PARCHI | |
Rivista Parchi: tutti i numeri online |
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 0 - MAGGIO 1990 |
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Molti sanno che la Tenuta di San Rossore sul litorale pisano e in dotazione al Presidente della Repubblica. Non tutti però sono a conoscenza che i 5.000 ettari di questo stupendo bosco, ex residenza dei reali d'Italia, fa parte del Parco naturale regionale di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli. Nell'estate dell'88, il Presidente Cossiga annunciò che era sua intenzione riaffidare la gestione della Tenuta allo Stato. I,e ragioni di questa improvvisa decisione erano dovute ai delicati e complessi problemi che pone la gestione di un ambiente unico oggi alle prese con preoccupanti fenomeni di erosione della costa e di inquinamento delle acque, i quali hanno già provocato danni gravissimi all'ambiente. Da allora ha avuto inizio una difflcile ricerca di soluzione che ha impegnato gli organi ministeriali, (in particolare il ministero della Agricoltura), la Regione Toscana e soprattutto il Parco. Secondo un copione che in Italia si ripete puntualmente, da allora più che una soluzione "concordata" tra i vari soggetti interessati, si è cercato una soluzione di "prestigio" da parte del Ministero dell'Agricoltura.Così mentre venivano ignorate le ragionevoli proposte della Regione e del Parco, perché si evitasse innanzitutto uno "scorporo" della Tenuta dall'area protetta, a Roma si lavorava proprio in questa direzione. Infatti, prima si è inserito all'Art. 29 del Testo Unificato di legge quadro dei parchi del Comitato ristretto della Commissione Ambiente della Camera, una norma con la quale si prevedeva la istituzione di una Riserva naturale orientata, poi, altrettanto improvvisamente, il Consiglio dei Ministri alla vigilia di Natale varava un Disegno di Legge (n. 2044) il quale prevedeva l'affidamento di San Rossore a scopi sperimentali e di ricerca, al Ministero della Agricoltura, in base all'Art. 68 del 616. 5.000 ettari di un territorio che comprende già una Riserva integrale, 3 riserve naturali, un ippodromo, zone umide ecc., vengono così affidati alla gestione di un comitato di Sovraintendenza composto da "esperti" di matrice prevalentemente "settoriale", che viene perciò ad affiancarsi al Comitato Scientifico del Parco; creando un "doppione", di cui è difficile capire l'utilità. IL D.I.. 2044 nel momento in cui scriviamo c stato approvato in sede legislativa dalla Commissione Agricoltura del Senato. Manca ora l'approvazione definitiva della Camera. Il Parco ha giudicato il testo licenziato dal Senato, nonostante le modeste modifiche apportate-principalmente l'inclusione di due rappresentanti del Parco nel comitato di sovraintendenza (in sostituzione di due rappresentanti delle Associazioni ambientaliste), a cui si aggiunge però del tutto inopinatamente un rappresentante nientemeno dei coltivatori, del tutto inadeguato. In particolare rimangono fortissime riserve, oltre che su una gestione in qualche modo "separata" dal Parco, sui progetti di intervento quali emergono dalla Relazione al Disegno di Legge, giudicati dannosi e pericolosi dal Comitato Scientifico del Parco, il quale, in un suo documento, critica severamente il proposito di incrementare all'interno della Tenuta produzioni agricole inquinanti e di immettere al tempo stesso piante "esotiche" in un ambiente protetto. Ora non resta che augurarsi che la Camera sappia tenere in maggior conto le posizioni e le proposte avanzate dal Parco e dal suo Comitato Scientifico. di Renzo Moschini |
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