|
" Ciao caro, bentornato Dai, cambiati, che portiamo i bambini al parco". Quel parco sono i Giardini Margherita a Bologna o i giardini Petrarca a Bolzano. Quei giardini, quel parco, sono in mezzo alla città, hanno il prato, il lago, il cigno, il giardiniere, I'aiola, I'albero, troppo spesso la siringa. Quei giardini, con le siepi scolpite da parrucchieri per signora, sono belli. Spesso c'è anche una piccola giostra ed il trenino. In alcuni casi le targhette sugli alberi con nome e cognome dell'albero e le targhette sulle panchine con nome e cognome di un morto con eredi generosi. Sono belli, tutto è al posto giusto, anche il gelataio. Sono belli e vanno difesi e ancora migliorati dove ci sono, richiesti con forza dove mancano, ma non possono assolutamente rimanere l'unica immagine evocata dalla parola "parco". Eppure nonostante l'alfabetizzazione, la televisione, il turismo di massa, le gite organizzate, il verdismo di maniera e la raccolta di firme per la foca monaca, in Italia parlando di parco si pensa comunemente al giardino sotto casa. Il parco naturale è lontano o sconosciuto. E un'immagine, nei migliori dei casi, bella ma astratta, una parola da dire ma non da vivere.
Ed anche chi la vive, camminando in fila indiana per i sentieri delle Dolomiti di Sesto, troppo spesso la vive male. Più come somma di divieti incomprensibili che somma di piaceri. Forse insegnando con pazienza il piacere del vedere, del sentire la natura nei suoi diversi aspetti, anche più minuti, riusciremo a rendere meno incomprensibili quei divieti. Non è un lavoro facile, non sempre la natura è bella e riposante come gli antropizzati spazi verdi sotto casa. Ma questa è la strada, quella dell informazione, del coinvolgimento, della comunicazione. E viene la voglia di averli nelle città i centri visita dei parchi naturali, per portarci quei bambini convinti che il capriolo sia, al pari di Topolino, una invenzione di Walt Disney ed i loro genitori con il perenne dubbio che quelle montagne siano state fatte per le cartoline. Tanti centri visita in ogni città, quanti sono i nostri parchi, per illustrarne la storia, le bellezze, gli odori, i rumori, i colori in tutte le loro somiglianti diversità. Perchè ogni parco è diverso per le specifiche caratteristiche naturali e per la diversa storia degli uomini che hanno vissuto e percorso i suoi territori. C'è quindi l'esigenza prima, anche uscendo dai suggestivi sentieri della fantacomunicazione, di andare alla definizione di immagini-parco specifiche e distinte Ed è proprio su questo, non tanto sulla sostanza-immagine ma sulla parola-immagine, che nascono i primi problemi. Nascono o rischiano di nascere schieramenti contrapposti caratterizzati da fondamentalismi di maniera sbagliati e fuorvianti Da una parte chi collega alla parola immagine il peccato consumistico e quindi, condannandola, impedisce di fatto la possibilità di comunicare, far conoscere ed apprezzare, dall'altra chi considera anche l'ambiente naturale un puro bene di consumo secondo le peggiori logiche di mercato, con la conseguenza di consumarlo nel senso di estinguerlo. Risolvere questa contrapposizione significa trovare, sia pur in modo ragionevolmente compromissorio, la possibilità di una convivenza tra ambiente e turismo. Un compromesso certamente difficile che sancisce l esistenza di una società doppia o meglio di una geografia doppia la geografia dei luoghi protetti e la geografia di luoghi lasciati in balia di logiche a volte aberranti. Ne sancisce l'esistenza ma non per questo l'accetta come immodificabile, con l'obiettivo di salvaguardare l ambiente pregiato, non solo evitando di degradare ancor di più le aree esterne a questo ma cercando di rivalutarle rispettandone comunque le esigenze economiche. Si stabilisce quindi una logica di salutare ed ormai codificato compromesso anche nella fase di progettazione di tutti i mezzi di comunicazione del parco, partendo dai criteri generali di immagine, passando per i vari elementi di grafica coordinata per arrivare agli stessi centri visita. Dimenticarsi della diversificazione delle esigenze e degli obiettivi può comportare il rischio o della totale immobilità o, al contrario, della frenetica produzione di tante cose magari belle ma complessivamente dannose perchè disorganiche e contraddittorie. E chiaro a questo punto, tornando al tema centrale dei centri visita, che non può esistere un modello preconfezionato esportabile a scatola chiusa ma deve invece esistere una stessa logica di progettazione che faccia da guida e consenta nelle singole realtà di educare ed informare nel rispetto di esigenze ed immagini specifiche.
I centri visita
Schema orientativo ideale per fasi
Il Comitato tecnico-scientifico
Teoricamente ogni parco ha una sua struttura tecnico-scientifica operativa. A questa struttura si aggiungeranno, nella fase preprogettuale, esperti di educazione ambientale dei vari settori della comunicazione ed i progettisti della parte architettonica e dell'allestimento dei centri. Senza questa struttura e senza un rapporto costante tra questa, I'Ente parco e la gente del luogo, sarà impossibile giungere ad un risultato finale confacente alla specificità di ogni singolo parco.
Definizione dei temi
Il comitato procederà per fasi, selezionando i temi di interesse, definendone i responsabili e predisponendo tutto il materiale utile per iniziare la vera e propria fase di progetto. La somma delle sintesi dei singoli tematismi costituirà, in un progetto ideale, il contenuto dell'allestimento comune a tutti i centri visita del parco. I tematismi si svilupperanno invece in modo autonomo ma organico e coordinato nei singoli centri, dando ad ognuno una sua specifica caratterizzazione.
Definizione dei luoghi
Ragioni legate ad esigenze di comunicazione ma anche e soprattutto ragioni di tipo socio-politico impongono la presenza di più centri visita in ogni parco o meglio per ogni parco. Più alto è il numero dei Comuni dell'area, interessati ad essere una delle porte" del parco, e più efficace sarà la prima ed indispensabile fase educativo-formativa, quella riferita alle genti del parco (a questo scopo sono fondamentali le mostre-iniziative itineranti) . Più alto è il numero dei centri, più possibilità abbiamo di andare alla definizione di tematismi specifici, con la conseguente possibilità di maggiore approfondimento ma anche di rendere ogni centro direttamente collegato agli altri, con scambi costanti di frequentazioni da parte del visitatore-turista. Sarà quindi il singolo Comune a proporre la struttura in grado di ospitare il centro, puntando preferibilmente al recupero di edifici che facciano parte della sua storia, ricordandosi che un vecchio caseificio in disuso (un esempio fra tanti) può raccontare cose altrettanto importanti di un nobile palazzo del quattrocento.
Definizione degli spazi e dei flussi di percorso
Stabiliti gli spazi fisici che ospiteranno i centri, concordati i singoli tematismi e la parte espositiva comune ai vari centri, saranno i progettisti ad affrontare caso per caso la definizione degli spazi dedicati ai diversi momenti espositivi. Sarà questa definizione che determinerà i flussi di percorso dei visitatori . E questo uno degli aspetti più importanti di tutta la prima fase progettuale il visitatore non dovrà sentirsi costretto a percorrere in una particolare sequenza le diverse tappe ma, al contrario, dovrà farlo in modo naturale e piacevole. Per ottenere questo risultato non potrà essere sufficiente inventare una dopo l'altra cose mirabolanti se all'inizio non si penseranno gli spazi che dovranno accoglierle. Un punto fermo, nel caso ottimale di più centri, è stabilire una forte autonomia tra parte comune e tematismo specifico.
Definizione dei criteri di comunicazione Gli stessi criteri e strumenti di comunicazione, direttamente conseguenziali all'immagine complessiva del parco, dovranno caratterizzare i diversi centri. Alla grafica coordinata si collegheranno i diversi elementi espositivi, dalle vetrine ai pannelli, dai filmati ai momenti ludici . A titolo esclusivamente esemplificativo possiamo dire che dovrebbe essere possibile riconoscere l'impaginazione dei vari centri di un parco dall'impaginazione di un singolo pannello.
Definizione degli strumenti di comunicazione
L'obiettivo è quello di riuscire a creare la sensazione del racconto di un parco che si snoda all'interno di spazi fisici consolidati, ognuno in grado di regalare sensazioni ed informazioni di volta in volta differenziate e complementari. Determinanti diventano quindi le singole caratterizzazioni degli spazi.
Momenti di simulazione o gioco che vedranno la partecipazione attiva del visitatore si alterneranno ad altri di informazione più "scolastica". E accanto ai pannelli dei grafici, alle foto e ai testi avremo il legno, la pietra, l acqua, i suoni, gli odori, gli strumenti sicuramente più forti pereducare alla natura e per poterla apprezzare in tutte le sue peculiarità anche minute.
Per concludere
Quando ho iniziato a scrivere questo mio modesto contributo per Parchi avevo l'intenzione di raccontare la storia di un progetto ed in particolare di quello relativo ai centri visita del Parco del Crinale su cui stiamo lavorando ormai da più di un anno. Poi ho cambiato idea perchè mi è parso più giusto, in questa fase ancora embrionale del dibattito, affrontare la questione partendo più dalle esigenze che non dalle risposte, dalle difficoltà che non dalle soluzioni. I brevi cenni che ho fatto alle logiche progettuali vogliono essere solo uno stimolo alla discussione su queste pagine e là dove si sta lavorando con fatica per riuscire a rendere i nostri parchi naturali un bene culturale davvero comune.
*Progettista centri visita del Parco del Crinale Romagnolo |