga serie di incontri con singoli amministratori e operatori locali, nel mese di marzo 1997 è stata realizzata una prima serie di incontri con le comunità locali, alla quale seguiranno gli incontri previsti per la discussione della bozza finale del Piano di Parco:
o incontro a Domodossola con la Comunità Montana Val d'Ossola. Presenti all'incontro il presidente della Comunità Montana, i Sindaci di Beura, Premosello-Chiovenda e Trontano, l'Assessore alla cultura di Vogogna, un rappresentante dell'arma dei Carabinieri, il Presidente ed il Direttore del Parco, il coordinatore scientifico ed il coordinatore tecnico degli studi per l'elaborazione del piano;
o incontro a Cambiasca con la Comunità Montana Val Grande. Presenti all'incontro il Presidente della Comunità Montana, anche nella sua veste di Presidente della Comunità del Parco, l'Assessore al turismo della Comunità Montana, i Sindaci di Intragna, Caprezzo, Aurano e Cossogno, il Sindaco di Cambiasca (comune esterno al Parco), il Presidente di una cooperativa di servizi locale, il Vicepresidente ed il Direttore del Parco, il coordinatore scientifico ed il coordinatore tecnico degli studi per l'elaborazione del piano;
o incontro a Santa Maria Maggiore con la Comunità Montana Val Vigezzo. Presenti all'incontro il presidente ed il Vicepresidente della Comunità Montana, i Sindaci di Santa Maria Maggiore e Malesco, il Sindaco di Craveggia (comune esterno al Parco), il Vicepresidente ed il Direttore del Parco, il coordinatore scientifico ed il coordinatore tecnico degli studi per l'elaborazione del piano;
o incontro a Lunecco con la Comunità Montana Val Cannobina. Presenti all'incontro il Presidente della Comunità Montana, i Sindaci di Cursolo-Orasso, Cavaglio Spoccia (comune esterno al parco), il Vicesindaco di Falmenta (comune esterno al parco), alcuni Consiglieri di Cursolo-Orasso e Cannobio, il Presidente ed il Direttore del Parco, il responsabile del settore di studio urbanistica e pianificazione del gruppo di lavoro per l'elaborazione del piano;
o incontro a Verbania con le Autorità locali. Presenti all'incontro alcuni politici ed imprenditori locali, i rappresentanti della Regione, della Provincia, delle Associazioni di categoria, degli ordini professionali, Sindaci e cittadini, il Presidente ed il Direttore del Parco, l'urbanista ed il coordinatore tecnico degli studi per l'elaborazione del piano;
o incontro a Verbania con le Associazioni ambientaliste. Presenti all'incontro i rappresentanti di WWF, Legambiente, CAI, Associazione Italiana Wilderness, il responsabile CFS, il Direttore del Parco, il coordinatore scientifico ed il coordinatore tecnico degli studi per l'elaborazione del piano;
o incontro a Verbania con le Associazioni di cacciatori e pescatori. Presenti all'incontro i rappresentanti di Federcaccia, Enalcaccia e FIPSAS, il responsabile CFS, il Direttore del Parco, il coordinatore scientifico ed il coordinatore tecnico degli studi per l'elaborazione del piano.
PARTE PRIMA (omissis)
PARTE SECONDA (omissis)
PARTE TERZA (omissis)
Parco nazionale Val Grande -Norme di attuazione - (approvate dal Consiglio direttivo nel mese di giugno 1999)
INDICE
CAPO I - NORME GENERALI
Art. 1 - Finalità generali
Art. 2 - Elaborati
Art. 3 - Strumenti di attuazione
Art. 4 - Piano pluriennale economico e sociale
Art. 5 - Progetti-obiettivo
Art. 6 - Efficacia
Art. 7 - Durata e modificazioni
CAPO II - NORME PRESCRITTIVE E PROGRAMMATICHE DI ZONA
Art. 8 - Classificazione del territorio
Art. 9 - Zona A
Art. 10 - Zona B
Art. 11 - Zona C
Art. 12 - Zona D
Art. 13 - Norme per l'edificazione e per gli strumenti urbanistici attuativi
CAPO III - NORME PROGRAMMATICHE
Art. 14 - Indirizzi in ordine alle specie forestali, flora e vegetazione
Art. 15 - Indirizzi in ordine alla fauna
Art. 16 - Accessi e viabilità
Art. 17 - Sentieri
Art. 18 - Servizi infrastrutturali
Art. 19 - Risorse culturali ed economiche
Art. 20 - Turismo
Art. 21 - Educazione e ricerca
Art. 22 - Monitoraggio.
CAPO I - NORME GENERALI
Art. 1 - Finalità - I. Il Piano del Parco, formato ai sensi dell'art. 12 L. 6 dicembre 1991 n. 394, costituisce strumento per la realizzazione delle finalità del Parco Nazionale della Val Grande, indicate all'art. 3 dello Statuto.
II. Le finalità del Parco sono perseguite anche attraverso il Regolamento formato ai sensi dell'art. 11 L. 6 dicembre 1991 n. 394 e gli strumenti di attuazione definiti all'art. 3 delle presenti norme di attuazione.
III. L'Ente Parco svolge attività propositiva verso gli enti interessati per il coordinamento di iniziative riguardanti l'area di interesse del Parco, anche esterna ai confini di questo, ma posta in continuità territoriale ed ambientale e suscettibile di influenze.
IV. Il Regolamento disciplina quanto stabilito dal punto 2 del richiamato art. 11 e stabilisce le modalità per il superamento della fase di provvisoria salvaguardia delle norme di indirizzo contenute nel presente piano, come stabilito dall'art. 6, punto IV.
V. Per il perseguimento delle proprie finalità l'Ente Parco potrà disporre di autonome misure di incentivazione, integrative di quelle previste dall'art. 7 L. 6 dicembre 1994 n. 391.
Art. 2 - Elaborati - I. Il Piano del Parco si compone dei seguenti elaborati:
a) relazione illustrativa e schema direttore;
b) cartografia di zonizzazione;
c) norme di attuazione.
Art. 3 - Strumenti di attuazione - I. Costituiscono strumenti di attuazione del Piano del Parco:
a) gli accordi di programma ed ogni altro progetto predisposto di intesa con la Regione Piemonte, le amministrazioni locali, le associazioni di volontariato ed ogni altro soggetto pubblico o privato, volto all'attuazione delle finalità del Parco;
b) gli accordi di programma promossi dalla Comunità del Parco ai sensi dell'art. 14, II comma, L. 6 dicembre 1991 n. 394;
c) gli accordi fra enti ai sensi dell'art. 15 della L. 241/90 volti all'attuazione delle finalità del Parco;
d) i progetti-obiettivo, concernenti specifici settori oggetto di tutela e predisposti in conformità agli indirizzi stabiliti dalle presenti norme di attuazione e dal Regolamento del Parco;
e) i piani di assetto forestale;
f) le convenzioni stipulate con Università o altri soggetti pubblici o privati dotati di specifica competenza, con particolare riferimento ai settori dell'educazione e della ricerca scientifica ed all'attività di monitoraggio.
Art. 4 - Piano pluriennale economico e sociale - I. Il Piano pluriennale economico e sociale formato ai sensi dell'art. 14, L. 6 dicembre 1991 n. 394 assolve alla funzione di individuare le azioni per la promozione delle aree esterne e per la definizione degli interventi in esse eseguibili a cura dell'Ente Parco.
II. Il Piano pluriennale economico e sociale è la sede prioritaria, non esclusiva, per definire le modalità di concessione di misure di incentivazione.
Art. 5 - Progetti-obiettivo - I. I progetti-obiettivo di cui all'art. 3, punto I., lett. d), sono approvati dal Consiglio direttivo.
II. La loro approvazione può essere preceduta da idonee consultazioni.
III. I progetti-obiettivo possono concernere singoli o più settori di intervento qualora, per le reciproche interazioni, sia opportuna disciplina congiunta.
IV. I progetti-obiettivo possono inoltre riguardare materie di competenza dell'Ente Parco non specificamente indicate dalle presenti norme e possono disciplinare la concessione di misure di incentivazione per il settore specificamente trattato.
V. I progetti-obiettivo sono redatti anche sulla base delle attività di ricerca e degli studi promossi dal Parco.
Art. 6 - Efficacia - I. Le presenti Norme di Attuazione si distinguono in:
a) norme prescrittive, immediatamente cogenti e prevalenti sulle disposizioni difformi;
b) norme programmatiche, con funzione di indirizzo;
c) enunciazioni di intendimenti, la cui attuazione è auspicabile per il Parco e che costituiscono oggetto delle iniziative di cui al punto III. del precedente art. 1.
II. Sono prescrittive le norme contenute nel Capo II (salvo quelle dichiarate programmatiche al punto successivo) relative:
a) alla suddivisione del territorio del Parco nelle zone A, B, C e D, ed alla ulteriore distinzione della zona D negli ambiti D1, D2, D3, D4, D5, D6 e D7, quali risultano dalla cartografia di zonizzazione;
b) alla individuazione dei limiti essenziali in ordine a interventi e attività ammissibili nelle zone A, B, C, D1, D2 e D7.
III. Sono programmatiche, salvo quanto indicato al successivo punto V, le norme:
a) contenute nel Capo II relative ai limiti essenziali in ordine agli interventi e attività ammissibili nelle zone D3, D4, D5 e D6;
b) contenute nel capo III, relative:
- agli indirizzi per gli interventi sull'ambiente naturale;
- ai sistemi di accessibilità e di circolazione veicolare e pedonale;
- ai sistemi di attrezzature e servizi per la gestione e la fruizione del Parco.
IV. Costituiscono indirizzi di riferimento ai fini della attuazione del Piano i contenuti dei documenti istruttori del Piano stesso.
V. Fino all'approvazione del Regolamento del Parco o dei progetti-obiettivo di cui all'art. 3, punto I, lett. d), le norme programmatiche di cui al precedente punto III. hanno valore prescrittivo.
VI. Costituiscono enunciazioni di intendimento le norme contenute nel Capo III, relative all'area esterna di interesse del Parco.
VII. Ferma la natura prescrittiva delle norme di cui al precedente punto II. e fermo il rispetto del Regolamento, gli strumenti attuativi del Piano del Parco di cui al precedente art. 3 potranno stabilire le condizioni di equilibrio e le successioni temporali per il dinamico adeguamento delle attività ammesse, in coerenza con l'obiettivo finale dello strumento.
VIII. La verifica delle condizioni di raggiungimento dell'equilibrio spetta al Consiglio Direttivo.
Art. 7 - Durata e modificazioni
I. In funzione del progressivo raggiungimento degli obiettivi, dello sviluppo delle attività di ricerca e di monitoraggio e dell'evoluzione del sistema ambientale, il Piano potrà essere modificato con la stessa procedura prescritta per l'approvazione.
II. In ogni caso dovrà essere aggiornato almeno ogni dieci anni.
CAPO II - NORME PRESCRITTIVE E PROGRAMMATICHE DI ZONA (omissis)
CAPO III - NORME PROGRAMMATICHE (omissis)
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