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La cicogna bianca
La cicogna bianca è un grande uccello inconfondibile per il piumaggio bianco con le penne posteriori delle ali nere; becco e zampe sono di colore rosso vivo. Posata arriva ad un'altezza di 115 cm, mentre in volo l'apertura alare può raggiungere i 165 cm. Il peso varia dai 2,3 kg delle femmine più piccole ai 4,4 kg dei maschi più grandi. Il becco è lungo 14-19 cm. Maschi e femmine sono praticamente uguali, anche se i primi sono generalmente più grandi. I giovani si distinguono per il colore nerastro del becco. La coppia collabora nella costruzione del nido, nella cova e nella cura della prole; le uova, da due a quattro, ma eccezionalmente fino a sette, schiudono dopo circa un mese e dopo circa due mesi i piccoli sono in grado di volare. Il voluminoso nido è spesso sistemato sulle costruzioni dell'uomo (tetti delle case, tralicci, eccetera). La cicogna si nutre esclusivamente di animali, che caccia camminando. Raccoglie molte prede diverse, a seconda della disponibilità: insetti, lombrichi e molluschi costituiscono la parte più importante della dieta, in cui entrano anche anfibi, rettili, pesci e piccoli mammiferi.
E' praticamente priva di voce ma emette un particolarissimo e forte suono, ottenuto battendo velocemente tra loro le due metà del becco. Ciò si osserva generalmente durante la cerimonia di "saluto", uno dei comportamenti più caratteristici della specie, in cui maschio e femmina si avvicinano, tendono il collo prima verso l'alto e poi lo rovesciano all'indietro, battendo contemporaneamente il becco.
I problemi della cicogna bianca
Diverse cause hanno allontanato la cicogna bianca dal nostro Paese; fattori determinanti sono comunque stati prima la caccia e poi il bracconaggio, che hanno impedito la costituzione e il mantenimento di popolazioni nidificanti fedeli al territorio.
Tuttavia la cicogna è diminuita moltissimo o si è addirittura estinta in ampie zone europee dove nessuno mai la ucciderebbe. Fino agli inizi del secolo scorso essa era abbondantissima in tutta l'Europa centrale, ma da allora si è praticamente estinta in Svezia, Olanda, Svizzera, Belgio ed è assai diminuita numericamente in Germania, Francia e Danimarca; anche popolazioni importanti, come quelle spagnola, nord-africana e ungherese, si sono notevolmente ridotte.
Per capire le cause del fenomeno, occorre ricordare che esistono due popolazioni di cicogne bianche nidificanti in Europa, identificabili rispettivamente come "occidentale" e "orientale". Esse sono fra loro separate per quanto riguarda le aree di riproduzione ma soprattutto per le diverse vie migratorie seguite e le distinte zone di svernamento.
La popolazione occidentale nidifica in Marocco, Algeria, Tunisia, Portogallo, Spagna, Francia (Alsazia), Germania ovest (Baden-Wurttemberg) e migra attraverso lo stretto di Gibilterra raggiungendo l'Africa occidentale a sud del Sahara, soffermandosi in particolare nella fascia del Sahel; una parte sverna nella penisola iberica e in nord Africa.
La popolazione orientale nidifica in Germania orientale, Russia, Cecoslovacchia, Polonia, Austria, Ungheria, Romania, Bulgaria, penisola balcanica e migra attraverso lo stretto del Bosforo raggiungendo le savane e i laghi del Corno d'Africa, la grande Rift Valley ed arrivando in parte fino all'Africa meridionale. In Danimarca, Olanda, Germania e Svizzera coesistono entrambe le popolazioni.
La grave decimazione della specie si è verificata interamente a carico della popolazione occidentale le cui rotte migratorie attraversano regioni, come Francia e Spagna, dove la caccia è assai intensa; una volta che queste cicogne arrivano nei territori di svernamento in Africa occi-
dentale, oltre a cadere in gran numero vittime delle popolazioni locali, non trovano più come un tempo, quale fonte di cibo, i grandi sciami di locuste vaganti nelle steppe e nelle savane, trasformate in coltivazioni e trattate con veleni.
Al loro arrivo la stagione delle piogge è ancora lontana e quella riserva di cibo era fondamentale per la vita delle cicogne; gli animali sopravvissuti, al ritorno primaverile, subiscono di nuovo l'attacco dei cacciatori e, nella migliore delle ipotesi, giungono nelle zone di nidificazione in condizioni fisiche non ottimali per iniziare la fatica riproduttiva.
La popolazione orientale, oltre a non subire un prelievo venatorio paragonabile all'altra, arriva nelle zone di svernamento all'inizio della stagione delle piogge; ciò permette alle cicogne di trovare un alimento abbondante e diversificato. Sembra quindi che la mortalità invernale e durante la migrazione sia la maggior responsabile della fortissima diminuzione della popolazione occidentale. Non mancano tuttavia problemi anche nelle aree di nidificazione, dove negli ultimi decenni larghe estensioni di zone umide sono state trasformate in monoculture cerealicole, in cui si fa ampio utilizzo di veleni.
Altra grave causa di mortalità, alla quale in vari Stati, compresa l'Italia, si sta cercando di porre rimedio con semplici accorgimenti, è la folgorazione con le linee ad alta tensione.
Nonostante questi problemi, tentativi di nidificazione di cicogne selvatiche continuamente avvengono in Italia, soprattutto nelle zone nord-occidentali, ma sempre più spesso anche altrove; benché molte volte l'esito sia negativo, principalmente per atti di bracconaggio, c'è sicuramente un significativo ritorno della specie nel nostro Paese.
Come conseguenza, sta diventando sempre più importante anche il terzo ponte di migrazione verso l'Africa, rappresentato dallo stretto di Messina-Sicilia Tunisia.
Il progetto del Parco del Mincio
Nel Parco naturale del Mincio, presso il Bosco delle Bertone, è in atto un progetto per la reintroduzione della cicogna bianca.
Il territorio circostante il Centro è particolarmente idoneo per le esigenze della specie, come confermano le sempre più frequenti e prolungate soste di cicogne in migrazione e un tentativo di nidificazione del 1990.
Nel marzo 1994 sono arrivate in aereo dalla Svizzera le prime dodici cicogne, fomite e trasportate gratuitamente dai colleghi elvetici.
Gli uccelli erano accompagnati dal dottor Peter Enggist, direttore della Swiss White Stork Society e del Centro cicogna di Altreu (Svizzera). Riprese dalle televisioni e alla presenza di moltissimi giornalisti, le cicogne sono state scaricate e trasportate al Parco delle Bertone, dove oggi si possono vedere.
L'iniziativa si propone di costituire, all'interno del Parco del Mincio, un nucleo stabile di cicogne bianche nidificanti, intervenendo artificialmente per indurre e facilitare lo stabilirsi di un "legame territoriale" negli animali. Successivamente, il Centro dovrà funzionare come punto di diffusione della specie verso ampi territori. Speranza dei promotori è che, anno dopo anno, le cicogne vadano a costruire i loro nidi sempre più lontano dal Centro vivendo sempre più libere e indipendenti nei nostri cieli.
Insieme ad altri centri italiani si intende riportare la cicogna bianca nei territori anticamente occupati e, in coordinamento con i numerosi centri funzionanti all'estero, contribuire al recupero della specie nell'Europa occidentale.
Si vuole anche ricostituire quel rapporto uomo-cicogna che da noi si è perduto ma che ancora è vivo ed attuale in tanti altri Paesi.
Il progetto del Parco del Mincio ha preso avvio e si svolge in stretta collaborazione con la Swiss White Stork Society (Altreu, Svizzera), il gruppo elvetico che coordina i progetti e i centri di reintroduzione in quel Paese e che, per ragioni storiche, ha un ruolo primario nel coordinamento internazionale.
Il progetto rientra inoltre nei programmi dell'International White Stork Working Group - Westem Population (Gruppo di lavoro internazionale per la cicogna bianca - popolazione occidentale), di recente costituitosi.
Il Centro per la reintroduzione della cicogna bianca è realizzato e finanziato dal Parco naturale del Mincio.
La progettazione tecnica e la direzione scientifica sono a cura del dottor Cesare Martignoni.
Perché la cicogna bianca
I progetti in favore della cicogna bianca hanno un'importante finalità zoologica, ma altre specie meriterebbero analoghi interventi. Perché allora proprio la cicogna?
Si tratta certamente di un uccello del tutto particolare, che da tempi lontanissimi ha legato la sua esistenza alla nostra, pur mantenendo la natura selvatica.
Anche l'uomo ha imparato a condividere con la cicogna le sue abitazioni; ovunque ne ha fatto un simbolo positivo di felicità e fertilità, ha costruito su di essa molte leggende e da sempre ha cercato di attirarla nei villaggi e nelle città.
E un animale molto amato dalla gente e ovunque uomo e cicogna convivono, subito si avverte questo rapporto di simpatia. In quei luoghi le cicogne si fanno osservare da vicino, scendendo dall'alto come piccoli alianti, e allevano i piccoli sotto gli occhi della gente.
In un "Centro cicogna" l'approccio con il mondo animale, pur essendo molto facile, è fra i più positivi: si osservano uccelli che non hanno alcun timore dell'uomo ma nello stesso tempo vivono liberi in grandi spazi, volano altissimi nel cielo e mantengono il comportamento proprio della specie.
La cicogna bianca costituisce comunque un simbolo sotto il quale ci si propongono obiettivi più importanti della conservazione di una singola specie.
I progetti finalizzati alla sua salvaguardia sono infatti gli stessi che consentono la protezione e la ricostituzione delle zone umide, programma al quale negli ultimi decenni si sono indirizzati i principali sforzi conservazionisti internazionali. Alla cicogna servono zone idonee di svernamento in Africa, le stesse che sono indispensabili per una grande massa di migratori europei, aventi l'assoluta necessità di trovarvi il cibo durante l'inverno.
La cicogna non deve incontrare fucili lungo la rotta migratoria, grave problema per molti altri uccelli, soprattutto quelli in maggior pericolo di estinzione.
Per la cicogna deve diminuire il rischio di folgorazione con le linee ad alta tensione, causa importante di mortalità per moltissime specie di uccelli e di rilevanti danni economici per le attività umane, facilmente rimediabile con semplici accorgimenti.
La cicogna ha bisogno di alimenti privi di pesticidi, necessità che hanno tutti gli altri viventi, uomo compreso.
Ed è proprio grazie alla cicogna bianca che, nell'aprile 1994, si è potuto organizzare a Basilea (Svizzera) un simposio internazionale, con più di 230 partecipanti provenienti da 23 Paesi dell'Europa e dell'Africa; il proposito era di sviluppare dei piani di azione comuni in favore della popolazione occidentale della specie, coordinando iniziative concrete per la conservazione e la ricostituzione dei suoi habitats sia nelle aree di nidificazione che lungo le rotte migratorie e nelle zone di svernamento africane, in collaborazione con i rappresentanti dei diversi governi e dei settori economici coinvolti.
I risultati del simposio, con gli interventi che seguiranno, potranno avere effetti positivi che andranno ben oltre la conservazione della cicogna bianca.
Criteri per un progetto di reintroduzione
Per avere successo, i progetti di reintroduzione devono ridurre dalla vita delle cicogne le principali cause della loro diminuzione.
Gli sforzi per migliorare gli ambienti di nidificazione sono molto importanti, ma in assenza delle altre condizioni gli effetti saranno poco evidenti.
Se i maggiori problemi nascono dalla necessità di migrare, due sono le possibilità di intervento: ridurre i fattori di rischio dal momento della partenza a quello del ritomo oppure impedire la migrazione.
E' molto difficile intervenire nel primo modo, in quanto il problema della pressione dell'uomo è su scala troppo vasta e la mancanza di cibo nelle zone di svernamento non appare di semplice risoluzione; è comunque indispensabile lavorare continuamente in questa direzione.
Nell'immediato si può solo legare quanto più possibile le cicogne al territorio.
Siamo facilitati in questo compito perché la specie, pur essendo migratrice, non soffre il freddo invernale, purché abbia a disposizione abbondante cibo come riserva di energia.
Dalle ricerche dei primi sperimentatori europei in progetti di reintroduzione della cicogna bianca oggi sappiamo che, dopo tre anni di sosta continua forzata in un territorio, e con maggior sicurezza dopo la prima riproduzione, le cicogne perdono la tendenza ad abbandonarlo, divenendo in pratica uccelli sedentari; è tuttavia indispensabile che ci sia sufficiente alimento in tutte le stagioni.
Nei primi anni, anche in abbondanza di cibo, l'istinto migratorio ha invece il sopravvento. Si può quindi costituire un nucleo di cicogne residenti e nidificanti, intervenendo artificialmente sui giovani per impedirne la migrazione.
Una volta raggiunto un buon numero di animali, è possibile lasciar partire i giovani nati. Dopo almeno due anni di permanenza in Africa, i sopravvissuti ritorneranno in Europa occidentale, molto spesso nei territori dov'erano nati, e così continueranno a fare ad ogni primavera che seguira.
La presenza di cicogne invoglia altri individui selvatici, che già spontaneamente sostano nella zona durante la migrazione primaverile, a fermarsi per nidificare, unendosi alla popolazione presente o creando addirittura coppie miste con quelli nati nel Centro.
Come funziona il Centro cicogna
Per i primi due anni di vita alle cicogne viene impedito di allontanarsi, mediante il taglio di alcune penne di un'ala; l'operazione, assolutamente indolore, viene effettuata regolarmente poiché ad ogni muta riacquisterebbero la capacità di volo.
In questo periodo vivono in recinti aperti, dove vengono alimentate insieme alle cicogne libere, che vi arrivano dall'alto.
Dall'inizio del terzo anno le giovani cicogne riprendono gradualmente la piena capacità di volo, ma rimangono in grandi voliere chiuse fino a quando sono pronte per la riproduzione, normalmente a quattro anni di età ma talvolta anche prima.
Coppie già formate vengono quindi liberate; solitamente occupano nidi vicini al Centro, ma possono anche stabilirsi a una certa distanza. Molte di loro continuano ad alimentarsi nel Centro, ma diventano sempre più indipendenti.
Soltanto in inverno, per le cicogne che rimangono, il legame alimentare con il Centro diventa molto stretto; la presenza di cibo abbondante elimina infatti la necessità di migrare.
La struttura non è quindi uno zoo, ma un punto per la diffusione della specie sul territorio. Cicogne libere sono comunque osservabili da vicino, sia perché molte di loro frequentano regolarmente il Centro, sia perché diversi nidi vengono costruiti nelle immediate vicinanze.
Tutte le cicogne dispongono di ampie vasche di acqua corrente; inoltre gran parte del terreno viene periodicamente allagato per creare un ambiente molto adatto alle esigenze di questa specie.
Il Centro cicogna è visitabile nei giorni di apertura del Bosco delle Bertone (ogni sabato e domenica ed altra festività da marzo a fine ottobre).
Durante la settimana è possibile effettuare visite per gruppi scolastici od adulti previa prenotazione.
Parco naturale del Mincio - via Marangoni, 36 Mantova - Tel. 0376/222480.
* Biologo, direttore scientifico del Centro Reintroduzione Cicogna Bianca |