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Troppi errori stanno affossando la legge-quadro.
Il documento di Legambiente e WWF
Ad un anno e due mesi dall'approvazione della legge-quadro sulle aree protette la politica della conservazione della natura in Italia è ancora caratterizzata dalla estemporaneità e dalla episodicità, che per troppi anni l'hanno contraddistinta. Legambiente e WWF si appellano al Ministro dell'Ambiente affinchè le speranze destate dalla legge-quadro non vengano deluse.
E nella vicenda dei nuovi parchi nazionali che si è raggiunto il massimo grado di ritardi, errori e approssimazioni.
Insieme ai tanto sospirati decreti ministeriali di perimetrazione provvisoria dei parchi sono state emanate delle ordinanze di misure di salvaguardia transitorie che stabiliscono per i vasti territori perimetrati norme indifferenziate ed omogenee che non tengono in nessun conto le differenti situazioni naturali, ambientali e territoriali. Il capolavoro legislativo si è raggiunto con l'emanazione di una lettera circolare del 5.2.93 nella quale si riconosceva l'illegittimità delle norme urbanistiche indicate nelle ordinanze e si davano nuove disposizioni ancor più confuse e ingestibili.
Per WWF e Legambiente bisogna scongiurare che provvedimenti sbagliati possano avere come conseguenze ulteriori sospensive delle ordinanze che renderebbero ancor più difficile l'azione del Ministro nella ricerca di un'intesa con le Regioni e gli Enti locali.
Per questo sono necessarie, per tutti i nuovi parchi, nuove ordinanze di salvaguardia transitorie che sostituiscano quelle precedentemente emanate e le relative circolari esplicative. Le norme contenute in queste nuove ordinanze dovrebbero essere articolate per una zona 1 (a maggiore valore na-turale e a regime vincolistico più rigido) e una zona 2 (maggiormente antropizzata e a regime vincolistico più morbido).
Queste nuove ordinanze dovrebbero costituire la base per le intese con le Regioni e gli Enti locali da raggiungersi nei 90 gironi successivi in una situazione di ristabilito dialogo, evitando così ulteriori errori che questa volta sarebbero fatali. Nel frattempo si deve provvedere alla istituzione dei comitati di gestione provvisori, evitando inutili quanto improduttivi accentramenti presso i servizi del Ministero.
Legambiente e WWF annunciano che ricorreranno contro il decreto del 12.2.93 (G.U. n. 40 del 18.2.93) relativo ai finanziamenti degli Enti locali compresi nei parchi nazionali e regionali. Tale provvedimento, oltre ad essere inspiegabile, poichè vorrebbe decretare ciò che è già stato legiferato nella legge-quadro, denuncia una profonda ignoranza della stessa ed in particolare dell'art. 7 relativo alle misure di incentivazione che sono previste solo per quegli interventi indicati nei piani dei parchi.
E urgente assicurare incentivi ed opportune risorse finanziarie agli Enti locali compresi nei parchi nazionali e regionali, da realizzarsi attraverso gli strumenti di programmazione previsti dalla legge-quadro. L'ultima cosa che si vuole è che questa legge diventi l'occasione per un'ulteriore lotteria di opere pubbliche con le quali tacitare la protesta nei confronti di ordinanze sbagliate.
Inoltre, ai nuovi organismi di direzione e coordinamento è stato di fatto impedito di svolgere qualsiasi ruolo significativo. Il Comitato interministeriale per le aree protette non è stato mai riunito e la Consulta tecnica rischia di essere ridotta ad un ruolo marginale, così come la Segreteria tecnica che è entrata solo parzialmente in attività. Legambiente e WWF si appellano al Ministro affinchè si ponga fine alla serie degli errori e vengano individuate le responabilità di chi, all'interno del Ministero, sta gettando nel più totale discredito la politica delle aree protette.
Roma, I marzo 1993
Mozione conclusiva dell'Assemblea Assessori ai parchi delle Regioni.
Torino, 3 febbraio 1993
L'Assembla degli assessori ai parchi delle Regioni e dei loro delegati, riunitasi a Torino in data 3 febbraio 1993, preso atto dell'inerzia del Ministero dell'Ambiente in merito all'attivazione di un positivo rapporto con le Regioni per una concreta politica delle aree protette che costituisca attuazione della legge 6 dicembre 1991, n.394, e considerato che tale atteggiamento provoca grave imbarazzo e difficoltà operative a livello regionale e locale in quanto le attese delle popolazioni locali e le politiche faticosamente costruite rischiano di vanificarsi e di tradursi in atti di opposizione alla istituzione di aree protette, ritiene necessario quanto segue
- I - sollecitare ulteriormente il Ministro dell'Ambiente ad insediare il Comitato per le aree naturali protette, organismo essenziale per l'avvio della politica dei parchi e delle riserve naturali;
- 2 - segnalare l'assurdo, rappresentato dal funzionamento di organi tecnici in assenza del Comitato di cui dovrebbero essere momento di consultazione scientifica e organizzativa;
- 3 - proporre, a seguito di confronti tra le singole Regioni, il primo elenco ufficiale delle aree protette che dovrà comunque basarsi su atti costitutivi formali ai sensi della legge 394/91;
- 4 - proporre una prima versione della Carta della natura, strumento necessario per ogni adempimento in materia di aree protette, la cui elaborazione può essere affidata al Coordinamento nazionale dei parchi in collaborazione con le strutture regionali (GITANP);
- 5 - proporre mediante le strutture regionali, riunite in forma di coordinamento nel GITANP, coordinamento peraltro richiesto dallo stesso Ministero dell'Ambiente, criteri di ripartizione dei finanziamenti disponibili nell'ambito del programma triennale, per un loro immediato utilizzo;
- 6 - dare attuazione alla Segreteria tecnica coinvolgendo al suo interno le Regioni, così come espressamente previsto dalla legge-quadro, attraverso il comando di personale specializzato ed a forte caratterizzazione tecnica che possa collaborare con gli esperti del Ministero.
- 7 - sbloccare in termini operativi le procedure relative ai parchi nazionali in itinere che si sono arenate dopo l approvazione della legge-quadro;
- 8 - attivare procedure per la modificazione di quelle parti della legge 394/91 che si stanno rilevando inapplicabili o inadeguate;
- 9 - riesaminare immediatamente i decreti che hanno introdotto misure di salvaguardia nei nuovi parchi nazionali al fine di evitarne il naufragio e di non introdurre motivi di frizione con le popolazioni locali che producono esclusivamente atteggiamenti di rifiuto delle aree protette;
- 10 - sospendere l'affidamento di consulenza sulle aree protette in considerazione del fatto che le Regioni dispongono di materiale e di informazioni che potrebbero consentire un notevole risparmio finanziario evitando di produrre inutili doppioni.
I rappresentanti delle Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Valle d'Aosta e Veneto e del Coordinamento nazionale parchi e riserve.
Documento conclusivo dell'Assemblea degliAssessori ai parchi delle Regioni. Nicolosi (CT), 12 marzo 1993
L'Assemblea degli assessori ai parchi delle Regioni e dei loro delegati si è riunita a Nicolosi (CT), presso il Parco naturale dell'Etna, in data 12 marzo 1993, ospite del presidente del Parco dottore Bino Li Calsi.
L'Assemblea, presieduta dall'assessore regionale ai parchi della Regione Piemonte Enrico Nerviani, coordinatore per ie Regioni nel Comitato nazionale delle aree protette, facendo seguito alle iniziative avviate a seguito della riunione di Torino il 3 febbraio 1993 e preso atto delle dimissioni da Ministro dell'onorevole Carlo Ripa di Meana che, di fatto, hanno interrotto i rapporti e le procedure avviate dopo le richieste avanzate nella riunione di Torino, si è posta l'obiettivo di recuperare immediatamente il rapporto con il nuovo Ministro onorevole Valdo Spini e pertanto di richiedere allo stesso un urgente incontro con le Regioni, in ordine alle problematiche aperte relative all applicazione della legge 394/91.
In particolare l'Assemblea ha deciso di richiedere al nuovo Ministro:
- 1 - un'audizione con tutte le Regioni nel corso della quale poter informare sullo stato complessivo della situazione delle aree protette sia nazionali, sia regionali;
- 2 - di convocare con urgenza il Comitato nazionale per le aree protette;
- 3 - di procedere con sollecitudine ad un riesame ed alla relativa correzione dei decreti ministeriali dello scorso mese di dicembre che hanno introdotto misure di salvaguardia nelle aree nazionali protette con conseguente reazione da parte delle popolazioni interessate;
- 4 - di procedere all'insediamento dei Consigli direttivi dei parchi nazionali secondo le norme di cui all'articolo 9 della legge 394/91;
- 5 - di integrare la Segreteria tecnica di supporto al Comitato ed alla Consulta con il personale tecnico delle Regioni valutando le più opportune forme di partecipazione e di collaborazione.
Inoltre l'Assemblea ha affidato l'incarico di predisporre in sede tecnica (GITANP) un primo elenco di criteri per la definizione del riparto delle disponibilità finanziarie di cui al Programma triennale per le aree naturali protette, dando mandato al funzionario della Regione Piemonte dottor Roberto Saini di farsi parte diligente per la convocazione di un'apposita riunione con gli altri funzionari regionali, riunione da effettuarsi possibilmente entro il mese di aprile.
Gli assessori delle Regioni Sicilia, Giovanni Burtone, Marche, Fabio Benni, Piemonte, Enrico Nerviani, e i rappresentanti delle Regioni Abruzzo, Lombardia, Valle d'Aosta, Veneto e del Coordinamento nazionale parchi e riserve.
Ritirato il decreto dei 18 miliardi
"Egregi senatori, lo scorso 13.1.1993, in occasione della risposta data all interrogazione n. 3-00275 del senatore Andreini riguardante il programma PRONAC, accoglievo l'invito formulato dai senatori Cutrera, Parisi, Giunta e Procacci, a fornire più ampie comunicazioni sulla materia dei finanziamenti per le indagini e gli studi conoscitivi per i parchi nazionali.
Ritengo ora opportuno dare un seguito a quell'impegno.
Nella risposta all interrogazione del senatore Andreini, precisavo, tra l'altro, che i contratti compresi nell'ambito del programma PRONAC erano stati portati all'esame del Consiglio di Stato.
Il perfezionamento dell'iter di attuazione del programma PRONAC, secondo le linee di intervento prefigurate nella risposta (diretto coinvolgimento degli Enti parco nella gestione delle convenzioni, acquisizione degli studi esistenti, coordinamento delle attività conoscitive al fine di assicurarne l'efficacia e l'economicità attraverso una stretta correlazione agli interventi operativi da attuare), erano da me esplicitamente subordinate ad una positiva valutazione dei contratti da parte del Consiglio di Stato. I pareri del Consiglio di Stato hanno evidenziato profili di illegittimità delle convenzioni di indubbia consistenza.
In particolare, il Consiglio di Stato ha ritenuto che le osservazioni trasmesse dal Ministero non permettessero di superare l'eccezione pregiudiziale concernente la legittimità della spesa, posto che il decreto-legge 364/1991 - sulla base del quale erano stati emanati il D.M. 3.12.1991 di approvazione del programma e di assunzione dell'impegno di spesa, ed il D.M. 15.6.1992 di approvazione del finanziamento dei singoli progetti - è decaduto, al pari del decreto-legge del 1992 che ne ha alterato le disposizioni, mentre i successivi decreti-legge 235/1992,291/1992 e 344/1992 non hanno più recato disposizioni corrispondenti, nè previsto salvezza degli effetti prodotti dai precedenti, e comunque sono anch'essi decaduti.
Si tratta, com'è evidente, di un'eccezione radicale, che si aggiunge a perplessità specifiche riguardanti le procedure di scelta degli affidatari delle attività previste dalle singole convenzioni, l'insoddisfacente determinazione dell'oggetto delle prestazioni, dei termini e delle modalità di pagamento dei corrispettivi, la insufficiente valutazione della congruità di questi ultimi.
Tali rilievi mi impongono di sciogliere in negativo la riserva formulata in ordine all ulteriore corso del programma secondo le modalità ed i termini previsti originariamente.
Pur trattandosi di provvedimenti inefficaci, che non hanno potuto né potranno avere concreta esecuzione, esigenze di certezza giuridica mi hanno indotto a disporre con un decreto in data 23.2.1993 il formale ritiro dei DD.MM. 3.12.1992 e 15.6.1992 sopra citati.
Quanto sopra rilevato ovviamente non incide sulla necessità a mio avviso indiscutibile di arricchire, con la maggiore possibile ricchezza di dati, gli elementi conoscitivi a disposizione per una corretta gestione della legge n . 391 del 1991.
In ordine a tali elementi confermo la mia convinta intenzione di procedere nella direzione percorsa fino ad oggi in modo irrituale con i progetti PRONAC.
Tali elementi conoscitivi riguardano sia il settore più specificatamente naturalistico, sia quello socio-economico, sia quello urbanistico-territoriale.
La conoscenza approfondita dei dati relativi a tali settori costituisce per il Ministero un elemento indispensabile per attuare i propri compiti sia a livello di programmazione sia all'interno dei consigli direttivi dei costituendi Enti parco, nell'ambito dei quali i suoi rappresentanti devono poter disporre di elementi conoscitivi o di valutazione autonomi, seppur coordinati con il quadro disponibile a livello locale, che spesso risulta frazionato o che, talvolta, potrebbe essere più rispondente alle esigenze dello sviluppo delle comunità locali che alla protezione di un patrimonio di interesse nazionale".
Il Ministro dell'Ambiente Carlo Ripa di Meana |