PARCHI | ||
Rivista Parchi: tutti i numeri online |
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 6 - GIUGNO 1992 |
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Il Parco Naturale delle prealpi Carniche Graziano Danelin* |
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Ubicazione e informazioni generali Le finalità del Parco Nell'ambito del Piano di conservazione e sviluppo che definisce la zonizzazione del territorio, le norme espresse propongono i seguenti obiettivi: * conservazione, tutela e ripristino degli ecosistemi; * promozione sociale ed economica; * ricerca scientifica; * didattica educativa e formativa; * sperimentazione. L'obiettivo della conservazione è di tutelare e ripristinare le diversità ambientali, anche favorendo l'azione umana se questa viene coinvolta nella realizzazione di tali fini. La valorizzazione economica delle risorse produttive connaturate con l'ambiente è quindi di primaria importanza. Aspetti geologici Il Parco si sviluppa in un comprensorio montano di grande interesse geologico ed ambientale che generalmente è poco noto, soprattutto per la difficile accessibilità della zona, accresciutasi anche dopo il progressivo spopolamento del territorio specialmente nelle sue parti più aspre e interne E proprio per queste difficoltà che l'ambiente si è mantenuto intatto e protetto dagli effetti negativi dei processi di antropizzazione e di sfruttamento. Dal punto di vista geomorfologico, senza dubbio bisogna ricordare i grandiosi depositi della frana del Vajont, che evocano la catastrofe del 1963 e costituiscono un esempio unico di colossale evento franoso, tuttora oggetto di indagini e studi di rilevante interesse scientifico. La stratigrafia di questo settore delle Prealpi Carniche interessa solo terreni mesozoici e depositati quaternari. Le principali fasce sono costituite da: * Dolomia del Norico-Retico: la gran parte del territorio del Parco è costituita da questi depositi dolomitici o calcareo-dolomitici. * Depositi quaternari: questi sono estesi accumuli di alluvioni disposti lungo le aste torrentizie. * Depositi detritici: questi sono diffusi dove l'intensa azione dei ghiacciai si è sormontata all'azione tettonica. E opportuno ricordare che le caratteristiche del territorio sono frutto in particolare anche della intensa tettonizzazione. La zona infatti è interessata da tre grandi linee tettoniche: linea dell'Alto Tagliamento", "Sovrascorrimento Monte Duranno-Alto Meduna" e Sovrascorrimento Periadriatico". Quest'ultima è facilmente individuabile nella zona di Andreis a sud del Monte Raut, dove determina un singolare paesaggio. Flora e vegetazione Le condizioni vegetazionali del territorio del Parco sono influenzate soprattutto dal clima temperato della fascia attitudinale interessata e dall'azione termoregolatrice che svolge il non lontano mare Adriatico. Per un corretto inquadramento è importante ricordare che nell'area del Parco è ben visibile il caratteristico abbassamento dei limiti altimetrici della vegetazione. L'elevata piovosità, sommata allo scarso effetto massa ed all'orientamento trasversale delle catene montuose, determinano la discesa della vegetazione verso altitudini inferiori. La notevole ricchezza floristica di tutto il comprensorio del Parco dipende soprattutto dall'occasione di rifugio e di sopravvivenza che è stata data da questi territori ad innumerevoli specie durante il periodo di espansione dei ghiacciai. Oltre quindi alla molteplicità di specie tipiche della fascia temperata, sopravvivono degli autentici endemismi, cioè organismi differenziatisi in loco in tempi lontani e rimasti oggi isolati in aree originarie circoscritte che costituiscono un luogo di particolare attrazione per l'escursionista anche per le singolari caratteristiche geologiche e climatiche. Tra questi endemismi evidenziamo l'Arenaria hutéri (esclusiva delle Prealpi Carniche) e la Genziana froelichi. Accanto a queste specie ricordiamo la Cypripedium calceolus (orchidea appariscente che si trova un pò dovunque nel Parco), il Papaver rhaeticum (tipico dei macereti calcarei dei ghiaioni alpini), la Campanula morettiana (curioso esempio di vita tra gli anfratti rocciosi), la Daphne blagayana (unica stazione documentata recentemente in Italia), la Drosera rutundifolia pianta carnivora). FAUNA La notevole variabilità degli ambienti che il territorio idoneo per ospitare tutte le specie tipiche della fascia alpino-montana. Certamente interessante è la consistenza della popolazione degli ungulati. Aspetti forestali Le principali formazioni forestali, secondo una schematizzazione altitudinale sono: * boschi termofili: consorzi misti arbustivo-arborei di carpino nero e orniello, con presenza di faggio e acero montano. E la formazione tipica di stazioni accidentate e acclivi in esposizione sud; * faggete: sono soprassuoli boschivi costituiti prevalentemente da faggio. Diffuse un pò dovunque perchè favorite dal tipo di clima locale, le faggete caratterizzano il paesaggio dell'intero Parco; * peccete: sono boschi in cui predomina l'abete rosso (misto anche con abete bianco e faggio) . Le troviamo nelle zone di fondovalle dove il clima è più continentale (inadatto allo sviluppo del faggio) e nelle zone di alta quota, sui versanti nord. Nelle località accessibili sono prevalentemente formazioni con attitudine produttiva; *lariceti e mughete: sono le formazioni forestali di alta quota che definiscono il limite del bosco. Diffuse sono le formazioni caratterizzate dal pino mugo. Questa specie, a portamento strisciante e con elevata attitudine pioniera, ha colonizzato i detriti di falda e i ripidi pendii di montagna fino a costituire vere e proprie formazioni forestali . E d'obbligo ricordare l'importanza economica che i popolamenti di pino mugo hanno assunto in passato per i Comuni di Claut e Cimolais come materia prima per la produzione del mugolio. Ancor oggi in Val Cimoliana, Val Settimana e in Val di Gere è possibile osservare i segni del trattamento a taglio raso a strisce utilizzato per le mughete. Assetto organizzativo La previsione del Parco Naturale delle Prealpi Carniche risale al Piano Urbanistico Regionale del 1978, quando sono state individuate le zone di particolare pregio ambientale della Regione Friuli-Venezia Giulia. Solo però con la L.R. n. 11/1983 c'è stata la possibilità di giungere alla redazione di un "Piano di conservazione e sviluppo" che definisse l'assetto organizzativo e territoriale del Parco. L'adozione del Piano da parte dei Comuni di Andreis, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Forni di Sopra e la conseguente approvazione dell'Amministrazione Regionale, avvenuta il l 6.11.1990, ha sancito il definitivo avvio del Parco. Nel settembre del 1991 si è aggiunto anche il Comune di Forni di Sotto. Le difficoltà maggiori di questa fase iniziale sono legate agli aspetti gestionali, considerato che l'attuale legge regionale in materia non definisce un preciso organismo di gestione: tutto è demandato ai Comuni. Nonostante tutto, in attesa di un assetto più stabile e nel rispetto della L. n. l 42/ 1990, le Amministrazioni comunali che avevano adottato il Piano del Parco si sono tra loro convenzionate con l'obiettivo di creare una gestione coordinata di tutto l'ambito protetto. l Sindaci dei Comuni formano un Comitato di coordinamento che opera le scelte che poi vengono attuate dalle singole entità comunali. Per quanto riguarda i territori dei Comuni che non hanno ancora adottato il Piano, la Regione ha definito una zona di "Salvaguardia ambientale". Coordinatore del Parco |