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Il Parco del Crinale fra Romagna e Toscana (a cura di G. Luca Corradi),
Alinari, Firenze 1992,
pp. 181, foto 63 B/N, 44 colore, Lire 80.000
Il Parco regionale del Crinale romagnolo ha commissionato nel corso del 1990 una ricerca sulla storia dell'ambiente naturale e sull'organizzazione spaziale e sociale del territorio della Romagna toscana, oggi amministrato e tutelato dall'Ente parco.
Il lavoro di ricerca è stato condotto e portato a termine, in stretta collaborazione, da vari docenti del Dipartimento di storia dell'Università di Firenze e dall'Istituto interfacoltà di geografia della stessa Università. Ai docenti fiorentini si è affiancato e coordinato un gruppo di studiosi e ricercatori romagnoli.
Questa collaborazione sinergica ed interdisciplinare ha portato alla realizzazione di una corposa serie di testi, corredati di un nutrito apparato iconografico e cartografico, che analizzano in modo esaustivo i quadri paesistico-territoriali e gli aspetti dell'organizzazione sociale e delle tradizioni culturali dell'Appennino tosco-romagnolo.
Sono stati infatti indagati e valorizzati gli aspetti storici, artistici e culturali che contraddistinguono questo territorio di confine tra Romagna e Toscana.
L'intreccio fra l'ambiente e la storia, fra paesaggio naturale e paesaggio costruito, costituiscono la chiave di lettura di strumento di riflessione sul paesaggio del Parco per coglierne la fisionomia, per individuare i caratteri strutturali e i problemi storici che l'hanno prodotto.
Il campo d'indagine si è poi in parte esteso e collegato alle aree limitrofe al Parco regionale, tenuto anche conto che nel frattempo quest'ultimo è divenuto parte integrante del ben più vasto e importante Parco nazionale di Campigna, del Monte Falterona e delle Foreste casentinesi, una delle aree di maggiore rilevanza naturalistica dell'Italia centrale.
Ai testi e ai documenti cartografici è abbinata la campagna fotografica, una vera "storia per immagini delle emergenze storico-ambientali di questa area appenninica, effettuata da George Tatge per la Casa Alinari.
Si è inoltre effettuata un'ampia raccolta di materiale fotografico d'epoca, reperito sia negli archivi storici Alinari e in parte fornito da collezionisti e fotografi locali.
Giorgio Osti,
La natura in vetrina - le basi sociali del consenso per i parchi naturali, Ed. Franco Angeli, Lire 26.000
Perchè i parchi naturali, nonostante l'ecologismo circolante e l'apparente accettazione ed esaltazione a livello sociale, stentano a decollare?
Perchè, se decollano, hanno vita difficile? Chi perde e chi guadagna dalla istituzione di un nuovo parco? E possibile che una forza sociale omogenea, formata da quote rilevanti di persone mosse da una medesima finalità, possa mobilitarsi con forza per realizzare pienamente un parco?
A tali e ad altri interrogativi risponde questo libro di Giorgio Osti, una suggestiva prova di sociologia dell'ambiente" volta a dare una chiave di lettura su problematiche e contraddizioni insite nei parchi naturali in rapporto all'ambiente umano. Le forze sociali in gioco, drammaticamente coinvolte in una trasformazione territoriale tutt'altro che indolore, vengono riprese in un conflitto dinamico al quale va stretta l'interpretazione storiografica di stampo marxiano. La complessità della questione ambientale conduce ad evidenziare piuttosto, quale maggiormente esplicativo, un conflitto di valori: quello fra materialismo e post-materialismo. Ed appunto nel campo dei valori post-materialistici si colloca la nascita della coscienza ambientale.
Manca però (e qui si va al cuore del problema) una forza sociale uniforme che sostenga il parco come progetto costruttivo. Le contraddizioni ideologiche del movimento verde e di altre classi che, pur essendo profondamente motivate all'ambientalismo (quale quella degli intellettuali urbani, riconducibili alla "human capital class") tendono a rifuggire dalla politica e dai suoi strumenti; la prevalenza degli interessi localistici nella gestione dei parchi, specie quelli regionali; la mancata emergenza di una classe in grado di dare un ruolo positivo al parco, sono elementi alla base di ogni vicenda sui parchi, e finiscono per fare del "parco" un conflitto permanente. La successiva analisi empirica di quattro parchi regionali alpini avvalora questa ipotesi. Per uscire dall'ambivalenza di fondo tra grandi progetti teorici e scarsità nei fatti, che rende i parchi delle semplici vetrine della Natura" (luoghi cioè "in cui le belleze naturali sono messe in maniera più accattivante, secondo le predisposizioni del consumatore") l'Autore indica alcune strade: in primo luogo, la specializzazione. L'Ente gestore deve assumere un ruolo più individualizzato ed aderente alle richieste specifiche, erogare servizi specialistici ed esclusivi, sganciarsi dal ruolo di duplicato o di emanazione degli Enti politici che lo compongono. Anche aumentare la partecipazione di chi gravita intorno al parco, arricchendone il coinvolgimento e, di conseguenza, l'incidenza positiva, può essere un mezzo importante per dare vitalità ad un parco. Da leggere, specie per chi è addetto ai lavori. (MariaVilla) |