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Un modello anni 30?
Franco Zunino su Wilderness di luglio-settembre confessa essergli molto difficile parlar bene dei nuovi parchi nazionali. Intanto perchè non crede che nel volgere di pochi mesi possano essere istituiti tutti quelli messi in elenco. Il rischio insomma è che ci troviamo ancora una volta dinanzi a delle pure espressioni geografiche". Anche chi non è animato da un così forte spirito contestatario come Zunino ha certo fondati motivi per non farsi illusioni.
Peccato però che il Nostro, dopo aver virilmente manifestato il suo scetticismo, scopra che per far le cose bene senza scomodare l'America si sarebbe potuto guardare ai nostri buoni esempi e precisamente al parco degli Abruzzi e a quello del Monte di Portofino, i quali a suo giudizio 'sono stati istituiti con delle leggi tra le migliori in Europa". Anche se poi per Portofino, purtroppo, si è sciupato tutto gettandolo in pasto alla regionalizzazione e ad una legge aborto, solo demagogicamente democratica.
Francamente tra tante cose anche bislacche che ci è capitato di leggere sui parchi questa ha l'innegabile pregio della originalità.
Come mai nessuno si era finora accorto che in materia di legislazione sulle aree protette il meglio era già stato prodotto tra il 1923 e il 1935?
L'orologio di Wilderness non si sarà fermato?
Né museo né safari
Quasi a fare il controcanto a Zunino, l'on. Giacomo Rosini presidente nazionale della Federcaccia, su Habitat di aprile se la rifà invece con un "certo ambientalismo divenuto egemone ' il quale avrebbe impedito al nostro paese di affermare una "autentica cultura del parco".
Cosicché ad una prima fase che può essere definita del "parco museo" sarebbe seguita la fase del "parco safari" gestita all'insegna del populismo e del consumismo ambientalistico.
In queste affermazioni, anche se un pò semplicistiche, c'è naturalmente del vero.
Il Rosini però strafà laddove l'antidoto per scongiurare il rischio incombente di un misto delle due tendenze ' appena ricordate è individuato nientemeno che nell'imperiosa necessità che il mondo sportivo italiano elabori e pubblicizzi una propria linea di politica ambientale".
Per mondo sportivo presumiamo il Rosini intenda i cacciatori e non anche i tifosi della domenica o i giocatori di tressette. Ora a noi interessa molto che il mondo venatorio riesca a fare la sua parte anche per la tutela ambientale.°
Ma non è un pò troppo ambire a far assumere ad esso addirittura un ruolo di protagonista fondamentale" in quell'arcipelago ambientalista che sarebbe afflitto, secondo il Rosini, da imperante conformismo"?
Un pò di misura forse non guasterebbe ed eviterebbe qualche padella".
Un sentiero tutto d'oro
E il sentiero Italia che dovrebbe attraversare in lungo la Penisola. Nel suo tratto laziale, per i circa 300 Km. previsti, era stata stimata una spesa massima di 600 milioni.
Così almeno nel progetto presentato dall'associazione "Sentiero Italia" all'assessorato al turismo della Regione Lazio nel 1986.
Nel 1990 la Regione Lazio con una delibera affida ad un gruppo di lavoro paritetico formato dal CAI, Associazione sentiero Italia e Regione l'elaborazione del progetto definitivo.
Ma i due interlocutori dell'Ente locale non vengono mai convocati.
A sorpresa la Regione adotta invece una nuova delibera con la quale affida alla società Italeco del gruppo IRI la realizzazione dello stesso tracciato naturalistico, divenuto nel frattempo sentiero Europa per la modica cifra di 5 miliardi e 600 milioni. L'ingresso in Europa come si vede è piuttosto oneroso anche se la Regione pensa di poter attingere i 5 miliardi e mezzo dai piani integrati mediterranei (PIM) della CEE. L'associazione sentiero Italia e la Lega ambiente allora ricorsero al TAR del Lazio il quale ha dato loro ragione. Il "fantomatico" sentiero natura tutto d'oro quindi non si farà. Ora le associazioni attendono che la Regione si decida finalmente a convocarle per mettere mano al progetto originario.
Sventata la speculazione manca adesso il lieto fine.
Agricoltura: Ministero sì o Ministero no
Singolare situazione quella del Ministero dell'Agricoltura. La recente approvazione della legge-quadro sulle aree protette ha confermato, pur tra vivaci contestazioni, un ruolo non secondario al Ministero, ossia al Corpo Forestale dello Stato.
Se ne compiace, ad esempio, su Monti e Boschi, numero 1, Paride Calliari, il quale ricorda, non senza orgoglio, i meriti dell'Amministrazione Forestale dello Stato, spesso in "anticipazione" con i mutamenti culturali e sociali del Paese.
La legge 394 fa del Corpo Forestale dello Stato, scrive soddisfatto il Calliari, la struttura primaria di sorveglianza delle aree protette nazionali e continua nella gestione delle più significative formazioni forestali a contenuto naturalistico, divenute Riserve naturali dello Stato".
In contemporanea con queste manifestazioni di giubilo, le Regioni italiane hanno promosso un referendum per la soppressione di alcuni Ministeri, tra i quali quello dell'Agricoltura e Foreste.
La proposta fa seguito e si accompagna alla proposta deliberata dal Consiglio Regionale del Veneto di indire un referendum consultivo su una proposta di legge di modifica della Costituzione in senso regionalista.
C'è qui la più chiara delle conferme del permanere di una situazione tutt'altro che soddisfacente sotto il profilo degli assetti istituzionali del Paese.
L'augurio è che le nuove "tensioni" possano risolversi in un'accresciuta capacità complessiva di governo nel nostro Paese, la cui condizione è una più equilibrata 'ripartizione di competenze tra centro e periferia.
I parchi delle brame
E il titolo di una inchiesta di Nuova Ecologia di aprile su quanto sta bollendo in pentola al Ministero dell'Ambiente per dare attuazione alla legge-quadro sulle aree protette.
Notizie e voci si mescolano nel servizio di Enrico Fontana, fornendo nell'insieme un quadro piuttosto allarmante, se dovesse trovare conferma nella realtà.
Al Ministero sarebbero infatti in corso grandi manovre a tutto campo sia per quanto riguarda gli assetti interni, sia per le nomine e le designazioni dei direttori e presidenti dei nuovi parchi nazionali.
Nell'articolo si fanno anche molti nomi dei "papabili". Alcuni dei chiamati in causa si sono affrettati a smentire, talvolta stizzosamente, in altri casi semplicemente negando di essere in 'lizza". Le loro rimostranze sono state riportate e commentate sul numero di maggio della rivista. Inutile dire che noi non siamo in grado né di confermare, né di smentire nessuna delle "voci" riportate, liquidate da qualcuno come puro pettegolezzo.
C'è solo da augurarsi che la smentita, quella che davvero interessa, venga da scelte tempestive e limpide degli organi del Ministero.
Meglio guardare al futuro
Il Comitato Parchi Nazionali, quello diretto dal dottor Tassi, è intervenuto ripetutamente in questi mesi, con documenti e comunicati stampa, sulla situazione delle aree protette.
Forte è la preoccupazione espressa per i ritardi che già si registrano nell'attuazione della legge-quadro, ma vigorosa, soprattutto, è la denuncia dei rischi di "pasticciacci" per le designazioni, nomine ed incarichi previsti per i nuovi parchi nazionali.
La critica si appunta poi con altrettanta severità su tutta una serie di manovre in corso, purtroppo in più di un caso già andate a segno in vari parchi vecchi e nuovi, a favore di pressioni e aspettative di chiaro stampo localistico e settoriale. Qui le esemplificazioni sono numerose: si va dalle vicende del Parco dello Stelvio all'intesa che consentirebbe di riaprire" la caccia in alcuni territori altoatesini, ai rischi di inerzia nel Parco del Pollino, pure vantato come 'il più grande d'Europa".
Timori, putroppo fondati, vengono manifestati inoltre per il destino dei Parchi del Circeo e della Calabria. Ma l'elenco dei fatti e dei misfatti è assai più lungo.
E difficile non condividere lo spirito di questa denuncia, che trova conferma anche in altre notizie di stampa relative, ad esempio, alle manovre" in corso in sede ministeriale dove, come si sa, in base alla legge 394 si devono insediare organi centrali importanti, nuove qualificate strutture decisionali ed operative, dalle quali dipende in larga misura il futuro della legge-quadro, e cioè la costruzione di un effettivo sistema nazionale delle aree protette.
Riaffiora però in queste sacrosante denunce una stanca e ripetitiva riproposizione di vecchie questioni, che sarebbe l ora di seppellire una volta per tutte.
Che senso ha, mentre si sottolineano le reali contraddizioni e le carenze della legge-quadro e giustamente si rileva, ad esempio, che l'elenco delle riserve marine va estemporaneamente a sommarsi a quello vecchio ed inattuato della legge sul mare, continuare a lamentarsi del fatto che taluni parchi regionali (Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Uccellina) non sono stati "nazionalizzati"? Si sente veramente il bisogno, per questi ed altri parchi regionali già alle prese con grossi e difficili problemi, di sottoporli a quelle "cure" che il Comitato Parchi, giustamente, critica tanto severamente?
Se anzichè dare giudizi un pò troppo sbrigativi al localismo" si sostenessero alcune scelte per farle uscire da una fase "cartacea" e tradurle in "realtà" concrete, forse si troverebbero vie di uscita a molte situazioni di ottusità "centralistiche" . |