Già dal nome volevamo fosse chiaro l 'indirizzo della Rivista.
Rinunciando infatti a qualsiasi aggettivazione non abbiamo voluto soddisfare solo esigenze di concisione grafica.
Abbiamo inteso soprattutto affermare una precisa scelta politica.
"Parchi", senza ulteriori specificazioni qualificative significa, appunto che vogliamo guardare, interessarci dell'insieme dei territori protetti del nostro paese.
Insomma non intendiamo operare alcuna pregiudiziale, preventiva distinzione tra aree protette. Le differenze tra i parchi naturalmente ci sono, numerose e varie e riguardano la dimensione, le caratteristiche fisico-ambientali, il tipo di gestione e così via.
Ma tutte queste specificità, che cercheremo naturalmente di individuare, indagare, mettere a confronto, seguono e non precedono una peculiarità che accomuna tutti i parchi e le riserve: lo speciale regime a cui sono soggetti i propri territori.
Ed è proprio da qui, da questa peculiare condizione che consente e richiede ad un tempo di guardare ai parchi come ad una realtà, non uniforme certo, ma unitaria, che vogliamo partire. Coerenti con questa scelta ilprimo numero della Rivista si occupa, con l 'intervista al Presidente di "Italia Nostra"Mario Fazio e al Presidente del Parco del Gran Paradiso Franco Montacchini, dei problemi di uno dei nostri maggiori Parchi nazionali.
Continueremo a farlo anche nei prossimi numeri per offrire al lettore una visione a tutto campo dei parchi, senza discriminazioni e omissioni prive di senso.
Perchè non avrebbe senso, ad esempio, dedicare allo stambecco del Gran Paradiso un 'attenzione maggiore o diversa da quella dello stambecco dell 'Argentera, per il solo fatto che l 'uno vive in un parco nazionale e l'altro in un parco regionale.
Ci chiediamo infatti a chi e a cosa giovi continuare invece, come taluno purtroppo ancora fa, ad offrire al lettore immagini e scenari della condizione delle aree protette del nostro paese, del tutto distorte e parziali, in omaggio a presunte "gerarchie" e blasoni", che ormai hanno perduto, se mai l'hanno avuto, ogni e qualsiasi consistenza e valore..
Che senso ha ad esempio dedicare un'inchiesta, vedi "Italia Oggi" dell'Agosto, ai "parchi assediati" per dire che "in teoria in media sono cinque", salvo "quelli proposti" (e tra questi il giornale annovera taluni parchi già da tempo istituiti con legge regionale) per cui il turismo si scaricherebbe con i noti effetti "distruttivi" su un territorio troppo limitato, appena il 3%.
Scrivere cose del genere, ignorando che il territorio protetto non è più fermo al 3% ma è salito, per fortuna, al 6,1%, ancora insufflciente, certo, ma pur sempre il doppio di quello di cui parla il curatore dell 'inchiesta, non serve davvero a nessuno.
O dobbiamo pensare che quelle migliaia di cittadini, di giovani i quali, anche in questa estate, hanno disceso in canoa o in barchino il Ticino, o si sono arrampicati per i faticosi sentieri della Val Troncea, o dell'Etna, o hanno cercato quiete e animali da osservare nei boschi e sulle spiagge dell'Uccellina, hanno preso un abbaglio ritenendo di trovarsi all'interno di un Parco?
Ecco, noi vorremmo evitare di incorrere in infortuni del genere. E saremmo lieti se la Rivista potrà aiutare anche altri a non perseverare in visioni che qualche volta appaiono persino patetiche, tanto sono lontane dalla realtà di oggi.
Una realtà complessa, sicuramente ancora insoddisfacente, a cui proprio per questo vorremmo si guardasse finalmente con minore pigrizia culturale.
Intervista al Dr. Mario Fazio
Presidente di "qtalia Nostra"
D. A fine Ottobre per Camerino si riuniranno i Parchi Italiani per fare un bilancio, a dieci anni, dal 1° Camerino, che lanciò l'obiettivo del 10% del territorio da proteggere, del cammino compiuto. Quali luci e quali ombre a suo giudizio presenta il bilancio di questo decennio?
R. A dieci anni dal primo incontro di Camerino penso che non sia facile stendere un bilancio sintetico e al tempo stesso obiettivo. Le luci vengono da fenomeni a quel tempo appena abbozzati, come la crescita della domanda di natura e la diffusione di una certa cultura ambientale, non senza connotati negativi; vedi la commercializzazione della natura come veicolo pubblicitario, il business del verde e del disinquinamento, anche la riduzione a spettacolo della vita delle foreste e degli animali. Mi sembra incoraggiante il progresso compiuto da non poche Regioni, ed anche da Consorzi di Comuni o singole Amministrazioni comunali, nel cammino verso la creazione di riserve e di parchi effettivi, non istituiti soltanto sulla carta. Il Ministero dell'Ambiente ha istituito il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi (di fatto già esistente). Ma la legge-quadro non é stata ancora varata e incontra ostacoli avvilenti . Il traguardo del 10% del territorio protetto rimane lontano. La vita dei parchi esistenti, di diverso grado, non può dirsi brillante (con rare eccezioni) e generalmente rimane estranea alla vita delle comunità interessate. Nelle città la vita del verde é considerata marginale, benché le dotazioni di verde per abitante siano mediamente ridicole. Molti progetti, molti convegni, molti discorsi, ma il giudizio complessivo è di insufficienza.
D. Quale ritiene siano oggi, sul piano politico, legislativo e culturale i problemi più importanti che il nostro paese dovrebbe affrontare con maggiore impegno e coraggio?
R. Penso che la domanda si riferisca ai problemi di protezione della natura e più in generale del territorio. Sul piano legislativo va intensificata l'azione di appoggio alla legge-quadro sui parchi, da migliorare rapidamente in alcuni punti ma da condurre in porto senza più contrasti paralizzanti dovuti a ragioni di partito o clientelari. Sul piano politico sarebbero auspicabili iniziative per trasferire alla protezione della natura, in forma attiva, risorse oggi destinate a opere superflue o dannose ( come la cementificazione di fiumi e torrenti, come la costruzione di tante strade inutili). Penso anche all'acquisto da parte dello Stato, con affidamento in gestione a organi preparati, di quei tratti di costa non ancora edificati o manomessi che Italia Nostra sta catalogando con l'operazione "Nettuno 90", sul modello del Conservatoire National du Littoral in Francia. Va combattuta decisamente la tendenza a svendere beni demaniali, tanto più quando si tratta di boschi e aree verdi che la legge Galasso non riesce a tutelare efficacemente. Va ripresa la battaglia per una seria riforma urbanistica che riesca a mettere ordine nell'uso del territorio e peruna seria legge di difesa del suolo. Sul piano culturale il lavoro da compiere è enorme, perché la società italiana ha perduto da tempo il rapporto vitale con la natura, ridotta a panorama in funzione turistica oppure a luogo per il godimento del tempo libero. Tra le mille proposte segnalerei quella per l'istituzione di corsi di educazione ambientale nelle scuole di ogni grado (se ne sta occupando il Ministero dell'Istruzione) connessi ad attività didattiche sul campo, come si fa in alcuni Paesi della Comunità Europea. La Radiotelevisione di Stato potrebbe dare un forte contributo, con programmi di carattere educativo e divulgativo. Quanti italiani sanno riconoscere un albero?
D. Oggi, nonostante i ritardi del nostro paese, il numero dei parchi e delle aree protette è aumentato, specialmente in talune Regioni. Quali suggerimenti si sentirebbe di dare a chi, amministratori e operatori, è oggi impegnato nella non facile gestione dei Parchi nazionali e regionali?
R. Agli amministratori e operatori impegnati nella gestione dei parchi e delle aree protette suggerirei anzitutto di compiere ogni sforzo possibile per stabilire un rapporto di amicizia tra il parco e la gente del posto. Spesso le popolazioni locali non sono abbastanza informate, non conoscono neppure i benefici che possono ottenere dal parco. A volte si sentono vittime di divieti e limitazioni che colpiscono attività tradizionali, anche di una "burocrazia dcl parco" che appare lontana. E ' molto importante far conoscere, dialogare, assumere iniziative comuni, istituire all'interno del parco o dell'area protetta punti di incontro, produrre documentari insieme alla gente ehe vive nel pareo o intorno al pareo. Altro suggerimento: massima indipendenza da partiti e forze economiche, anche da gruppi di ambientalisti che ritengono di dover dettare legge in materia di parchi. Cercare, sperimentare, correggere errori ehe si rivelano con l'esperienza, tenere il massimo conto di situazioni e tradizioni locali: non è facile, ma si può provare. Altro suggerimento, non nuovo né originale: creare nei parchi aree di osservazione della natura, in tutti i suoi aspetti, sempre con fini educativi e didattici. Il ragazzino che analizza direttamente, assistito da un esperto, funghi e farfalle, foglie e lombrichi, tronchi e terriccio, impara molto più che a scuola e diventa un amico della natura.
Intervista al Professor Franco Montacchini Presidente del Parco Nazionale del Gran Paradiso di Roberto Saini
D. Prof. Montacchini, cosa significa oggi essere il Presidente di uno dei Parchi nazionali più importanti d'Europa?
R. Innanzi tutto significa trovarsi di fronte ad una grossa responsabilità nei confronti dell'opinione pubblica ed al centro dell' attenzione da parte di tutti coloro che si aspettano risultati concreti dalla gestione di un Parco nazionale. A fronte di questa responsabilità, peraltro,vi troviamo meccanismi procedurali che sono spesso limitanti e rallentano l'azione amministrativa. Un recente caso valga ad esemplificare queste difficoltà: è stata posta in vendita una valletta sul versante piemontese del Parco, una zona ehe potrebbe contribuire, se divenisse proprietà dell'Ente Parco, a migliorare la gestione: purtroppo le procedure per l'acquisizione sono molto complesse ed un'occasione così importante rischia di essere perduta.
Fortunatamente, fatte salve alcune carenze di organico, la sorveglianza e gli uffici funzionano a regime.
D. Cosa ne pensa, Presidente, di una eventuale regionalizzazione del Parco con una spartizione dei compiti gestionali tra Valle d'Aosta e Piemonte?
R. Sono convinto che un'operazione di questo tipo equivarrebbe alla morte reale del Parco. Infatti, anche se le Regioni mirassero a conseguire finalità simili, peraltro stabilite dalle leggi istitutive del Parco, verrebbero a determinarsi evoluzioni diverse sui due versanti del territorio protetto . Pertanto la perdita di un 'unità gestionale, oggi assicurata dalla presenza dell 'Ente Parco, produrrebbe soltanto un danno al Parco.
D. Quale ruolo debbono allora assumere le Regioni nei confronti del Parco?
R. Io credo ehe il ruolo delle Regioni possa essere importantissimo: mi riferisco soprattutto alla pianificazione territoriale, e competenza propria delle Regioni, ehe, se condotta in modo coordinato, consentirebbe di ridurre le conflittualità con le popolazioni. Debbo anche aggiungere che in questo specifico caso parlo anche in base alla positiva esperienza condotta con la Regione Piemonte, la quale si è attivata in questa materia con i Comuni e le Comunità Montane interessate, riducendo il contenzioso a problemi marginali e facilmente superabili. Voglio anche ricordare che la Regione Valle d'Aosta da un lato e la Provincia di Torino dall'altro contribuiscono con loro finanziamenti alla gestione del Parco: mi auguro che l'entità di questi finanziamenti possa essere incrementata essendo ancora ferma al 1972 e non essendo, da allora, stata aggiornata. D. Come mai un Parco così importante come il Gran Paradiso è privo, ormai da anni, di un Direttore che possa coordinare le varie attività? R. Con la recente legge 142 sull'ordinamento delle Autonomie locali è stato sancito in modo definitivo l'esonero del funzionario del Parco che svolgeva funzioni di coordinamento. La vera difficoltà consiste nel trovare sul mercato del lavoro un soggetto con le caratteristiche e le capacità necessari e per svolgere questo ruolo delicato: infatti coloro che potrebbero svolgere questo ruolo, persone provenienti da altre Amministrazioni pubbliche, non sono certo incentivati a farlo nè dallo stipendio nè, tanto meno, dalla temporaneità prevista dall'incarico. In questo momento stiamo passando al vaglio alcune ipotesi di ricerca di professionalità attraverso sistemi di selezione del personale.
D. Cosa ne pensa, prof. Montacchini, del disegno di legge-quadro nazionale in materia di parchi e quale utilità potrebbe avere una normativa nazionale nei confronti della ge-
stione del Parco?
R. Senza dubbio una legge-quadro sarebbe utilissima e mi auguro che, in tempi brevi, il disegno di legge attualmente in discussione, pur se con qualche modifica, possa concludere il suo iter. Una legge-quadro potrebbe consentire infatti di superare molti problemi gestionali e di pianificazione territoriale e contribuire a risolvere la questione economica, anche se, nel corso del 1990, è stato aumentato lo stanziamento a favore del Parco fino a 5 miliardi che, peraltro, sono in massima parte assorbiti dalle spese correnti. Tra gli appunti che si possono fare al testo attualmente in discussione vi è la previsione di nomina del Direttore mediante concorso nazionale e il ventilato trasferimento dei compiti di vigilanza al Corpo Forestale dello Stato invece di mantenere il servizio di vigilanza così come è oggi, in considerazione della sua efficienza. |