Tutte le epoche sono contraddistinte da momenti di transizione culturale dove un gruppo di idee che dà identità ad un contesto sociale tende ad essere sostituito da un nuovo sistema di valori. Nella vicenda dell'uomo il rapporto con l'ambiente, impostato sull'equilibrio naturale, è stato, nello scorrere del tempo, sostituito da un non equilibrio che, progressivamente, ha prodotto la perdita della qualità dell'ambiente sia naturale che umano: il valore dell'acqua, dell'aria, del suolo, i processi della produttività primaria e secondaria sono stati, e forse lo sono ancora, misconosciuti a fronte di un progresso misurato in parametri economicisti e quantitativi della crescita illimitata.
L'uomo artificiale ha via via sostituito quello naturale e, se tale sostituzione da un lato gli ha permesso di sottrarre la propria sopravvivenza alla dipendenza di leggi non sempre alla medesima favorevoli, dall'altro tale sostituzione presenta aspetti rischiosi quali gli squilibri determinatidallosfuggirgliilcontrollodelletecnologie disponibili.
Nella cultura attuale la maggiore attenzione ai problemi ambientali sembra indicare la tendenza al superamento dei parametri sopracitati relativi al rapporto tra uomo e ambiente, dal momento che l'analisi della "crisi ecologica" e le ricerche in atto su vari fronti a dare ad essa una soluzione nella logica dello "sviluppo sostenibile", denotano l'esistenza di modelli di sviluppo più rispondenti al corretto rapporto uomo-ambiente. "La terra è una sola, ma il mondo non lo è. Tutti noi dipendiamo da una unica biosfera per la nostra esistenza, eppure ciascuna comunità, ciascun paese, lotta per la sua sopravvivenza e prosperità con scarsa attenzione verso gli altri": cosí inizia il rapporto dal significativo titolo "Our common future" elaborato nel 1987 dalla World Commission on Environment.
Al fine di far divenire reale il messaggio di passare dal concetto di una sola Terra, a quello di un solo ed unico mondo, è necessaria una strategia educativa avente per direttrice il progetto della gestione dell'ambiente coerente con i nuovi valori, anche se tutti siamo convinti e coscienti che la sola strategia educativa di per sè non risolve la crisi ambientale.
L'educazione però può svolgere un ruolo fondamentale se consideriamo che la natura è di moda e la moda-natura è divenuta un grosso business: l'aggettivo "naturale" è ormai costantemente presente in ogni lancio pubblicitario, cosi come il mercato degli alimenti "biologici" ha conseguito, negli ultimi armi, un vertiginoso sviluppo.
Pure la stessa informazione, anche nei modelli scolastici, sull'onda della dilagante moda è superficiale e rischia di rimanere parola vuota che non agisce sulla mentalità e, quindi, sul comportamento.
A tal fine occorre elaborare una strategia dell 'educazione ambientale che sottolinei gli aspetti qualitativi del problema che, sommariamente, possiamo indicare nel concepire:
- l'uomo non sopra e fuori della natura, ma parte del sistema ambientale;
- l'ambiente come realtà viva, complessa e fragile, che ha dignità e valori propri;
- il limite dell'intervento umano in rapporto alle esiguità delle risorse e il limite delle capacità dei processi ambientali a recuperare le "rotture" intervenute nei loro equilibri;
- il progresso misurato come sviluppo economico, sì, ma anche sociale, culturale, etico...
Le prime esperienze educative, compiute nel Parco Naturale della Maremma e la considerazione che quel territorio è e ha le caratteristiche per diventare laboratorio di osservazione e sperimentazione per l'educazione ambientale, in quanto essendo continuo e costante oggetto di ricerche scientifiche di carattere specialistico può offrire al rapporto ricerca-didattica quanto è necessario per dare vitalità ai contenuti e ai meto di dell'insegnamento e dell'apprendimento, hanno indotto il Consorzio ad inoltrarsi su questo stimolante sentiero ed elaborare sia un progetto di educazione ambientale articolato su tre livelli
- educazione permanente; educazione scolastica; educazione professionale -, sia uno più ambizioso di dare luogo ad un centro perle culture ambientali, articolato in più settori di ricerca e di intervento.
Questo centro, che provvisoriamente e per comodità di linguaggio chiameremo Centro ambiente di Rispescia, e perla realizzazione e sviluppo del quale già si sono concretamente impegnate la Regione Toscana e l'Amministrazione Comunale di Grosseto oltre vari dipartimenti delle Università toscane, si prefigge lo scopo di tutelare e valorizzare l'ambiente ed il territorio attraverso l' attivazione di ricerche, studi, convegni, seminari ed ogni altra iniziativa di carattere interdisciplinare tendente allo studio del territorio e dell'ambiente in tutte le sue articolazioni e complessità: ecologiche, economiche, sociali, storiche, valorizzazione ed utilizzazione delle risorse.
Per conseguire tali obiettivi il Centro si struttura come:
- luogo di conservazione, elaborazione, diffusione della documentazione riguardante la valorizzazione dell'ambiente e del territorio;
- sede di dibattito fra le culture ambientali, gestione del territorio ed uso delle risorse per una corretta "strategia della conservazione", intendendo, con tale termine, il momento della salvaguardia, del mantenimento, della utilizzazione-durata, della riqualificazione dell'ambiente in senso lato;
- luogo di svolgimento di ogni attività culturale, di carattere educativo, al fine di coinvolgere direttamente le istituzioni scolastiche, centrali e periferiche, in una attività di educazione ambientale da realizzarsi nell'ambiente ed attraverso esso, facendo propria la massima " se leggo dimentico, se ascolto ricordo, sefaccio capisco";
- luogo propositivo di iniziative tese a favorire studi, nelle discipline attinenti le scienze ambientali ed il governo ed uso del territorio e delle sue risorse, soprattutto fra i giovani diplomati e laureati.
Il Centro ambiente così come è stato sopra caratterizzato non deve intendersi come una istituzione sostitutiva o aggiuntiva a quelle esistenti ed operanti, ma sede, aperta ed innovativa, capace di stimolare il confronto fra discipline e competenze diverse nella quale istituzioni pubbliche, università, centri di ricerca, associazioni economiche e di categoria possono trovare l'occasione di programmare e trovare obiettivi comuni di impegno e di azione e punto di riferimento per quanti, nei rispettivi ambiti, abbiano la necessità di ricevere risposte ed indirizzi gestionali alle proprie attività.
In questa fase il Centro, proprio per il fatto di operare all 'interno di un'area protetta
- il Parco Naturale della Maremma che, come già detto, ha da tempo avviato esperienze di educazione ambientale che hanno superato la fase della "pionieristica sperimentazione" e ha coinvolto in esse a pieno titolo istituzioni pubbliche, Enti locali, istituti di ricerca, università, sta lavorando sul settore educazione.
A tal fine va predisponendo una propria banca dati, attivi ente a quanto su quel territorio è stato pubblicato relativamente alla sua storia ed alle sue trasformazioni; ha dato vita ad un vivace nucleo di operatori culturali che si vanno ponendo come cerniera fra il mondo universitario e quello delle realtà scolastiche; va elaborando materiale bibliografico, schede di informazione, schede guida, per comprendere quel territorio ma anche per saper leggere anche gli altri; sta preparando seminari di studio, differenziati per insegnanti, attinenti le tematiche ambientali.
Tutto ciò per arrivare a quello che già era noto al capo indiano Settle: " la Terra non appartiene
all'Uomo,l'Uomo appartiene alla Terra .. Tutte le cose sono tenute assieme come il sangue che
unisce la stessa famiglia. Ciò che succede alla Terra succede ai figli della Terra. Non è l'uomo che ha tessuto la trama della vita: egli ne è solamente un filo. Tutto ciò che lui fa alla trama lo fa a sè stesso".
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