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Dopo due anni di lavoro è stata firmata, il 7 novembre 1991 a Salisburgo, la "Convenzione per la protezione delle Alpi". L'hanno sottoscritta i rappresentanti dei sei Paesi lungo i quali si snodano le Alpi (Italia, Francia, Svizzera, Germania, Liechtenstein, Austria), il Commissario della Comunità europea per l'ecologia e quelli della Comunità di lavoro alpine (Arge Alp, Alpen Adria, Cotrao). In essa si riconosce che le Alpi costituiscono uno dei più grandi spazi naturali continui in Europa e uno spazio vitale, economico, culturale e ricreativo nel cuore dell'Europa, che si distingue per la sua specifica e svariata natura, storia e cultura e del quale fanno parte numerosi popoli e Paesi e per le quali va assicurata una politica globale per la conservazione e la tutela. L'importanza del documento è di riconoscere l'unitarietà ecologica del sistema alpino e la necessità della ricerca di una strategia univoca e globale di riferimento per l'azione di tutela.
Al di là di situazioni particolari dove una serie di fattori negativi, e la pressione turistica in primo luogo, hanno compromesso le condizioni ambientali, le Alpi racchiudono in sè un mondo significativo e particolare sotto il profilo culturale, dove uomo e natura, in una dura convivenza attraverso i secoli, hanno creato un patrimonio di storia e tradizioni che va attentamente tra mandato.
Un'azione significativa di salvaguardia del bioma alpino è stata svolta, all interno delle varie comunità nazionali, dalla presenza e dal lavoro portato avanti, specialmente negli ultimi decenni, dai parchi e dalle aree protette in generale. La presenza dei parchi nell'arco alpino è ormai considerevole sia come numero sia come importanza degli ambienti tutelati. Solo in Italia, che è comunque il Paese con maggior presenza di parchi nelle Alpi, delle 207 aree protette a livello regionale censita nell'indagine riportata nel volume "I Parchi regionali d'Italia", edito dall'UPI, ben 29 fanno parte dell'area geografica alpina. Una presenza, quella delle aree protette dell'arco alpino, come un pò in tutti i Paesi "sviluppati", che è andata via via assumendo significati e compiti sempre maggiori all'interno dello sviluppo delle società civili, passando dalle semplici funzioni di tutela del territorio ad un insieme di scopi più complesso, dati soprattutto dalla ricerca di un controllo dell'indirizzo evolutivo dei territori stessi in un'ottica di coerente e duraturo sviluppo delle popolazioni.
Durante il convegno svoltosi a Molveno (TN) sul tema "Consenso sociale e buona amministrazione nei parchi di montagna" nel maggio di quest'anno, al quale hanno preso parte rappresentanti di parchi di tutti i Paesi dell'arco alpino, alcuni direttori di parchi (Vanoise, Argentera, Mont Avic, Adamello-Lombardo, AdamelloBrenta, Paneveggio-Pale di San Martino, Alti Tauri) sono convenuti sulla necessità di avviare una concreta e stabile azione di coordinamento fra le aree protette delle Alpi.
Riconoscendo pertanto l'estrema importanza che riveste la presenza dei parchi delle Alpi nella salvaguardia di questo importante ecosistema a livello europeo e come sia necessario ed urgente trovare una forma di raccordo tra le azioni dei singoli organismi nella ricerca di una politica comune ed univoca, e per lo sfruttamento del potenziale sinergico possibile, gli stessi si impegnavano a promuovere in tempi brevi una conferenza tecnica di tutti i rappresentanti dei parchi e delle aree protette delle Alpi che abbia come scopo la concretizzazione di una forma di incontro stabile fra gli stessi per il raggiungimento degli scopi sopraddetti.
Il Centro di ecologia alpina" di Monte Bondone (TN) a cui era stata demandata l'organizzazione logistica dell'iniziativa ha programmato tale incontro per il prossimo novembre.
L'obiettivo posto per questi parchi, di iniziare a lavorare assieme su temi di interesse comune superando i confini politici, è indubbiamente ambizioso ma oggi meno utopistico di un tempo.
*Direttore Parco Argentera *Direttore Parco Adamello-Brenta |