Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista Parchi:
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Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 9 - GIUGNO 1993


A quando i parchi marini?

Il successivo articolo scritto da Romina Braganza ripropone all'attenzione del lettore il tema dei parchi marini che anche dopo l'entrata in vigore della 394 continua a rimanere piuttosto in ombra, se non ignorato nel dibattito sulla protezione.
C'èoradaaugurarsicheleinteseconilgovernofranceseperleBocchediBonifacioeconlaFranciaeilPrincipatodiMonaco per l alto Tirreno spronino finalmente il nostro Paese a fare meglio la sua parte per quanto riguarda i controlli sulle rotte e gli attracchi delle petroliere. Infatti anche in questo campo l'ltalia brilla per la sua scandalosa negligenza. Le statistiche della Comunità danno al riguardo questo incredibile responso; i Paesi Bassi ispezionano il 2,8% delle navi che approdano, la Gran Bretagna l' 1,7%, la Francia lo 0,9%, il Belgio lo 0,65%, l'ltalia lo 0,04%, ciòè una naveogni 2 500. Ma le nostre Qguracce non finiscono qui. Delle navi ispezionate i Paesi Bassine fermano per irregolarità e infrazioni al lenormative vigenti il 10%, la Francia il 3,4%, la Grecia l' 1,4% l'ltalia lo 0,2%, il che signica che secondo le nostre autorità è pericolosa, comunque non in regola, una ogni 1,25 milioni di navi che attraccano nei nostri porti.
Ben vengano i nuovi parchi transfrontalieri dunque, purchè il Ministero della Marina Mercantile si ricordi queste cifre. Ma al Ministero della Marina Mercantile vorremmo ricordare anche qualche dato in materia di parchi. In un convegno tenutosi recentemente a S. Margherita Ligure si è discusso del presente e delfuturo della riserva marina di Portorno. In quella sede abbiamo ascoltato molti interventi e al solito, come era facile prevedere, non tutti erano favorevoli all'ideadiistituire la riserva alla cui gestione dovrebbe provvedere l'ente del Parco di Portofino. D'altronde quelli che non vedono di Buon occhio la riserva non vedono di buo occhio neppure il Parco regionale che pure esiste da anni e che ora è impegnato a definire il suo piano. Ma tutto questo, per quanto grave, non sorprende più di tanto visto quel che succede un pò ovunque si debbano istituire dei parchi.
Sorprende, e comunque deve essere duramente stigmatizzato invece, che a più di 10 anni dalla entrata in vigore della legge sul mare e a più di un anno ormai dalla approvazione della legge 394 in Italia sono state istituite, nel senso che funzionano, solo 2 riserve marine quella di Miramare e quella di Ustica.
Delle altre si ha qualche rara notizia quando i decreti istitutivi suscitano polemiche e proteste, spesso purtroppo giudicate per come vengono perimetrate le aree e previste le norme di salvaguardia . Dopo è silenzio, mistero. Mai che si riesca a sapere cosa stia facendo in concreto il Ministero della Marina, che ora dovrebbe agire d'intesa con quello dell'Ambiente, perchè i decreti e gli studi relativi a quei parchi trovino finalmente una loro concreta attuazione. Anzi capita di leggere, ad esempio, in una circolare del Ministero dell'Ambiente che" per le misure di salvaguardia relative allea re emarine ricomprese nel Parco del Cilento-Vallo di Diano, sarà successivamente trasmesso uno specificato allegato contenente le misure di salvaguardia dellenite d'intesa con la Regione Campania e il Ministero della Marina Mercantile'.
Eppure la legge 394, a differenza della legge sul mare, concepisce la protezione unita-riamente, tanto da prevedere gestioni comuni di parchi di terra e di parchi di mare. Perchè allora ' rinviare ' (e così separare) l'inclusione delle aree marine a tempi successivi che l'esperienza più che decennale ci dice quanto sia pericoloso, visto che finora abbiamo soltanto due riserve marine? E non si dica per favore, come invece purtroppo viene puntualmente e monotonamente ripetuto, che le procedure sono complesse, che gli Enti locali e le Regioni spesso tardano a dare i loro assensi e che sovente non hanno alcuna intenzione di farlo. Tutto questo è vero, ma resta inconstestabile ilfatto che in più di 10 anni non si è riusciti a cavare un ragno dal buco.
Quando mai si è letto o saputo che un Ministro della Marina Mercantile ha riunito, sollecitato, e se del caso a dottato adeguate misure politiche perchè le Regioni e gli Enti locali recalcitranti dessero i loro pareri, facessero le loro designazioni e così via? Eppure la legge sul mare al Ministero della Marina, ben più che alle Regioni, dava poteri forti. E ora che i parchi marini possono Ugualmente viaggiare di conserva con quelli terrestri in una comune visione e concezione della protezione, cosa si sta facendo per uscire da questa assurda situazione per cui ad un eienco di parchi marini, che si è sempre più allungato, non riusciamo a far seguire altro che penose giustificazioni e scaricabarili per quel che non si riesce a fare?
Quando si capirà che difendere solo la propria nicchia di competenze, incuranti dei risultati generali, a tutto serve fuorchè a far nascere e funzionare i parchi marini?
La legge 394, pur riconoscendo al Ministero dell'Ambiente una titolarità complessiva in materia di protezione, ha lasciato al Ministero della Manna Mercantile delicate funzioni di istruttoria, da gestire però in maniera coordinata.
Vorremmo sapere cosa è stato finora fatto tra i due Ministen per sintonizzarsi e coordinarsi.

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