Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 14 - FEBBRAIO 1995


L'informazione faunistico-venatoria nella pubblicistica italiana
Franco Nobile *

I rapporti tra l'informazione fornita dai mass-media ed il settore faunistico-venatorio restano rapporti piuttosto difficili, nonostante che da più parti si lamentino le croniche carenze di un'educazione naturalistica dei cacciatori. In effetti è innegabile che il panorama delle comunicazioni di massa di questo settore mostra pecche e lacune che producono spesso informazioni scarse, distorte, se non addirittura strumentali. Ad esempio, si ricerca lo scoop giornalistico ad ogni costo pur di attirare l'attenzione del lettore: certi quotidiani, pur di incrementare le vendite, continuano ad additare il "lupo cattivo" all'immaginario collettivo come una belva feroce ed antropofaga. Gli avvenimenti vengono riferiti con enfasi apocalittica: desta più interesse la clamorosa protesta contro l'istituzione di un parco, che un'iniziativa in suo favore e l'incidente mortale a un cacciatore fa più notizia di quelli stradali con un numero maggiore di decessi.
L'informazione venatoria, sia specifica che generica, pecca spesso di strumentalismo: sia politico che associazionistico, perché la lottizzazione partitica non ha risparmiato il mondo della caccia e certe iniziative di difesa delle risorse faunistiche sono più di stampo propagandistico che scientificamente attendibili. Per questo settore della pubblicistica il bello fotografico è spesso un bello stereotipato ed innaturale che mette gli animali in vetrina senza la minima attenzione per l'aspetto biologico, comportamentale e tanto meno per i loro habitat, secondo il dettarne che è l'immagine che conquista, mentre il testo deve essere ridotto a semplice cornice.
Un altro handicap maggiore che continua a gravare sulla pubblicistica venatoria è quello che continua a raffigurare la caccia ostinatamente ancorata alle nostalgiche rievocazioni del tempo che fu, oppure a velleitarie rivendicazioni corporative, sostenibili forse quando a caccia andavano solo i Savoia e pochi intimi, anziché oltre un milione di doppiette.
Oltre alle carenze qualitative, esistono poi le carenze quantitative: proviamo a paragonare la mole enorme dell'informazione sportiva con quella faunistico-venatoria e sarà più facile comprendere perché certi cacciatori, soprattutto giovani, si comportano in campagna come nella curva di uno stadio.
Certo, formare una moderna e razionale coscienza faunistica ed ambientalistica nei cacciatori, soprattutto neofiti, non è impresa semplice né facile, soprattutto per le croniche deficienze dei programmi scolastici di base.
L'insufficiente domanda di mercato provocato dall'inadeguata preparazione culturale del pubblico concorre a condizionare l'offerta da parte dell'editoria periodica faunistico-venatoria; la cui panoramica può approssimativamente suddividersi in sette gruppi:

  • 1) periodici a colori: queste riviste, più preoccupate del fatturato che della educazione faunistico-venatoria dei lettori, raccontano la caccia in modo romanzato, privilegiando le foto, acquistate anche sul mercato internazionale, rispetto ai testi. Queste foto spesso non forniscono l'immagine della realtà, bensì un'immagine eccezionale, ideale, da cartolina.
    L'appunto principale mosso a queste riviste è che si occupano troppo di politica (perché è più facile) e poco o niente di gestione faunistico-venatoria (perché è più difficile). Esistono anche riviste di armi che trattano saltuariamente argomenti di caccia.
    Questo gruppo comprende Diana Caccia, Diana Armi, Caccia e Cani, Tac Armi, Armi e Tiro, Notiziario di Caccia, Pesca e Tiro a Volo, Arco.
    Ha appena iniziato le pubblicazioni una nuova rivista allegata alla rivista Magnum Magazine distribuita in edicola dalla Arnoldo Mondadori. Si chiama Sentieri di Caccia e si propone di fornire ai cacciatori esclusivamente notizie di caccia pratica, anche con l'arco e con la carabi-
    na, senza trattare argomenti politici, amministrativi ed associazionistici.
    Si occupano inoltre di selvaggina, ma solo sotto il profilo protezionistico e naturalistico, un nutrito gruppo di periodici tra cui primeggiano Airone (1981), Atlante (1960), Bell'Italia (1986), Natura Oggi (1983), Vie del Mondo (1987).
  • 2) Bollettini e notiziari delle associazioni venatorie. Si tratta di una editoria minore, diffusa quasi esclusivamente tra gli iscritti alle diverse associazioni venatorie, che sono pertanto sia i produttori che i consumatori delle informazioni. Questa stampa privilegia le tematiche normative, politiche ed associazionistiche trascurando l'educazione venatoria (mai si pronuncia contro il bracconaggio!) e la preparazione specifica dei cacciatori perché collaborino con una razionale gestione faunistico-venatoria. Ad esempio si continua disinvoltamente ad informare (compiacendosene ! ) di avvenuti ripopolamenti "pronta caccia" con selvatici non autoctoni, con buona pace degli inquinamenti genetici e della conservazione delle biodiversità. Si parla esclusivamente di selvaggina, di cani e di fucili anziché di ripristino o di conservazione di habitat degradati, di prelievi pianificati, eccetera, senza fornire notizie scientificamente garantite per ricostituire le specie compromesse o a rischio di estinzione. Eppure la prevenzione sarebbe meglio della cura: nel senso che sarebbe opportuno individuare all'origine le cause di nocività che impove,riscono il patrimonio faunistico promuovendo una migliore informazione tecnico-scientifica, opportunamente volgarizzata.
    Questo gruppo comprende, tra gli altri, Il Cacciatore Italiano della Federcaccia, Politica Venatoria dell'Arcicaccia e i periodici dell'Italcaccia, dell'Anuu della Libera Caccia, oltre alla galassia dei notiziari locali con bacini di utenza regionali, provinciali e di zona.
  • 3) Riviste e pubblicazioni tecniche. Analo-gamente a quanto accade in Francia per le pubblicazioni capillarmente divulgate dall'Office National de la Chasse, l'Istituto nazionale per la fauna selvatica sta provvedendo all'allestimento ed alla distribuzione gratuita di una serie di quaderni tecnici e di altro materiale informativo: indispensabili sussidi, fra l'altro, ai compiti istituzionali delle pubbliche amministrazioni, ma ancora troppo marginalizzati dal variegato mondo della caccia.
    La prima, e per ora la sola rivista di divulgazione scientifica di massa nel settore faunistico-venatorio, è il mensile Habitat (1989). Questa rivista, con il supporto consultivo di un comitato scientifico-editoriale che annovera alcuni tra i più qualificati esponenti del mondo scientifico ed universitario, si occupa di gestione faunistica finalizzata alla conservazione e/o al prelievo venatorio. Senza confondere la biologia con l'etica e tanto meno con la politica, da cinque anni Habitat raccoglie consensi sempre più ampi al suo impegno strettamente culturale anziché commerciale (assenza di pubblicità, diffusione solo per abbonamento, collaborazioni gratuite, eccetera). Altro obiettivo di questa testata è quello di creare un'alleanza sociale in difesa della fauna e dei suoi habitat incentivando la collaborazione tra cacciatori e ambientalisti.
    In questo gruppo vorremmo comprendere anche la rivista Parchi nata nel 1990 come organo del Coordinamento nazionale parchi e riserve, che svolge un ruolo di vettore per la circolazione delle proposte e l'aggiornamento tra le oltre 500 aree protette italiane, fino a pochi anni fa isolate nel loro operare. Quadrimestrale, senza foto, diffusa per abbonamento (per il 50% ai gestori di aree protette, per il 30% a enti pubblici e per il 20% a singoli lettori) Parchi si colloca a metà strada tra le riviste tecnico-scientifiche ed i periodici culturali. Oggi molti parchi stampano fogli-notizie a diffusione locale, anche per i turisti.
  • 4) Testate professionali. Esistono testate professionali-divulgative di centri-studi, di aziende e di associazioni, con tirature limitate ad un numero non elevato di abbonati, di cui molti in omaggio.
    La più antica rivista italiana di questo gruppo è Sapere nata nel 1935. Seguono, in ordine cronologico, Acqua Aria (1968), Difesa Ambientale (1977), Gente Viaggi (1979), Ambiente Risorse-Salute (1982), Verde Ambiente (1985). Gli articoli di queste riviste riportano quelle cognizioni scientifiche occorrenti ad aumentare la credibilità di notizie che sono vere e proprie comunicazioni pubblicitarie. A nostro avviso potrebbero interessare i settori più mo-
    derni, o meglio più "europei", della pubblicistica culturalmente più avanzata per quanto riguarda le trattazioni degli habitat faunistici e delle cause di nocività ambientale. Fra le altre, citiamo Albatros (1987), Ambiente (1989), Aqua (1989), Gea (1986), Geodes (1979), Inquinamento (1979), Oasis (1985), Terra (1987), Wilderness (1986). Esistono anche testate di divulgazione faunistica, con spiccato orientamento protezionistico destinate al mondo giovanile, come Panda junior (1967) del Wwf per i ragazzi delle scuole medie ed elementari; Wapiti (1990), Turismo giovanile (1990), Airone junior (1989), L'Orsa (1979).
  • 5) Spazi e rubriche fisse riservati alle tematiche faunistico-venatorie dalla stampa e dalla Rai Tv. Questi servizi offrono messaggi di svago e di ricreazione avvalendosi però della collaborazione dei personaggi più conosciuti dell'associazionismo naturalistico e venatorio anziché della consultazione con qualificati esponenti del mondo scientifico ed universitario. Spesso sono a scopo di promozione pubblicitaria per l'agriturismo venatorio oppure come servizi redazionali per agenzie di viaggi all'estero.
    Non possiamo esimerci dal segnalare l'Associazione italiana giornalisti ambientalisti (A.I.G.A.) presieduta da Emanuela Cadringher, a cui si dovrebbero rivolgere le redazioni in cerca di consulenze professionali. Occorrerebbe creare più professionalità specializzate, sia sensibilizzando al problema l'ordine dei giornalisti, sia orientando in tal senso il praticantato, sia introducendo queste tematiche nei corsi di laurea in giornalismo e in scienze della comunicazione.
  • 6) Riviste straniere. Sono pochissimi gli italiani che ricevono privatamente in abbonamento periodici di caccia europei e nordamericani. In genere si tratta di cacciatori dell'Italia settentrionale ed in testa alla scarna classifica figura il Bulletin Mensuel dell'Office National de la Chasse, i cui articoli tradotti figurano spesso sul mensile Habitat e compaiono anche nelle collane informative dell'Istituto nazionale della fauna selvatica.
  • 7) Riviste ambientaliste e naturaliste. Trattano argomenti di caccia esclusivamente sotto un profilo rigidamente protezionistico e contestativo, propugnando il più radicale abolizionismo. Pressoché inesistenti risultano i rapporti consultivi col mondo scientifico ed universitario, al quale anzi tendono a sostituirsi nel fornire informazioni al mondo dei mass-media, i cui addetti continuano preferibilmente a rivolgersi al Wwf, alla Lipu o a Legambiente anziché a uno zoologo, a un etologo o all'Istituto nazionale per la fauna selvatica. Solo a titolo esemplificativo, citiamo Panda (Wwf), Uccelli (Lipu), La Nuova Ecologia (Legambiente), Lo Strillozzo (Lac), Liberiamo la cavia (Lav), Natura e Società (Pro-Natura), Greenpeace news, Bollettino di Italia Nostra.

Conclusioni

La nostra è una società multimediale, cioè una società dove i mass-media occupano un ruolo sempre più importante perché cresce la domanda di informazione da parte di un pubblico sempre più esigente e in grado di scegliere nell'articolato ventaglio delle comunicazioni di massa.
Anche nel settore della caccia va lievitando una domanda di informazione non soltanto tecnica e venatoria ma anche faunistica e naturalistica, conseguente alla neonata coscienza ecologica di molti cacciatori, alla migliore conoscenza dei modelli europei di prelievo venatorio (un esempio sono le cacce di selezione agli ungulati), alle riforme imposte dalla nuova normativa nazionale e regionale e (finalmente!) ad un maggior interessamento del mondo zoologico italiano alle tematiche di gestione faunistico venatoria.
Tuttavia all'incremento quantitativo e qualitativo della domanda ancora non corrisponde un pari adeguamento culturale dell'offerta, anche se si vanno creando le condizioni, come abbiamo visto, per un approccio più razionale alle tematiche faunistico-venatorie da parte di certi settori della pubblicistica. Vogliamo incoraggiare questi illuminati ed illuminanti pionieri?

* Direttore di Habitat