Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 17 - FEBBRAIO 1996


LIBRI

I parchi e le Alpi Storia, vocazioni, destini e contraddizioni delle aree protette alpine AA.VV. Centro di ecologia alpina e Coordinamento nazionale parchi (a cura di Michela Zucca e Furio Chiaretta) Vivalda Editori, Torino, 1995 (151 pagine. L. 29.000)

"Quale turismo nei parchi? In Italia purtroppo tutti vanno in vacanza ad agosto. Centinaia di migliaia di italiani si riversano 'al mare e ai monti'. Fra gli aficionados del 'turismo naturalistico' sono moltissimi quelli che scelgono le aree protette sparse sull'arco alpino per passare un periodo di vacanza... Come e dove trovare delle regole di compatibilità all'afflusso di orde di turisti di questa portata? Sulle Alpi non è possibile proporre una 'soluzione Galapagos' (entri solo se hai prenotato con largo anticipo, e se puoi pagare cifre molto elevate). I parchi sono territori liberi, non difendibili e difficilmente recintabili. Occorre diluire i visitatori nell'ambiente, migliorando i valori naturalistici ed elevando al rango di 'parco' anche il resto del contesto territoriale". Quello dell'eccessivo afflusso turistico nelle aree protette della catena alpina è solo uno dei temi di grande attualità che Michela Zucca e Gianni Nicolini affrontano nel volume "I parchi e le Alpi", nato dalla collaborazione tra il Coordinamento nazionale parchi e il Centro di ecologia alpina. Il Centro, istituito nel 1992 dalla Provincia autonoma di Trento, ha come principale obiettivo la promozione, il coordinamento e l'esecuzione di progetti di ricerca sull'ambiente alpino, ma ha allo stesso tempo compiti formativi e divulgativi all'interno dei quali rientra questa pubblicazione.
L'agile e interessante volume raccoglie una serie di interventi di esperti che spaziano dallo sviluppo della stessa idea di area protetta alla storia della lunga vita dell'uomo sulle Alpi, dalle prime popolazioni alla nascita del turismo e dell'alpinismo, per affrontare poi i temi più specifici della gestione e della normativa dei parchi e dei rapporti con le attività turistiche ed economiche. Contributi trasversali arricchiti da esempi particolari di gestione di aree protette che prefigurano la collaborazione transfrontaliera fra i parchi alpini, come l'intervento di Patrizia Rossi sulla stretta collaborazione instauratasi tra il Parco naturale dell'Argentera e il vicino Parc national du Mercantour o quello di Federica Thomasset sul progetto dell'Espace Mont Blanc, una grande area protetta internazionale che coinvolge Italia, Francia e Svizzera. Ne viene fuori uno strumento utile a operatori e appassionati che, con brevi ma chiari occhielli che guidano il lettore ai vari interventi, delinea un quadro complesso e articolato ma allo stesso tempo stimolante del ruolo delle aree protette alpine in un prossimo futuro.
Ecco allora che il problema della recente frequentazione di massa della montagna, e di conseguenza dei parchi, è uno stimolo per una riconsiderazione delle aree protette come "avamposto di uno sviluppo sostenibile". E' infatti ormai profondamente superata una politica di protezione ambientale incentrata sulla salvaguardia di particolari aree di grande interesse naturalistico, il più possibile lontane da ogni influsso antropico. "E' necessaria una scelta di campo: sottolinea Michela Zucca - privilegiare le aspettative di ricchi e giovani amanti della wilderness, categorie forti ma minoritarie, estranee alla storia e alla vita delle comunità alpine, oppure favorire un turismo e uno sviluppo economico globale di tipo nuovo, che non solo provoca minor impatto ambientale sul territorio, ma che potrebbe ripristinare molte di quelle caratteristiche che sono andate perdute con l'industrializzazione e l'abbandono della montagna". Fondamentale, secondo Giorgio Osti, "il coinvolgimento di cittadini e montanari, sensibilizzandoli sull'importanza del parco, sul suo ruolo di istituzione positiva ed efficace".
Una nuova politica di pianificazione che, a detta di Gianni Boscolo e Sandro Flaim, "punta alla creazione di una rete di aree protette costituita da snodi di rilievo (formati dai vecchi parchi) e da snodi minori costituiti da zone sensibili anche di ridotte dimensioni, collegati fra loto da corridoi ecologici di comunicazione... Rete ecologica che necessita della messa in atto di meccanismi gestionali nuovi ed appositamente pensati".
Politiche ambientali che, secondo gli auspici forse un po' troppo ottimisti di Gianni Nicolini, dovranno garantire "una qualità dell'ambiente (e della vita) adeguata e piacevole per tutta la popolazione, urbanizzata e non. A questo punto i parchi non avrebbero più ragione di esistere, perché l'intero territorio assolverebbe alle funzioni di parco". (Stefano Camanni)

Natura e montagna
Anno XLII - Numero 1/2

Il numero speciale di Natura e Montagna N. 1/2 - è dedicato a "I nuovi parchi nazionali". Avverte il direttore Francesco Corbetta che il fascicolo non è però in grado di coprire l'insieme dei parchi, tanto è vero che rimangono fuori dalla trattazione sul livello di attuazione della legge 394 la Val Grande, il Gargano, il Pollino e l'Aspromonte. Si preannuncia pertanto che i prossimi numeri forniranno altri qualificati contributi di vari studiosi. Il fascicolo intende esprimere "una valutazione sufficientemente meditata" sui primi tre anni della legge-quadro, prendendo le mosse dalla introduzione di Gianluigi Cerutial nel volume "Aree naturali protette" della Editoriale Domus. Seguono interventi di Cesare Lasen sul Parco delle Dolomiti Bellunesi, di Bondesan, Piccoli e Mozzio sul Parco del Delta del Po, di Michele Padula sul Parco delle Foreste Casentinesi e di Marco Lambertini sul Parco dell'Arcipelago Toscano.
Si tratta, nell'insieme, di contributi "ricchi" per quanto riguarda la "descrizione" o, se si preferisce, la "presentazione" dei parchi presi in esame, anche per quelli ancora in lista d'attesa, dai quali emergono chiaramente, anche all'occhio del profano, gli indiscutibili valori ambientali di questi territori. Una conferma, insomma, che non si tratta certo di scelte improvvisate e tanto meno "politiche", se con ciò si intende, come spesse volte è avvenuto, qualche cosa che non troverebbe valida e comprovata giustificazione sul piano scientifico. Il fascicolo risponde bene alla domanda: "perché" quei parchi, in quei territori. Forse si potrebbe fare uno sforzo maggiore per rendere chiaro anche "come" quei parchi in quegli ambienti possono oggi (e domani quelli ancora da istituire) funzionare.
Ad una rivista dalle tradizioni di Natura e Montagna, credo si possa chiedere senz'altro di misurarsi anche con questo nuovo terreno. E di farlo non solo per i parchi nazionali, ma per tutti i parchi. (R. M.)

Giuseppe Bogliani
Dario Furlanetto n Parco del Ticino
scrigno di vita Musumeci Editore ( L. 59.000)

Quello del Ticino Lombardo non è certo un parco sconosciuto. Esso rappresenta per i parchi regionali quello che l'Abruzzo ed il Gran Paradiso hanno rappresentato, per tanti anni, per i parchi nazionali: se non un modello, sicuramente un indiscusso punto di riferimento, alla cui esperienza si sono rifatti, nel tempo, tanti parchi regionali, oggi anch'essi conosciuti ed apprezzati dall'opinione pubblica.
E tuttavia questo libro, pregiato anche graficamente, di cui è coautore il direttore del Parco del Ticino, Dario Furlanetto - l'altro autore è un ricercatore dell'Università di Pavia - non si presenta solo come un'elegante "ristampa" o riedizione di cose note. Anzi, l'impressione che si ha, anche soltanto a scorrerlo, è che un parco, proprio come il fiume, non è mai uguale a sé stesso. Insomma, la realtà di un parco, specialmente se il suo territorio presenta le caratteristiche tormentate di quello del Ticino, "accerchiato" da una delle aree più antropizzate e convulse del Paese, è così mutevole che anche a pochi anni di distanza se ne possono cogliere i cambiamenti; sia quelli positivi, dovuti anche all'operato del parco, sia quelli negativi, conseguenti a processi generali dinanzi ai quali anche il parco deve talvolta piegarsi e soccombere.
I1 percorso lungo cui si sviluppa il libro - l'origine del parco, i suoi scopi, il territorio ed il paesaggio, la vegetazione, la fauna, l'acqua, il mondo agricolo, i castelli, le ville e le altre mete turistiche - permette appunto di cogliere come anche nell'arco degli anni di vita del parco - una minuzia rispetto ai tempi della natura - i cambiamenti siano stati notevoli e visibili.
E a renderli tali contribuisce molto l'occhio esperto di chi al parco ha dedicato e dedica con passione il suo impegno da anni.