IL DIRITTO DEI PARCHI NAZIONALI Archivio sistematico dei provvedimenti a carattere generale dei Parchi nazionali Parco nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna - Protocollo d'intesa tra Ente Parco e Coordinamento Cgil Cisl Uil Emilia-Romagna e Toscana (Deliberazione della Giunta esecutiva n. 96 del 6 novembre 1998 - All. A)
le ragioni per un protocollo d'intesa 1 - il Coordinamento CGIL CISL UIL Emilia-Romagna e Toscana, composto dalle organizzazioni regionali e da quelle territoriali di Forlì, Cesena, Arezzo e Firenze, intende assumere iniziative di confronto e di proposta in merito all'attività del Parco Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, secondo questi criteri guida fondamentali: - il Parco è una occasione di lavoro e di occupazione dallo sviluppo centrato sul rispetto della natura; - il Parco, da una parte, deve garantire il massimo coinvolgimento delle istituzioni locali e delle forze sociali ed economiche e, dall'altra, deve essere inserito organicamente nei processi di sviluppo socio-economico delle regioni nelle quali insiste, in quanto il territorio del Parco è parte integrante dell'Appennino centrale anche se punto di eccellenza e di massima attenzione per la natura. Anche se nel Parco l'intensità degli insediamenti abitati è bassa, sono la secolare attività e l'attenta opera dell'uomo che hanno contribuito alla configurazione di quel territorio. La contrapposizione fra la cultura vincolistica, di chi opera per la natura, e quella dello sviluppo, propria degli amministratori delle comunità, è un esercizio a cui quella popolazione ha data risposta positiva da secoli. Ben il 65% dell'intera superficie del Parco è demanio nazionale o regionale ed esiste un sistema di vincoli dettati dalle comunità locali, comuni e province, precedenti all'istituzione del Parco. Si avverte in tutto l'Appennino centrale l'azione millenaria dei monasteri religiosi centri e protagonisti di cultura e di storia ed, oggi, anche fonte crescente di turismo religioso. L'indirizzo del Coordinamento CGIL CISL UIL segue le idee guida di partecipazione e consenso attivo delle popolazioni e di inserimento dell'attività del Parco nel processo di sviluppo della zona appenninica. esaltandone la specificità e la caratterizzazione. 2 - La partecipazione ed il consenso attivo della popolazione, per la complessità dell'attuale situazione di revisione dell'ordinamento istituzionale cosiddetto a Costituzione invariata, richiede attenzione ed impegno a livello nazionale, regionale locale. Infatti sono in discussione la traduzione regionale dei decreti c.d. Bassanini, della 112/98, la revisione della 142/91 sull'ordinamento degli enti locali - province, comuni, comunità montane - la revisione della 183/89 sulla difesa del suolo, il completamento dei trasferimenti alle regioni della 59/97 c.d. Bassanini. A ciò si aggiunge il decreto legge " Misure urgenti in materia di rischio idrogeologico" del Consiglio dei Ministri, che ridistribuisce le risorse finanziarie destinate a politiche ambientali e territoriali in un modo ancora non chiaro e definito. In modo particolare segnaliamo la revisione della 142/91 che assegna ulteriori compiti esecutivi alle Comunità Montane. In questa situazione di transizione, crediamo opportuno richiamare i due motivi di fondo della legge 59/97, pienamente condivisi dal sindacato, e cioè la responsabilizzazione massima delle comunità locali ed il criterio della sussidiarietà, che significa certezza dei ruoli nella collaborazione, cooperazione ed aiutare a fare fra le diverse istituzioni e fra queste ed il sistema privato nelle sue articolazioni. Sulla base di questo il coordinamento sostiene che occorre: a) assegnare la maggioranza del Consiglio direttivo, organo con funzioni deliberative dell'Ente Parco, alle istituzioni locali. Oggi le regioni, le province, le comunità montane ed i comuni compongono la Comunità del Parco, che è organo consultivo e propositivo, e sono minoranza nel Consiglio direttivo, con cinque componenti sui tredici complessivi. b) costituire nell'Ente Parco un tavolo, composto dalle associazioni degli enti locali -Anci, Uncem, Province - dell'imprenditoria, dei sindacati dei lavoratori, degli ambientalisti, dei gruppi significativi locali, che può divenire sede di concertazione e di partenariato nella specificità dell'attività del Parco. Prima di affrontare i contenuti per il protocollo d'intesa con l'Ente parco (partecipazione e consenso della popolazione e contenuti prioritari di impegno operativo), il Coordinamento dà atto in positivo all'Ente Parco, dal Presidente alla Comunità del parco, degli investimenti operati - circa 40 miliardi- che hanno riavviato dal 1994 interventi mirati di politiche del territorio e dell'ambiente. protocollo d'intesa Il giorno .......... presso .............fra: l'Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, rappresentato da ........... e il Coordinamento CGIL CISL UIL del Parco, composto dalle Confederazioni Regionali dell'Emilia-Romagna e della Toscana e dalle strutture confederali territoriali di Firenze, Arezzo, Forlì e Cesena, rappresentato da ......; premessa la comune convinzione che: - Il Parco Nazionale è parte integrante del sistema territoriale, ambientale e sociale dell'Appennino Centrale e, quindi, l'attività programmatoria del Parco stesso deve essere inserita nella programmazione delle Regioni coinvolte (Piani Territoriali Regionali) nei modi e nelle forme da prevedere con le Comunità Montane. In questo modo il Parco si qualifica nel ruolo di indirizzo, studio, ricerca e sperimentazione di politiche ambientali e territoriali da proporre, per quanto possibile, nell'area più vasta dell'Appennino Centrale, in collegamento sinergico con le strutture delle regioni. - Il Parco con gli obiettivi di tutela, conservazione e valorizzazione delle specificità ambientali in esso racchiuse, assolve nel territorio al ruolo di promotore dello sviluppo sostenibile, che richiede quantità e qualità di occupazione certa e professionalizzata, per la quale è ineludibile il confronto fra Ente Parco e Coordinamento CGIL CISL UIL . Questo ruolo, che ha avuto già conferma logica nell'adesione del Parco stesso al Patto Territoriale, richiede l'individuazione di un tavolo di concertazione, fra le istituzioni coinvolte e le forze sociali, economiche, ambientaliste e locali per la concretizzazione delle politiche di tutela ambientale nel processo di sviluppo dell'area appenninica. - La legge 394/91, che regola l'attività degli Enti Parchi e la composizione degli organismi dirigenti, ha bisogno di una revisione; in particolare è necessario che gli organi dirigenti del Parco siano espressione delle istituzioni delle popolazioni locali nella loro maggioranza. Pur nel rispetto delle competenze scientifiche e professionali, va evitato di inserire del Consiglio direttivo, fra l'altro nella maggioranza nominata dal Ministero (ben 8 su 13 componenti), figure estranee e distanti dalle culture ed esigenze locali. Inoltre all'Ente Parco deve essere assicurato un funzionamento snello e rapido senza inutili estenuanti controlli burocratici ministeriali sugli iter seguiti senza confrontarsi sui risultati conseguiti. Il Parco deve rimanere una struttura operativa di promozione ed indirizzo nei confronti degli operatori privati e di confronto e raccordo con le altre istituzioni operanti nell'Appennino Centrale per l'attività programmatoria e, su alcune questioni, anche gestionale. - Occorre promuovere una azione sinergica perché siano assicurate al Parco le risorse economiche e finanziarie necessarie allo svolgimento delle proprie funzioni. Infatti il superamento del Piano Triennale nazionale per l'ambiente e la riforma in atto dei fondi strutturali europei possono lasciare il Parco senza certezze finanziarie. - E' utile e da perseguire il collegamento con gli altri Enti Parco operanti sull'Appennino; in modo particolare è necessario il rapporto con i parchi che hanno un patrimonio genetico forestale di rilievo da salvaguardare e valorizzare. viene definito il seguente protocollo d'intesa A - Per la partecipazione ed il funzionamento dell'Ente Parco - 1 - Per garantire la più ampia informazione e per promuovere la partecipazione, tramite la concertazione, si concorda di dar vita ad un tavolo, composto da rappresentanti della comunità del Parco, dell'imprenditoria, dei sindacati dei lavoratori, degli ambientalisti e delle associazioni locali significative, con lo scopo di valutare ed esprimere posizione, in via preventiva ed obbligatoria, sugli strumenti di attuazione del parco (regolamento del parco; piano per il parco; iniziative per la promozione economica e sociale; acquisti, espropriazioni ed indennizzi, art. 11, 12, 14 e 15 della legge 394/91). Resta inteso che il tavolo di concertazione non surroga le funzioni assegnate dalla legge istitutiva del Parco ad altri organismi di partecipazione. Questa occasione di concertazione deve essere riconosciuta dagli organismi deliberanti ed esecutivi del Parco e deve essere adeguatamente strutturata (definita nel numero dei propri componenti e nelle persone). 2 - Il raccordo istituzionale è presupposto indispensabile per rendere operativi gli obiettivi, per semplificare le procedure burocratiche, per favorire l'informazione, la partecipazione ed il consenso delle popolazioni locali alle politiche di sviluppo compatibili con l'idea Parco. 3 - Ricercare con le Regioni, l'Autorità di Bacino, le Comunità Montane, le Province ed i Comuni la semplificazione ed il coordinamento delle procedure con la creazione dello sportello unico, come previsto dal "Decreto Bersani", per tutte le concessioni, autorizzazioni e nulla osta necessari allo svolgimento delle attività delle comunità nei territori compresi nell'area parco. 4 - Raccordarsi con l'attività delle Autorità di Bacino - quelle nazionali dell'Arno e quella regionale dei fiumi riuniti della Romagna - per i PAI (Piani Assetto Idrogeologico) al cui interno sono prioritari i piani di manutenzione ordinaria del territorio, che, seppure nella particolarità delle aree di Parco, devono trovare collocazione all'interno del bacino idrogeologico. Il patrimonio di conoscenze, di esperienza e di professionalità esistente nel Parco sulla manutenzione ordinaria deve essere messo a disposizione delle Autorità di bacino al fine di dare organicità a questa attività in tutto il territorio. A questo fine l'Ente Parco s'impegna a far conoscere i criteri, i modi, i tempi e le risorse finanziarie destinate alla manutenzione ordinaria nell'insieme del territorio di competenza. B - Per il ruolo del Parco nelle attività per lo sviluppo sostenibile dell'area - Il Parco ed il Coordinamento CGIL CISL UIL ritengono che il tavolo dei rappresentanti degli interessi in campo nell'area del Parco, di cui al punto 1 A del presente protocollo, sia la sede adeguata per affrontare le diverse questioni legate alle attività per lo sviluppo della zona, tramite protocolli specifici. 1 - Le questioni prioritarie, da risolvere con rapidità sempre tramite protocolli specifici, riguardano l'inserimento del Parco nei piani di manutenzione ordinaria delle Autorità di bacino, l'attività turistica, l'istituzione del "Marchio dei prodotti del Parco", il ricorso e l'applicazione della legge 97/94 per la montagna con le conseguenti leggi regionali. 1.1 - Per la manutenzione ordinaria l'impegno si sviluppa sull'impostazione di cui al punto 4 A del presente protocollo. 1.2 - Partendo dai contenuti e dalle finalità del protocollo di intesa sulla promozione del turismo nel Parco sottoscritto dall'Ente, dalle due Regioni e dalle tre Province territorialmente interessate, per il turismo occorre elaborare rapidamente un progetto con gli addetti del settore per integrare il termalismo e il turismo balneare con quello ambientale, religioso e delle bellezze naturali, storico, artistiche abbondantemente presenti nell'area. L'obiettivo è una predeterminazione quantitativa dei possibili flussi per poter coordinare le potenzialità ricettive, per rendere più accessibile la dotazione di sistemi e servizi informativi presenti sul territorio, per poter organizzare la valorizzazione e commercializzazione delle produzioni locali alimentari e non. 1.3 - Nello specifico della legge per la montagna 97/94 si conviene di azionare il disposto di cui all'art.17 della legge per l'affidamento di lavori di manutenzione del territorio e di difesa del suolo ai singoli coltivatori o a cooperative di questi, nei limiti previsti dalla legge stessa. Inoltre si concorda di costruire progetti per l'ambiente e per il territorio, non solo per la manutenzione e la difesa del suolo, che permettano di poter accedere ai finanziamenti previsti dai due fondi regionali per la montagna istituiti dalle Regioni Emilia-Romagna e Toscana. 2 - Le altre attività sulle quali cercare nel confronto nel costituendo tavolo di concertazione di elaborare progetti specifici, che, partendo dalla realtà e particolarità del Parco, coinvolgano e interessino l'insieme del territorio dell'Appennino Centrale, riguardano: la forestazione, l'agricoltura biologica, l'artigianato tipico con materiali locali, il restauro e la valorizzazione culturale di alcuni immobili nel Parco ad uso di rifugio e di centri di osservazione delle caratteristiche del Parco stesso, sostegno al restauro e alla valorizzazione dei centri storici e dei beni culturali lungo le aree di accesso e nelle quali in Parco è inserito, l'agriturismo. L'Ente Parco ed il Coordinamento CGIL CISL UIL concordano che le ricadute economiche ed occupazionali legate alla progettualità e promozione del Parco devono agire soprattutto sull'area contigua, che pertanto deve essere preventivamente e prontamente definitiva nelle forme e secondo le modalità previste dalla legge 394/91 Uno degli strumenti per cercare di realizzare le necessità di cui sopra in tutto il territorio in modo omogeneo, stante le particolarità del territorio stesso, può essere l'istituzione delle aree contigue, di cui all'art. 32 della legge 394/91; a tale scopo si concorda di procedere ad attivare i necessari confronti con il pieno coinvolgimento delle popolazioni locali e relative istituzioni. |