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Periodicamente quanti hanno il compito di gestire parchi ed aree protette si interrogano sull'efficacia e sull'efficienza di quello che stanno facendo. Accade in convegni e stages (ricordo quello organizzato dal Coordinamento nazionale parchi e riserve naturali e dal Parco lombardo del Ticino, lo scorso ottobre), e accade ogni anno, in occasione della predisposizione dei bilanci preventivi. Non mancano, quindi, le occasioni per qualificare in capitoli di bilancio le scelte amministrative, e per riflettere sui contesti di quelle scelte. Ma ciò nonostante molto di frequente è possibile toccare con mano una sorta di "effetto Babele" che accompagna in molte sedi pubbliche e istituzionali, per non riferirci ai bar, dove il fenomeno è ancor più dilagante, ogni ragionamento che riguardi le scelte amministrative degli enti parco.
Sembra davvero di trovarsi nella torre di Babele, quando si parla di personale, di sorveglianza, di vigilanza, di spese correnti, termini un tempo sostanzialmente univoci e di facile interpretazione, che riferiti ai parchi sfumano in cento interpretazioni. Quando poi da questi concetti un tempo semplici si passa a termini comunque più problematici quali le entrate autonome, le politiche di gestione, le modalità di fruizione e l'individuazione dei servizi, l'effetto Babele dilaga e rompe ogni argine.
Per contribuire a fare un po' di chiarezza attraverso il nostro strumento di lavoro, che è l'informazione, ma senza alcuna pretesa di annullare per magia la Babele sulla data (anzi, suinsultata), intraprendo con questo articolo un viaggio tra i parchi, cominciando con il confrontare dati certi e - nei limiti del possibile - omogenei, pur sapendo che ciascun parco è un "unicum". Mi servo di un questionario, da me appositamente predisposto e distribuito nel corso della sessione dell'Aquila della "Consulta per i parchi". Come si dice in questi casi, la somministrazione di quel questionario', non ha fornito cifre che possono essere considerate la media nazionale delle questioni indagate, né i risultati vogliono proporsi come acquisizioni scientificamente solide e mature. Più semplicemente, userò parte delle cortesi risposte per quello che esse sono, cioè interviste, per arricchire o confermare le nostre conoscenze.
Il Parco lombardo della Valle del Ticino è regionale, è stato istituito dal Consiglio regionale della Lombardia nel 1974 e funziona dal 1980. Si occupa dei problemi di 46 Comuni in un'area di 90.000 ettari, disponendo di 43 dipendenti, dieci consulenti, e di entrate annue per 4 miliardi e cinquecento milioni. Nel 1994 il Parco Ticino Lombardo ha lavorato sulle seguenti priorità: l'educazione ambientale; la manutenzione di strutture e servizi; le piste ciclabili; il controllo del territorio in relazione all'urbanistica e all'inquinamento, il recupero delle aree degradate (ex cave, piccole discariche, ex pioppeti, eccetera). Nello scorso anno, i problemi amministrativi di più difficile soluzione che ha dovuto affrontare il Parco del Ticino Lombardo sono stati: il blocco delle assunzioni e del tourn over dei dipendenti; l'applicazione della legge 142/90 in relazione alla norma che prevede la trasformazione dei consorzi; la revisione del PTC.
Il bilancio preventivo 1995 sarà impostato sulle seguenti priorità: incremento della pianta organica; acquisizione di aree; manutenzione ed incremento dei centri parco e delle piste ciclabili; reintroduzione di animali; recupero aree degradate e rinaturalizzazioni. I prevedibili problemi amministrativi del 1995 sono la trasformazione del Consorzio in ente oppure il suo commissariamento; l'approvazione dei carichi di lavoro dei dipendenti e la conseguente rideterminazione della pianta organica; la variante generale al PTC.
Il Parco naturale regionale Sirente Velino, con sede legale a Rocca di Mezzo (Aquila), è stato istituito nel 1989 e funziona dal 1992, interessa 23 Comuni che a loro volta comprendono 41 centri abitati in un'area di 60.000 ettari, disponendo di una pianta organica "teorica" di 50
unità e di un miliardo di entrate annue della Regione Abruzzo. Nel 1994 il Parco naturale regionale Sirente Velino ha lavorato sulle seguenti priorità: piano del parco e piano turistico; zonizzazione; sede; centri visita; aree faunistiche; strutture di ricerca e informazione. Nello scorso anno i problemi amministrativi di più difficile soluzione sono stati: il rapporto con il Co.Re.Co.; i limiti territoriali e le autorizzazioni sulla zonizzazione; i problemi di bilancio.
Il bilancio preventivo 1995 sarà impostato sulle seguenti priorità: centro visite ed aree faunistiche; piano del parco; zonizzazione; struttura di ricerca e informazione; progetti Cee. I prevedibili problemi amministrativi del 1995 riguarderanno la difficoltà ad assumere decisioni in tempi rapidi, per un difficile rapporto con il Comitato regionale di controllo; le questioni relative ai confini e alla zonizzazione; l'insufficienza dei fondi stanziati a bilancio.
Il Parco regionale dei Boschi di Carrega, con sede a Sala Baganza (Parma), è stato istituito dal Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna nel 1980, ed è in funzione dal 1982; interessa cinque Comuni ed una superficie di 2.500 ettari, disponendo di un organico di 6 unità lavorative, più quattro consulenti, e di un miliardo di finanziamenti annuali. Nel 1994 il Parco regionale dei boschi di Carrega ha lavorato sulle seguenti priorità: educazione ambientale; ricezione turistica (prevalentemente scuole); sistemazione territoriale-forestale; gestione faunistica. I problemi amministrativi di più difficile soluzione nel 1994 sono stati l'adeguamento e l'aggiornamento della normativa, e la quantità dei finanziamenti, nonché le modalità della loro erogazione.
Il bilancio preventivo 1995 sarà impostato, sostanzialmente, sulle stesse priorità del 1994, e le prevedibili difficoltà amministrative riguarderanno i problemi finanziari e quelli normativi.
Il Parco regionale del Conero, con sede a Sirolo (Ancona), è stato istituito dal Consiglio regionale delle Marche nel 1987 ed è in funzione dal 1992; interessa cinque Comuni per un totale di 5.796 ettari, disponendo di un organico di una unità lavorativa più quattro consulenti, e di 350 milioni di finanziamenti nel 1994 (250 della Regione Marche; 100 dal Comune di Ancona). Nel 1994 il Parco regionale del Conero ha lavorato
sulle seguenti priorità: attrezzatura del sentiero numero uno; controllo del territorio (urbanistica, sentieristica; antincendi); attivazione visite guidate; marchio agricolo su prodotti tipici dell'agricoltura; reperimento maggiori entrate; sistemazione territoriale-forestale; definizione dei carichi di lavoro del personale in vista della formulazione della pianta organica. I problemi amministrativi di più difficile soluzione sono stati: la quantità dei finanziamenti, e le forme della loro erogazione; la soluzione dei problemi del personale; la possibilità di far conoscere in modo chiaro e continuativo la propria attività al di fuori degli organi di gestione.
il bilancio preventivo 1995 sarà impostato sulle seguenti priorità: centro visite; introduzione animali; riforestazione; centro osservazione migratori; bollettino del parco; riadozione piano del parco e soluzione dei problemi del controllo del territorio e della certezza delle entrate finanziarie. Le prevedibili difficoltà amministrative riguarderanno soprattutto i temi delle entrate, del personale e della normativa urbanistica.
Il Parco regionale Migliarino - San Rossore Massaciuccoli, istituito dal Consiglio regionale toscano nel 1979 e funzionante dal 1989, interessa cinque Comuni e due Provincie, per un totale di 23.114 ettari, disponendo di un organico di 41 unità e di tre miliardi e 500 milioni di lire. Il Parco Migliarino - San Rossore nel 1994 ha lavorato sulle seguenti priorità: approvazione dei piani di gestione; trasformazione da consorzio di enti in ente regionale; realizzazione centro visite e museo; attività promozionale e attivazione delle visite guidate; marchi di qualità su produzioni tipiche.
I problemi amministrativi di più difficile soluzione nel 1994 sono stati: il riassetto istituzionale ed il rapporto tra conservazione e sviluppo. Il bilancio preventivo 1995 sarà impostato sulle seguenti priorità: attuazione dei piani di gestione; realizzazione di strutture di fruizione; vigilanza e prevenzione antincendio; studi per il risanamento di alcune aree; estensione dell'organico tecnico. I prevedibili problemi amministrativi per il 1995 riguarderanno l'attuazione degli interventi per le nuove strutture e la nuova situazione istituzionale.
Il Parco naturale Paneveggio Pale S. Martino, istituito dal 1967 dalla Provincia autonoma di
Trento e funzionante dal 1989, ha la sua sede a Tonadico di Primiero (Trento) e due centri visitatori, a Paneveggio e a San Martino di Castrozza. I comuni interessati sono 9, la superficie 190 kmq. I finanziamenti annuali sono di 2 miliardi e 500 milioni. Nel 1994 il Parco di Paneveggio ha lavorato sulle seguenti priorità; impianto strutturale (cioè apertura di nuovi centri visita), ricerca scientifica; gestione corrente del territorio. Il bilancio preventivo 1995 verrà impostato sulle seguenti priorità: costruzione di due nuovi centri visita e della nuova sede del parco; realizzazione di un sentiero etnografico con fondi Cee; ricerca scientifica, gestione del territorio; gestione delle strutture esistenti.
Grazie ai poteri quasi magici della professione giornalistica, abbiamo messo il naso negli organismi di gestione di sei parchi, in altrettante differenti Regioni del nostro Paese (dalla Lombardia all'Abruzzo; dall'Emilia-Romagna, alle Marche, alla Toscana, al Trentino) ed è possibile sviluppare alcune prime considerazioni sui punti di contatto del lavoro amministrativo in corso, e su quello che emerge dal confronto. Un primo indicatore della difficoltà nel creare un rapporto solido e positivo tra le differenti comunità diffuse nei territori e la "comunità del parco" ideale è fornito dallo scarto tra le leggi istitutive e l'effettivo inizio di funzionamento di tutti i parchi citati: un anno per Paneveggio (i 22 anni che passano tra l'istituzione e l'avvio a regime dell'attuale ente sono stati utilizzati in una differente forma di gestione, attraverso l'ufficio parchi della Provincia autonoma di Trento. Nel 1988 per legge della Provincia autonoma si deliberò l'attuale Ente, ed un anno dopo quell'ente era a regime); due anni per i Boschi di Carrega; tre per il Sirente Velino; cinque per il Conero; sei per il Ticino lombardo; dieci per Migliarino - San Rossore. Sono cifre che la dicono molto lunga sulla pesantezza del "terreno di gioco" su cui si gioca la difficile partita del consenso e della gestione dei parchi.
Accanto a questo indicatore che è lì per memoria, ne propongo altri tre, che riguardano l'oggi e anche l'avvenire.
Comincio dal "personale", tradizionale termine che anima molte delle discussioni del "bar Babele". Da uno studio sulla domanda di parchi all'estero, elaborato dall'Università Bocconi e pubblicato dal Servizio conservazione natura del Ministero dell'ambiente 2, trascrivo interessanti e poco comprensibili differenze tra il personale impiegato e le caratteristiche di alcuni parchi. Lo Yoho National Park, 20.000 kmq, quasi due milioni di visitatori l'anno, ha 145 dipendenti. Il Plitvice National Park, con 195 kmq, ha 125 dipendenti più 60 stagionali, mentre quello del Triglav, con 848 kmq, ha 25 dipendenti ed alcuni volontari. Il Parco del Pembrokeshire, con 200 Kmq, ha 61 dipendenti, 30 stagionali e un numero imprecisato di volontari. La Venoise (530 kmq) ha 48 dipendenti; il Parco nazionale Corso (300 kmq) ne ha 53, più 15 stagionali. Il medesimo studio precisa che il Parco dell'Engadina ha una decina di addetti stabili al settore sorveglianza, mentre quello di Plitvice, come abbiamo già visto, ne ha circa 200. E' evidente che per chiarire al "bar Babele" queste differenze, occorrerebbe sapere che tipo di vigilanza viene fatta, come viene considerato il turismo, e via approfondendo.
Rientrando in Italia, osservo che la pianta organica del Parco nazionale del Gran Paradiso prevede 81 posti, che solo 67 sono oggi occupati, con 51 operatori di vigilanza, ed i rimanenti 9 distribuiti in 3 collaboratori tecnici, un consulente, un dirigente, un collaboratore di amministrazione, un assistente di amministrazione, un assistente tecnico, un operatore di amministrazione. Ricapitolando: 51 guardiaparco; 4 tecnici; 3 amministrativi; un consulente ed un dirigente. Naturalmente si stanno predisponendo concorsi, e si ricorre spesso a personale precario con convenzioni. E tuttavia, se si fà mente locale al fatto che stiamo parlando del Parco nazionale del Gran Paradiso - 72.328 ettari, 13 Comuni e due Regioni interessate, istituito nel 1922 - ci si perde nel domandarsi quanti mai anni siano necessari per ottenere il giusto rapporto tra il personale assunto e le effettive esigenze di un parco.
Se 70 anni non sono bastati per affrontare e risolvere questo nodo nel Parco nazionale del Gran Paradiso, quali speranze possono avere i presidenti ed i direttori dei nuovi parchi nazionali istituiti da appena un anno?
Leggo la scheda del nostro questionario compilata dal presidente del Parco nazionale dei Monti Sibillini. Sede in Visso (Mc), istituito dal
1993, funzionante dal 1994. Settanta mila ettari di territorio, 18 Comuni interessati, due Regioni. Personale attuale: 3 unità più un consulente. Nel 1994 l'Ente di gestione ha lavorato sull'informazione alle popolazioni locali, sull'aggregazione in associazioni ed in cooperative dei giovani residenti, sul programma triennale del Ministero e sul "Leader 2" della Cee, nonché sulle Case del parco e sui cinghiali. I problemi amministrativi di più difficile soluzione nel 1994 sono stati: assunzione del personale; come iniziare a spendere; indennità. Il bilancio preventivo 1995 sarà impostato sulla formazione professionale; sulla realizzazione dei progetti del programma triennale (compreso il piano del parco e la tabellazione) ed il "Leader 2"; la gestione delle risorse naturali, con particolare attenzione alla fauna e all'acqua; all'allestimento ed alla gestione delle Case del parco; alle convenzioni con cooperative.
Dalla scheda del neonato Parco nazionale dei Monti Sibillini emergono problemi identici a quelli dell'ultra settantenne Parco nazionale del Gran Paradiso: il personale, le convenzioni, la velocità della spesa.
Tomando invece alle schede già citate prodotte dai parchi regionali, per ridurre l'effetto Babele occorrerebbe almeno disaggregare qualche cifra. Il Parco del Ticino, su 43 dipendenti ha 20 guardiaparco, più due responsabili del servizio; mentre gli altri 21 dipendenti si distribuiscono in altri otto servizi, che vanno dagli affari generali al legale, dalle finanze al tecnico-urbanistico, al servizio acque, cave e recupero ambientale, al servizio boschi e agricoltura, al servizio uso sociale ed al servizio faunistico. Analoga disaggregazione si potrebbe fare sulla pianta organica del Parco Sirente Velino (55 unità), che tuttavia è ancora un atto formale, e non uffici veri con persone fisiche al lavoro.
Le dieci unità su cui può contare il Parco dei boschi di Carrega sono in qualche modo equivalenti a quelle a disposizione del Parco Paneveggio - Pale di San Martino? Forse. A Paneveggio hanno 6 guardiaparco e 4 amministrativi. I centri visita, le visite guidate, la gestione dei parcheggi e quant'altro vengono affidati a circa 26 stagionali, che diventano così il "grosso" della forza lavoro. Il Parco dei boschi di Carrega basa la sua task-force su sei unità. Tre guardiaparco,
un direttore, un tecnico forestale ed una applicata. Poi ha quattro consulenti nelle persone del segretario, della ragioniera, del tecnico del patrimonio e del veterinario. Il "progetto occupazione giovani" della Regione Emilia-Romagna fornisce due ragazzi; ed almeno altri tre settori vengono curati da due cooperative (itinerari turistico-didattici; manutenzioni) e dai cacciatori ("selecontrollori", cioè controllori delle selezioni). Non mi pare che Paneveggio sia paragonabile con i Boschi di Carrega. Semmai si può dire che entrambi mettono in campo esempi poveri ed integrati di organici, che però si articolano e si arricchiscono in maniera assai diversa.
A questi esempi sobri e integrati di organici si ispira la pratica del Parco del Conero, il cui unico dipendente comandato dalla Regione è un amministrativo letteralmente "tuttofare", mentre altre indispensabili funzioni vengono svolte da incaricati (direttore; segretario; ragioniera; responsabile problemi urbanistici; settore agricolo; informazione) oppure, attraverso incarichi o convenzioni, da cooperative (itinerari turistico-didattici; manutenzione, forestazione, attrezzatura sentieri) oppure da volontari (vigilanza; servizio antincendi).
Il Parco regionale Migliarino - San Rossore ha 20 guardiaparco, 5 operai, 4 tecnici, e 12 amministrativi: sette in segreteria, uno all'ufficio tecnico, due in economato, uno alla vigilanza ed uno all'uso parco. Non si tratta di un diverso modello di approccio al tema del personale. Si tratta di un parco a regime, mentre altri tentano di sopperire con la fantasia e con il volontariato alle necessità, in attesa che le loro piante organiche siano operative.
Tuttavia le esperienze dei molti parchi costretti a fare di necessità virtù, potrebbero servire ai frequentatori del "bar Babele" per ridefinire le figure professionali indispensabili in pianta stabile, e quelle che possono essere stagionali, o incaricate, o convenzionate, disincagliando la questione dalle secche burocratiche e tenendo presente l'esperienza di quanti oggi lavorano nei parchi, sia pure con disparati stati giuridici.
Il terzo "indicatore" (dopo il tempo intercorso tra l'approvazione delle leggi istitutive e l'effettivo funzionamento degli enti di gestione, e dopo la quantità e le caratteristiche del personale) è costituito dalla congruità e dall'effettiva disponibilità dei fondi. Il quarto e - per ora - ultimo, è rappresentato dai contenuti del lavoro svolto nel 1994 e previsto per il 1995.
Entrambi gli indicatori rischierebbero lo spazio di un intero articolo, e non possono essere contenuti nella "coda" di uno che è già ricco di informazioni e di considerazioni. Ridurrò questa parte a pochi concetti, salvo riprendere il discorso in altra occasione.
Tutti gli intervistati che lavorano in parchi regionali lamentano sia l'esiguità (e quindi la non congruità) dei finanziamenti, sia la difficoltà nel riceverli e nel poterli spendere. Gli interlocutori che operano nei parchi nazionali hanno il secondo problema, ma non sembrano assillati dal primo.
Restando all'interno dei parchi regionali, le disparità tra i singoli finanziamenti sono evidenti, ed aumenterebbero se entrassimo in sotto problemi non di dettaglio. Tuttavia, restando alle strozzature comuni a tutti, va detto che occorre sciogliere il nodo del finanziamento del personale, e che, più in generale, va superata la fase della scarsa consapevolezza da parte dei Consigli regionali della necessità di un forte investimento economico per avviare e portare a regime un parco. Senza quel forte investimento, e senza un meccanismo specifico che consenta di investire senza dover impiegare molti mesi solo per trasferire denaro pubblico da una tesoreria all'altra, perfino i capitoli di spesa e le poste dei bilanci di previsione annuali finiranno per diventare ragioni di avvilimento e di mortificazione per quanti si aspettano dai parchi soluzioni concrete ai problemi dello sviluppo e della qualità della vita.
Dalle risposte ottenute sulle priorità del lavoro amministrativo nel 1994 e su quelle del 1995 si ottiene un quadro addirittura brillante del presente e dell'avvenire dei territori interessati dal lavoro di quei parchi. Ovunque si lavora per proteggere, riforestare, evitare incendi, reintrodurre specie, ma contemporaneamente ovunque si lavora per realizzare o per moltiplicare i centri di accoglienza, le sedi, le strutture museali, di ricerca e di informazione.
Da un lato i parchi sono al lavoro per qualificare l'educazione ambientale e l'offerta turistica sostenibile; d'altro canto si impegnano a controllare il territorio, a recuperare le aree degradate, a sviluppare una diversa economia agricola, pur non dimenticando di proteggere la natura e di studiarne le caratteristiche.
Chi avesse ancora dubbi sulla necessità di lasciar svolgere queste funzioni ai parchi, sciogliendo presto e bene quei "nodi" che rendono faticosi e contorti i percorsi amministrativi, rifletta sul significato delle azioni degli enti parco, in aree che sono sempre molto più vaste degli ettari di territorio formalmente affidati alle loro cure. Nei parchi si sta sperimentando l'unico modo moderno e ragionevole per riconvertire la nostra sgangherata società dei consumi opulenti e inquinanti. Se saltassero questi laboratori, già oggi fragilissimi, sarebbe compromesso il futuro mitteleuropeo, e navigheremmo a vele spiegate verso modelli di vita degradati e fuori controllo, indegni delle nostre risorse e del nostro passato.
Mi pare - questo - un buon motivo per continuare a scambiarci informazioni, e per continuare a tenere sotto controllo quegli "indicatori" che ci consentono di valutare da dove veniamo e - soprattutto - dove stiamo andando, una volta usciti dal bar Babele...
NOTE:
1. I questionari da me adoperati sono stati compilati dal direttore del Parco Paneveggio - Pale di S. Martino, Ettore Sartori; dal presidente del Parco nazionale dei Monti Sibillini, Carlo Alberto Graziani; dal direttore del Parco Ticino lombardo, Dario Furlanetto; dal vice-presidente del Parco Sirente - Velino, Enrico Paolini; dal commissario straordinario del Parco Migliarino - S. Rossore - Massaciuccoli, Stefano Maestrelli, e dal presidente del Parco Boschi Carrega, Alfredo Peri.
2. Cfr. AA.VV., Un modello imprenditoriale di parco nazionale, edizione a cura di Anna Merlo, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, pag. 171, lire 15.000.
* Presidente del Parco del Conero |