Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 8 - FEBBARIO 1993


Ancora sull'orso bruno delle Alpi

Nell'ultimo numero di Parchi abbiamo riportato sinteticamente (pagina 72) la risoluzione finale del workshop internazionale sull'orso bruno del Trentino, tenutosi al Centro Studi di Ecologia Alpina di Monte Bondone (TN), dal 18 al 20 settem6re u.s.
L'assoluta mancanza di spazio non ci ha permesso di pubb1icare in modo più completo ed esaustivo l'interessante argomento; corriamo ai ripari in questo numero con la sintesi delle conclusioni dei quattro gruppi di lavoro in cui è stato articolato la workshop. Riteniamo opportuno l'approfondimento sul tema non solo per l'importanza della sopravvivenza del plantigrado alpino, ma anche per gli argomenti trattati e l'articolazione della ricerca, che presenta spunti di interesse anche metodologici.
Gruppo di lavoro "Compatibilità genetica ed etologica. Analisi di PVA e stima di MVP"- coordinatore E. Randi
Il gruppo di lavoro ritiene che la mancanza di dati empirici non consenta di fornire indicazioni categoriche sul grado di divergenza genetica della attuale popolazione di orsi del Brenta rispetto alle popolazioni balcaniche in particolare ed europee in generale. L'analisi delle informazioni storiche disponibili suggerisce l'ipotesi che circa 200 anni di isolamento (corrispondenti a circa 20 generazioni) siano insufficienti per consentire una significativa divergenza genetica. E inoltre probabile che le piccole dimensioni della popolazione trentina abbiano determinato il prevalere di processi casuali (deriva genetica) sui processi adattativi (selezione naturale ed adattamento alle condizioni ambientali locali). Queste ipotesi potranno essere sottoposte a controllo scientifico in tempi brevi, poichè attualmente tre laboratori (in Germania, Francia ed Italia) hanno in corso programmi di analisi genetiche su diverse popolazioni europee di orso (incluse le popolazioni del Brenta e dell'Abruzzo) .
Nell'arco di tempo ( 1 o 2 anni) necessarioper avere le informazioni genetiche, è plausibile ipotizzare che l'attuale popolazione del Brenta non subirà cambiamenti tali da modificare le attuali probabilità di sopravvivenza.
Pertanto questo periodo di tempo potrà essere utilizzato per approfondire le indagini sulla biologia dell orso, per tentare di verificare il trend della popolazione trentina e per formulare una strategia di conservazione che sia tempestivamente realizzabile.
Si ritiene che obiettivo fondamentale di questa strategia di conservazione dell'orso nel Trentino debba essere la costituzione di una popolazione vitale, che quindi sia demograficamente stabile ed in grado di conservare la propria variabilità genetica. Analisi preliminari di PVA condotte dal gruppo del professor W. Schroeder suggerirebbero che una popolazione vitale dovrebbe consistere in almeno 40-60 orsi, e che l'habitat adatto dovrebbe essere di 120.000200.000 ha Tale esigenza territoriale è ben superiore alle disponibilità del Parco e forse dell'intero Trentino occidentale. E quindi necessario progettare una strategia globale di conservazione dell'orso nelle Alpi, che faciliti l'attuale espansione naturale di orsi della Slovenia e che predisponga interventi coordinati a livello interregionale ed internazionale.
Elemento importante di questa strategia è lo studio di interventi di immissione di orsi (presumibilmente di origine slovena-croata). In tale caso sarà necessario sviluppare opportune analisi su modalità e potenzialità di tale tipo di intervento (le analisi ad oggi proposte, come i piani di intervento di W. Schroeder, di F. Osti, eccetera necessitano di ulteriore approfondimento). Si ritiene opportuno che le operazioni di immissione vengano eseguite inizialmente nell'ambito del Parco. Si ritiene opportuno che le ope-
razioni di immissione vengano iniziate nell'ambito del Parco, dove le condizioni di tutela dei soggetti immessi nell'habitat e il grado di accettazione da parte delle popolazioni umane residenti sono più favorevoli. Tale intervento consentirebbe di salvaguardare la sopravvivenza dell'attuale nucleo di orsi.
In assenza di analisi scientificamente controllabili, non è possibile esprimere conclusioni a proposito delle differenze di comportamento (aggressività, timidezza) osservate in diverse popolazioni di orso. Le ipotizzate basi genetiche di tali comportamenti restano completamente da dimostrare.

Gruppo di lavoro "Ambiente" - coordinatore F. Osti
I partecipanti al workshop sull'orso bruno nel Trentino incaricati sulla discussione delle tematiche relative alle condizioni ecologiche dell'habitat della specie, a conclusione della trattazione delle varie problematiche riguardanti anche la valutazione della capacità portante di molte aree comprese nel Trentino e nel settore alpino orientale in rapporto all attuale fenomeno di espansione verso regioni nord-occidentali della popolazione dinarica di Ursus arctos, esprimono quanto segue:

  • 1) sulle Alpi orientali esiste la possibilità di espansione della specie;
  • 2) nel Trentino si possono individuare aree a vocazione ursina anche all'esterno dei confini del Parco naturale Adamello-Brenta;
  • 3) si rileva in genere per queste zone un'idoneità ambientale anche se è difficile definire la capacità portante delle stesse;
  • 4) nell'area del Parco naturale Adamello Brenta non è garantita la sopravvivenza di una popolazione vitale (M.V.P.);
  • 5) per cause storico-sociali-culturali e gestionali, le operazioni di immissione di orsi alloctoni (rinsanguamento) dovrebbero avere come centro di attuazione le zone vicine all'attuale area primaria di presenza ursina all interno dei confini del Parco naturale Adamello-Brenta.
    E stata inoltre rimarcata l opportunità di condurre indagini per la precisa individuazione degli habitat adatti" alla specie in Trentino e nell'arco alpino occidentale per una loro efficace conservazione in previsione dell'espansione naturale della popolazione dell'orso bruno sulle Alpi.

Gruppo di lavoro "Tecnica" - coordinatore H. Roth
Riassunto
Non esistono problemi insormontabili nell'effettuazione di cattura, trasporto e lancio dalla Slovenia alla Provincia di Trento; esistono persone disponibili a collaborare che hanno esperienza in materia Dato che le catture avvengono in modo irregolare e non prevedibile e che le strutture esistenti (personale, lacci, carnai, attrezzatura per immobilizzazione, mezzi di trasporto, eccetera) sono limitate, la possibilità di ottenere più di 1-3 orsi all'anno appare improbabile.
Potenziare tali strutture sarebbe assai costoso.
Il gruppo di lavoro si è posto 5 domande, alle quali ha tentato di dare una risposta.

  • 1) Da quale popolazione europea vogliamo prendere gli orsi per il rinsanguamento?
    La scelta dovrebbe tenere conto degli aspetti genetici e della disponibilità di animali; sotto ambedue gli aspetti la popolazione più indicata sembra quella sloveno-croata. Secondo dati ancora provvisori, sembra che gli orsi dei Carpazi e gli orsi d'Abruzzo siano più distanti dal punto di vista genetico.
  • 2 ) Quali sono le possibilità e le tecniche per le catture di orsi selvatici?
    Tre sono le tecniche di cattura, ma una sola è adatta alla situazione in Croazia e Slovenia (folta copertura boschiva) e alla necessità di avere orsi non abituati a strutture umane. La trappola a gabbia o "tunnel di acciaio" seleziona animali troppo confidenti. Sparare ad un orso libero con fucile lanciasiringa risulta troppo rischioso, visto l'effetto ritardato ed imprevedibile del narcotico.
    Il metodo adatto è il laccio Aldrich che prende l'orso alla zampa, dotato di ammortizzatore e munito di radiotrasmittente che consente il controllo nelle 24 ore e la possibilità di intervento rapido. L'esperienza indica che gli orsi subadulti (3-4 anni circa) sono i più adatti per essere trapiantati. Il sesso degli animali da liberare dovrebbe essere tale da migliorare la sex-ratio degli orsi in Trentino. Purtroppo non esiste metodo di cattura selettivo per sesso o per età. Il periodo più adatto, sia per le catture che per il rilascio, va dal 15 aprile al 15 giugno.
  • 3) Trasporto
    Tra il momento della cattura e quello del rilascio dovrebbe passare il minor tempo possibile. In questo lasso di tempo i contatti con l'animale dovrebbero essere ridotti al minimo indispensabile. Questo per evitare che l'animale perda il suo comportamento schivo e selvaggio, perdita che è stata una delle cause che ha portato al fallimento dei tre precedenti tentativi in Trentino. Il sistema più rapido di trasporto è quello aereo.
    Non vanno dimenticati i problemi burocratici che andranno affrontati con notevole anticipo. [Permesso Cites dell'Iucn per traffico internazionale di animali protetti (circa 6 mesi di tempo), permessi nazionali doganali ed eventuali controlli veterinari. Considerato quanto sopra si prevede che l'intera operazione non sia realizzabile prima del 1994.
  • 4) Rilascio
    Per facilitare l'inserimento dell'animale nel suo nuovo ambiente e tenerlo inizialmente in zona è opportuno predisporre alcuni (5) punti di alimentazione per un raggio di circa 500 metri.
  • 5) Monitoraggio dopo il lancio
    Gli orsi andranno seguiti, mediante radiotracking, fino al primo svernamento. Posto che gli animali scelti saranno giovani e quindi soggetti a crescita, i collari dovranno essere predisposti per sganciarsi dopo alcuni mesi.
    Il monitoraggio degli animali deve tutt'ora essere effettuato con il sistema della triangolazione. E' possibile che in futuro siano disponibili sistemi molto più precisi con errore attorno ai 20 m. (GPS Global Positioning System), però la data alla quale saranno operativi è ancora molto incerta (costo circa100.000.000 di Lire).
    Inoltre dovrebbe essere continuato e migliorato il monitoraggio del territorio mediante metodi tradizionali nonchè automatici, avvalendosi di tecnologie avanzate che permettono il controllo di tutti gli animali.

Gruppo di lavoro "Aspetti sociali" coordinatore F. Perco
Da quanto è emerso nel workshop, l'orso sopravviverebbe nel Trentino con meno di 10 esemplari e da due anni non si sarebbero più verificate nascite.
Questi elementi fanno ritenere la specie in forte pericolo di estinzione. Ciò è gravissimo sotto l'aspetto della conservazione.
Tuttavia l'orso fa anche parte della cultura locale. Il suo mantenimento è dunque importante non soltanto sotto gli aspetti scientifici, ma rappresenta e impersona un filo conduttore fra la Natura "naturale" del passato e la Natura "culturale" di oggi.
L'orso è un pezzo, un fondamentale tassello della storia delle vallate trentine.
Questo bene prezioso non deve andare perduto.
E' necessario agire. E questa azione deve partire da dove l'orso conta ancora, e moltissimo, nell'immaginario locale.
L'estinzione di questa specie non sarebbe solamente una perdita di una risorsa naturale e culturale ma avrebbe effetti perversi.
Una reintroduzione successiva, per esempio, sarebbe probabilmente accolta con decisiva ostilità e l'orso liberato sarebbe considerato uno straniero.
Per questi motivi è indispensabile che si proceda quanto prima ad un rafforzamento della popolazione locale di orsi. E questa azione deve avere le caratteristiche del rinsanguamento" .
Si vuole mantenere la speranza che ci possa essere, sia pure con orsi non trentini, una conservazione dei geni della specie locale e quindi di quelle caratteristiche che l'hanno fatta apprezzare.
E certamente vero però che l'orso suscita passioni e interessi contrastanti. Non tutti hanno a cura la sua sorte.
E allora necessario conoscere bene, in termini di analisi scientifiche serie, il ruolo della specie nei confronti dei locali residenti. Le loro aspettative al riguardo devono essere attentamente soppesate perchè nessuna operazione di rilascio di animali è certamente immune da rischi.
Bisognerà poi rafforzare l'immagine dell orso. Ma ciò non attraverso la somministrazione di piccole o grandi falsità (l'orso sempre e del tutto innocuo), di immagini disneiane", irreali quanto pericolose, da evitare particolarmente quando si ha a che fare con la gente di montagna, pratica e leale ma perciò diffidente.
Un progetto immagine orso dovrà anche interessare l'opinione pubblica-cittadina e quella dei frequentatori del Parco. I messaggi saranno in questo caso diversi, ma sempre coerenti e veritieri. L'orso è simbolo di diversità, di una Natura seria", mai vendicativa ma non per questo inerme.
Questa operazione deve essere affidata a specialisti, indirizzati e informati da biologi conoscitori del ruolo e delle esigenze dell'orso. Essa non deve però durare troppo e il periodo ottimale, più efficiente dunque, è stato stimato in uno-due anni.
L'obiettivo finale non è, sia detto con chiarezza, l'orso in perenne pericolo di estinzione. Una minipopolazione, cioè, periodicamente aiutata ma sempre a rischio.
Non basta restaurare l'orso, come si potrebbe fare per esempio per certi elementi della cultura materiale. Ciò a cui si deve tendere è l'orso "stabile". Una popolazione viva e vitale, cioè autosufficiente, di alcune decine di esemplari (40-60). Ciò non potrà non interessare anche altre zone della Provincia, anche se si partirà dal luogo classico della specie, il Parco naturale Adamello Brenta.
Si è consci dei rischi che un operazione di questo genere comporta. Non si conosce ancora molto dei rapporti (presenti e possibili) fra l'orso e l'uomo. Vi potranno essere nuove esigenze e nuovi problemi. Già ora alcuni problemi sono chiari; essi non riguardano tanto le attività tradizionali quanto il turismo. Questa attività, infatti, è per lo più scoordinata e anarchica, e non è prevedibile o meglio predicibile" dall'orso. La specie è capace, sembra, di buoni adattamenti, ma chiede tranquillità nelle zone vitali e deve soprattutto "sapere" come il disturbo avverrà.
Se riesce a predirlo, vi si adatta. Non è dunque per il momento tanto un problema di flussi turistici quanto della loro regolamentazione o anche della loro dissuasione. In ogni caso, poichè molto sull'orso è ancora da scoprire, e pur scartando l ipotesi di un orso restaurato, congelato nella fase di rischio, è bene agire con una certa gradualità. D'altra parte questo si impone anche a causa dei tempi richiesti per le decisioni definitive dell'Ente parco.
Bisognerà dunque iniziare, dopo la necessaria ed indispensabile fase del miglioramento delle condizioni ambientali per l'orso (soprattutto sotto gli aspetti turistico-organizzativi) e dopo le analisi e l'esecuzione del progetto immagine" orso, con un primo nucleo di alcuni esemplari da liberare nel Parco.
Questa prima fase - apparentemente di orso restauro - sarà seguita da altre liberazioni, sempre nel Parco ma in seguito anche altrove E comunque fondamentale che nel momento della prima liberazione si possa essere in grado di accertare in profondità tutti gli effetti, e soprattutto quelli sociali, di questa operazione.
I possibili danni andranno prontamente riconosciuti e non solo o non tanto "risarciti", ma anche e piuttosto "compresi" e rispettati' . Spesso è molto più alta la percezione soggettiva (una vera e propria "ferita") del danno subito rispetto alla sua reale importanza economica E di ciò si deve tenere conto attribuendovi anche importanza e dignità.
Come tutti i progetti, anche questo avrà dei momenti obbligati di analisi, in modo particolare precedentemente e poco dopo la prima liberazione. Andranno analizzate tutte le circostanze, l'immagine culturale e sociale dell orso, il suo impatto, altri eventuali fattori (per esempio la comparsa di nuovi orsi sulla catena alpina, provenienti dall'Est, evento che non è impossibile).
La continuazione, il rafforzamento o il ral-
lentamento del progetto dipenderanno in conclusione da quanto avverrà durante questa prima, indispensabile fase.
Si è convinti infine che l'esigenza di intervenire esista e sia pressante Tuttavia, qualora le ricerche sulla popolazione e sulla genetica della specie, da proseguire ed incentivare nel lasso di tempo necessario fra la preparazione del progetto e la sua esecuzione, fornissero elementi nuovi di valutazione, questi dovranno essere adeguatamente considerati.
Si ribadisce comunque e da ultimo che il piano di rinsanguamento nelle sue componenti di analisi sociale, progetto immagine e fase tecnica preparatoria devono partire immediatamente, appena possibile, tenuto sempre conto delle doverose priorità di cui si è fatto cenno.

Partecipanti al wokshop sull'orso bruno del Trentino

T. Adamakopoulos, M. Adamic, G Avancini, F. Berbieri, W. Berghi, M. G. Bertolini, R. C. Beudels, M. Bortolotti, L. Brisi, A. Brugnoli, C. Chemini, G. Chini, L. Contoli, G. Ferrara, G. Ferrari, S. Flaim, A. Fraovich, C. Frapporti, R. Fumagalli, G. C. Gandini, A. C. Garbarino, C. Genchi, D. Huber, S. R. Kellert, F. Knauer, S. Mayr, G. Nicolini, F. Nobile, F. Osti, M. Pedrolli, L Pedrotti.