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L'Emilia-Romagna ha approvato la nuova legge sui parchi, che non è solo il dovuto adeguamento alle leggi nazionali 142/90 e 394/91 ma anche e soprattutto l'occasione per l'assestamento e l'effettiva entrata a regime della politica delle aree protette.
Sotto il profilo legislativo e riguardo alle procedure istituzionali l'Emilia-Romagna è Regione in posizione avanzata (l'altra è il Piemonte). Tra le poche ad adeguarsi nei tempi fissati, con dieci parchi e cinque riserve regionali istituiti (pur rimanendo ancora aperta la questione del Delta del po) la Regione dispone di una base territoriale protetta di rilevante interesse.
La nuova legge rafforza gli Enti parco rendendoli consorzi obbligatori tra Enti locali ed introducendo il "parere di conformità" rispetto al PTP ma tuttavia, per scelta, non forza sul concetto di autonomia e sui poteri diretti.
In un periodo confuso e delicato per l'intero settore pubblico è facile essere risucchiati nella crisi istituzionale o, per altri versi, produrre forme sovrapposte ed imitative di quanto già esiste.
Si è quindi preferito tenere coinvolte le autonomie locali interessate anzichè prevedere come altrove enti regionali.
Si tratta di una opinione corretta istituzionalmente che diverrebbe però rischiosa se dovesse compromettere l'efficacia della azione di costituzione dei parchi.
A che punto siamo dunque?
Mai come oggi i parchi sono in pericolo, più esposti al riflusso rispetto ai primi mesi. Ora si decide: o il sistema si assesta e mette radici oppure si retrocede.
Non sono permessi tempi di attesa, ora non esistono più i processi di medio e lungo termine', tanto cari alla cultura della programmazione degli anni '70.
E' indispensabile che gli amministratori pubblici acquisiscano pienamente un atteggiamento volto a concretizzare rapidamente le scelte programmatiche.
Capita invece che in Emilia-Romagna, ad esempio, ad un adeguato impianto legislativo e programmatorio sui parchi corrisponde un'azione di governo ancora inferiore alle necessità. Nonostante l'impegno e la convinzione dell'Assessorato e dell'apposito servizio.
E certo un problema legato ai tempi in cui viviamo.
In altri tempi il riformismo emiliano è divenuto modello ammirato e studiato dentro e fuori Italia perchè ha saputo creare un sistema di governo mettendo in relazione economia, servizi alle persone ed equilibrio territoriale .
Il sistema è divenuto così un fatto conseguito, seppure mai considerabile definito e immutabile, e solo grazie a ciò ha inciso nella storia politico-sociale ed ha conservato un valore emblematico.
Oggi, in altra fase, l obiettivo è costruire un sistema di relazioni tra l'uomo, le sue attività, le sue aspirazioni ed il territorio ricercando il punto di equilibrio sul più elevato livello di qualità ambientale.
E una sfida impegnativa anche perchè giocata su un terreno culturale oltre che politico, ed evidentemente non può basarsi solo sui parchi.
Però i parchi rappresentano un tassello importante, come le scuole materne, esempio di cui l'Emilia-Romagna va fiera, lo sono per i servizi alla persona.
Come per fare le scuole non sono bastati leggi e programmi ma sono stati creati strumenti, professionalizzati uomini, investiti mezzi, così occorre fare oggi per i parchi. E tutto ciò va fatto in tempi molto più rapidi di quelli che furono consentiti allora.
Si ripropongono perciò i due rovesci della stessa medaglia: che cosa è un parco e chi lo deve costruire e gestire.
Sul primo aspetto è ampiamente maturato il dibattito imperante dieci-quindici anni fà in cui si parlava di "compatibilità" o di "convivenza" tra l'uomo e l'ambiente.
L'evoluzione della missione fondamentale dei parchi passa oggi per un'analisi delle crisi sociali contemporanee e cerca risposte al bisogno di dare all'uomo un habitat migliore in cui vivere ed identificarsi.
C'è, dimostrata dall'epidemia di disgregazione che ci ha colpito, una impellente necessità di ricercare la più alta ed armonica qualità dell'abitare, del lavorare, del condividere con altri comunanze culturali. Dobbiamo cucire le lacerazioni, non solo tra uomo e natura ma, attraverso ciò, anche fra gli uomini.
Su questo si discute poco o male, si produce quasi niente, pare che si tratti di materia da ambientalisti superstiti.
Ed è forse proprio per questo che l'altra faccia, quella della costruzione e del governo delle aree protette, procede a velocità insufficiente. Forse perchè una nuova cultura politica in materia non è ancora cresciuta.
E previsione, più che auspicio, che sempre più pressantemente la gente chiederà fatti in direzione della protezione del territorio, spinta anche dal bisogno di ricostruire il legame uomo-ambiente che oggi è scisso. Le proposte politiche devono capirlo ed anticiparlo.
Nel mese di febbraio 1993 il coordinamento dei parchi emiliano-romagnoli tengono la prima conferenza regionale dei parchi e riserve.
Così facendo si cambia marcia La macchina di cui disponiamo oggi è ancora troppo piccola, ed accelerando troppo si rischia solo di finire fuori giri. Per procedere alla velocità giusta ci vuole una macchina adeguata, ed è questa che dobbiamo acquisire.
*Presidente Parco del Gigante |