Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 13 - OTTOBRE 1994


OSSERVATORIO REGIONI
a cura di Roberto Saini
Quando mi è stato proposto di scrivere, per questa rivista, un pezzo sui rapporti che il nuovo ministro per l'ambiente Altero Matteoli ha instaurato con le Regioni con riferimento alle aree protette, la prima tentazione è stata quella di proporre alla redazione una pagina totalmente bianca per dare il segno di quanto sia stato fatto in questo settore a livello di rapporti istituzionali tra Stato e Regioni. Ha poi prevalso, come spesso accade in queste situazioni, un altro impulso: quello di lanciare provocazioni (in senso positivo) al Governo attraverso queste colonne affinché si possa procedere in una politica di tutela del territorio che così faticosamente si è avviata negli ultimi anni e che sarebbe delittuoso affossare, anche di fronte alle azioni positive e propositive che la Comunità Europea continuamente avanza e che lo Stato italiano non può non considerare.
Per arrivare a rendere concrete alcune proposte che ci auguriamo non trovino sordo il ministro Matteoli è però opportuno partire dalla cronaca di fatti mai avvenuti. Come è noto la legge 394 individuava una sede di confronto tra Stato e Regioni per definire le linee politiche in materia di aree protette nel Comitato nazionale per le aree naturali protette composto da sei ministri e da sei rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano: al di là di ogni valutazione politica sul ruolo delle Regioni e delle autonomie locali che questo Governo, almeno a parole, ha più volte ribadito essere nei suoi programmi di rifondazione dello Stato, deve essere rilevato che, almeno in questo settore, il Governo si è comportato e si sta comportando senza alcuna attenzione al ruolo regionale inteso come ruolo di coordinamento di una politica territoriale.
Ciò è dimostrato dal fatto che il ministro non ha ancora sentito il bisogno di convocare il Comitato ovvero, se come viene sostenuto che di fatto il Comitato è stato abrogato da provvedimenti assunti dal Governo Ciampi, di riunire attomo ad un tavolo i referenti politici responsabili delle aree protette a livello regionale al fine di costruire insieme quel sistema nazionale che la legge 394 prevede e che, pensiamo, lo stesso ministro che la legge 394 ha votato voglia - ovvero debba, per rispettare una norma di legge vigente - rendere operativo.
Pur se sollecitato più volte dall'assessore regionale del Piemonte, nominato dalla conferenza dei presidenti capofila per la politica del parchi e pertanto primo referente del ministro, l'onorevole Matteoli non ha ancora provveduto ad un adempimento di tipo istituzionale che rientra tra gli atti dovuti. I rapporti con le Regioni non hanno perciò ancora trovato un tavolo organico di riferimento, ma si sono limitati a rapporti bilaterali sui problemi puntuali fatto che denota una mancanza di visione organica. Clamoroso in questo senso è stato l'atteggiamento ministeriale rispetto alle revisioni dei confini di alcuni parchi abruzzesi, problema che non riguarda, per la sua complessità e per gli effetti che poteva produrre e che non ha prodotto soltanto per mancato visto della Corte dei Conti, la Regione Abruzzo, ma l'intera nazione e pertanto anche i rapporti con tutte le Regioni.
Da questi pochi riferimenti al comportamento ministeriale nasce una prima proposta operativa e cioè che il ministro Matteoli eserciti, come deve esercitare, il suo ruolo di governo effettuando le scelte che ritiene più giuste, ma coinvolgendo direttamente, al fine di un coordinamento delle politiche, tutti i livelli istituzionali a cui sia la Costituzione, sia la legge 142, assegnano un ruolo fondamentale.
Da un rapporto di questo tipo possono concretizzarsi risultati evidenti, anche attraverso un confronto che può divenire conflittuale, ma può anche essere, al contrario, positivo e produttivo. Le Regioni restano pertanto in attesa di segnali dal ministro pronte a collaborare per conseguire i risultati che si riterranno più giusti nell'interesse della collettività.