Una rassegna della stampa quotidiana e periodica che abbia come oggetto le tematiche delle aree protette richiede ovviamente, se non vogliamo correre il rischio di mischiare alla rinfusa troppe cose diverse fra loro per valore, carattere, e "durata ", una precisazione preliminare. La lettura della stampa quotidiana, dei rotocalchi e, più in generale, della pubblicistica "specializzata" ambientalista, offre infatti un campionario di notizie e di dali difficilmente assimilabile e soprattutto riassumibili in una rassegna. Episodi di bracconaggio selvaggio nel Parco del Gran Paradiso o in quello degli Abruzzi, tanto perfare un esempio, "strappano " titoli e denunce forti sulla stampa di tutto il paese. Allo stesso modo certi episodi di "contestazione", anche vivace, alla istituzione di nuove aree protette, magari accompagnate da tensioni e contrasti con le , Associazioni ambientaliste, conquistano con facilità, un titolo anche al di là delle cronache locali. Ma non è a queste vicende, per quanlo meritevoli di attenzione e riflessione, che la rassegna può tener dietro. L'ambito entro cui vorremmo cercare di selezionare il nostro materiale è più circoscritto, riguarda le notizie e i commenti concernenti il dibattito politico-culturale sui Parchi e le Riserve, senza trascurarne naturalmente l'eco che l'esperienza concreta di gestione delle aree protette ha (quando ce l'ha) su giornali e riviste. Fatta questa doverosa premessa passiamo alle "notizie".
Il Parco del Po
Alla vigilia dello scioglimento delle assemblee elettive il Consiglio regionale del Piemonte con legge ha deciso di mettere sotto tutela 25.000 ettari lungo tutti i 232 Km dell'Asta Piemontese del Pò.
Commentando la notizia, su l'Unità del 27 Marzo la Prof. Mercedes Bresso, lamenta l'incredibile silenzio della grande stampa che spreca fiumi di inchiostro per denunciare in Italia la totale assenza di una politica nazionale per i parchi naturali ma che non si è neppure accorta che la Regione Piemonte aveva preso questa importante decisione. Una decisione con la quale si istituiscono aree a riserva naturale per 6.000 ettari e di oltre 19.000 ettari di zone di salvaguardia, che vanno dal Monviso al Confine Lombardo, dove il Pò sta per ricevere il Ticino.
La legge prevede una gestione su due livelli; un consiglio generale del Parco che rappresenta sua "voce" nei confronti delle molte iniziative che si stanno avviando su e per il fiume (la legge sulla difesa del suolo, su cui occorrerà predisporre programmi per finanziare il Master Plan, i fondi nazionali per i parchi regionali istituiti ecc.) e che ha il compito di avviare la pianficazione complessiva del territorio tutelato" e un Ente che potrà organizzare e gestire la fruizione del fiume, coordinare i programmi per la depurazione delle acque, e ripristino delle aree degradate, la messa in valore del patrimonio naturale e storico artistico".
Panda
Panda di marzo, la pubblicazione del W.W.F. dedica, a firma di Franco Tassi un articolo al "1990 - L'anno dei Parchi".
Il direttore del Parco Nazionale degli Abruzzi scrive che "il 1990 nel bene o nel male" sarà un anno cruciale e decisivo, perche la sospiratissima Legge quadro sui parchi pare ormai in dirittura di arrivo al Parlamento.
La legge e l'impegno crescente su questi temi dovrebbero "avviare a realizzazioni concrete una rete ampia, ricca e varia di Aree protette di terra ferma e di mare, che giunga almeno a raddoppiare l'esigua percentuale di territorio italiano attualmente posto sotto tutela (ufficialmente oltre il 5% ma nella realtà concretameno del 3%, essendo il resto rappresentato soprattutto da pie intenzioni o da disposizioni rimaste in gran parte sulla carta). L'analisi del Comitato Parchi e del W.W.F. ha già individuato facendo tesoro delle più valide e serie proposte, una r ete di 25 Parchi Nazionali da istituire accanto ai 5 esistenti, e una corona di 35 Parchi e Riserve Marine, Oasi blu e Santuari pelagici". Tassi aggiunge poi che "soprattutto, dovrà essere elevata in modo decisivo la qualità della gestione, si dovrà allargare l'informazione e il consenso e dovrà essere fatta giustizia dei nemici di sempre: il potere economico e quello politico in micidiale intreccio tra loro, per la conquista di ogni spazio e risorsa non saldamente difesi da un corpo sociale consapevole e deciso". Una perorazione appassionata, come si vede, che non pu non essere condivisa se volta ad estendere le basi del con senso della gente ad una sempre più vigorosa e efficace politica di protezione ambientale.
Un consenso che può crescere appunto, come dice Tassi, grazie anche ad una informazione più ampia e corretta.
Ci consenta Tassi, ma anche Panda di osservare però, che l'informazione non può restringersi, ad esempio come quasi sempre avviene anche sulla Rivista, alle sole esperienze dei Parchi nazionali. E' giusto l'appello a superare "l'artificiosa e strumentale contrapposizione tra autorità centrali e locali". . . per "cedere il passo ad una più ampia visione di "solidarietà ecologica" verso un Comune obiettivo, senza la quale non sarà mai possibile passare dall'attuale stagnazione, al dinamismo degno di una prospettiva europea".
Ma perché non cominciare a dar conto di tutte le esperienze di gestione delle aree protette? Sono sicuri Tassi e Panda che le "disposizioni rimaste in gran parte sulla carta", riguardano solo o prevalentemente i parchi non nazionali? Di questa realtà si sta occupando con serietà il Coordinamento Nazionale dei Parchi regionali, ormai da un anno, ci piacerebbe conoscere, nell'anno dei Parchi, cosa ne pensano Tassi e la Rivista.
L'Espresso
L'Espresso ha dedicato un Dossier, significativamente intitolato "Bugie in mezzo al mare", alla vicenda delle alghe dell'Adriatico.
L'articolo di Enrico Fontana, attraverso anche interviste a ministri e amministratori regionali e locali interessati al progetto "Adriatico", offre uno spaccato impressionante dei conflitti paralizzanti fra ministeri e tra ministeri e regioni.
Veniamo così a sapere che gli 84 miliardi necessari per far partire il piano anti mucillagine, messo a punto dal commissario per l'Adriatico Paolo Arata, sono ancora sulla carta agganciati alla Legge che dovrebbe istituire la nuova Autorità per l'Adriatico".
Non solo. Mentre il commissario nominato da Ruffolo prepara la relazione con tanto di previsioni di spesa, lo stesso Ministro Ruffolo ne presenta un'altra in aperta contraddizione con la prirna.
Ma la storia non finisce qui. Infatti anche il Ministro della Sanità e quello della Marina Mercantile hanno preannunciato altrettanti programmi di ricerca sull'inquinamento del mare.
Intanto, lo ricorda il presidente della Regione Emilia-Romagna, il Ministro dell'Agricoltura Mannino dopo aver "dato parere favorevole ai programmi presentati dalle Regioni per ridurre l'uso dei pesticidi, poi ha cancellato i finanziamenti".
Nel frattempo il Ministro dell'Industria Battaglia evita accuratamente di esprimere il suo "parere di concerto" sugli interventi nella Pianura Padana.
Ecco un bell'esempio di "collaborazione" tra gli organi dello Stato. Eppure la istituzione del Ministero dell'Ambiente doveva servire anche a questo, anzi soprattutto a questo: ad evitare l'impantanamento dei veti incrociati tra ministeri i quali, numerosissimi, hanno qualche frammento di competenza in materia ambientale di cui si avvalgono, come abbiamo visto, in concorrenza e contrapposizione con i colleghi.
EARTH DAY 1990
La giornata della Terra (22 Aprile) è stata festeggiata in tutto il mondo.
Impossibile naturalmente riferire sia pure solo per grandissimi temi quanto giornali e riviste hanno scritto sull'argomento. Si è calcolato che oltre 300 milioni di persone nel mondo hanno manifestato in qualche modo la loro preoccupazione per lo stato di salute del pianeta.
Non sono mancati, come non era difficile prevedere le facili "ricette" sfornate per l'occasione. Gli affari sono affari e gli "inganni del marketing ecologico" ne fanno parte a pieno titolo. Per fortuna dietro tanta carta stampata e concessioni alla moda che, come è stato detto, ha contribuito al taglio di un bel po' di alberi, non sono mancate le analisi, le denunce, le proposte più serie, quelle che devono indurci a riflettere e agire. E deve far riflettere in particolare lo scetticismo di tanti scienziati, ed in particolare di quelli da anni impegnati nella battaglia in difesa del pianeta. David Brower, il più anziano tra i fondatori dell'Associazione mondiale "Amici della Terra", ritiene ad esempio che "tutto ciò che si fa oggi è inutile e strumentalizzabile. Qualunque forma di sviluppo economico mondiale, a questo punío e una forma di sovrasviluppo che è squilibrante. L'unica strada sarebbe quella di fermarsi per coprire le lacune, ma non ci spero molto". Meno pessimista Barry Commoner il quale commenta: "questo sistema politico mondiale è stato disegnato da tutti noi, è inutile stare a discutere di chi è la colpa: noi abbiamo costrui to questo mondo, così come è, spetta a noi ridisegnarlo da capo. Vorrei essere chiaro per non essere frainteso, ciò non vuol dire ritornare all'aratro manuale o alla comunicazione via piccioni, vuol dire semplicemente usare le tecnologie avanzate con altre finalità non espansive ai fini economici, bensì difensive ai fini della salvaguardia del poco patrimonio ancora rimasto intatto sia nella flora vegetale, che nella fauna naturale e nel regno minerale".
Rassegna stampa a cura di Renzo Moschini |