Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 10 - NOVEMBRE 1993


I Parchi naturali Alpe Veglia e Devero
I Parchi naturali Alpe Veglia ed Alpe Devero costituiscono, con la zona di salvaguardia di Devero, un ampio comprensorio alpino di oltre 10.500 ettari compreso in una escursione altitudinale che va dai 1.600 m. della piana di Devero ai 3.553 m. della vetta del Monte Leone.
Geograficamente l'area è situata in alta Valle Ossola, a nord-ovest del Lago Maggiore, e costituisce il limite occidentale dell'Alpi Lepontine.
Istituiti con legge regionale in tempi assai diversi il Parco del Veglia (L.R. 14/78) ed il Parco del Devero (L.R. 49/90) sono oggi affidati alla gestione di un unico ente, nato anch'esso nel 1990.
Il Parco Veglia è raggiungibile da S. Domenico (1.420 m.), in Valle Cairasca, a piedi, seguendo una strada sterrata, ovvero prima con una seggiovia che porta in quota, poi con un sentiero panoramico, in circa due ore. ll Parco del Devero è raggiungibile dall'abitato di Goglio, a piedi, seguendo una vecchia mulattiera con un percorso di circa un'ora, ovvero in auto lungo una strada ancora in costruzione sino alla località Cologno da dove, in venti minuti circa di cammino, si raggiunge l'Alpe.
Il Parco naturale dell'Alpe Veglia è costituito da un'ampia conca di origine glaciale, sospesa sulla valle Cairasca, nella quale confluiscono una serie di piccoli circhi che presentano ancora resti di ghiacciai attivi. La conca è delimitata a Nord da alte vette che segnano il confine con la Svizzera: l'Helsenhorn (m. 3.272), il Mottiscia (m. 3.156) ed il Rebbio (m. 3.192) con gli omonimi ghiacciai, il P.zzo d'Aurona (m.2.984), il P.zzo Terrarossa (m.3.246) ed il dominante Monte Leone (m.3.553) dalle cui pendici scendono i lembi del Ghiacciaio del Leone e del Ghiacciaio d'Aurona. A sud il Parco è definito da una catena di cime più basse e meno imponenti attraverso le quali il torrente Cairasca si riversa a valle lungo la forra del Groppallo, che costituisce l'accesso naturale all'Alpe Veglia.
Il Parco naturale Alpe Devero occupa la porzione superiore del bacino idrografico del Torrente Devero costituita da un circo di origine glaciale collegato con la valle principale da una profonda incisione fluviale. L'area, disposta secondo un'asse preferenziale nord-est sud-ovest, è contornata a nord da una catena di monti lungo i quali corre il confine con la Svizzera: la P.ta D'Arbola (m.3.235),l'Albrunhorn (m.2.840), la P.ta di Valdeserta (m.2.939), la P.ta della Rossa (m. 2.888), la P.ta Marani (m. 3.108), il P.zzo Cervandone (m.3.155) con il Ghiacciaio della Rossa, ed il P.zo Cornera (m. 3.083). A sud il Parco assume una morfologia più dolce con superfici ampie e regolari delle praterie gradinate da cui emergono il Monte Corbernas (m. 2.578), la P.ta della Valle (m. 2.667), la Pta di Tanzonia (m. 2.668) ed il Monte Minoia (m. 2.800).
La catena di monti che cinge le due aree non impedisce comunque i collegamenti con le aree limitrofe. Molti sono infatti i percorsi escursionistici che consentono ad appassionati italiani e stranieri di frequentare i parchi, utilizzando i numerosi passi e valichi alpini che mettono in comunicazione con il versante svizzero attraverso la B.tta d'Aurona (m.2.770), il P.sso di Cornera (m.2.508), il P.sso della Rossa (m.2.474), la B.tta d'Arbola (m. 2.409), owero con altre località in territorio italiano attraverso la B.tta di Valtendra (m. 2.488), la B.tta di Scatta d'Orogna (m.2.461), la B.tta di Scarpia (m.2.248), la B.tta della Valle (m.2.574) e la B.tta di Scatta Minoia (m.2.599), non chè da altri valichi meno comodi e frequentati.
L'area protetta dei Parchi Veglia e Devero risulta inoltre di notevole interesse geologico e mineralogico. Dal punto di vista geologico, in quest'area ha trovato conferma, dopo la realizzazione del traforo del Sempione, la teoria interpretativa della struttura delle Alpi secondo un modello a falde sovrapposte che, a seguito di spinte compressive, sono emerse a formare l'edificio alpino. Queste falde, per il contrasto cromatico dei diversi tipi litologici, sono ben riconoscibili sulle pareti delle montagne che contornano l'area. Inoltre questo territorio è considerato, dal punto di vista mineralogico, un distretto estremamente interessante, oltre che per l'elevato numero di minerali riconosciuti (circa 127 specie), anche per la presenza di specie mineralogiche assolutamente nuove come l'asbecasite, la cafarsite, la cervandonite ed altre ancora. Negli ultimi anni una interessante scoperta archeologica ha reso interessante la visita al Parco anche sotto questo profilo. Nel 1986 venne scoperto, all'interno del Parco naturale Alpe Veglia, un sito mesolitico di cacciatori preistorici. Dopo questa scoperta ne sono seguite altre, con ritrovamenti risalenti all'età del ferro, ed infine una pittura rupestre risalente all'età neolitica. Dal punto di vista naturalistico la caratteristica dei Parchi Devero e Veglia è costituita dalla grande varietà di ambienti e conseguentemente di specie floristiche. Recenti studi hanno permesso di individuare nel Parco Veglia circa 319 specie diverse, mentre nel Parco del Devero ne sono state individuate oltre 500 unità, distribuite fra i ranghi specifico ed intraspecifico.
Nella successione altitudinale della vegetazione alpina la flora dei Parchi si colloca negli orizzonti subalpino, alpino e nivale. Le zone con suolo più profondo e giacitura pianeggiante sono di massima occupate dai pascoli. Nel quadro delle associazioni vegetali presenti nei Parchi il pascolo, risultato di un lungo processo di trasformazione e sostituzione della vegetazione originaria, si differenzia per la sua artificialità. Comunque, per la sua antichissima origine e per il suo specifico ruolo di difesa, il pascolo è un elemento caratteristico e culturalmente fondamentale dei Parchi. In questi ambienti è facile osservare tra le specie foraggiere costituite dalle graminacee (Poa alpina, Phleum alpinum, ...), dalle composite (Leontodon Hispidus, L. Helveticus, Crepis Aurea, ...) ed i trifogli (Trifolium alpinum, ...) i precoci crochi, le coloratissime genziane (Gentiana Kochiana, G. Insubrica), la Biscutella la evigata, il rinanto, le centauree e le variopinte orchidee (Orchis Sambucina, O. maculata, Nigritella Nigra, ...).I pendii circostanti alle piane coltivate sono coperti da formazioni di larice e singoli esemplari di latifoglie, quali il sorbo degli uccellatori (S. Aucuparia), il sorbo alpino (S. Chamaemespilus), salici e rarissime betulle. Gli ontani (Alnus viridis) formano normalmente nuclei abbastanza ridotti, più estesi lungo i corsi d'acqua e nelle zone più fresche. ll tipico sottobosco del lariceto è costituito da un fitto tappeto di rododendri (Rododendronferrugineum) e mirtilli (Vaccinium mirtillus). Oltre il limite del bosco troviamo generalmente le aree floristicamente più interessanti dei Parchi, che riguardano in special modo le zone umide, le aree con substrato basico e le aree rocciose. ll lariceto sfuma alle quote superiori, nelle praterie alpine, dove è facile incontrare l armeria alpina, l'astragalina della lapponia (Oxitropis lapponica), i cuscinetti della silene acaulis, la stella alpina ( Leontopodium alpinum), la carice curva (Carex curvula) e molte altre specie ancora. Nelle aree più esposte alle intemperie, ma soprattutto in quelle più battute dal vento, le praterie sono sostituite da ambienti denominati lande dove la vegetazione assume forme particolari che costituiscono un adattamento a questo ambiente. Caratteristici delle lande sono alcuni bassi arbusti legnosi quali l'azalea alpina (Loiseleuria alpina), la Dryas octopetala, i salici nani (Salix retusa, S. Reticulata, ...), l'empetro (Empetrum nigrum) e l'uva ursina (Arcthostaphylos alpina). Salendo in quota nel regno delle morene, dei detriti e delle rocce la vegetazione si fà ancor più rara e specializzata: ecco comparire il crisantemo alpino, i genepì, maschi e femmina, in realtà due specie distinte: artemisia genepì ed a. mutellina, il ranunculodeighiacciai (Ranunculus glacialis), i vivacissimi semprevivi, il doronico, le campanule (C. Excisa, C. Cenisia e C. Cochleariifolia), la linaria alpina, le androsaci e le saxifraghe.
Le zone umide sono distribuite alle diverse altitudini e sono tra gli ambienti più interessanti e delicati dei Parchi. Specie caratteristiche di questi ambienti sono i carici (Carexfusca, C. rostrata, ...) la drosera rotundifolia, piccola pianta carnivora, la primula farinosa, la Menyanthes trifoliata, la Viola palustris, la Caltha palustris, gli equiseti (E. Palustris, E. Variegatum), gli eriofori (Eriophorum angustifolium, Escheuchzeri) con le loro bianche e cotonose infiorescenze.
Nei Parchi Veglia e Devero anche la fauna, se pur elusiva e poco visibile, è molto ricca di specie. Le alte quote selezionano naturalmente in numero delle specie animali presenti, soprattutto per quanto riguarda la fauna eteroterma, ovvero a sangue freddo", tra cui si possono annoverare la vipera aspis e la lucertola delle muraglie, tra i rettili, ed il tritone alpino e la rana temporaria, tra gli anfibi.
Ben più numerose sono le specie di uccelli individuate come nidificanti all'interno dei Parchi: tra queste, la civetta capogrosso (Aegolus Funereus), il gufo reale (Bubo bubo), l'astore (Accipiter gentilis), il picchio nero (Dryocopus martius) ed il francolino di monte (Bonasa bonasia), tra le specie più localizzate; ed altre come gallo forcello (Tetrao tetrix), pernice bianca (Lagopus mutus), coturnice (Alectoris graeca), picchio rosso maggiore (Picoides maior), gheppio (Falco tinunculus).
Altre specie rivestono una certa importanza in quanto nel Parco si trovano alle quote massime del loro areale di distribuzione, come il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), che incontriamo nei pressi degli abitati, ed il codibugnolo (Aegithalos caudatus). Tra le specie più diffuse si segnalano la cincia bigia alpestre (Parus montanus), il prispolone (Anthus trivialis) ed il fringuello (Fringilla coelebs).
In estate, sui pendii erbosi ben soleggiati del piano alpino, fino al limitare delle pareti rocciose, dopo la marmotta, i mammiferi più facilmente osservabili sono certamente gli ungulati: il camoscio (Rupicapara rupicapra) è la specie più diffusa, mentre, solo recentemente, lo stambecco (Capra ibex) è divenuto una presenza costante grazie alI'espansione della popolazione della vicina Svizzera che stà colonizzando le aree limitrofe.
Alle quote inferiori, nei boschi di larice, si possono incontrare il cervo (Cervus elaphus) ed il capriolo (Capreolus capreolus) che nel periodo invernale abbandonano l'area per spostarsi a quote inferiori dove trovano condizioni ambientali meno rigide.
Presenti, ma molto più elusivi sono infine la volpe (Vulpes vulpes), la martora (Martes martes), la faina (Martes foina), l'ermellino (Marteserminea), laleprebianca(Lepustimidus) ed i micromammiferi, come il quercino (Elyomis quercinus), l'arvicola delle nevi (Microtus nivalis) il toporagno (Sorex alpinus) ed il toporagno d'acqua (Neomis fodiens).

Testo curato da:
parte generale e floristica dottor I De Negri
Direttore Ente parco
parte faunistica: Bionda Radames - Cuardiaparco