Ci eravamo dati appuntamento a La Mandria nel febbraio '89: rappresentanti di parchi regionali, amministratori e tecnici, che, pur provenendo da esperienze diverse, da estrazioni culturali e politiche le più varie, da Regioni differenti, tutti, però, avvertivamo l'esigenza e ancor più la necessità di creare un'occasione, non effimera, di incontro per scambiarci idee ed esperienze e trovare, pur nella specificità delle aree protette che ciascuno rappresentava, intese e prospettive "comuni" per la gestione dei parchi.
Nasceva, così, in maniera naturale, il Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Regionali, un'associazione che, nella semplicità della formula organizzativa, è diventata, in breve tempo, punto di riferimento, acquisendo consensi e adesioni di gran lunga superiori alle previsioni ed aspettative iniziali. Il nuovo sodalizio, iniziava, pertanto, il proprio cammino, pur tra le difficoltà ovvie del "nuovo", dandosi uno statuto ed una struttura molto agile oltre che una sede nella prestigiosa Villa Demidoff in Pratolino, concessa con cortese sensibilità dall'Amministrazione provinciale di Firenze, nella quale amministratori e tecnici si ritrovavano insieme per discutere e ricercare strategie nuove. Ma il Coordinamento, che, come costante di una sua filosofia, non voleva rinchiudersi fra quattro mura ma proiettarsi verso l'esterno, si faceva carico, con senso di responsabilità e con molto coraggio, a distanza di pochi mesi dalla sua costituzione, di promuovere ed organizzare a Roma, nel giugno '89, un convegno il cui tema: "L'esperienza, il lavoro, le prospettive dei parchi regionali nel confronto con la legge quadro sulle aree naturali protette" faceva intravedere i propositi che ci animavano, avendo, già, il Coordinamento illustrato un proprio documento sulla questione, in sede di audizione presso la Commissione dell'Ambiente della Camera e ricevendo ampi apprezzamenti per la concretezza degli apporti. Un incontro insomma che ha dimostrato che il livello non era da "conventicola" ed il linguaggio non era da "provincia".
La mostra dei posters, inoltre, che affiancava il convegno per iniziativa dell'Associazione Nazionale dei Direttori di parchi, che aveva, pur nell'autonomia delle finalità istitutive, contribuito e collaborato con il Coordinamento, faceva conoscere i livelli di qualità raggiunti da queste misconosciute realtà che sono i parchi regionali.
Un momento, quindi, di grande rilievo anche per le presenze governative e parlamentari, assai autorevoli, e di rappresentanti del mondo scientifico, altrettanto autorevoli, oltre che di ambientalisti e di amministratori e operatori tecnici dei parchi.
Ma il convegno era solo un momento, una occasione che non poteva di certo esaurire questa voglia di dialogo; occorreva, perciò, ricercare uno strumento che avesse la peculiarità della continuità per la diffusione ed il confronto di idee, proposte ed esperienze.
Nasceva, così, la rivista "Parchi".
Una scommessa, giocata con molti rischi e con modeste risorse ma con un impegno deciso, per offrire uno spazio nel quale ognuno, senza tema di ostracismi o preclusioni, potesse intervenire per contribuire al raggiungimento
del traguardo che ci sta più a cuore: la crescita quantitativa e qualitativa delle aree protette.
La Rivista, affidata allo sforzo di pochi volontari (e siamo grati a Renzo Moschini ed a tutto il Comitato di redazione per l'intelligente opera e la qualità del risultato) veniva presentata alla prima Assemblea del Coordinamento, svoltasi tra i monti di Bardonecchia con la ospitale collaborazione del Parco Orsiera-Rocciavre, per procedere alla costituzione degli organi ordinari.
Anche questo incontro, finalizzato ad adempimenti statutari, era utilizzato, seguendo la linea ormai consolidata, per una riflessione sulle problematiche, sempre attuali e cogenti, della tutela del patrimonio naturale ed in particolare sulle tematiche del consenso e delle conflittualità nella gestione dei parchi. Una riflessione non ristretta alla cerchia degli associati ma estesa a quanti operano nel settore a qualsiasi titolo, per sottolineare ancora una volta la volontà del Coordinamento di non rinchiudersi in sterili steccati. La storia ne ha contati parecchi e tutti estremamente perniciosi.
Ed a Bardonecchia è avvenuto anche il cambio di Presidenza. Luigi Bertone, nonostante gli inviti pressanti, ha ritenuto di passare la mano e con essa il carico di una responsabilità esaltante ma gravosa che speriamo di portare avanti con le stesse doti di saggezza, equilibrio, intuizione politica che hanno contraddistinto la sua gestione.
V'è però da cogliere in questo avvicendamento, dal Parco del Ticino a quello dell'Etna, così distanti e non solo per latitudine, la comunanza di un impegno fortemente sentito ed intensamente vissuto, proprio da nuova frontiera, che rappresenta il patrimonio inestimabile in cui il Coordinamento affonda le proprie radici e fonda le proprie speranze.
Una incalzante attività di proposta nei confronti dei vari livelli di governo per una crescita del patrimonio naturale protetto e per converso una vigile ed attenta difesa degli ecosistemi protetti o non dagli interventi, pubblici e privati, non compatibili con la loro salvaguardia; una azione costante ed incessante per l'emanazione della legge quadro, di cui si avverte sempre più l'esigenza, anche se non siamo convinti della bontà di certi "elenchi" ma certi che una legge, anche se non ottima, è sempre meglio di niente; un più intenso rapporto con le Regioni che sia di stimolo per le più attardate e di apporto collaborativo per le più avanzate, per una crescita in qualità e quantità di Parchi e Riserve; una produzione di servizi nei confronti dei parchi associati, ma utilizzabili anche da altri costituiscono il campo del nostro impegno, indirizzato e sorretto, sul piano delle scelte e degli indirizzi tecnici, dall'autorevolezza e dal prestigio del nostro Comitato Scientifico, che raccoglie, sotto la Presidenza del prof. Lorenzoni, professionalità di indiscusso valore.
Un cammino difficile, dunque: ci sorregge, però, una decisa volontà, quasi una caparbia insistenza nel convincimento che facendo crescere una cultura "popolare" nei confronti della natura, si può guardare al futuro con speranza o meglio con serena fiducia.
Agli impegni già indicati se ne aggiunge un altro: far crescere il numero dei
Parchi associati, non per smania di "grandeur" ma per dare più voce e più incisività a questa battaglia, che non è solo nostra, e che vogliamo condurre in umiltà di intenti, senza alcuna voglia di protagonismo e senza pretesa di uniche vestali a custodia del sacro fuoco.
Un ruolo che non ci si addice, essendo abituati da sempre, per tradizione cultura ed estrazione, al rispetto ed al confronto.
Bino Li Calsi
Presidente del
Coordinamento Nazionale
Parchi Regionali |