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Il Genio del bosco srl, Portoferraio, isola d'Elba
Il Genio del bosco è un'agenzia turistica nata nel 1993 che progetta, organizza e vende soggiorni naturalistici, didattici, culturali nell'Elba, cercando di attrarre visitatori nei luoghi meno frequentati e offrire loro le risorse meno pesantemente toccate dal turismo di massa. I soci sono quattro: due di loro, Marino Garfagnoli e Graziano Rinaldi, di 35 e 38 anni, vi lavorano a tempo pieno e ne sono l'anima progettuale, organizzativa e operativa.
La decisione di creare l'agenzia è naturalmente intrecciata con la storia personale di Marino e Graziano, con la loro sensibilità e cultura, con il loro desiderio di costruirsi da soli le proprie opportunità di reddito, e con la loro voglia di creare un'offerta turistica finalmente più rispettosa e consapevole del patrimonio ambientale della loro isola. Ma non è dal punto di vista delle motivazioni individuali che si vuole qui dare conto della loro esperienza. Attenzioni di questo tipo il Genio del bosco le ha già ricevute alcuni anni fa, quando Airone le dedicò un servizio, in occasione della pubblicazione della cartina dell'istituendo Parco nazionale dell'Arcipelago toscano. Il punto di vista che invece si vuole sviluppare è quello che considera la storia dell'impresa come tale, la strategia perseguita, le scelte compiute, i risultati ottenuti, i fattori di contesto che hanno giocato a favore e quelli che hanno giocato contro. Su questo piano l'esperienza del Genio del bosco è di lezione per coloro che volessero muoversi sulla stessa linea, e per coloro che si interrogano sulle condizioni che rendono possibile il decollo di iniziare simili in altre aree ambientali di pregio del nostro Paese.
La storia dell'impresa in breve
Come agenzia turistica, con la forma giuridica di una srl, il Genio del bosco nasce nel giugno 1993, ma già dal gennaio 1991 esisteva come società di fatto, creata principalmente con l'intento di offrire consulenza alle agenzie di viaggi e agli operatori turistici dell'Elba. L'idea all'inizio era di offrire idee e capacità organizzativa per favorire una diversificazione dell'offerta locale, e sollecitare accanto al modello di fruizione turistica "sole e mare", impetuosamente cresciuto a partire dagli anni '60 e pressoché esclusivo nell'isola, altri modelli di fruizione basati sulla scoperta delle risorse naturali e sulla valorizzazione della storia e della cultura locale. Si trattava, in sostanza, di convincere chi già operava con successo nel settore turistico ad aprire una nuova strada di possibile sviluppo, progettando e mettendo sul mercato prodotti turistici adatti a un pubblico colto, o di particolare sensibilità ambientale, o desideroso di evitare la congestione del turismo di massa. Gli argomenti a favore di una strategia di questo tipo erano tutt'altro che inconsistenti: non solo nel mercato turistico si stava imponendo una nuova domanda di natura e cultura; vi era anche la possibilità che la strategia ambientale fosse in grado di dare un contributo importante alla destagionalizzazione del turismo dell'Elba, e creare così nuove occasione di reddito.
La prima attività del Genio del bosco è dunque consistita nello stabilire relazioni con una serie di interlocutori locali, tra i quali spiccava per potere e prestigio l'Associazione degli albergatori. Al tempo stesso, in quella prima fase, la società ha lavorato per offrire un servizio qualificato di guida escursionistica. Questo non significava ovviamente solo fare da guida, ma scegliere le zone in cui accompagnare i turisti, studiare il percorso, identificare le risorse che potevano essere motivo di attrattiva, raccogliere informazioni e impadronirsi di conoscenze in grado di interessare il visitatore, mettere a punto gli aspetti logistici, curare la pubblicizzazione e la promozione. Per raggiungere un buon livello di competenza sulla geologia, la mineralogia e la botanica dell'ambiente isolano, hanno svoltoun ruolo importante i ruoli personali, tra cui l'amicizia con docenti universitari e studiosi che hanno casa all'Elba e vi passano le vacanze.
Le due prime direzioni di attività - consulenza e guida - hanno avuto sorti diverse. L'attività di consulenza sostanzialmente non è mai decollata: troppo poca sensibilità da parte degli operatori locali, per raccogliere le sollecitazioni a progettare e vendere un prodotto turistico così diverso dal loro abituale modello. L'attività di guida ha invece dato frutti concreti: la realizzazione di un programma piuttosto denso di una o due escursioni la settimana nei due-tre mesi di maggiore presenza turistica. Si è partiti insomma con un insuccesso da una parte, e un ragionevole successo dall'altra. Ma, riconsiderato ex post, il tentativo di stabilire con pazienza rapporti significativi, e di alimentare una diversa visione dello sviluppo turistico, se non ha prodotto il desiderato lancio della società come consulente verde degli operatori dell'Elba, ha avuto un ruolo decisivo nel determinare la riuscita delle escursioni. E' stata infatti l'Associazione degli albergatori, già sensibilizzata e coinvolta, a coprire le spese delle uscite naturalistiche e culturali alla scoperta del territorio interno (200.000 lire a escursione). Molti turisti che vi hanno partecipato perché il servizio era gratuito non avrebbero forse aderito se avessero dovuto pagare. E questo mostra come da una cosa che aveva un obiettivo ne sia uscita un'altra che non ha raggiunto quell'obiettivo, ma ha portato comunque a un qualche risultato positivo. Le nuove iniziative seguono spesso questo modo tortuoso di emergere e farsi strada.
Benché importante per cominciare ad esistere e ad essere visibili, la sola attività di guida non poteva naturalmente essere un punto di arrivo per il Genio del bosco, ma era solo una base di partenza su cui tentare di costruire altre iniziative. Poiché l'idea originaria di costruire pacchetti verdi restava la stessa, e la consulenza ad altri operatori si era dimostrata una via non percorribile, è maturato a un certo punto il progetto di misurarsi direttamente col mercato e trasformare la società in una agenzia in grado di promuovere e vendere in proprio i pacchetti turistici di nuova concezione. Il salto di qualità si realizza del dicembre 1993 con l'accoglimento da parte della Provincia di Livorno della domanda di costituzione dell'agenzia. La nuova fase si apre con alcuni indispensabili investimenti: l'allestimento di una sede adeguata (due stanze nel centro storico di Portoferraio), l'acquisto di un personal computer e del software più adatto alla nuova attività di intraprendere: in tutto 60 milioni, in gran parte prestati dalle banche sulla garanzia dei beni personali dei soci, e cioè in sostanza la casa in cui abitano. Poi comincia subito un'intensa attività di elaborazione di idee e di progetti di soggiorno, di visita, di vacanza naturalistica e culturale. Vengono messi a punto numerosi pacchetti di visita: I colori di un'isola, All'Elba su due ruote attraversando la Toscana, L'Elba d'inverno, Soggiorni a cavallo, Corso introduttivo alla floriterapia, Colori e profumi da disegnare, Corso di cucina naturale, In barca a vela, Corsi di lingua per stranieri. Per costruire le diverse proposte si apre una nuova stagione di intensificati contatti e rapporti con gli operatori turistici isolani: ma su altre basi, questa volta. Non si tratta più di convincere altri a sposare una linea che non è mai stata la loro, ma, più concretamente, di cercare, scegliere e negoziare. Il Genio del bosco è ora impegnato a trovare quelle strutture ricettive che rispondono ai requisiti di qualità che si vogliono affermare, e a coinvolgere in un'operazione di costruzione di prodotto e di strategia di vendita, di cui l'agenzia è protagonista principale. Vengono in questo modo messi a punto diversi pacchetti di visita e di soggiorno, che privilegiano alberghi e aziende agrituristiche delle zone meno sfruttate dell'isola. In un secondo tempo si mette insieme anche una lista di una trentina di case da affittare, in parte sulla costa in parte sulla collina, in cui sia possibile godere la vacanza in condizioni di tranquillità e di contatto con la natura.
Si decide di promuovere i pacchetti con la produzione di un dépliant di buon livello, stampato in 20.000 copie e inviato ad agenzie di viaggio, associazioni e altri destinatari di potenziale interesse nel centro e nel nord Italia. Il dépliant, di venti pagine, è in italiano e in tedesco. Ci sono grandi foto a colori di paesaggi, di fiori, della macchia mediterranea, e immagini che suggeriscono una fruizione naturalistica ed escursionistica dell'isola; ci sono brevi commenti volti a interessare e ad attirare in specifico il segmento di domanda verde; ci sono anche foto e brevi testi di presentazione delle singole strutture ricet-tive, proposte una per una descrivendo le località in cui si trovano. Il costo complessivo dell'operazione è di 19 milioni: 13 di produzione del dépliant, 6 di spedizione.
La promozione non è fallimentare ma nemmeno esaltante: meno del due per cento dei destinatari si fa vivo in qualche modo. Questo consiglia di rivedere profondamente l'impostazione delle successive iniziative promozionali. Il dépliant 1994, molto meno costoso perché prodotto quasi tutto in casa con un programma di videoscrittura, e arricchito da disegni di amici, è tirato in 5000 copie e diffuso in modo mirato. Per le scuole uno dei segmenti a cui si guarda con maggiori aspettative - viene messo a punto con la stessa tecnica uno strumento promozionale specifico, quattro pagine in grande formato, dense di proposte dettagliate.
Nel 1995 lo stile di comunicazione diventa ancora più asciutto. Per attirare l'attenzione e l'interesse delle scuole, il Genio non si affida più a un foglio che specifica in modo puntuale i programmi e le alternative possibili, ma a una semplice lettera che mette in evidenza l'approccio con cui si organizzano i soggiorni: non semplici gite, ma "viaggi d'istruzione". Alle scuole della Toscana, poi, grazie a un accordo raggiunto con la delegazione regionale del WWF Italia, si propongono "settimane verdi e laboratori didattici" approvati dal Centro di educazione ambientale dell'associazione ambientalista; e in questo caso la lettera riporta il marchio, di forte richiamo, del panda.
Uno strumento promozionale dettagliato, che specifica le caratteristiche delle sistemazioni proposte, continua invece a essere utilizzato per le case. Il dépliant, otto pagine in carta riciclata, si rivolge idealmente a un pubblico colto: si apre con una lunga citazione da Il Mediterraneo di Femand Braudel, e per presentare le case presenta in primo luogo i borghi in cui sono situate mettendone in evidenza i tratti ambientali, paesaggistici e storici. La risposta del mercato, per quanto riguarda questa specifica offerta, è considerata soddisfacente, e buone aspettative si nutrono per il futuro dal momento che l'agenzia tratta le case per vacanza da poco tempo.
Le escursioni organizzate per chi già soggiorna all'Elba continuano a essere uno dei campi di attività. Il Genio del bosco ha pensato, e cura nell'attuazione, i dieci itinerari di visita dell'interno proposti e diffusi sotto il marchio di Elbambiente, un'iniziativa più ampia avviata dall'Associazione albergatori in collaborazione con Legambiente. Elbambiente vuole veicolare il messaggio di un'isola in cui la sensibilità ambientale si sta diffondendo, e già ispira concreti comportamenti di rispetto per ridurre gli impatti del turismo di massa e incamminarsi gradualmente verso una maggiore sostenibilità.
Nel 1994, suo secondo anno di attività come agenzia, il Genio del bosco ha avuto un giro d'affari di quasi 300 milioni; nel 1995, in base ai dati parziali di giugno, dovrebbe raggiungere i 450 milioni. L'incremento riguarda soprattutto l'attività con le scuole: nel 1994 hanno partecipato ai campi scuola 600 ragazzi, per un fatturato di 133 milioni; a metà del 1995 i ricavi dei campi sono saliti a 184 milioni. Accanto alle scuole l'altra attività di rilievo sono i soggorni: le settimane organizzate per scoprire l'Elba d'inverno, da Natale a Capodanno; i fine settimana di passeggiate a piedi e in bicicletta; i corsi di biowatching, di fotografia naturalistica, di cajak da mare, di floriterapia e yoga. Per garantire la qualità di ognuna di queste iniziative l'agenzia sostiene spese elevate, e questo fa sì che - tolti anche gli interessi passivi dovuti alle banche - la retribuzione dei due soci, che hanno funzioni di gestione e controllo generale di tutte le attività, non riesca ad essere ancora soddisfacente: una ventina di milioni a testa nel 1994.Si impone quindi uno sforzo per consolidare e rafforzare un'impresa, che ormai ha mostrato di saper sopravvivere, di essersi radicata nel territorio e di avere un proprio spazio di mercato.
Puntare a diventare più grandi e ad allargare il giro di affari non è però una prospettiva priva di problemi i di incertezze. Oggi l'agenzia funziona bene, ai livelli di qualità che sin dall'inizio si è proposta di garantire, anche perché di dimensione sufficientemente piccola da permettere un controllo stretto delle attività che organizza. Sinché con gli albergatori si parla personalmente, si ha tempo di fare tutti i sopralluoghi che servono, di discutere con i fornitori i dettagli del soggiorno - dalla sistemazione nelle camere al menu (che l'agenzia non si limita a consigliare o a richiedere, ma proprio scrive) - si è certi che quella particolare qualità desiderata rappresenta davvero l'elemento distintivo dell'offerta. Nel momento in cui si smettono i panni dell'impresa artigianale, di piccola dimensione, basata sulcoinvolgimento diretto e costante dei soci, si teme di perdere il polso della situazione e di andare incontro a scadimenti non desiderati. Il Genio del bosco è insomma in piena crisi di crescita, quella crisi che, per una piccola impresa, rappresenta tanto un motivo di preoccupazione quanto un evidente segno di buona salute.
L'influenza del contesto
Sotto la nuda storia del Genio del bosco si intrecciano vicende di interesse per capire in che modo una simile iniziativa abbia potuto attecchire, o, quantomeno, quali condizioni abbiano esercitato un'influenza. Spostando l'attenzione dall'impresa come tale al contesto in cui si è sviluppata, si possono mettere in evidenza alcuni punti.
Quando i due soci promotori hanno mosso i primi passi e hanno tentato di esplorare la possibilità di vendere il lato verde dell'Elba, hanno avuto un interlocutore forte nell'Associazione albergatori. Questa Associazione riunisce nell'isola oltre 200 alberghi ed è, per il settore turistico, il principale punto di riferimento. E' stata la dirigenza dell'Associazione, più vivace e aperta alle novità della media degli associati, a permettere ai soci del Genio di realizzare le prime esperienze di escursioni nell'interno: non solo finanziando le escursioni (offerte gratuitamente ai turisti come un servizio di ospitalità locale), e dando sostegno alla pubblicizzazione di questa offerta presso gli associati, ma mettendo a disposizione - tanto per restare sul concreto il fax dei propri uffici per spedire alle riviste specializzate di turismo verde, da Airone a Oasis, i brevi articoli promozionali redatti sull'iniziativa. L'appoggio fornito dall'Associazione potrebbe apparire minimale e casuale, ma non aveva in realtà queste caratteristiche.
Lo si capisce bene quando si ricostruisce la storia di Elbambiente, l'iniziativa poc'anzi citata in cui anche il Genio ha trovato collocazione e ruolo. Nell'estate del 1993, nel compiere il suo giro di controllo della qualità delle acque costiere, Goletta Verde rileva e pubblica sull'Elba dati allarmanti: troppi inquinanti, scarichi fuorilegge, e la balneazione a rischio. L'Associazione albergatori reagisce in un primo tempo innescando una polemica contro Legambiente e chiedendo un risarcimento danni; ma in seguito va decisamente, e con intelligenza, al contrattacco. L'estate dopo, per smontare la pubblicità negativa e cancellare le ombre che ha lasciato, lancia presso gli associati l'idea di recuperare con decisione sul terreno dell' ambientalismo promuovendo un accordo con la stessa Legambiente. Il protocollo dà vita, appunto, a Elbambiente: l'iniziativa prevede che chi soggiorna negli alberghi dell'isola abbia a disposizione una bicicletta per visitare l'isola, che venga organizzata una raccolta degli oli esausti, che negli alberghi vengano installati rubinetti a risparmio di acqua, che gli operatori turistici finanzino attività di sorveglianza antincendio, che siano tracciati per chi è interessato percorsi escursionistici nell'Elba alternativa dell'interno e della zona mineraria, e un qualificato servizio di guida sia sempre disponibile per chi ne faccia richiesta.
L'Associazione albergatori non si ferma a questo punto. Nella discussione sul Parco dell'Arcipelago toscano, che stenta a raccogliere nell'isola il consenso necessario per farsi strada, si schiera decisamente a favore, stabilendo una coerenza con la campagna promozionale intrapresa e mostrando di avere ormai in mente una strategia di lungo periodo per riposizionare la propria offerta ricettiva sul mercato. I fattori che possono aver contribuito a questa scelta strategica sono diversi. In primo luogo si può ricordare che in luglio e in agosto sono 150.000 i turisti mediamente presenti ogni giomo (cinque volte i residenti), e che già nel 1988 uno studio dell'Irpet, sulla base del consumo di acqua e della produzione di rifiuti, stimava in otto milioni le presenze turistiche annuali nell'isola (contro i due e mezzo dei dati ufficiali). L'impatto che una simile massa di visitatori esercita d'estate sulle località balneari si avvicina alla congestione, e porta con sé il rischio di un progressivo degrado dell'isola. Negli ultimi anni poi si è avvertito un sensibile peggioramento dei centri più frequentati dell'isola. C'è molto più traffico, la confusione è aumentata, le corse e le opportunità di collegamento col continente si sono moltiplicate, la concorrenza tra le compagnie di navigazione, molto vivace, ha indotto non di rado un certo disordine nella pianificazione dei servizi di trasporto. La gente poi ha cambiato le abitudini di vacanza: arriva per pochi giorni o un fine settimana soltanto, come è testimoniato dalla di-minuzione della presenza turistica media e dal forte incremento di passeggeri sui traghetti. In queste condizioni, non è improbabile che l'Associazione abbia scelto una strada di maggiore sensibilità ambientale non solo per ragioni di immagine, ma anche per favorire un mutamento sostanziale del prodotto turistico offerto, e puntare nel medio-lungo periodo a rendere l'isola un luogo meno caotico d'estate e fruibile anche in altre stagioni.
Se l'Associazione ha svolto un ruolo rilevante in positivo, incrociandosi con la traiettoria di sviluppo del Genio del bosco nel modo descritto, gli Enti locali hanno svolto un ruolo pressoché ininfluente e talvolta negativo. I Comuni dell'Elba sono otto, e si dividono una popolazione di soli 30.000 residenti. Questa frammentazione rende le autorità locali quanto mai esposte alla variegata mappa degli interessi locali, poco lungimiranti per loro stessa natura. Inoltre nel passato dell'isola pesa una lunga storia di accesso ai finanziamenti agevolati e alle sovvenzioni della Cassa per il mezzogiomo, che non hanno potuto impedire la crisi sociale ed economica seguita alla cessazione dell'attività mineraria, ma hanno indotto una certa attitudine alla dipendenza dall'intervento esterno. La scelta strategica del parco, che rimetterebbe nelle loro mani la strategia di sviluppo dell'isola, non è compresa e non è condivisa dai Comuni. Essi preferiscono puntare sul rilancio dell'attività edilizia, e sulla moltiplicazione dei porticcioli e dei punti di approdo. I soci del Genio del bosco, nel loro rapporto con i Comuni, sono incappati in una secca. Dopo essersi accordati verbalmente per la creazione a Rio nell'Elba di un museo dei minerali, si sono trovati a far fronte da soli alla realizzazione del progetto, a spendere 30 milioni per acquisire il diritto a utilizzare la collezione mineralogica da esporre (di proprietà privata), e a non ricevere da parte pubblica nemmeno un aiuto simbolico. Oggi il museo è aperto e visitabile ogni giorno, benché l'allestimento sia molto carente per mancanza di fondi: la vendita dei biglietti permette appena di pagare il salario a chi ne tiene la custodia e garantisce un minimo servizio di accoglienza al visitatore (un socio della cooperativa di servizi Arcipelago, con il il Genio del bosco, ha un rapporto stabile di collaborazione). Quello del museo ha finito per esser un caso - si potrebbe dire - di interesse pubblico in atti privati; un'esperienza in cui la passione e l'ingenuità di chi ha creduto nel progetto hanno svolto un ruolo determinante, e in cui si mostra con evidenza la difficoltà dell'impresa a stabilire un rapporto efficace con gli Enti locali.
Il Parco dell'Arcipelago toscano ancora non esiste, e dunque non ha potuto esercitare alcuna influenza sulle sorti dell'impresa. Talvolta nelle aree candidate a diventare parco si stabilisce prima dell'istituzione formale un clima che comunque favorisce la nascita di nuove iniziative, pur nel quadro delle discussioni anche accese che la prospettiva del parco sollecita. Non sembra essere questo il caso dell'Elba, anche se alcuni segnali importanti sono emersi: l'Associazione albergatori, come si è detto, è favorevole all'istituzione del parco e ha fatto alcune scelte che hanno il senso di anticipare, in qualche misura, la nuova sensibilità culturale che dovrebbe accompagnare in sede locale la creazione. Dalla stessa parte, e dunque a favore, sono schierati i sindacati. Ma i Comuni, dai quali dipende in modo decisivo la formazione di una constituency allargata a sostegno del parco, mantengono per ora tutte le loro perplessità, non in ultimo per via del fatto che qui si prevede un parco nazionale, e dunque l'insediamento di un'autorità distante dagli interessi che essi rappresentano.
La lezione che si ricava
Dalla storia del Genio del bosco, in particolare dalla prima fase della sua attività, si ha una conferma di quanto sia difficile e improbabile che l'emergere di una nuova iniziativa segua un percorso lineare e prevedibile, e quanto sia sbagliato pensare che la traiettoria di sviluppo che seguirà dipenda solo dal suo progetto iniziale. L'impresa che nasce può essere paragonata a una barca che comincia a navigare dentro a un arcipelago che conosce molto approssimativamente: pensa di seguire una certa rotta, ma presto incontra una corrente che gliene suggerisce un'altra; pensa di avvicinarsi a una certa isola, ma presto incontra una secca che la fa fermare; progetta di arrivare in un luogo ma piano piano si rende conto che le conviene andare in un altro. Quando gli Enti locali chiedono di progettare iniziative di valorizzazione ambientale che possano prendere il largo e creare reddito e postidi lavoro, o quando i parchi si pongono questo stesso problema cercando di capire quali attività vadano promosse e sostenute, sarebbe utile evocare questa immagine: una piccola impresa come una piccola barca che comincia una navigazione che è anche un'avventura soggetta a una quantità di influenze diverse che possono fermarla, spingerla avanti, darle nuove importanti occasioni o farla ristagnare dentro un mare in bonaccia. In questo modo si capisce immediatamente che la cosa davvero importante è fare accadere qualcosa, mettere in moto processi di qualche tipo, senza l'ansia e la pretesa di precedere all'inizio che cosa accadrà, ma con il puro e solo intento di smuovere le acque in una certa direzione, e di curare che questo movimento in qualche modo continui e crei, col tempo, nuove occasioni e opportunità.
Un secondo insegnamento che si ricava dalla storia del Genio del bosco riguarda le scelte imprenditoriali che sono state fatte, alle quali va riconosciuto un ruolo decisivo nel determinare la sopravvivenza e il radicamento dell'attività. C'è stata sin dal principio una forte e caparbia attenzione alla specificità e alla qualità dell'offerta. Se misurata col metro individuale di Marino e Graziano, che questa attenzione l'hanno nel sangue, si potrebbe anche considerare ovvia la scelta di rimanere sempre fedeli a quei requisiti, anche a prezzo di un minor guadagno; ma la scelta, come è evidente, ovvia non è. Su questo punto è della massima importanza capire che la scelta di specificità e di qualità, che il Genio del bosco ha fatto per passione e convinzione, non ha senso solo sul piano etico, ideologico o del senso di responsabilità individuale: corrisponde anche a una precisa domanda di mercato, ed è questa corrispondenza alla domanda che ne ha determinato il successo. In altri termini: nuove imprese di promozione del turismo verde possono essere create anche da persone meno appassionate e motivate, ma queste debbono essere lucide nel comprendere che non c'è offerta verde senza una profonda cura di ciò che è particolare, originale, non standardizzato, capace di stabilire con il fruitore un rapporto che è tanto di consumo quanto di comunicazione. Consumare significati è quello che molti visitatori di parchi vorrebbero fare, ed è quello che molte imprese turistiche nei parchi non comprendono.
Il rapporto col vasto mercato dei potenziali visitatori è stato nel tempo ridefinito e corretto dal Genio del bosco. In particolare la scelta di rivolgersi alle scuole col marchio del panda e del WWF è di rilievo non solo di per sé, ma perché nella promozione ha preso il posto di otto pagine fitte di programmi di viaggio, descrizioni di itinerari, indirizzi e prezzi. Che cosa è accaduto? In una prima fase il Genio del bosco ha provato a rivolgersi ad un mercato sensibile alla qualità, cercando di dimostrare di essere all'altezza; in seguito ha pensato che poteva con più successo affidare ad altri, già largamente riconosciuti, il compito di dire che è all'altezza. Ha cioè promosso sé stesso, utilizzando la reputazione, il prestigio e la visibilità di cui gode il WWF. E' questa una strategia di marketing che merita attenzione per due ragioni: sia perché promette di essere vincente e di esercitare una buona presa sul pubblico, sia perché induce le imprese a tenere standard qualitativi alti. Essa potrebbe essere adottata deliberatamente da un parco, proprio a scopo di incremento della qualità dell'offerta turistica locale.
Infine un'ultima lezione, la più generale, è che è davvero possibile fare impresa nel settore ambientale partendo dal basso e crescendo piano piano, usando il sapere e la motivazione personale, impegnandosi con le proprie forze e le proprie capacità di relazione, senza bisogno di grandi capitali di partenza, senza un forte patrimonio famigliare alle spalle, e senza l'aiuto di sovvenzioni pubbliche.
Il Genio del bosco lo dimostra.
* Eco & Eco, Economia e Ecologia srl, Bologna
Per chi volesse mettersi in contatto con il Genio del bosco il recapito è:
Via Roma, 12 - 57037 Portoferraio (Livorno) - Tel. 0565/930837 - Fax 0565/915349
Per chi volesse segnalare altri casi di imprese:
Anna Natali - Eco & Eco, Economia e Ecologia srl, Bologna - Strada Maggiore, 29 - 40125 Bologna Tel. 051/6483309-6483307 - Fax 051/225352 - E-mail: eco.eco@bologna.nettuno.it. |