Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 6 - GIUGNO 1992


Il Parco Naturale delle prealpi Carniche
Graziano Danelin*

Ubicazione e informazioni generali
Il Parco Naturale delle Prealpi Carniche si trova nel settore occidentale della fascia prealpina del Friuli-Venezia Giulia. A nord è delimitato dall'alta Val Tagliamento, a sud dal corso del torrente Cellina e dalla statale 251, a ovest dal confine amministrativo con la Regione Veneto, a est dalla statale 552 della Val Tramontina.
Attualmente il territorio istituito a Parco riguarda solo 30.000 ha dei quasi 50.000 ha previsti e dal punto di vista amministrativo sono coinvolti i Comuni di Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso (in provincia di Pordenone), Forni di Sopra e Forni di Sotto (in provincia di Udine).
Il paesaggio è quello caratteristico delle Prealpi Orientali, determinato da un contorno dolomitico e da vallate strette e lunghe. La catene dei Monfalconi e degli Spalti di Toro assieme alle praterie di alta quota di
Campoross" e ai pascoli della malga Senons, ne fanno un ambiente unico in tutto l'arco alpino e prealpino. Le difficoltà date dal tipo di orografia presente hanno reso minimo l'impatto causato dalla pressione antropica e hanno garantito, allo stesso tempo, la sua naturale conservazione ad opera delle popolazioni locali. Si è pertanto alla presenza di un complesso che non presenta strade asfaltate al suo interno con i suoi 50.000 ha (compresa la zona di salvaguardia ambientale) e che si pone come uno degli ambiti dotato non solo di maggiore unità naturale in Italia, ma anche di maggior grado di wilderness".
La cultura e la storia di questi luoghi si possono scoprire con le testimonianze delle attività tradizionali dei "sedonèrs" (intagliatori del legno) che hanno caratterizzato l'economia locale dei tempi passati. Una certa attenzione va data anche agli aspetti dell architettura spontanea che, superate le avversità del tempo, rimangono a ricordo dei valori e dei costumi locali.
Il territorio del Parco, in tutta la sua estensione, è particolarmente vocato per l'escursionismo di tipo naturalistico ed il trekking che sono garantiti da una adeguata rete di sentieri e un discreto numero di strutture d'appoggio.
Le impervie e spumeggianti acque del Cellina e degli altri torrenti montani sono ideali per praticare la canoa. Nel Comune di Claut si trova un centro a supporto della scuola di canoa "Alpi Orientali". Il comprensorio di Forni di Sopra offre anche opportunità per lo sci invernale disponendo degli efficienti impianti sciistici della zona del Varmosto in sinistra orografica del Tagliamento (esterna al perimetro del Parco).

Le finalità del Parco

Nell'ambito del Piano di conservazione e sviluppo che definisce la zonizzazione del territorio, le norme espresse propongono i seguenti obiettivi:

* conservazione, tutela e ripristino degli ecosistemi;

* promozione sociale ed economica; * ricerca scientifica;

* didattica educativa e formativa; * sperimentazione.

L'obiettivo della conservazione è di tutelare e ripristinare le diversità ambientali, anche favorendo l'azione umana se questa viene coinvolta nella realizzazione di tali fini. La valorizzazione economica delle risorse produttive connaturate con l'ambiente è quindi di primaria importanza.
Il Parco si propone come luogo dove si viene a contatto con la natura e dove si possono comprendere i rapporti e le relazioni che intercorrono tra le varie componenti ambientali. E importante sottolineare le finalità educative: queste mirano ad incentivare un approccio con la natura non basato esclusivamente su motivazioni consumistico-ricreative.
Collegare la fruizione ricreativa e turistica con una finalità educativa implica dover conoscere i valori culturali e sociali di un ambiente, e significa anche venire a contatto diretto con le sue espressioni paesaggistiche e naturalistiche. E importante far cogliere l alternarsi dinamico delle zone influenzate dall'opera dell'uomo, e di altre che sono attualmente dotate di suggestioni naturalistiche e di gradienti di selvaticità elevatissimi (come non è facile riscontrare in tutto il territorio alpino italiano).
Le attività tradizionali, presenti in minima parte anche a causa delle asperità naturali del territorio, sono condotte e indirizzate secondo criteri di tutela e di ripristino dell'ambiente. I centri abitati, seppur esclusi dal perimetro delle zone protette, hanno con esse una stretta connessione che dipende dalla cultura, dall'architettura e dalle tradizioni locali.
Il Parco è quindi l'insieme dei valori naturalistici e sociali del territorio, e per la sua salvaguardia è necessaria un'efficace tutela (intesa come recupero, conservazione e valorizzazione) sia degli uni che degli altri .

Aspetti geologici

Il Parco si sviluppa in un comprensorio montano di grande interesse geologico ed ambientale che generalmente è poco noto, soprattutto per la difficile accessibilità della zona, accresciutasi anche dopo il progressivo spopolamento del territorio specialmente nelle sue parti più aspre e interne E proprio per queste difficoltà che l'ambiente si è mantenuto intatto e protetto dagli effetti negativi dei processi di antropizzazione e di sfruttamento.

Dal punto di vista geomorfologico, senza dubbio bisogna ricordare i grandiosi depositi della frana del Vajont, che evocano la catastrofe del 1963 e costituiscono un esempio unico di colossale evento franoso, tuttora oggetto di indagini e studi di rilevante interesse scientifico. La stratigrafia di questo settore delle Prealpi Carniche interessa solo terreni mesozoici e depositati quaternari. Le principali fasce sono costituite da:

* Dolomia del Norico-Retico: la gran parte del territorio del Parco è costituita da questi depositi dolomitici o calcareo-dolomitici. * Depositi quaternari: questi sono estesi accumuli di alluvioni disposti lungo le aste torrentizie.

* Depositi detritici: questi sono diffusi dove l'intensa azione dei ghiacciai si è sormontata all'azione tettonica. E opportuno ricordare che le caratteristiche del territorio sono frutto in particolare anche della intensa tettonizzazione. La zona infatti è interessata da tre grandi linee tettoniche: linea dell'Alto Tagliamento", "Sovrascorrimento Monte Duranno-Alto Meduna" e Sovrascorrimento Periadriatico".

Quest'ultima è facilmente individuabile nella zona di Andreis a sud del Monte Raut, dove determina un singolare paesaggio.
L'acqua è senz'altro una delle ricchezze di questo Parco. E stato il tumultuoso scorrere di torrenti come il Zemola, il Cimoliana, il Cellina, il Settimana, l'Alba, il Giaf che hanno modellato la tipica forma delle vallate.
Ulteriore fattore che ha caratterizzato l'aspetto geomorfologico delle zone più interne è stata la presenza di ghiacciai, protratta fino ad alcune migliaia di anni fa, in tutte le valli del comprensorio prealpino. Le testimonianze si evidenziano da alcune sezioni vallive e dai grandi e piccoli "circhi" glaciali modellati nei fianchi montuosi. L'ingrandimento delle "Nicchie" nel tempo, assieme all'azione demolitrice degli agenti meteorici, ha provocato la riduzione delle dorsali montuose e la produzione di creste, guglie e torri di suggestivo e unico interesse paesaggistico. Famosissima è la zona dei "Monfalconi e degli Spalti di Toro", dove si può ammirare il "Campanile di Val Montanaia", definito suggestivamente agli inizi del 1900 dall'alpinista Cozzi come la "pietrificazione dell'urlo di un dannato". Un altro singolare aspetto geologico, unico del suo genere in Regione, è dato dai cosiddetti
"Libri di S. Daniele", vere e proprie cataste di lastroni rocciosi situati a nord dell'abitato di Casso. Questi lastroni, dopo un duro lavoro, venivano portati a valle e utilizzati come coperture per i tetti delle case di Casso: ancor oggi sono visibili alcune abitazioni con i tetti in pietra.

Flora e vegetazione

Le condizioni vegetazionali del territorio del Parco sono influenzate soprattutto dal clima temperato della fascia attitudinale interessata e dall'azione termoregolatrice che svolge il non lontano mare Adriatico. Per un corretto inquadramento è importante ricordare che nell'area del Parco è ben visibile il caratteristico abbassamento dei limiti altimetrici della vegetazione. L'elevata piovosità, sommata allo scarso effetto massa ed all'orientamento trasversale delle catene montuose, determinano la discesa della vegetazione verso altitudini inferiori. La notevole ricchezza floristica di tutto il comprensorio del Parco dipende soprattutto dall'occasione di rifugio e di sopravvivenza che è stata data da questi territori ad innumerevoli specie durante il periodo di espansione dei ghiacciai. Oltre quindi alla molteplicità di specie tipiche della fascia temperata, sopravvivono degli autentici endemismi, cioè organismi differenziatisi in loco in tempi lontani e rimasti oggi isolati in aree originarie circoscritte che costituiscono un luogo di particolare attrazione per l'escursionista anche per le singolari caratteristiche geologiche e climatiche. Tra questi endemismi evidenziamo l'Arenaria hutéri (esclusiva delle Prealpi Carniche) e la Genziana froelichi. Accanto a queste specie ricordiamo la Cypripedium calceolus (orchidea appariscente che si trova un pò dovunque nel Parco), il Papaver rhaeticum (tipico dei macereti calcarei dei ghiaioni alpini), la Campanula morettiana (curioso esempio di vita tra gli anfratti rocciosi), la Daphne blagayana (unica stazione documentata recentemente in Italia), la Drosera rutundifolia pianta carnivora).

FAUNA

La notevole variabilità degli ambienti che il territorio idoneo per ospitare tutte le specie tipiche della fascia alpino-montana. Certamente interessante è la consistenza della popolazione degli ungulati.
Il capriolo è distribuito su tutto il territorio soprattutto negli ambienti di transizione, tra le foreste e distese aperte, dove è possibile trovare folto sottobosco e ricco strato cespugliare. Quando la morfologia dei luoghi si fa più severa, nell'orizzonte montano sub-alpino, troviamo il camoscio che salta elegantemente tra una cengia erbosa e l'altra. E diffuso su tutti i rilievi del Parco.
Una piccola popolazione di cervi è presente nel settore settentrionale proveniente dalla Valle del Tagliamento. Ecologicamente importante è la presenza dello stambecco nella zona del Monte Turlon. La specie è stata reintrodotta felicemente con due operazioni nel 1985 e 1986; attualmente la sua consistenza è di 35-40 capi, ed è la colonia di stambecchi stazionalmente più bassa di tutto l'arco alpino.
Ricca è anche la consistenza delle specie avicole: tra queste ricordiamo molte specie di rapaci, il picchio nero e tutti i tetraonidi. Segno dell'elevato grado di naturalità dell'ambiente del Parco è la consistenza dell'aquila reale: in ogni vallata si stima la presenza di una coppia nidificante. L'esistenza di una popolazione ben strutturata e vitale di aquila reale, rilevabile dall'occupazione di tutti i territori disponibili è indice di salute ambientale e della presenza di una fauna ricca.

Aspetti forestali

Le principali formazioni forestali, secondo una schematizzazione altitudinale sono:

* boschi termofili: consorzi misti arbustivo-arborei di carpino nero e orniello, con presenza di faggio e acero montano. E la formazione tipica di stazioni accidentate e acclivi in esposizione sud;

* faggete: sono soprassuoli boschivi costituiti prevalentemente da faggio. Diffuse un pò dovunque perchè favorite dal tipo di clima locale, le faggete caratterizzano il paesaggio dell'intero Parco;

* peccete: sono boschi in cui predomina l'abete rosso (misto anche con abete bianco e faggio) . Le troviamo nelle zone di fondovalle

dove il clima è più continentale (inadatto allo sviluppo del faggio) e nelle zone di alta quota, sui versanti nord. Nelle località accessibili sono prevalentemente formazioni con attitudine produttiva;

*lariceti e mughete: sono le formazioni forestali di alta quota che definiscono il limite del bosco. Diffuse sono le formazioni caratterizzate dal pino mugo. Questa specie, a portamento strisciante e con elevata attitudine pioniera, ha colonizzato i detriti di falda e i ripidi pendii di montagna fino a costituire vere e proprie formazioni forestali . E d'obbligo ricordare l'importanza economica che i popolamenti di pino mugo hanno assunto in passato per i Comuni di Claut e Cimolais come materia prima per la produzione del mugolio. Ancor oggi in Val Cimoliana, Val Settimana e in Val di Gere è possibile osservare i segni del trattamento a taglio raso a strisce utilizzato per le mughete.

Assetto organizzativo

La previsione del Parco Naturale delle Prealpi Carniche risale al Piano Urbanistico Regionale del 1978, quando sono state individuate le zone di particolare pregio ambientale della Regione Friuli-Venezia Giulia. Solo però con la L.R. n. 11/1983 c'è stata la possibilità di giungere alla redazione di un "Piano di conservazione e sviluppo" che definisse l'assetto organizzativo e territoriale del Parco. L'adozione del Piano da parte dei Comuni di Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Forni di Sopra e la conseguente approvazione dell'Amministrazione Regionale, avvenuta il l 6.11.1990, ha sancito il definitivo avvio del Parco. Nel settembre del 1991 si è aggiunto anche il Comune di Forni di Sotto. Le difficoltà maggiori di questa fase iniziale sono legate agli aspetti gestionali, considerato che l'attuale legge regionale in materia non definisce un preciso organismo di gestione: tutto è demandato ai Comuni. Nonostante tutto, in attesa di un assetto più stabile e nel rispetto della L. n. l 42/ 1990, le Amministrazioni comunali che avevano adottato il Piano del Parco si sono tra loro convenzionate con l'obiettivo di creare una gestione coordinata di tutto l'ambito protetto. l Sindaci dei Comuni formano un Comitato di coordinamento che opera le scelte che poi vengono attuate dalle singole entità comunali. Per quanto riguarda i territori dei Comuni che non hanno ancora adottato il Piano, la Regione ha definito una zona di "Salvaguardia ambientale".
Il sistema generale del Parco prevede la realizzazione di alcune strutture legate all attività gestionale e la suddivisione territoriale secondo zone omogenee (Riserva Orientata, Riserva Guidata e Preparco). E necessario sottolineare che il 1991 ha rappresentato solo l'inizio dell'impostazione dell'assetto organizzativo individuato. I Centri visita che verranno realizzati in ogni paese saranno il punto di riferimento per tutte le attività gestionali che verranno avviate.
La ristrutturazione di molte "casere" situate in montagna consentirà l'allestimento di bivacchi" che diventeranno preziosi elementi di supporto per i visitatori escursionisti e per la sorveglianza.
La definizione di alcuni 'ristori malghivi" proporrà una diversa fruizione del territorio. Una adeguata rete sentieristica consentirà al visitatore di conoscere da vicino le peculiarità di questo ambiente montano. Non da ultimo vanno ricordate le realizzazioni in fondovalle di alcune "aree faunistiche", che permetteranno di venire a contatto con il tipo di fauna che vive all'interno del Parco.

Coordinatore del Parco