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Premessa
La necessità dell'istituzione di una particolare forma di protezione per il territorio dei gruppi montuosi dell'Adamello e del Brenta era ben presente nel mondo naturalistico fin dai lontani anni di inizio secolo. La prima richiesta di istituzione di un Parco in queste aree è di Bertorelli nel 1915. Da allora in poi sono seguite numerose altre proposte simili, tra le quali significativa da ricordare il disegno di legge presentato al Senato della Repubblica nel 1952.
Il Parco naturale Adamello-Brenta nasce poi nel 1967 ad opera della Provincia Autonoma di Trento che, in virtù della propria competenza primaria in materia urbanistica, lo delimita all'interno dello strumento del Piano urbanistico provinciale. L'esigenza di una tutela specifica era caratterizzata in particolar modo dalla presenza significativa di alcune preziosità naturalistiche di rilevanza internazionale, all'interno dell'ecosistema alpino, quali l'ultima popolazione di orso bruno alpino ed il lago di Tovel, caratterizzato dal famoso fenomeno dell'arrossamento estivo delle sue acque.
Il territorio
Il Parco naturale Adamello-Brenta è situato nel Trentino occidentale; ha una superficie complessiva di 61.864 ha. e comprende due distinti massicci montuosi, separati tra loro dal solco vallico della Valle Rendena, il gruppo di Brenta a oriente e la porzione trentina del gruppo Adamello-Presanella ad occidente.
Una distinzione geologica differenzia le due zone e di conseguenza ne distingue gli aspetti visuali: il gruppo di Brenta è infatti composta da Dolomia, roccia di natura calcarea originatasi per sedimentazione e successivamente sottoposta alla distruttiva azione millenaria degli agenti atmosferici che hanno plasmato campanili e guglie di singolare e primaria bellezza; il gruppo dell'Adamello-Presanella è invece costituito da rocce silicee, granito e tonalite, che per la loro natura impermeabile caratterizzano l ambiente con la presenza di numerose acque fluenti ed in quota di estese superfici glacializzate che per dimensione costituiscono la seconda area glacializzata delle Alpi.
Il Parco è solcato da numerose valli di penetrazione: tra esse di particolare suggestione la Val Genova e la Val di Tovel.
Atipico modellamento glaciale, incuneata tra le cime della Presanella (m. 3.558) e dell'Adamello (m. 3.554) la Val Genova si snoda per 17 km. dalla Val Rendena alle lingue glaciali della Lobbia e del Mandrone ed è ritenuta una delle più belle valli dell'intero arco alpino. Conosciuta fin dalla metà del secolo scorso dai maggiori alpinisti europei, è caratterizzata dalla ricchezza d'acqua dei suggestivi laghetti alpini e delle celeberrime cascate precipitanti dalle vallecole laterali pensili. La ricchezza d'acqua e le sue differenze altitudinali ne fanno teatro di presenze floristiche e faunistiche tra le più varie ed interessanti, oggetto di una visitazione estiva massiccia gestita attraverso forme di attenta regolamentazione e controllo da parte dell'Ente parco.
Nel gruppo di Brenta la valle più conosciuta è sicuramente la Valle di Tovel. Essa rappresenta la più profonda penetrazione del gruppo montuoso ed ha uno sviluppo altimetrico molto interessante in quanto dai m.650 di S. Emerenziana, inizio valle, a cima Falkner (m. 2.290) troviamo distinte situazioni climatiche che condizionano la flora e la fauna. A quota 1.117 m., circondato da bellissimi boschi, trova spazio il lago di Tovel, famoso per l'arrossamento delle sue acque provocato un tempo da un'alga unicellulare: il Glenodineum sanguineum. Quest'alga, della lunghezza di pochi micron, grazie al suo peculiare cromatismo riusciva a conferire al lago, durante l'estate, l'apparente colorazione rossa. Attualmente, per una serie di cause non ancora ben accertate, da un ventennio e più, queste particolari condizioni non si verificano più.
Di rilevante interesse naturalistico ed attrattiva paesaggistica, oltre alle due valli citate, sono ancora, nel settore occidentale (Adamello-Presanella), la Val di Fumo dai romantici pascoli d'alta quota, la Val di Breguzzo caratterizzata dalla grande ricchezza di fauna selvatica, la Val Nambrone che, insieme al fascino dei meandri e laghetti del Sarca d'Amola, mostra i segni gravi di un imponente, ma per fortuna incompiuto, sfruttamento idroelettrico degli anni sessanta. Nel settore orientale (Brenta) sono da ricordare Vallesinella, pure ricchissima d'acque e la boscosa Val Brenta, discendenti verso ovest, la Val Algone dai magnifici scorci panoramici e la Val d'Ambiez ripidamente inerpicata, discendenti verso sud, la stretta Val delle Seghe e la selvaggia ed affascinante Valle dello Sporeggio discendenti verso sud-est.
Aspetti floristici e vegetazionali
Il Parco Adamello-Brenta annovera una ricchezza di aspetti floristici e vegetazionali riscontrabile in poche altre aree dell'arco alpino. Dalle foreste che ricoprono le pendici dei monti alle praterie di alta quota il paesaggio vegetale del Parco è un compendio naturalistico dei più interessanti e di grande suggestione visiva.
La presenza di due settori con caratteristiche geologiche differenti (Brenta, rocce calcaree ed Adamello-Presanella, rocce silicee) ha prodotto popolamenti floristici diversi tra loro e particolarmente evidenti nella fascia al di sopra della vegetazione arborea; alcune specie sono esclusive del settore calcareo, altre di quello siliceo; analogo discorso si applica ai pascoli alpini composti nei due settori da specie diverse che formano differenti associazioni vegetali.
Più di un terzo della superficie del Parco è occupata da boschi e foreste. I boschi di latifoglie, di modesta estensione, sono localizzati sui fondovalle mentre le conifere si spingono fino ai 2.000 m. di quota.
Solo nella Val Algone la vegetazione arborea si arresta ai 1.300 m., il limite più basso all'interno del Parco. Tra le aghifoglie troviamo l'abete rosso, il larice, l'abete bianco, il pino silvestre, mentre tra le latifoglie predominano il faggio, la betulla, la roverella, l'acero, l'ontano, il sorbo.
Al di sopra dei 2.000 m. i boschi si diradano e l'adattamento alle rigide condizioni dell alta quota produce arbusti cosiddetti "contorti" come il mugo ed il rododendro e arbusti "nani" come l'azalea delle Alpi ed i salici striscianti.
In quota il bosco lascia spazio alle distese dei pascoli alpini costellate da innumerevoli specie di fiori tipiche della flora alpina come la genziana e la genzianella, l'anemone alpino, il papavero giallo ed alle quote più alte la stella alpina ed il lichene islandico.
La flora del Parco è ricca di endemismi, ricordo e testimonianza delle antiche glaciazioni, quale la piccola Linnea borealis.
La fauna
L'integrità del territorio del Parco naturale Adamello-Brenta è sottolineata dalla presenza di una ricca fauna.
Tra le pendici boscate e più inaccessibili della parte orientale del gruppo di Brenta sopravvivono ancora alcuni esemplari di orso bruno delle Alpi. Braccato e cacciato fino agli anni trenta (c'era pure una taglia per chi riusciva ad abbattere l'orso) è ora oggetto da parte dell'Ente parco e della Provincia Autonoma di Trento di attenti studi e controlli con l impiego di metodi di ricerca tra i più sofisticati. In particolare vengono compiute delle indagini sistematiche con controllo periodico di sentieri campione, per rilevare gli indici di presenza nel territorio ed il monitoraggio costante di un punto di alimentazione con telecamere fisse a raggi infrarossi.
Da ricordare che dal 1976 al 1980 è stato svolto un esperimento di radiocollarizzazione, primo in Eurasia, che ha contribuito ad approfondire la bio-etologia dell'orso bruno delle Alpi ed in particolare a conoscere meglio gli areali di frequentazione ai fini della salvaguardia della loro integrità ambientale.
Tutti i dati fino ad ora raccolti hanno fornito però un quadro di costante peggioramento della situazione di questo piccolo nucleo di orsi ed il loro procedere lento verso una inevitabile estinzione; in particolare, dagli ultimi anni '80 non si segnala più alcuna attività riproduttiva. Per questo l'Ente parco sta predisponendo un apposito progetto di rivitalizzazione della popolazione tramite l'incremento numerico della stessa con soggetti provenienti dalla vicina Slovenia. Nel Parco sono presenti numerosi mammiferi, a cominciare dal cervo, che sta colonizzando questi territori, proveniente dal vicino Parco nazionale dello Stelvio, il camoscio, l'ungulato più numeroso presente nel Parco, ed il capriolo.
Trovano qui ancora un habitat ideale la coturnice ed i quattro tetraonidi: gallo cedrone, gallo forcello, francolino e pernice bianca. Sono pure presenti carnivori come la volpe, la donnola, la martora e gli altri mustelidi .
Altri abitatori del Parco sono: la lepre variabile, la marmotta, lo scoiattolo e fra gli innumerevoli uccelli citiamo l'aquila reale, il gufo reale e dal 1989 è segnalata la presenza costate, in particolar modo nei mesi autunnali ed invernali, del gipeto.
La fauna ittica è ben rappresentata dalla trota marmorata, un pesce amante dell'acqua chiara e pulita, e dal salmerino alpino, un salmoide che vive solo nei laghi alpini.
La gestione e l'ente gestore
Al fine di poter meglio mirare l azione di salvaguardia e gestione degli ambiti territoriali ricompresi nel Parco, alla luce anche delle esigenze legate alle forme di utilizzazione economica del territorio, il Piano Urbanistico Provinciale, nel 1987, ha distinto il Parco in zone nelle quali le modalità di intervento ammesse sono tra loro diverse. Il Parco è stato suddiviso, secondo una classificazione ormai in uso, in riserva integrale, ove, in considerazione dell alta concentrazione di elementi di grande interesse naturalistico, l'ambiente va conservato nella totalità dei suoi attributi; in riserva guidata, ove, in correlazione con le esigenze di tutela ambientale, è consentita la realizzazione delle strutture di supporto allo svolgimento dell'attività agro-silvo-pastorale e della fruizione del Parco da parte dei visitatori; infine in riserva controllata, corrispondente alle zone maggiormente antropizzate. Nel maggio del 1988 è stata emanata da parte della Provincia Autonoma di Trento una specifica legge che detta norme in merito alla gestione dei parchi naturali: la legge provinciale 6 maggio 1988, n . 18.
Una legge innovativa nel campo della gestione dei parchi naturali. Essa amplia e rinnova il vecchio concetto di parco del 67 legato prevalentemente alla preminenza della conservazione delle bellezze naturali e sancisce quale scopo dei parchi, oltre alla tutela delle caratteristiche naturali ed ambientali ed alla promozione dello studio scientifico delle stesse, anche l'uso sociale dei beni ambientali, in un'ottica di convivenza fra ecosistema naturale ed ecosistema antropico.
La nuova legge provinciale dà delle precisazioni puntuali circa le principali attività antropiche ammesse all'interno dei territori dei parchi, quali le attività agro-silvo-pastorali, le attività estrattive, l'utilizzazione delle acque a scopo idroelettrico, la presenza di linee elettriche e telefoniche, la creazione di strutture ricettive turistiche all'aperto e la circolazione dei veicoli a motore. Essa demanda poi la gestione del Parco ad uno specifico ente, i cui organi sono formati in prevalenza da rappresentanti eletti dai Comuni facenti parte del Parco.
Bibliografia
- AA.W., L'ambiente naturale e umano dei parchi del trentino, Ed. Manfrini, 1973
- Boato S., Arrighetti A., Osti F., Parchi e riserve naturali del Trentino, Ed. Manfrini, 1988
- Flaim S., I Parchi Naturali del Trentino ed i loro nuovi Enti di Gestione, Natura Alpina, n. 3, 1989
- Flaim S.,(a cura di) Incontri con il Parco, Ed. Arca, 1990.
- Tomasi G., 11 Parco Adamello-Brenta, OASIS, n. 4, 1987.
* Direttore del Parco naturale Adamello-Brenta |