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Quella che segue è la relazione al progetto di legge di iniziativa dei consiglieri regionali della Lega Nord Paolo Arrigoni e Pietro Reina per l"'istituzione del parco regionale della Lombardia" presentata a fine giugno.
Ci limitiamo a pubb1icare il testo della relazione non potendo ovviamente riportare l'articolato nella sua interezza, convinti che esso consenta comunque di cogliere il senso della proposta. Lo facciamo volentien perchè è questa la prima presa di posizione, in qualche modo "ufficialé ', di una forza politica nuova quale è la Lega, in materia di aree protette. Gli stessi proponenti si rendono conto evidentemente di andare controcorrente se hanno sentito bisogno di scrivere che "forsé' I'approccio è provocatorio e paradossale.
Difficile dargli torto dal momento che con un colpo di spugna si cancella l'intera mappa dei parchi regionali della Lombardia per proporre 1'istituzione di un unico mega parco regionale.
Un dibattito travagliatissimo, protrattosi per vari lustri per definire con legge nazionale cosa sono i parchi nazionali e quelli regionali, nonchè chi deve gestirli e con quali strumenti, viene liquidato senza esitazioni, anzi è assolutamente ignorato. La legge 394, ad esempio, non è neppure menzionata, sebbene anche la Regione Lombardia, al pari di tutte le altre Regioni, sia tenuta ad adeguarvi la sua legislazione
L'esperienza, sicuramente sofferta e non priva di carenze ed errori, ma indiscutibilmente peculiare dei parchi regionali lombardi (basti pensare al Parco del Ticino) è sbrigativamente cancellata da questa proposta di legge che prevede la istituzione di un unico parco, la cui area "coincide con i confini amministrativi della Regione Lombardia".
Come se il Parlamento, anzichè affannarsi tanto, si fosse limitato a scrivere nella 394 che in Italia è istituito un unico parco la cui area coincide con i confini nazionali!
Se poi si va a vedere in cosa esso dovrebbe consistere si scopre all'art. 5 (formazione del piano del parco) che esso dovrà includere vane e diverse tipologie di aree che non potranno che coincidere, più o meno, con quelle già "mappaté ' e quindi incluse negli attuali parchi regionali.
Che senso ha allora ricomporre e condurre in un unico contenitore quello che più saggiamente è stato nel corso degli anni costruito, sulla base di scelte mirate, di studi specifici, di discussioni e decisioni spesso durate anni?
Le risposte possibili non sono molte. La più facile e prevedibile, visto il giudizio che viene dato sui parchi esistenti i quali, a giudizio dei consiglieri della Lega, nella maggior parte dei casi risulterebbero "imposti" alle popolazioni locali, è che essi sarebbero drasticamente ridimensionati. In talune provincie lombarde del resto la Lega ha già avanzato proposte volte a ridurre le superfici delle aree a parco.
L'altra ragione che emerge chiaramente dalla lettura della proposta è che il nuovo parco sarà gestito direttamente dalla Regione, ciòè non da un ente come prevede la legge 394, ma proprio attraverso gli uffici regionali. E gli Enti locali? A loro la legge, il che stupisce dopo tante proclamazioni "federaliste ' e di avversione ad ogni forma di accentramento da parte della Lega, riserva al massimo qualche delega e persino lo strumento dell'avvalimento degli uffici, insomma gli strumenti che hanno fatto clamoroso fallimento in questi anni.
Evidentemente i consiglien della Lega ignorano che la Corte Costituzionale ha recentemente ribadito che in base alla 394 la partecipazione degli Enti locali all' istituzione e gestione delle aree protette regionali è un principio che ha valore di riforma economico-sociale e quindi costituzionalmente inviolabile.
Vorremmo sbagliarci, ma questa proposta di legge sembra avere un solo ed esclusivo scopo; quello di togliere qualsiasi autonomo spazio e ruolo alle aree protette vecchie e nuove riducendone il peso e i poteri.
Non ci pare, insomma, quella della Lega, una buona partenza.
E come se non bastasse il 14 settembre, in una interrogazione al Ministro dell'lnterno ( ! ), l'onorevole Calderoli chiede addirittura un intervento centrale nei confronti della Regione Lombardia perchè abo1isca i parchi regionali. Insomma si chiede al governo di intervenire "contro" la Regione, e i suoi legittimi poteri, perchè sia disattesa una legge nazionale. Come esempio di federalismo non è davvero male.
La relazione alla proposta di legge della lega Lombarda
Un'esigenza,unanimemente condivisa,che si pone con estrema gravità all'attenzione degli organi istituzionali della Regione Lombardia è quella della tutela dell'interno territorio lombardo, che va rincompresa in uno strumento complessivo di programmazione e gestione quale deve essere il piano territoriale regionale.
La necessità di porre attenzione sulla salvaguardia della generalità del territorio regionale è in parte contraddetta dalla politica finora perseguita per l'istituzione delle varie aree protette, quasi che tale attenzione dovesse essere riservata a zone limitate - e forse poco interessanti" nel sistema della 'politica degli affari" - in modo quasi da costituire un alibi verde" alla possibilità di interventi discrezionali e soggettivi nella restante parte della nostra regione.
Difatti, analizzando lo stato reale in cui versano queste aree protette, ne emerge un quadro poco confortante.
Nella maggior parte dei casi tali zone sono caratterizzate da una scarsità di risorse finanziarie, con cui far fronte agli obiettivi prefissati, e da difficoltà di gestione.
In alcuni casi si può addirittura arrivare a dubitare che tali parchi (o riserve) esistano solamente sulle carte topografiche o negli atti giuridici istitutivi, ma non nella realtà tangibile. A ciò si aggiunge, infine, il problema del rapporto tra area protetta e popolazione ivi residente, già evidenziato anche dal Comitato Economico e Sociale della Comunità Europea.
Questo organo comunitario, nel dicembre 1988, affermava che 'le preoccupazioni ecologiche stanno generando una normativa ambientale di tipo vincolistico che in certa misura limita le attività economiche e produttive, ma che spesso viene percepita dalle popolazioni montane come un attentato alla loro sopravvivenza i parchi naturali sono in generale istituiti contro il volere delle popolazioni locali che li vivono come una imposizione ingiusta per i limiti allo sviluppo delle loro attività economiche e come mero strumento ricreativo per le popolazioni urbane, senza peraltro grandi ricadute economiche".
Occorre, quindi, un rinnovato impegno unito ad un radicale cambiamento di rotta affinchè la tutela delle aree protette non sia a sé stante, ma sia inserita in un complessivo programma di razionale gestione del territorio lombardo. Ciò si può realizzare attraverso una globale risistemazione delle competenze da attribuire alla Regione ed agli Enti locali - la Provincia in primis - nonché aggiornando ed integrando la legislazione regionale in tema di difesa della natura, che ancora oggi non è stata sviluppata in tutte le sue potenzialità e con riferimento all'intero territorio lombardo.
Per quanto riguarda l'attribuzione delle competenze, è necessario un potenziamento dei compiti e delle strutture affidate alla Provincia, ente intermedio tra la Regione e le realtà locali, oltre alla revisione degli attuali consorzi gestori delle aree protette, la cui gestione deve rispettare i requisiti di efficienza ed economicità.
Per quanto attiene, invece, l'integrazione della normativa regionale occorre sostituire alla tutela limitata di alcune zone della Lombardia e di alcune specie animali e vegetali minacciate, una strategia globale per la difesa della natura, contro il sempre più massiccio sfruttamento del territorio dovuto agli insediamenti urbani, agricoli ed industriali.
Questa strategia non si deve, però, limitare all'aspetto paesistico del territorio, ma deve salvaguardare l'intero equilibrio ecologico della Lombardia, comprendendo in sé anche la necessità di uno sviluppo socioeconomico della popolazione ivi residente che sia compatibile con l'ambiente.
E per dar vita a questa politica di "governo dell'ambiente" e del conseguente "uso razionale del territorio" che abbiamo preparato questa proposta di legge, ad un primo superficiale approccio forse anche provocatoria e paradossale, per l'istituzione del "Parco regionale della Lombardia". Deve servire da stimolo per superare la latitanza degli organi di governo regionale, che, peraltro, pochi mesi fa si erano impegnati per realizzare 'una attenta verifica della situazione in cui versano le aree protette della Lombardia" nonchè a presentare adeguate proposte di revisione della specifica normativa in essere", come si evince dalla deliberazione n. V/0661 del Consiglio Regionale del 14 gennaio 1993. |