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Chi si occupa in modo professionale di educazione ambientale non può che essere soddisfatto per i livelli di sensibilità raggiunti tra le diverse fasce sociali e di età. Tuttavia non si può sfuggire alla constatazione che anche in questo settore le metodologie didattiche e, più in generale, comunicative sono troppo appiattite su un modello scolastico diretto a trasmettere nozioni che restano sostanzialmente estranee ed esterne all'esperienza personale.
In questo contesto le visite guidate nei parchi e nelle riserve naturali si riducono a lezioni più o meno interessanti a seconda dell'abilità dell' "esperto" di turno e delle quali sovente non rimane altro che il ricordo di una bella giornata passata all'aria aperta.
E' stata questa riflessione che ci ha portato a credere che fosse necessario un approccio più forte e coinvolgente.
Tale intuizione ha preso corpo e sostanza grazie alla collaborazione della Riserva naturale "Tevere Farfa" che ha finanziato un progetto rivolto a bambini di 10-11 anni chiamato "Naturalmente giocando, scopriamo la natura attraverso i sensi".
La riserva è una zona umida di rilevante interesse, formatasi negli anni '50 alla confluenza tra il Tevere e il torrente Farfa a seguito della costruzione di una diga da parte dell'Enel.
E' un'area di oltre 800 ettari distante circa 50 chilometri da Roma, abitata da molte specie di uccelli acquatici che vi hanno trovato il loro ambiente ideale.
La riserva, istituita dalla Regione Lazio nel 1980, ha rivolto sempre grande attenzione ai temi dell'educazione ambientale promuovendo ed organizzando sia manifestazioni su temi specifici (ad esempio i rapaci notturni, il riccio, gli alberi, eccetera) sia strutture a carattere permanente (il laboratorio di educazione ambientale, il museo del fiume).
In questo filone si è situato "Naturalmente giocando", caratterizzato da una forte attenzione ai tempi e alle modalità di apprendimento dei bambini cui hanno partecipato una classe della scuola elementare "Gianturco" di Roma e le classi IV e V di Torrita e Nazzano (i paesi ove è situata la riserva).
Il rivolgerci a bambini provenienti da ambienti così differenti ci ha consentito di operare una serie di confronti e relazioni sui diversi approcci alla medesima realtà.
Il punto di partenza è stato il guidare il bambino a rendersi conto del fatto che entriamo in contatto con tutto ciò che ci circonda soltanto con gli occhi trascurando e sottoutilizzando tutti gli altri nostri sensi.
Ci è sembrato utile allora trovare una figura, un simbolo che potesse spiegare questo concetto che anche a noi grandi può risultare un po' macchinoso.
Abbiamo creato così il "topo di città", un personaggio cupo, grigio, con due occhi enormi, il naso grande, la bocca piccola, le mani chiuse, il corpo gonfiato dall'attività fisica forzata. Questo personaggio (ricostruito con i tanti pezzi ritrovati lungo il percorso) ci ha accompagnato alla scoperta dei differenti paesaggi del Tevere a Roma: gli argini in cemento, alcuni tratti sopravvissuti della vegetazione riparia, le rive occupate dagli impianti sportivi, le emergenze storiche dell'isola Tiberina.
Questa prima escursione ha consentito ai bambini di Nazzano e Torrita Tiberina di conoscere una realtà del fiume completamente diversa da quella che quotidianamente osservano, mentre per quelli di Roma è stata l'occasione per vedere da vicino un fiume che, a causa dell'urbanizzazione e della costruzione dei muraglioni è, di fatto, sconosciuto se non addirittura inesistente.
Questa prima conoscenza del fiume ci ha spinto ad accostarci all'ambiente naturale della riserva più carichi, con una serie di domande in attesa di risposta: il fiume è ovunque inquinato? Il rapporto con l'uomo è necessariamente distruttivo? Quale è la vera natura del fiume? A questi (ed altri) interrogativi voleva rispondere la seconda fase dell'esperienza che prevedeva un campo residenziale di tre giorni. I bambini sono stati ospitati nella foresteria, un piccolo casale immerso nel verde della riserva, ristrutturato in modo "spartano" ma in grado di offrire ogni comfort.
Durante le escursioni e le varie attività di approfondimento e verifica i ragazzi sono stati divisi in gruppetti di 5/6 (ciascuno accompagnato da un operatore), in modo da potersi guardare intomo e dentro di sé senza perdere la concentrazione e, allo stesso tempo, potendo comunicare e cooperare.
La prima giornata è stata dedicata, dopo un breve ambientamento nella foresteria, alla vista: durante l'escursione (tutta in discesa) fino alla sponda destra del Tevere i ragazzi hanno potuto osservare la posizione dei centri abitati (e di alcune costruzioni significative come i castelli) rispetto al fiume ed alle diverse parti della riserva e il progressivo differenziarsi dell'orizzonte man mano che si scende verso il basso. E' davvero impressionante come i grandi spazi colpiscano vivamente i ragazzi che abitano in luoghi, le città, in cui lo spazio disponibile non solo per muoversi ma anche solo per guardare è sempre molto ridotto.
La seconda giornata è stata interamente trascorsa in riserva: arrivati sull'argine sinistro del Tevere i ragazzi, ormai ambientati, hanno potuto ascoltare i richiami dei tanti uccelli che popolano le sponde e il fiume, riconoscere le tracce, osservare, annusare e toccare le diverse piante. Anche durante questa escursione i ragazzi hanno potuto notare i segni evidenti della presenza dell'uomo rappresentati dai campi coltivati dell'Università agraria ed ancora osservare i centri abitati visti dalla sponda opposta. La sera, dopo cena, anziché considerare terminata la giornata i ragazzi, per quanto stanchi, hanno accolto con entusiasmo l'idea di uscire nuovamente alla scoperta della vita notturna della riserva.
In grande silenzio e senza la benché minima paura, divisi in piccoli gruppi, hanno ascoltato suoni e rumori altrimenti sconosciuti e, soprattutto, hanno potuto "vedere" anche di notte attraverso alcuni visori a raggi infrarossi.
Dopo la passeggiata notturna i bambini hanno finalmente incontrato il personaggio "simbolo" di un modo diverso di vivere: il topo di campagna, ben proporzionato, sereno e sorridente. Questo personaggio ha riscosso subito la simpatia dei bambini che, durante un momento di confronto collettivo, lo hanno descritto come sano, lavoratore, equilibrato, pulito, dandogli cioè tutte connotazioni estremamente positive. Nell'ultima giornata si è percorso il sentiero della "Fomace" che attraversa la zona umida prestando attenzione ai suoni, ai profumi e ai colori che la caratterizzano, anche utilizzando tre "capanni" mimetizzati sulle sponde del fiume. Tornati in foresteria, i bambini, questa volta tutti insieme, sono stati chiamati ad un momento di riflessione collettiva per cercare di rispondere a quelle domande nate osservando il Tevere a Roma, e nel corso del quale i bambini si sono dichiarati convinti che è possibile vivere in un modo più equilibrato e in armonia con il mondo che ci circonda.
Tale convinzione è stata simbolizzata nella costruzione di una sagoma umana nella quale sono state rappresentate le capacità sensitive (ri)scoperte. Abbiamo descritto, seppur sinteticamente, il programma così come è stato svolto dai due diversi gruppi: quello di Roma (che è stato in riserva nel mese di novembre) e quelli di Torrita e Nazzano (che sono stati in riserva nel mese di marzo). Tuttavia la risposta dei due gruppi è stata diversa.
I bambini di Roma si sono dimostrati più interessati verso una conoscenza nozionistica, ma durante le attività di verifica sono stati capaci di collaborare l'uno con l'altro per un elaborato comune.
Per i bambini di Nazzano e Torrita Tiberina l'esperienza è stata particolare in quanto il campo si è svolto nel "loro" territorio e quindi possedevano già una conoscenza dell'ambiente naturale. Ciò li ha spinti a interrogarsi in modo più approfondito sui "meccanismi" di funzionamento e sulle interrelazioni delle varie componenti.
* Associazione degli animatori delle attività del tempo libero |