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Il Parco comprende la più grande superficie boschiva dell'Europa centrale; esso amministra ogni attività sia utilitaria che di prospettiva. I boschi si sviluppano a ritroso da boschi da sfruttamento a boschi allo stato primario. Da tempo però l'area è stata danneggiata da materiali nocivi sparsi nell'aria. Ugualmente, fino ad ora, il problema del traffico stradale individuale delle autovetture che interessa la zona è stato risolto in maniera insoddisfacente. Malgrado ciò il Parco è considerato uno dei purtroppo pochi presenti in Europa che segua conseguentemente criteri internazionali.
L' 11 giugno 1969 il Parlamento bavarese decise all'unanimità di creare un parco nazionale nella Selva Bavarese. Per la prima volta fu espresso nel 1911 il desiderio, da parte del movimento tedesco per la protezione della natura, di creare un parco nazionale nella Selva Bavarese. Il parco doveva essere il primo in Germania; ma chiaramente allora nessuno dei responsabili sapeva bene quali obiettivi e compiti dovevano essere posti ad una tale area protetta. Nella legislazione tedesca sulla protezione della natura non si aveva nessuna definizione concernente i parchi nazionali.
Si decide per un parco nazionale. Deve sorgere un parco naturale
Nella decisione parlamentare la parola "protezione della natura" non compare neppure una volta. Nella prevista area del parco venivano abbattuti allora circa 65.000 metri cubi di legname. A tal proposito il Parlamento stabilì lapidariamente: "Il bosco verrà curato ulteriormente secondo natura e si continuerà a sfruttare la produzione del legname, tuttavia essa dovrà essere subordinata alle esigenze del parco". Le esigenze non furono definite. Su incarico del Consiglio tedesco per la tutela del territorio, il professor Wolfgang Haber aveva preparato una consulenza le cui conclusioni riassuntive furono aggiunte come documento ufficiale alle decisioni del Consiglio regionale. Fra di esse vi era previsto l'apprestamento di 5 percorsi per l'osservazione della selvaggina di grossa taglia come cervi, cinghiali, orsi, bisonti e alci. Come selvaggina di grossa taglia allo stato brado oltre ai cervi e caprioli furono consigliati i mufloni, che mai erano stato nell'area. Fu incoraggiata la costituzione di sentieri per l'osservazione del bosco e della selvaggina e l'apertura di ulteriori vie per il transito di autoveicoli. In conclusione tutte istituzioni che allora erano all'ordine del giomo per i parchi naturali. Di essi si avevano già in Germania un paio di dozzine. Si volle adottare il nome pieno d'attrazione propagandistica di "parco nazionale", ma in realtà si intendeva un parco naturale.
Il funzionario più elevato di allora nel Ministero dell'agricoltura di Bonn, il dottor Herbert Offner, aveva già potuto constatare che l'istituzione di parchi nazionali in Germania è irrealizzabile. Il gioco di parole era già un programma.
Successe invece qualcos'altro e nei trascorsi 20 anni nacque il primo "genuino " parco nazionale in Germania, che presto conobbe riconoscimenti crescenti anche oltre confine e che fu riconosciuto internazionalmente. Questa preminenza è stata guadagnata grazie al dottor Hans Eisenmann, ministro dell'agricoltura bavarese responsabile del parco e a Hubert Weinzierl, l'inesorabile sollecitatore, presidente dell'Unione bavarese per la protezione della natura. Egli sostenne i suoi collaboratori nel loro impegno che tendeva a sviluppare un parco nazionale e non un parco naturale e scrisse in occasione dell'apertura del Parco il 7 ottobre 1970: "Nella Selva Bavarese sono conservati ancora paesaggi boschivi naturali con numerose rare specie animali e vegetali. Il nostro dovere è di proteggerli nel parco nazionale per le generazioni future".
Egli dispose la cessazione dello sfruttamento del legname su 2500 ettari dell'area del Parco già nel 1971 e mise un femmo alla costruzione di ulteriori strade forestali: erano stati programmati altri 115 chilometri. Con il suo palese consenso la caccia fu fatta sospendere provocando resistenze massicce e fu sostituita con misure limitative di regolamentazione per quanto riguarda cervi e caprioli. La "svolta" legislativa fu portata dalla legge bavarese sulla protezione della natura del 27 luglio 1973. Per la prima volta il concetto "parco nazionale" fu recepito in una legge tedesca.
Quivi si ha all'articolo 8: "I parchi nazionali si prefiggono soprattutto la conservazione e l'osservazione scientifica delle comunità viventi naturali come pure del patrimonio animale e vegetale che sia il più ricco possibile di specie. Essi non si propongono sfruttamenti a scopo economico".
Con ciò era data anche la legittimazione legale per sviluppare questo parco nazionale secondo i criteri internazionali e di aprire la strada in generale all'idea del parco nazionale in Germania.
Dal bosco al bosco allo stato primario
Attomo al 1840 le grandi estensioni dei boschi racchiusi nell'attuale perimetro del parco venivano descritti ancora come boschi allo stato primario. 130 anni di sfruttamento forestale trasformarono questi boschi da grandi estensioni in patrimoni forestali più uniformi e soprattutto della stessa età. Malgrado tutto ciò, al tempo della fondazione del parco nazionale erano presenti ancora molte strutture e caratteristiche del bosco naturale precedente; lo stesso dicasi dei raggruppamenti arborei dipendenti dal clima e dal terreno: al di sopra di 1200 metri boschi di abeti di montagna, nei pendii fra 750 e 1200 metri boschi misti di montagna formati da abete rosso, abete bianco e faggio e nei freddi sinclinali delle valli i cosiddetti boschi di abete rosso delle zone prative. A dire il vero l'abete bianco in questo secolo era regredito a causa delle morsicature della selvaggina. Solo con la creazione del parco la tendenza poté invertirsi. Come fatto significativo per l'adempimento degli scopi del parco nazionale si è constatato che il ringiovanimento dei boschi è avvenuto sostanzialmente in modo naturale. I rimboschimenti ebbero poca incidenza; come pure specie arboree esotiche furono scarsamente introdotte in questa area.
Le condizioni naturalistiche proprie del nostro Paese furono i presupposti più importanti per lo sviluppo rapido del parco nazionale. Poiché, inoltre, l'intero territorio del parco si trova nella proprietà dello Stato bavarese, fu possibile promuovere in maniera relativamente veloce la riduzione dello sfruttamento del legname.
Lo scopo supremo della protezione della natura per il parco nazionale consiste nel sospendere, passo per passo, ogni sfruttamento o intervento guidato nel patrimonio boschivo e lasciare al bosco stesso nel suo complesso uno sviluppo dinamico e naturale. Oggigiorno ciò avviene già su circa 8.000 ettari. Questa superficie è il più grande complesso nell'Europa centrale che viene mantenuto libero da tutti gli interventi forestali o da altri interventi di sfruttamento.
Alcune centinaia dei 13.000 ettari che sono coperti dai boschi del parco sono stati sradicati, negli ultimi anni, da violente tempeste, oppure destinati alla morte dallo scarabeo tipografo. Gli alberi rimasero a terra, lo scarabeo non fu combattuto. Su queste zone sorge un nuovo bosco più variato nelle specie e più riccamente strutturato; il nuovo bosco è più stabile del patrimonio precedente. Solo in una zona cuscinetto larga 500 metri, sul perimetro esterno del parco, gli alberi abbattuti dallo scarabeo tipografo vengono rimossi per prevenire una supponibile aggressione dei boschi privati confinanti.
I boschi del parco nazionale si distinguono fondamentalmente dai boschi sfruttati economicamente come anche dagli altri boschi che si trovano in più di 60 parchi naturali tedeschi.
Vi crescono alberi che altrove non esistono più, con oltre un metro di diametro del tronco e con un contenuto legnoso da 20 fino a 30 metri cubi invece di tre fino a sei, per esprimerci con cifre forestali. Questo è il normale contenuto di un tronco; quando viene raggiunto questo valore vengono abbattuti gli alberi vecchi nei boschi dove si usa lo sfruttamento economico.
Un'ulteriore importante differenza con i boschi sfruttati economicamente consiste nell'elevata quota degli alberi morti che ancora stanno in piedi oppure giacciono sul terreno. Il visitatore attento li può scoprire adesso, in parte sradicati dalle tempeste oppure spezzati, in parte ammazzati da insetti, principalmente dallo scarabeo tipografo, colpiti dal fulmine oppure morti di una morte naturale per vecchiaia. Con tutto questo si offre un quadro del tutto inconsueto, mentre nei nostri boschi a conduzione commerciale mancano quasi completamente. Colà bisogna sfruttare il legname fintanto che è sano. Però, per i boschi naturali gli alberi morti sono una parte irrinunciabile del divenire e perire naturale. Senza il legname morto e marciscente non è possibile uno sviluppo indisturbato seguente le leggi di natura della vita del bosco.
Creare artificialmente più natura?
Nei primi 10 anni dalla fondazione del parco sotto l'influenza del pensiero forestale classico, si tentò di ricondurre nelle forme più vicine alla natura le parti del bosco che si erano più allontanate dalla natura stessa, e tutto ciò con l'aiuto artificiale di misure a carattere forestale. Un pensiero, sì un'utopia, che gli stessi protettori della natura ancora perseguono in altre zone protette.
L'esperienza nella Selva Bavarese ci insegna però che è presunzione voler creare "artificialmente" più natura nei parchi nazionali. Il nostro pensiero tradizionale che l'uomo continuamente e ovunque debba intervenire, dirigere, curare, ottimizzare non si confà ai parchi nazionali. I parchi nazionali non sono dei campi da gioco per gli studiosi del "biotopo", come una volta è stato formulato drasticamente dal professor Wolfgang Erz dell'Istituto di ricerca federale. Anche gli "operatori" fra i protettori della natura, forestali od altri gruppi professionali devono imparare che nei parchi nazionali è meglio dare alla natura il diritto all'autodecisione e lasciarle spazio affinché si sviluppi secondo le proprie leggi.
Non favorisce la protezione della natura in un parco nazionale chi formula per una tale zona protetta obiettivi statici ben determinati, chi desidera ottenere determinati biotopi in un determinato stato oppure chi desidera fissare una determinata suddivisione di specie arboree o di specie animali.
Nei parchi nazionali si chiede il rispetto della natura e della protezione della natura secondo la sua propria indole e non secondo un pensiero antropologico che troppo spesso vorrebbe difendere un quadro che l'uomo stesso si fa della natura. Poiché gli uomini, anche i protettori della natura, hanno notoriamente desideri, immagini ed ideali diversi, sono inevitabili, sia detto marginalmente, conflitti continui.
Possibilità di sopravvivenza per animali rari
Si deve ringraziare lo stato primario in cui si trova il bosco se nel Parco nazionale della Selva Bavarese esiste ancora un mondo animale e vegetale ricco di specie. Così nell'area covano 55 specie diverse di uccelli di bosco, delle quali più di una dozzina sono particolarmente rare e sulla "lista rossa" delle specie animali minacciate si trovano l'urogallo e il francolino, il picchio dorsobianco, il picchio tridattilo, la civetta-passero ' e la civetta dal piede ruvido l.
Fra i mammiferi più grossi, che una volta erano stanziali qui, il lupo e l'orso sono stati estirpati da oltre cento anni, le linci rientrano di nuovo più di frequente dalla Selva Boema da quando il confine è stato riaperto. Esiste la reale possibilità che possa affermarsi e mantenersi da se stessa con il parco nazionale una popolazione vitale in questa grande zona boschiva.
Poiché cervi e caprioli non sono più sottoposti oggi a nessuna sufficiente regolamentazione naturale, la loro consistenza deve essere limitata artificialmente. Tutto ciò accade nelle zone periferiche del parco nazionale. Prima i cervi si spostavano in inverno in zone più miti fino al Danubio. Oggi i percorsi emigratori e i luoghi di soggiorno invernale sono stati cementificati, traversati da strade, i boschi si sono ridotti in estensione e sono diventati rumorosi, così che gli animali devono svernare nei boschi montani pieni di neve. Perciò diventa necessario talvolta dover foraggiare i cervi in quelle zone. Per tutte le altre specie animali questa operazione non è né razionale né utile, ma proprio dannosa. Per il mondo animale di un parco nazionale vale il concetto che, per massima, tutte le specie, come componenti della comunità naturale vivente, devono svilupparsi in ugual misura il più possibilmente libere dall'intervento dell'uomo. Non esiste una gerarchia dei valori come ben volentieri viene costruita soprattutto dai cacciatori: in un parco nazionale lo scarabeo tipografo, la vipera comune o il cervo hanno per principio lo stesso diritto alla vita.
Meta di svago e spazio vitale
Dal tempo della sua fondazione il Parco nazionale della Selva Bavarese si è sviluppato in un'animata meta di svago per gli amanti della natura provenienti dall'intera Repubblica federale e dai Paesi esteri europei. Circa un milione e mezzo di visitatori frequentano annualmente il parco. Soprattutto le zone periferiche del parco offrono agli ospiti interessanti informazioni e visioni della vita dei boschi naturali; inoltre indirizzano la maggior parte dei visitatori in maniera molto apprezzabile nelle zone del parco che sono in grado di sopportare un carico elevato di visitatori allontanandoli dai punti più delicati. Nel Centro visitatori del parco, ricco di attrazioni, si contano annualmente circa 250.000 visitatori.
I conflitti iniziali sorti fra le priorità della difesa della natura ed il turismo in costante aumento sono stati nel frattempo smussati. In circa 5.000 ettari della zona focale del parco il visitatore può usufruire solo dei sentieri tracciati. Con questa misura si è disinnescato un decisivo fattore di inquietudine principalmente nei mesi invernali. Il secondo fattore importante che ha contribuito alla soluzione dei conflitti è il fatto che il personale del parco nazionale si è dimostrato essere di "rango di prima classe". I 14 collaboratori sono "compartecipanti alla visita dell'ospite nell'area protetta". Essi hanno il compito preminente di essere presenti per il visitatore e di essere a sua disposizione per fornire informazioni, notizie e aiuti di vario genere. Contemporaneamente si occupano della pulizia del territorio e dell'osservanza delle misure di protezione.
Nelle istituzioni turistiche della Baviera orientale rimane incontrastata l'asserzione che il Parco nazionale della Selva Bavarese è diventato nel frattempo il fattore pubblicitario più importante ed una delle infrastrutture più rilevanti dell'intera Selva Bavarese. In 20 anni si è riusciti, da un lato, ad imporre conseguentemente la protezione della natura nelle sue condizioni originarie e, contemporaneamente, stimolare durevolmente lo sviluppo economico di questa regione periferica grazie agli interventi infrastrutturali e alle offerte proposte agli ospiti interessati alla natura.
Vivere il bosco, capire la natura
Con questa parola d'ordine il parco nazionale fornisce ai suoi ospiti una molteplice conoscenza del bosco e della natura, stimola l'esame dei complicati rapporti e reciprocità comunità naturali viventi, sveglia nuova comprensione dei pericoli, che minacciano oggi la natura e perciò l'uomo, ed incoraggia infine l'uomo stesso all'impegno attivo per la difesa della natura e dell'ambiente.
A questo scopo si hanno mostre, proiezioni di film e diapositive ed altre proposte della Casa per visitatori Hans Eisenmann, come il museo storico del bosco, gli spazi per il gioco, i giardini botanici e geologici del bosco, gli spazi per la libera circolazione degli animali e per la loro osservazione, e soprattutto si offre la possibilità di effettuare molteplici escursioni con accompagnatori qualificati ed indirizzate ad obiettivi diversi. Un punto particolarmente importante è rappresentato dal lavoro con ragazzi e giovani che viene organizzato dall'Ostello della gioventù del bosco: in queste attività si annoverano progetti di lavoro giornalieri e settimanali, lezioni istruttive nel bosco. Tutto ciò deve essere potenziato ed ampliato nel limite del possibile. Oltre alla difesa della natura uno dei compiti principali del Parco nazionale della Selva Bavarese è quello dell'istruzione nelle scienze naturali.
Una delle ricerche sul posto, limitata nelle sue possibilità per mancanza di denaro e di personale, fornisce importanti conoscenze per il lavoro formativo-istruttivo; come pure quello riguardante l'osservazione dell'ambiente, condotto a livelli più alti, e soprattutto la ricerca concernente l'aria, le acque ed il terreno. Essa amplia la conoscenza dell'attuale minaccia dei boschi dovuta all'inquinamento dell'aria, e ci dice per esempio che il parco nazionale, come altri boschi nelle montagne di media altezza del nostro Paese, sono esposti come prima agli attacchi di materiali dannosi attraverso l'aria. In verità sembra che negli ultimi anni la situazione si sia alquanto stabilizzata, ma soprattutto gli alberi nelle zone più elevate del parco sono pur sempre notevolmente colpiti. Le pinete naturali che crescono indisturbate da millenni nei punti di cresta sono seriamente danneggiate in alcune zone.
Così, ci rimane da sperare che l'inquinamento aereo, dovuto ad elementi nocivi di varia natura, venga ridotto presto e drasticamente. Allora, il Parco nazionale della Selva Bavarese può ancora costituire - per la gioia dei suoi visitatori nel lontano futuro una zona vitale per comunità animali e vegetali sviluppantesi liberamente.
SCHEDA DEL PARCO NAZIONALE DELLA SELVA BAVARESE
Zona naturale, zona geografica
Parte centrale della Selva Bavarese che assieme alla confinante Selva Boema forma il più vasto territorio boschivo indiviso dell'Europa Centrale.
Altitudine: da 660 fino a 1.453 metri. Rocce di fondo: granito e gneis.
Clima: fresco e ricco di precipitazioni, di norma lunghi inverni molto nevosi.
Superfici, rapporti di proprietà 13.100 ettari, quasi esclusivamente di proprietà dello Stato bavarese.
Solo 50 ettari scarsi di terreno acquitrinoso alla periferia sud; si trovano in proprietà privata.
Status della protezione
Parco nazionale dal 1969 dietro decisione del Parlamento regionale bavarese. Un ordinamento legislativo, che regola nei dettagli gli scopi, i compiti, le misure protettive, eccetera, entra in vigore probabilmente nell'autunno 1991.
Spazi vitali naturali, mondo vegetale ed animale
Carattere: montagna media boschiva con patrimoni boschivi molto simili alle condizioni originarie, ruscelli montani lasciati allo stato naturale e acquitrini d'altura. Più del 95% zona boschiva. Boschi di pino alpino allo stato naturale, boschi di pini-abeti-faggi e boschi di pini in valli sinclinali umide e fredde. Zone acquitrinose d'altura con vegetazione in maggioranza di pino di montagna nei luoghi vallivi e di cresta. Terreni di granito e gneis senza calcare.
Nei grandi boschi montani si ha una grande ricchezza di specie caratteristiche del mondo animale. Il lupo e l'orso sono stati annientati nell'ultimo secolo. Di notevole importanza sono le specie dei volatili legati all'alta percentuale di legname marciscente come pure specie di insetti legate a questo mondo ed anche funghi che sfruttano il legname marciscente.
Danni e problemi
Danni provocati da materiale nocivo proveniente dall'aria; localmente alta concentrazione di danni causati dal traffico di mezzi individuali sulle strade d'approccio nell'interno del parco; queste strade furono costruite al tempo della sua realizzazione. La limitazione del traffico di mezzi individuali a favore del sistema del trasporto con mezzi collettivi è inevitabile.
Il dottor Hans Bibelriether, forestale, è il responsabile, dal tempo della fondazione, dello sviluppo del parco in quanto direttore dell'ufficio nazionale dei parchi; contemporaneamente è da anni segretario generale della federazione dei parchi naturali e nazionali d'Europa.
* Direttore del parco |