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La Riserva naturale dello Stato degli Astroni è stata istituita con il D M.422 del 24 luglio 1987 promulgato sulla G.U. 243 del 17.10.87, dopo che la Regione Campania, del cui demanio fanno parte gli Astroni, ne ha deliberato la destinazione (nota 7484/GAs 13 aprile 1987).
Il provvedimento di istituzione della Riserva ne assegna la gestione al WWF che tuttavia è ancora in attesa, alla data in cui si scrive, della stipula definitiva della relativa convenzione con Regione, Ministero dell'agricoltura e delle foreste e Ministero dell'ambiente.
Il territorio degli Astroni è veramente ad un passo dal centro di Napoli. Leggermente spostato verso ovest, è incluso in uno dei complessi geomorfologici più interessanti e famosi: i Campi Flegrei.
A sud degli Astroni la tranquillità del sito, sino a prima della seconda guerra mondiale totale, oggi è inesorabilmente compromessa dall'asse di scorrimento veloce della "Tangenziale di Napoli" che divide rumorosamente e vistosamente il territorio in due. Inoltre il territorio degli Astroni è bloccato a nord e nord-est dalla ferrovia Circumflegrea e dagli agglomerati edilizi di Pianura e Soccavo (caratterizzati da invadente abusivismo edilizio), ed è chiusa ad est dall'Ippodromo di Agnano, a sud dalla S.S. Domiziana (lungo la quale c'è stata nell'ultimo ventennio un'edificazione selvaggia) oltre che dalla Tangenziale, ad ovest dall'abitato di Pozzuoli; gli Astroni sono contornati, oltre che dall'edilizia abusiva, da fabbriche, discariche e cave.
Il nome Astroni individua la caldera del cratere di un vulcano formatosi per esplosione 4000 anni fa con emissione di lava scoricea e trachitica, e si presenta come un tronco di cono largo e schiacciato; l'orlo della caldera, di forma ellittica con gli assi maggiori di 2000 m e 1500 m, ha un perimetro di circa 7 Km e un'altezza media di 200 m., e l'interno del cratere occupa un'area di circa 257 ettari. E' localizzato nella regione flegrea più esterna, verso il mare, ed è al centro di una serie di crateri vulcanici che si accalcano l'uno sull'altro: ad oriente ed a sud-est Agnano, a sud la Solfatara (ancora oggi attiva), ad occidente Cigliano i cui strati, oltremodo degradati, si appoggiano sui suoi pendii, a nord-ovest la triplice cerchia dei crateri detti comunemente Fossa Lupara .
Attorno alla metà del XV secolo Alfonso I d'Aragona ne interdì l'uso pubblico per riservarne il territorio per le sue cacce private. Fino ad allora le sue acque erano state usate a scopo termale, come testimoniato dai documenti di epoca romana relativi alle terme di cui pullulava la zona flegrea. Gli Astroni furono destinati alle cacce reali sino al 1692, quando passarono prima ad un privato e poi ai Gesuiti.
Riacquisiti dai Borboni dopo circa 70 anni, all'epoca dell'insediamento di Carlo 111 sul trono, furono destinati nuovamente a riserva per cacce reali'; risale a quest'epoca la costruzione sul crinale del cratere della solida muraglia, ancora in gran parte esistente, e la costruzione di una casina da riposo, la"Vaccheria".
Fino alla metà del'ottocento gli Astroni, come del resto tutte le altre riserve di caccia reale, furono particolarmente curati. Nel 1860, con la conquista del Regno delle due Sicilie da parte dei Savoia, cominciò il lungo periodo di decadenza degli Astroni protrattosi fino ad oggi.
Nel 1870 fu assestato un duro colpo all'equilibrio ambientale dei Campi Flegrei con il prosciugamento del lago d'Agnano;
risale a quell'epoca anche il prosciugamento naturale degli specchi d'acqua minori, i "Cofanielli" esistenti nel cratere.
Dal 1920 gli Astroni diventarono proprietà dell'Opera Nazionale Combattenti. Nel periodo che va dal 1939 al 1944 il bosco degli Astroni fu letteralmente tirato giù. Durante il periodo bellico e negli anni immediatamente seguenti, inoltre, il cratere fu utilizzato anche come campo di prigionia' sia dai tedeschi prima, che dal comando alleato poi, con la conseguente costruzione di baracche e ricoveri. Il cratere con il bosco, ridotto ormai a ceduo di misera qualità, venne restituito in proprietà all'Opera Nazionale Combattenti.
Gli Astroni furono utilizzati sempre dall'O.N.C., oltre che con il taglio del bosco, anche come 'parco ricreativo, e in quanto tale sono stati aperti al pubblico, fino al 1980, con entrata a pagamento. A questo scopo furono introdotte, nel 1961, su indicazione della Direzione dello Zoo di Napoli dell'epoca, molte specie animali, sia nostrane che esotiche (cervi, mufloni e cinghiali; gazzelle, antilopi e alpaca). Con decreto del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste dal 28.1.69 il cratere è stato dichiarato "oasi della protezione della fauna". Ciò nonostante, nel breve volgere di pochi anni, tutti gli animali di grossa taglia furono eliminati dai bracconieri.
Con lo scioglimento degli enti inutili (DPR 31.3.79), e quindi anche della O.N.C., il cratere degli Astroni è passato al demanio della Regione Campania e la gestione del bosco all'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Napoli.
Nel bosco l'ultimo taglio è stato effettuato nell'agosto del 1987 profittando dell'intervallo tra la delibera della Regione sulla destinazione degli Astroni a Riserva Naturale dello Stato e la sua istituzione ufficiale e definitiva.
La fisionomia vegetale del cratere degli Astroni è caratterizzata dal fenomeno della inversione termica. Infatti per la conformazione orografica della caldera completamente chiusa, e per la presenza di una zona molto umida sul suo fondo, a mano a mano che dal ciglio del cratere ci si sposta verso il fondo si osserva un decremento della temperatura mentre contemporaneamente cresce l'umidità. Ciò porta ad avere nelle zone più alte, lungo l'orlo del cratere, sui versanti esposti a sud e alla sommità del Colle dell'Imperatrice, una vegetazione tipica della macchia mediterranea eliofila exerofila, caratterizzata da pini d'Aleppo e domestici, e lecci.
Invece sul fondo si ha la presenza di una foresta umida planiziale caratterizzata dalla presenza della farnia, insidiata nel suo abitat dalla quercia rossa (introdotta ai primi del 900 dai Savoia), accompagnata da aceri, ornielli e pioppi; sulle pareti più fredde del cratere, esposte a nord e nord-est, si ha infine una consistente presenza del castagno. Il bosco presenta una grandissima varietà di situazioni che tuttavia sono molto lontane dalla naturale evoluzione delle fitocenosi corrispondenti ai vari microclimi. Gli interventi dei vari utilizzatori dell'area ne hanno profondamente influenzato l'aspetto: gli Aragona e i Borboni, per esigenze di caccia, restrinsero il bosco prevalentemente sul fondo, lasciando spoglie le pareti del cratere; i comandi civili e militari durante la seconda guerra mondiale ne decretarono il taglio pressoché totale; gli introduttori di specie animali e vegetali esotiche o ibride ne fecero oggetto di sperimentazione o speculazione economica; infine esiste ancora oggi una vigna interna alla Riserva degli Astroni, posta nei pressi dell'ingresso del cratere e coltivata da un colono.
Attualmente gli alberi più longevi sono alcuni lecci nei pressi della "Vaccheria", mentre un esemplare isolato di quercia rossa, poco meno che centenaria, risulta essere l'albero più imponente e maestoso per dimensioni e portamento.
Il resto del bosco, posato sul fondo del cratere, risulta molto giovane e sono pochi gli alberi di notevoli dimensioni; inoltre, la densità con cui sono stati piantati i moltissimi pioppi ha determinato, per questi soggetti, un accrescimento verticale molto pronunciato rispetto ad un accrescimento diametrico esiguo.
Quasi ovunque è presente un sottobosco molto ricco, impenetrabile nelle zone venute allo scoperto in seguito ai tagli o a cadute di alberi e invase da una vegetazione nitrofila (rovi e felce aquilina soprattutto), che ostacola notevolmente la rinnovazione naturale del bosco. Gli arbusti più frequenti nel sottobosco sono tra gli altri rovo, smilace, fusaggine e lauroceraso.
Oggi, contrariamente al passato, anche lungo le pendici del cratere la densità degli alberi è notevole e le specie arboree caratteristiche e prevalenti dipendono dalla esposizione del versante; il sottobosco e la macchia sono caratterizzati ovunque da ginestra, erica, lentisco, cisto, smilace. In tutto il bosco è attivissima la raccolta abusiva di funghi, fiori e specie erbacee da tutti coloro che, con grande facilità peraltro, riescono a superare il muro di cinta. Muro di costruzione borbonica, che oltre a presentare numerose brecce ed aperture, è diventato addirittura 'struttura portante" di alcune costruzioni abusive realizzate a ridosso della riserva. Oggi si riscontra, inoltre, l'esistenza di una strada asfaltata che corre per un tratto adiacente al muro, rispetto alla quale ha un'altezza di soli 150 cm.
Sul fondo del cratere l'unico specchio d'acqua residuo è il "Lago Grande", uno stagno le cui sponde sono popolate da numerosissime specie di giunchi, tife, cannucce e carici che dalle sponde scendono dentro l'acqua La cannuccia di palude predomina su tutte e invade gran parte dello specchio d'acqua, lasciandolo allo scoperto solo per una fascia larga qualche metro, lì dove lo stradone di caccia corre parallelo al lago; sulle superfici libere galleggia la azolla caroliniana, alga originaria del Nord America che colora vistosamente di rosa la superficie dell'acqua.
Come abbiamo già avuto occasione di ricordare, gli animali di grosse dimensioni sono stati abbattuti tutti dai bracconieri, ai quali si attribuisce inoltre la rarefazione delle moltissime specie di uccelli stanziali e migratori riscontrata negli ultimi anni, apportando, se ancora possibile, ulteriori gravissimi danni alle pochissime specie residue, e tutto ciò nonostante i decreti di protezione operanti dal 1969.
A testimonianza di tutto ciò numerosi bossoli che si possono rinvenire all'interno della recinzione, soprattutto lungo il muro di cinta degli Astroni e nel ricovero appostamento creato dai bracconieri tra i ruderi di "Torre Nocera".
E' tuttavia ancora possibile ascoltare, specie sulle sponde del lago il verso della gallinella d'acqua, avvistare il tarabusino ed udire il fruscio provocato dai serpenti che si muovono sul frascame; e un pò dovunque, nel bosco, percepire il tipico rumore dei picchi che percuotono gli alberi. Tuttavia sulla fauna, in maniera specifica, non sono stati condotti ancora indagini sufficientemente approfondite e rigorose; allo stato attuale si può ancora dire che, oltre alle volpi, è numerosissima la colonia di ratti e topi che infesta il bosco e che si nutre delle tantissime ghiande prodotte.
Non essendo stata definitivamente stipulata la citata convenzione che affida al WWF la gestione della Riserva, e non essendo stato costituito il prevedibile Comitato Tecnico Scientifico per la valutazione degli aspetti gestionali e di rilevanza ambientale, non risultano ancora definiti il regolamento e il piano di zonizzazione previsti anche dal decreto di istituzione. Non sono stati definiti, quindi, programmi di gestione, possibilità di estensione dei vincoli di protezione, studi organici ed orientati sull'area della riserva, l'utilizzazione dei corpi di fabbrica esistenti ed il carico di visitatori ammessi. La Regione Campania ha comunque già finanziato con un suo provvedimento l'acquisto di attrezzature scientifiche per un centro di educazione ambientale, gestito dal WWF, che si dovrà collocare negli Astroni . L'Istituto di Pianificazione e Gestione del Territorio del C.N.R. di Napoli, nell'ambito della sua ricerca sui Parchi Naturali, ha pubblicato la prima parte, e sta terminando la seconda, dell'ipotesi di un modello gestionale per una riserva naturale, ottenuto anche con l'utilizzazione di tecniche computerizzate di telerilevamento, e calata come prototipo, sugli Astroni . Le ipotesi gestionali formulate dal C.N.R., già note al WWF, potranno da questo essere recepite nel regolamento e nel piano che si spera veda presto la luce per permettere, finalmente, l'apertura della Riserva Naturale degli Astroni.
*Ricercatori dell'I.Pi.Ge.T. di Napoli |