Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 17 - FEBBRAIO 1996


Il ritorno del lupo
Alberto Maffiotti *

Questa estate, sotto una pioggia torrenziale, rifugiandomi in uno dei centri visita del Parco nazionale del Mercantur sono stato colpito da un dépliant il cui titolo era "Le loup il est revenu!". Il lupo era ricomparso in Francia. La curiosità si accese: da dove venivano? Quanti erano?
Il lupo, l'animale che più di ogni altro è entrato a far parte della tradizione popolare come simbolo della malvagità e dell'astuzia. Sebbene le sue colpe siano inferiori alla realtà dei fatti fin dai tempi più antichi è stato odiato e perseguitato con un accanimento spietato. Solo negli ultimi decenni studi sul suo comportamento hanno permesso di riabilitarne l'immagine riscoprendone il fascino. Non più animale aggressivo ma addirittura innocuo e timoroso dell'uomo. Purtroppo ingiuste accuse continuano ad alimentare il mito del lupo cattivo che in alcune aree culturali è ancora ben radicato.
Cerchiamo di ricostruire la storia recente di questo affascinante protagonista delle storie del grande nord.
Nel secolo scorso i lupi erano presenti su tutto il territorio italiano ad eccezione della Sardegna. Il declino del lupo è iniziato nella Pianura Padana quando al taglio dei boschi e alla caccia della selvaggina si accompagnò una feroce persecuzione. All'altro capo della penisola il lupo è scomparso nei primi decenni di questo secolo a causa dell'uomo: iniziò a impiegare le doppiette a canne mozze - dette appunto lupare - e potenti veleni. Un altro nucleo di questi carnivori si nascose sulle montagne della Sila Calabrese; da queste montagne alcuni individui continuarono ad espandersi verso l'Aspromonte.
I lupi rimasti arretrarono verso gli Appennini centro-meridionali dove i branchi si nascosero in zone remote ed inaccessibili. L'ambiente foresta prescelto era compreso tra gli 800 e 1800 metri d'altitudine; bosco alternato da ampie radure e zone di pascolo con abbondanti popolamenti di erbivori selvatici. L'unica grande esigenza per i branchi era quella di trovare territori senza la presenza del suo grande nemico: l'Homo sapiens.
Durante una copiosa nevicata, nel 1956, un gruppo di lupi si spostò dagli Appennini ai Monti della Tolfa nel Lazio dando origine ad un piccolo gruppo ancora oggi presente tra mille difficoltà.
La situazione non è delle migliori nel resto del continente: solo un migliaio di esemplari abita ancora le foreste europee dove la specie è stata sistematicamente cacciata sin dal medioevo. Nell'Europa occidentale il lupo è scomparso in Inghilterra nel 1486 e nel 1700 in Scozia.
In Francia nel 1930 erano censiti solo una decina di individui poi scomparsi negli ultimi decenni. Oggi il lupo sopravvive solo nella penisola Iberica e nella Svezia centrale con un gruppo in aumento ma isolato dalle popolazioni dell'Europa orientale. In Italia il lupo è presente con la sottospecie Canis lupus italicus.
Nel 1974 un gruppo di esperti si riunì con il preciso fine di censire e proteggere i lupi rimasti, sensibilizzando l'opinione pubblica. Nacque così anche in Italia il Gruppo Lupo.
Sul nostro territorio solo nel 1976 si è ottenuta la protezione totale del lupo.
Da quel momento, in concomitanza con l'abbandono degli Appennini, si sono aperte nuove vie di espansione per il lupo. Nella prima metà degli anni Ottanta, dopo aver risalito l'Appennino Tosco-Emiliano, il lupo è segnalato nell'entroterra genovese.
Laura Gola, guardiaparco a Valenza, racconta come fosse difficile essere certi di questa presenza. Poi, nel 1985 venne trovato in Val Borbera un giovane lupo morto. Era la prova che il lupo era arrivato fin lì attraverso la Garfagnana e la Valle Aveto. Negli anni successivi in questa zona è iniziato uno studio dell'Università di Pavia per valutare l'ecologia del predatore. Dallo studio è emerso che la predazione era rivolta principalmente verso cinghiali e micromammiferi.
"Vedere il lupo era praticamente impossibile", aggiunge Laura Gola. "Se si era molto fortunati si poteva sentirne l'ululato. Durante una nevicata è apparso. Per pochi istanti i nostri sguardi si sono incrociati; poi come era apparso è nuovamente scomparso".
Nessuno avrebbe immaginato che i lupi avrebbero potuto attraversare quella incredibile trincea d'asfalto e ferro che è la Valle Scrivia. Invece pochi anni dopo due lupi sono stati visti in Francia, vicino al Parco nazionale del Mercantour. E' possibile che i pochi lupi della Liguria si siano riprodotti con successo al punto che alcuni individui abbiano lasciato il branco per iniziare un periodo di dispersione. Nello stesso tempo non possiamo scartare l'ipotesi, come ci conferma Alberto Tondina, collaboratore dell'Università di Genova, che un branco composto da un numero di individui elevato sia soggetto ad un maggiore bracconaggio che porta ad una rapida dispersione.
La vita del branco è sempre regolata dal comportamento della coppia dominante. La scomparsa del maschio dominante fa perdere coesione al gruppo che spesso cambia territorio. La rottura dell'armonia sociale impedisce gli accoppiamenti ed ostacola la cura dei piccoli. In genere in tutto il branco una sola femmina ha il diritto di riprodursi. La gestazione dura circa due mesi e generalmente nascono da 4 a 6 cuccioli. I lupacchiotti trascorrono i primi dieci-dodici giorni solamente mangiando e dormendo prima di iniziare ad uscire dalla tana che viene frequentata fino al secondo mese.
A cavallo degli anni Novanta anche nella Liguria occidentale (monte Saccarello), a ridosso del Piemonte, erano state trovate delle tracce che congiungevano i lupi della Val Borbera con quelli del Nizzardo. In questo caso i lupi non hanno mai raggiunto lo stato di branco; erano, e forse lo sono ancora, pochi individui affamati e timorosi.
Negli ultimi anni la presenza del lupo nel Parco del Mercantour si è consolidata. L'amministrazione è stata così indotta ad organizzare uno studio per conoscere il comportamento e l'impatto sulle popolazioni animali del parco.
"E' stato preparato un protocollo di studio, in accordo con i colleghi italiani del Gruppo Lupo, per la raccolta di indizi della sua presenza - scrive Marie Lazarine Poulle, la biologa incaricata di questo studio - per rispondere ad alcuni interrogativi circa l'origine e il destino di questi lupi".
Fin dai primi mesi il ritrovamento di tracce del branco e carcasse di mufloni e camosci hanno confermato che la presenza non era accidentale. Il lupo caccia quando ha fame da solo o in branco a seconda delle dimensioni della preda. Cacciare in branco aumenta le probabilità di successo, soprattutto quando le prede sono di grandi dimensioni. I lupi non utilizzano sempre le medesime tecniche di caccia. Non inseguono a lungo una preda in fuga, mentre preferiscono gli animali più giovani, feriti o ammalati.
Nel 1993 è stata trovata, in una valle francese, la carcassa di un lupo morto sotto una valanga; l'analisi morfometrica ha confermato che si trattava del Canis lupus italicus!.
Il lupo nel Mercantour è oggi presente stabilmente con un piccolo branco di origine selvatica che ha passato naturalmente il confine tra Italia e Francia eleggendo come dimora il versante francese delle Alpi.
In seguito a questa conferma anche nel 1993 il Ministero dell'ambiente francese ha inserito il lupo nella lista delle specie protette secondo la convenzione di Bema. Nel parco i lupi sono stati osservati direttamente pochissime volte a dimostrazione che il lupo allo stato selvatico tende a sfuggire all'uomo, confermando che il rischio di aggressione da parte dei lupi è praticamente nullo. Seguendo le tracce si è potuto anche verificare che il branco è distribuito su un territorio di 550 chilometri quadrati compreso tra i 1000 e i 2200 metri. Anche in Francia si è avuta la riproduzione ed il numero degli individui è aumentato senza però superare la decina di individui.
Parallelamente alla ricerca scientifica, per minimizzare i danni della predazione sugli animali domestici, sono state avviate delle procedure di indennizzazione degli allevatori per i danni causati dai lupi. Parte delle energie sono state dedicate per sviluppare una campagna di informazione tecnica agli allevatori per la gestione degli alpeggi. Tra queste tecniche l'utilizzo di cani adatti alla protezione degli animali dall'attacco dei lupi (pastori dei Pirenei) o la realizzazione di recinzioni elettrificate appaiono quelle che maggiormente riducono la predazione dei lupi.
Lo studio in atto sul massiccio del Mercantour è da considerarsi uno studio pilota per la previsione della ricolonizzazione naturale di altre regioni e per la definizione delle misure di protezione e di indennizzazione più idonee.
Nell'estate del 1995 anche in Italia, nell'alta Valle Stura e nel Parco della Valle Pesio, si sono trovati indici di presenza della specie. "Il lupo dalle Regioni francesi di confine toma in Italia nel periodo estivo inseguendo i mufloni ed altri ungulati", conferma Patrizia Rossi, direttrice del Parco dell'Argentera. Queste considerazioni lasciano intendere che al momento la presenza di lupi nelle nostre valli sia sporadica e possa essere addebitata al transito di individui che si spostano all'interno del loro ambito territoriale, del quale la nostra regione rappresenta l'area marginale.
Nel futuro è prevedibile che il lupo possa continuare nella sua espansione territoriale sia seguendo la direttrice lungo le Alpi che dirigendosi verso il centro della Francia.
Per quanto riguarda il versante italiano delle Alpi, solo poche zone potrebbero nel futuro accogliere popolazioni stabili di lupo in quanto, rispetto al versante francese, il disturbo antropico è maggiore. Per questo è importante che la campagna di informazione circa la presenza del lupo che è stata avviata anche nella nostra Regione possa far sì che il lupo sia rispettato così come lo sono l'allevamento e la pastorizia, aspetti irrinunciabili per l'economia locale.
Dagli Appennini alle Alpi il lupo ha realizzato una delle più spettacolari migrazioni osservate in Europa in questo secolo. Se i lupi riusciranno a ricolonizzare le foreste dell'Europa centrale sarà grazie a quello sparuto branco che h
La procedura di constatazione e indennizzo dei danni subiti dagli allevatori nel Parco del Mercantour
Il ritomo del lupo nel massiccio del Mercantour è avvenuto proponendo nuovi problemi in una Regione nella quale la pastorizia detiene ancora un ruolo importante. Nell'estate del 1993, misure di indennizzo sono state attuate per risarcire gli allevatori che avevano subito danni a causa della predazione del lupo. Tale procedura rispecchia nei termini generali quella già messa in atto nel massiccio dei Vosgi e nello Jura per risarcire i danni provocati dalla lince.
Per stabilire l'ammontare del risarcimento è necessario che il veterinario responsabile raccolga le seguenti informazioni:

  • stabilire il numero e la specie degli animali uccisi o feriti (razza, sesso, età, stato riproduttivo, stato genetico...)
  • rilevare tutti gli elementi necessari alla determinazione del predatore raccogliendo la testimonianza dell'allevatore circa le modalità di sviluppo dell'attacco. Solo nel caso in cui il lupo è riconosciuto come autore sicuro dell'aggressione; in questo caso l'allevatore è risarcito completamente della perdita economica subita.

Il bilancio delle aggressioni estive del 1994 e dei danni causati dal lupo è stato effettuato dalle guardie del parco e da un veterinario assunto specificatamente allo scopo. Sono stati valutati 61 attacchi; la responsabilità del lupo è stata attribuita in 24 attacchi di cui solamente 8 confermati e 26 probabili. In 17 altri casi la causa degli attacchi non è stata determinata in maniera sicura a dimostrazione delle difficoltà che si incontrano nell'identificazione. I 34 attacchi confermati o probabili del 1994 possono giustificare ampiamente le misure di compensazione e i mezzi di prevenzione messi in atto dal parco e dalle associazioni locali per salvaguardare gli interessi economici degli allevatori.

* Ricercatore