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La Federazione europea dei parchi nazionali è un'agenzia non governativa di cui fanno parte trecento membri in tutta Europa, orientale e occidentale, e naturalmente tra i rappresentanti vi sono persone che si occupano della protezione delle aree protette, ma anche persone che vengono dai ministeri, dalle amministrazioni, dalle autorità pubbliche, che comunque si interessano della protezione dell'ambiente.
Tra l'82 e l'83, è stato commissionato uno studio dalla Direzione generale XXIII della Comunità europea per analizzare il turismo sostenibile nelle aree protette; a questo gruppo di lavoro hanno partecipato quindici membri ed il lavoro ha coinvolto i tecnici per circa due anni.
Abbiamo proceduto secondo la pratica britannica della "Good Practic", per cui si erano creati tre gruppi di lavoro, che analizzavano tre aree dell'Europa (mediterranea, orientale ed occidentale) e che hanno preso in considerazione i casi migliori di turismo sostenibile, di protezione ambientale e, su questo, abbiamo poi basato le nostre raccomandazioni finali.
I risultati principali, innanzitutto, sono stati con-
divisi con i membri della Federazione, cercando di dimostrare come si deve affrontare il problema del turismo nelle aree protette. Il messaggio fondamentale è che noi dobbiamo intraprendere un'azione positiva ed efficace verso il turismo in generale nelle nostre aree, mentre, troppo spesso, la reazione di chi si occupa delle aree protette è quella di "difesa" rispetto al turista, come se fosse un nemico. Per chi si occupa delle aree protette è importante considerare la gestione del turismo come un elemento fondamentale dell'attività da svolgere, perché, in caso contrario, il turismo prenderà il sopravvento, sarà lui ad occuparsi dell'area protetta.
Sfortunatamente, si è scoperto che molte aree protette non sono attrezzate con specialisti. Magari dispongono di moltissimi esperti, e ciascuno nel suo campo per una specie diversa, però non hanno persone formate a trattare il turismo. Ed ecco una delle ragioni per cui abbiamo pensato di preparare il volume "Loving them to death?" sul turismo compatibile.
L'obiettivo è quello di fornire una guida e creare quello che potremmo definire un piano d'azione volto al turismo, che deve diventare una parte integrante di un piano di gestione dell'area protetta. Per questo, l'approccio deve essere sulla base del prodotto e non indirizzata dal mercato stesso, per cui dobbiamo innanzitutto pensare a quale prodotto vogliamo vendere, con quali caratteristiche e poi, solo in un secondo momento, interessarci al mercato, per cui, come obiettivo, cercheremo di identificare quali sono le persone a cui indirizzare il nostro prodotto. E' esattamente il contrario di un approccio di mercato normale: prima si osserva la domanda, la si analizza e poi si prepara il prodotto che la gente vuole. Per le aree protette avviene il contrario.
Sulla base dello studio delle aree protette europee, abbiamo proposto alcune azioni possibili.
La conservazione ambientale è l'obiettivo primario delle aree protette, e questo deve essere ben chiaro, soprattutto se si deve affrontare il problema del turismo: deve essere l'obiettivo che sta alla base di qualunque altra azione, soprattutto se dovete collaborare con settori turistici. Lavorare insieme, ma con l'obiettivo primario della conservazione e della protezione.
Un altro punto essenziale è quello di imparare a lavorare in partnership. Il settore del turismo è molto vasto e il turismo, in generale, è un argomento vasto. Non si tratta di vendere un libro. Ad esempio, nel turismo possiamo vedere che ci sono attività come quelle dei trasporti, le attività culturali, quelle che interessano la natura e, quindi, soltanto una partnership tra il settore del turismo, le varie organizzazioni che si interessano di turismo e le aree protette può dare dei risultati positivi. Noi abbiamo notato che, se fallisse questa partnership, e questo in tutta Europa, non c'è nessuna gestione di turismo sostenibile. E' altrettanto importante avere il consenso da parte degli abitanti locali. Nella Ruhr e in Baviera abbiamo creato quelli che chiamiamo "forum aperti".
Questi "forum aperti" sono riunioni libere, alle quali chiunque può avere accesso (non sono riunioni in cui si vede una partecipazione di massa), però vi è la partecipazione attenta di persone che sono entusiaste e quindi si discutono gli obiettivi, si può veramente arrivare ad un consenso su quella che è la gestione del turismo.
Il quarto punto, di fondamentale importanza, è identificare l'immagine su cui si deve basare il turismo sostenibile. Ad esempio, un parco nazionale, che si trova sulla costa orientale dell'Inghilterra, era un luogo dedicato al divertimento, notissimo alla fine del secolo scorso. Quando poi diventò parco nazionale, il problema era cambiare l'immagine nella mente dei turisti e far capire il valore intrinseco della zona, dove non si poteva fare qualunque tipo di attività. Quindi venne intrapresa da un'agenzia specializzata a livello nazionale una campagna a tutto campo, che interessava tutti i media, dalla televisione, ai giornali, alla pubblicità sui giornali e che durò tre anni e servì a cambiare l'immagine di questa zona, che era diventata da zona turistica a parco nazionale.
Un altro punto importante è valutare quale è la capacità ricettiva, stabilire degli standard a cui attenersi. Un altro punto è fare un sondaggio su quelle che sono le necessità, le aspettative dei visitatori, dei turisti.
E quindi, come abbiamo degli esperti nei nostri gruppi di lavoro che sono biologi, zoologi, persone specializzate nel campo scientifico, così dovremmo avere persone ingommate e specializzate in quello che è il marketing ed il settore specifico del turismo.
Un altro aspetto importante è come individuare le attività di tipo turistico, che siano compatibili con l'area protetta. In questo caso dovremo stare molto attenti a scegliere, perché non esistono risposte positive o negative, sulla maggiore o minore compatibilità di una attività sportiva con l'ambiente protetto. Vi faccio l'esempio della canoa: se l'andare in canoa è compatibile o no con l'ambiente circostante, lo si può capire da come viene praticata questa attività. Se è praticata per conoscere meglio l'ambiente, per immergersi nel paesaggio, allora la risposta è senz'altro positiva. Ma se voi farete soltanto della canoa ed il paesaggio diventa uno scenario per un'attività meramente sportiva, a questo punto la risposta sarà negativa.
Poi, per quanto riguarda il ruolo dei gestori, dei managers delle aree protette, occorre essere propositivi, cioè studiare dei prodotti che si possano immettere sul mercato. I francesi hanno sviluppato un programma congiunto con il Ministero dell'ambiente e del turismo, che si chiama "Voyage au naturelle", il viaggio nella natura, pacchetti di viaggio di una settimana da passare
in ciascuno dei parchi nazionali francesi. Queste sono offerte che vengono gestite, vendute dalle agenzie di turismo e, per i primi tre anni, questo progetto è stato finanziato dalle autorità, ma adesso è completamente autonomo.
Altri due punti che sono importanti sono la valutazione dell'impatto delle nostre proposte sull'ambiente e poi direi, soprattutto, come organizzare il flusso dei turisti secondo le nostre necessità.
Altro punto molto importante è quello di saper gestire il traffico nelle nostre zone protette. Direi che questo è il punto più difficile da gestire, perché non dipende dalla nostra volontà, ma dipende da altre entità.
* Federation of Nature and National Parks Europe
I due interventi sono stati tenuti al Seminario "11 marketing e la promozione turistica in aree a rilevanza ambientale" (Regione Piemonte - Assessorati turismo e parchi - 24 marzo 1995 Centro di documentazione e ricerca sulle aree protette - Cascina Le Vallere). |