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In vista del Congresso mondiale dei parchi di Buenos Aires la Conferenza internazionale dell'lsola di Polvese ha respinto la scelta di una strategia comune di gestione per tutte le aree protette del mondo ed ha elaborato un piano d azione per l Europa.
MA L'EUROPA NON Cl STA
Fu la X" Assemblea generale dell'lucn di Nuova Delhi nel novembre del 1969 a sancire il principio, oggi generalmente accettato, che i parchi naturali costituiscono non solo un bene locale, ma fanno parte del patrimonio universale e che quindi la strategia di gestione per la loro conservazione doveva essere necessariamente coordinata e a carattere internazionale.
Questo concetto, certamente di grande valore, ha conseguito tuttavia una interpretazione delle aree protette eccessivamente schematizzata, senza tener conto delle differenziazioni insite nelle diverse aree geografiche e di qui l'errore in cui è caduta la risoluzione della "SecondWorld Conference on National Parks" tenuta nel Parco di Yellowstone nel 1972 quando fu adottata la sfortunata classificazione dei parchi definita dalle Nazioni Unite in otto categorie.
Ben presto fu chiaro che un parco nazionale (categoria 11) dell'Europa non poteva essere la stessa cosa di un parco nazionale del Canada o dell'Australia e che anzi il rispetto rigoroso dei requisiti previsti dalla classificazione delle Nazioni Unite avrebbe declassato la quasi totalità dei parchi nazionali europei, provvedimento che ha già colpito diversi parchi d'Europa tra i quali i nostri Parchi dello Stelvio e del Circeo.
Questo assurdo, affrontato in maniera non risolutiva dal Congresso mondiale di Caracas del 1992, che tuttavia ha notevolmente mitigato l'inderogabilità delle norme di classificazione, dovrà essere risolto definitivamente dall'assise di Buenos Aires che si terrà nel febbraio del 1994.
Ma il problema europeo non è circoscritto alle sole norme di classificazione delle aree protette, ma si articola nella problematica conseguente alla profonda evoluzione che ha subito, nell'ultimo decennio, lo stesso concetto di parco, tanto da dover essere individuata la nuova funzione dell'area protetta, del ruolo e soprattutto definita la più efficace strategia di gestione, che non può essere comune a tutti i parchi del mondo in quanto alcune aree geografiche, come proprio l'Europa, presentano situazioni particolari dovute ad una più profonda alterazione dell'ambiente a causa della forte urbanizzazione e ad una notevole antropizzazione.
In Europa, il rapporto tra uomo e ambiente protetto ha caratteristiche particolari che difficilmente possono essere accomunate a quelle di altre aree geografiche.
Di questi aspetti peculiari già al Congresso mondiale di Caracas del 1992 fu chiesto dai rappresentanti europei che si fosse tenuto conto nella ricerca di una strategia valida di conservazione e di recupero ambientale.
Proprio questa situazione particolare è stata affrontata nella Conferenza internazionale tenuta all'lsola di Polvese del Trasimeno il 17/20 aprile 1993, promossa dal Cedip di concerto con l'lucn e dalla Federazione dei parchi nazionali naturali europei, con il titolo, che era già un programma, "Action Plan for protected areas in Europe". La conferenza, presieduta dal chairman della Fpnne Aitken Clark e coordinata da Hugh Singe dell'lucn, ha visto la partecipazione dei responsabili dei sistemi delle aree protette di diversi Stati europei e di molti esperti.
Il piano d'azione per i parchi d'Europa formulato nel corso della Conferenza verrà esaminato nella sessione di lavoro che la Commissione per i parchi nazionali e le aree protette dell lucn terrà il 7/11 giugno 1993 a Nykoping in Svezia e poi presentato, quale documento ufficiale, al Congresso mondiale dei parchi a Buenos Aires nel gennaio 1994.
La risoluzione prodotta a Polvese risulta molto complessa ed articolata e si riferisce soprattutto all'Europa mediterranea, dove si hanno i territori che vantano il massimo grado di biodiversità.
Innanzi tutto la risoluzione raccomanda il tipo ottimale di zonizzazione delle aree protette europee basata sulla protezione severa di aree centrali destinate alla conservazione, sulla creazione di zone cuscinetto intorno ad esse, sulla realizzazione di corridoi tra tali aree".
Al capoverso 2° viene indicata la priorità di intervento nella parte meridionale e mediterranea europea, comprendendo in essa l area del Mar Nero per la sua contiguità geografica e l'analogia degli ecosistemi.
Per l'Europa orientale, benchè presenti livelli di standards di gestione piuttosto buoni, è stata evidenziata la necessità di una particolare protezione in presenza di forti cambiamenti economici e sociali e in relazione ai rischi esterni di inquinamento e di turismo di massa.
Vengono quindi individuate le regioni biologiche a maggior rischio come le aree umide, le foreste, mentre per le aree costiere e marine si ritiene prioritaria una cooperazione internazionale come quelle in atto per i mari del nord, del Baltico e per l'Oceano Artico.
La parte 3° del Piano individua i bisogni dei singoli Stati europei attribuendoli:
- per l'lrlanda e la Gran Bretagna (Scozia) nella insufficiente percentuale del territorio protetto;
- per il Portogallo e la Grecia allo scarso supporto politico che mette in pericolo la stessa sopravvivenza delle aree protette;
- per la Germania e l'Austria nell'accentramento amministrativo e nella scarsa collaborazione tra le autorità nazionali e quelle regionali;
- per l'Albania ai gravi problemi economici; - per i territori dell'ex Jugoslavia a causa dei conflitti armati e nella scarsa assistenza internazionale per il ripristino dei danni subiti dalle aree protette. La promozione degli standars di gestione è esaminata al 4° capoverso che si occupa soprattutto della necessità di migliorare le forme di gestione per i parchi nazionali, auspicando un coordinamento internazionale, conforme al concetto di parco quale bene del patrimonio universale.
Il 5° capoverso della risoluzione individua la priorità per la promozione degli obiettivi delle aree protette.
- Finanziamenti per lo sviluppo
I fondi della Comunità europea che vengono elargiti per lo sviluppo economico agli Stati più bisognosi dovrebbero essere attivati anche verso le necessità delle aree protette, affinchè il decollo economico avvenga su base ambientalmente sostenibile.
- Agricoltura
La riforma PAC (Politica Agricola Comune) offre un'opportunità unica per un programma sistematico di nascita di nuove aree protette e di ampliamento e consolidamento di quelle esistenti attraverso il recupero delle terre una volta coltivate.
- Turismo
Vi è la necessità di una promozione di politiche coordinate nazionalmente per lo sviluppo di un turismo sostenibile, basato sul rispetto del patrimonio naturale e culturale ed un ritorno del benessere prodotto dal turismo a sostegno delle aree protette.
- Inquinamento
I governi devono urgentemente collaborare a ridurre le cause di inquinamento dell'aria, dell'acqua e marino, che affligge anche le aree protette meglio gestite.
- I benefici della pace
La fine della guerra fredda ha reso disponibili agli usi civili molte migliaia di ettari di terre già soggette a vincoli militari o poste lungo la frontiera tra l'est e l ovest europeo. Una parte di queste aree dovrebbero aggiungersi al patrimonio europeo delle aree protette.
- Uso del territorio
Le aree protette non debbono essere considerate delle isole avulse dal resto del territorio, ma i Paesi debbono adottare un valido sistema di pianificazione totale, garantendo così la protezione di tutte le risorse naturali e culturali dentro e fuori le aree protette.
Il capoverso 6° si occupa degli strumenti legali internazionali sollecitando i Paesi della Comunità Europea ad una pronta adesione alla direttiva europea sulla flora, fauna e habitat ed una più attenta attua-zione della direttiva sugli uccelli.
Si auspica anche l'adesione di tutti gli Stati alle varie convenzioni globali o regionali sulla protezione dell'ambiente naturale e a quella per la conservazione dei paesaggi rurali d'Europa.
- Il capoverso 7° propone un miglioramento della raccolta dei dati, del monitoraggio e della valutazione delle aree protette.
Questo risultato può essere conseguito diffondendo il sistema di elaborazione usato dall'Unità dati sulle aree protette (PADU) del WCMC di Cambridge, ma anche con il miglioramento della capacità di gestione dei dati da parte delle autorità preposte alla guida delle aree protette.
L'ultima parte del Piano si occupa dello sviluppo della cooperazione tra tutti gli organismi della conservazione dell'ambiente e gli organi internazionali con una particolare attenzione per le aree protette transfrontaliere.
Questi appunti sono, in forma necessariamente sintetica, le indicazioni contenute nel "Piano d'azione per le aree protette europee" formulato alla Conferenza delI'lsola di Polvese Può darsi che il Piano prima della sua presentazione, quale documento ufficiale dell'Europa al Congresso mondiale dei parchi a Buenos Aires, subisca degli emendamenti o si arricchisca di altre nuove parti (ad esempio di un capitolo sui parchi 'multiuso' e suburbani); tuttavia esso costituisce fin da ora una guida molto concreta per affrontare in modo moderno ed efficace la gestione del territorio protetto in Europa, compito che, come ben sappiamo, è un'arte estremamente difficile.
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