PARCHI | ||
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 18 - GIUGNO 1996 |
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Editoriale |
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Abbiamo un governo che dovrebbe durare l'intera legislatura. Avremo anche un ministro dell'ambiente che potrà impegnarsi senza temere di dover fare le valigie il giorno dopo. E l'ambiente, si sa, è uno di quei settori che richiede pensieri e tempi lunghi perché si deve guardare anche alle future generazioni. Finora tutto questo è stato impossibile e noi ne sappiamo qualcosa; quando le cose andavano bene si viveva alla giornata. Ora non ci sono più alibi. E dal nuovo ministro che ha voluto accogliere il nostro invito intervenendo alla festa di San Rossore ci aspettiamo perciò risposte chiare e impegni precisi di cui vorremmo poter finalmente discutere direttamente e concretamente. Speriamo inoltre di poter avere al più presto un'occasione nazionale che da tempo andiamo proponendo e sollecitando per discutere dei problemi delle aree protette. In quella sede non mancheremo di sottoporre ai rappresentanti del Parlamento, del Governo e delle istituzioni decentrate problemi, riflessioni e proposte operative che abbiamo avuto modo di approfondire anche nel corso della festa di San Rossore. Una bella festa che ha avuto un grandissimo successo dando ai parchi, ai loro problemi una maggiore visibilità. Anche noi,la nostra associazione e tutti coloro che operano in questo campo abbiamo avuto modo di farci meglio conoscere. Ciò è molto importante specie nel momento in cui si toma a discutere di una profonda riforma delle istituzioni che rechi un netto segno federalista. Lo è perché attraverso una accresciuta responsabilità delle Regioni e degli Enti locali è possibile avere una sempre più diretta e consapevole partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica e quindi anche dei parchi. Proprio per questo siamo critici nei confronti di ogni forma di centralismo ministeriale ma lo siamo non di meno nei confronti di chi si attarda a livello regionale e locale in atteggiamenti che fanno dubitare della reale capacità e consapevolezza di queste istituzioni a far fronte ai nuovi ruoli, anche per quanto riguarda le aree protette. A questi temi, alle prospettive della protezione oggi nel nostro Paese ma anche a scala europea abbiamo dedicato a fine maggio un'altra importante e riuscita iniziativa, promossa d'intesa con la Regione Lombardia e il Parco dell'Alto Garda bresciano, nella quale abbiamo ricordato Valerio Giacomini, l'autore di Uomini e Parchi. Non è stata un'operazione "nostalgia" anche se la mancanza di una presenza culturale così straordinaria e autorevole, di un protagonista prestigioso e combattivo si avverte, eccome. Si è trattato di un incontro con una parte significativa e molto rappresentativa della cultura del nostro Paese in cui spiccavano personalità e scienziati, colleghi e allievi di Giacomini, da Valerio Romani che completò il libro dopo la scomparsa dell'autore al professor Pirola, De Blasi, e tanti altri... Senza diplomazia si è apertamente discusso della scarsa presenza della cultura italiana in un dibattito e in una riflessione che spesso manca di quel coraggio, di quella ricerca di strade nuove quando le vecchie rischiano di non farci procedere con la chiarezza e speditezza necessaria che caratterizzarono l'impegno di Giacomini da cui siamo per molti aspetti ripartiti. Uomini e parchi - abbiamo potuto riscoprirlo nel convegno - conserva ancora oggi una sorprendente attualità e freschezza. Non è stato difficile perciò ripartire da lì per una riflessione che naturalmente si è spinta oltre riguardando sviluppi e novità che il libro non poteva evidentemente fornirci. In particolare nelle tre giornate di Gargnano è stato posto l'accento sulla necessità di stabilire un più stretto rapporto, un nuovo punto di incontro tra la ricerca accademica che viaggia su binari propri e separati e l'impegno, l'iniziativa delle aree protette la cui gestione e pianificazione rischia sovente di isterilirsi in un attivismo a cui manca l'adeguato sostegno e supporto di aggiornati strumenti di indagine e sperimentazione. Se in Uomini e parchi questa esigenza riguardava principalmente il superamento di una contrapposizione-separazione tra esigenze di tutela e bisogni e interessi dell'uomo, oggi questa separazione passa sovente nel distacco tra sedi istituzionali preposte al governo del territorio ed anche dei parchi e carattere della ricerca e impegno culturale. Le conclusioni del convegno fanno ben sperare sia per le cose dette e riassunte in un documento finale in cui spicca la richiesta di mettere mano finalmente e in maniera non burocratica alla carta della natura sia per la decisione di istituire un centro studi (fondazione) intitolata a Giacomini che avrà sede nel Parco del Garda e che opererà sui temi affrontati nella tre giornate di Gargnano. Nella prima festa nazionale dei parchi come a Gargnano, in due appuntamenti per tanti aspetti così diversi, un aspetto è emerso con estrema chiarezza; se vogliamo essere all'altezza della situazione per quanto riguarda la gestione ed il futuro delle aree protette del nostro Paese bisogna uscire da una quotidianità che più che nella concretezza rischia di avvitarsi in una burocratica routine senza respiro e senza nerbo. Anche il dibattito che noi abbiamo inteso riaprire sulla legge 394 aveva ed ha questo preciso significato e motivazione. Della legge non ci interessa soltanto, anzi neppure principalmente - vogliamo dirlo anche al nuovo ministro - la verifica puntuale, che pure è doverosa e indispensabile, di quel che si fa o non si fa nei vari uffici e dai quali vengono più giustificazioni che risposte. Ci interessa soprattutto uscire dal circolo vizioso, mortificante e inconcludente, in cui siamo finiti e di cui l'immagine più vivida e non certo esaltante è una direzione della conservazione della natura la cui precipua funzione sembra quella di spiegare al volgo e all'inclita, sui giornali e in televisione ed ora anche in deliberazioni sulla Gazzetta Ufficiale, perché le cose non camminano come dovrebbero. Ecco, vorremmo voltar pagina rilanciando un impegno capace di coinvolgere il Govemo, il Parlamento, le Regioni e le autonomie locali insieme naturalmente ai parchi. |