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Quei preziosi parchi al di là del mare
Il Mare Mediterraneo raccorda il sistema dei parchi del bioma sahariano del Nord Africa alle sponde europee
Al di là di un breve braccio di mare, vicinissimi a noi - meno di un'ora di volo dalla Sicilia sono presenti singolari sistemi di aree protette che vantano una ricca biodiversità ed un'alternanza sorprendente di ecosistemi, con una incomparabile varietà di suggestivi paesaggi, inesistenti in Europa. Tutto il territorio del Nord Africa, diviso politicamente tra gli Stati del Marocco, dell'Algeria, della Tunisia, della Libia e dell'Egitto, costituisce una continuità ambientale che si articola in una rapida successione di ecosistemi che vanno dagli ambienti di foreste temperate decidue agli ambienti di foreste sclerofite sempreverdi con piogge invernali e aridità estiva, per seguire dagli ambienti di clima temperato arido ai deserti sub-tropicali del grande Sahara. A questa varietà di ambienti e di caratteristiche climatiche consegue una biodiversità eccezionale che solo una dissennata gestione del territorio, conseguente anche ad una persistente depressione economica ed a situazioni sociali e politiche particolari, non permette di realizzare la ricchezza potenziale della biocenosi.
L'esplosione demografica, lo sfruttamento dissennato delle risorse naturali, la distruzione dei biotopi, una pressione venatoria insostenibile aggravata da una irriducibile azione di bracconaggio, gli eventi storici come le guerre, le rivoluzioni, le invasioni, i saccheggi hanno determinato, secondo il "Laboratoire des vertébrés" di El Harrach (Algeria), un pesante degrado dell'ambiente naturale. Secondo un recente studio (1995) degli ambientalisti K. Klaa, M. Sellami, e H. Belkacemi negli ultimi decenni nel territorio del Nord Africa si sono dovute registrare le estinzioni di molte specie di animali selvatici fra i quali il leone dell'Atlantide, lo struzzo africano, l'otarda hubara, la lince caracal.
Anche per la flora le cose non sono andate meglio: il prosciugamento di aree umide, i continui incendi di foreste, lo sfruttamento sconsiderato dei boschi, le alterazioni climatiche determinanti l'accentuazione della siccità, l'erosione del suolo, la desertificazione, hanno causato la scomparsa di preziose specie di flora e di preziosi endemismi. In questo quadro di grave depauperamento dei valori ambientali e di erosione della biodiversità, i parchi del Nord Africa hanno assunto un ruolo insostituibile ed una funzione di promozione di riferimento per il recupero di habitat e per la corretta gestione del territorio. Questa azione delle aree protette si esplica soprattutto nella tutela degli ambienti naturali più fragili, più rari e minacciati, con una esemplare politica di gestione delle risorse naturali, con iniziative di reintroduzione delle specie autoctone estinte e con programmi di educazione ambientale. Non molto numerosi e con gravi carenze economiche e normative, questi preziosi parchi, in gran parte misconosciuti e trascurati dall'attenzione e dall'aiuto internazionale, costituiscono oggi l'estrema difesa di un ambiente irripetibile gravemente minacciato da fattori umani e da calamità naturali, che ci interessa da vicino in quanto gravita sul bacino del nostro stesso mare. Vediamo dunque la consistenza e la categoria delle aree protette dei singoli Stati del Nord Africa.
Un caso esemplare: I'Algeria
Se si deve portare ad esempio un sistema di aree protette del Nord Africa certamente questo è quello dell'Algeria, sia perché presenta tutti gli ecosistemi della regione geografica, sia perché vanta il maggior numero di aree protette e la più avanzata legislazione in materia.
L'Algeria con i suoi quasi 2.400.000 chilometri quadrati di superficie - otto volte quella dell'Italia - comprende ambienti litoranei, collinari, montani, desertici, anche se questi ultimi costituiscono la gran parte del territorio.
La strategia della gestione delle risorse naturali è regolata da due leggi-quadro: la legge n.82 del 21 agosto 1982 che regolamenta l'attività venatoria e la legge 83/03 del 5 febbraio 1983 relativa alla protezione dell'ambiente.
Il decreto n. 83/509 del 20 agosto 1983 assicura la protezione di 106 specie di animali selvatici, tra le quali 33 specie di mammiferi, pari al 38% delle viventi in Algeria. La protezione degli uccelli è limitata al solo 9% dell'avifauna algerina. Scarsa è la protezione prevista per i rettili, mentre nulla è quella della microfauna.
Lo strumento legislativo relativo all'istituzione ed alla gestione dei parchi nazionali e delle altre aree protette è costituito dal decreto 83/458 del 23 luglio 1983.
L'Algeria ha aderito alle Convenzioni di Ramsar e di Washington.
Il sistema delle aree protette algerine è attualmente così costituito:
Il parco nazionale più conosciuto e frequentato dal turismo è forse quello del Chrea a soli 70 chilometri da Algeri. Occupa un'area di 26.000 ettari con un'altitudine compresa tra i 300 e i 1.600 metri, in gran parte coperta da foreste di cedri, querce e pino d'Aleppo.
Ma l'attrazione più forte è certamente data dalla presenza di una grande colonia di Macaco Magot (Macaca sylvanus), anche se sono presenti molte altre specie di fauna come lo sciacallo, la iena, la donnola, il cinghiale e, tra i rapaci, l'aquila del Bonelli e il falco pellegrino.
Il Parco del Chrea è noto anche perché è stato teatro di molti episodi della guerra algerina per l'indipendenza dal colonialismo.
La vita dei parchi algerini, al pari di quelli del restante Nord Africa, non è facile, in quanto manca di sufficienti supporti finanziari, di un deciso consenso delle popolazioni locali e di una adeguata assistenza internazionale, ma questi preziosi parchi costituiscono l'estremo presidio alla difesa e alla sopravvivenza di irripetibili ecosistemi che appartengono al patrimonio mondiale, ma che interessano più direttamente, per la loro vicinanza ed interdipendenza ecologica, l'area mediterranea europea. |