Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 18 - GIUGNO 1996


OSSERVATORIO REGIONI
a cura di Roberto Saini
Sulla Gazzetta Ufficiale del 20 aprile 1996 è stata pubblicata la deliberazione del Comitato per le aree naturali protette con la quale si è provveduto ad approvare il programma triennale di settore 1994-96 che ripartisce le risorse finanziarie disponibili (che ammontano per il triennio a complessive L. 154.600.000.000) secondo l'articolazione riportata nella tabella 1 (tab. 1 omissis). Va ricordato che il Comitato per le aree naturali protette è quel soggetto espressamente previsto dall'articolo 3 della legge-quadro 394/91, che è composto pariteticamente da sei ministri e da sei rappresentanti di Regioni, designati dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni, e che ha, tra gli altri, anche il compito di stabilire criteri per l'assegnazione delle risorse necessarie a costruire e consolidare il sistema complessivo delle aree protette sul territorio nazionale: la presidenza del Comitato è affidata al ministro dell'ambiente, mentre il coordinamento delle Regioni è assegnato ad una Regione dalla Conferenza dei presidenti che ha confermato il coordinatore in carica, individuato nel rappresentante della Regione Piemonte.
Ad un primo esame del riparto effettuato non possono sfuggire alcuni elementi e non ci si può esimere da alcune considerazioni. In primo luogo la riduzione dello stanziamento complessivo a disposizione della politica generale delle aree protette che, seppure limitato (da 170 miliardi del primo piano triennale si è scesi ai 154,6 miliardi del secondo), costituisce un significativo campanello d'allarme soprattutto se letto e considerato in prospettiva futura: non si vorrebbe che, nel tempo e nell'elaborazione dei prossimi programmi triennali, lo sviluppo ed il consolidamento dei parchi e delle riserve naturali dovesse avvenire in un quadro finanziario di progressiva contrazione delle risorse che, al contrario, dovrebbero essere garantite in misura tale da fare decollare con sicurezza le aree protette e da radicare nelle popolazioni locali la convinzione della bontà di una politica di questo tipo anche sotto il profilo dello sviluppo compatibile.
Una seconda considerazione, che riguarda puntualmente le aree protette regionali, deriva dalla lettura della norma dell'articolo 4 della legge 394/91, laddove prevede che "in sede di attuazione del primo programma triennale, il programma stesso finalizza non meno di metà delle risorse (...) ai parchi e riserve regionali esistenti, a quelli da istituire e a quelli da ampliare". Come ben si può notare dalla tabella di riparto, la quota regionale è assai inferiore alla metà della risorsa complessiva a disposizione e, seppure la norma sia limitata al primo piano triennale e non fornisca indicazioni sui riparti successivi a questo, in un momento storico nel quale si sottolinea, da tutte le parti, la necessità e l'opportunità di procedere a decentramento a livello regionale, soprattutto in termini di finanziamenti, suona come una nota stonata la riduzione dei trasferimenti soprattutto per quelle realtà regionali che hanno nel tempo dimostrato di voler condurre una seria politica di definizione di sistemi di aree protette integrati nel sistema nazionale.
Un terzo elemento di valutazione che deriva, questa volta, dal riparto effettuato tra le Regioni è quello connesso al criterio utilizzato per effettuare il riparto stesso che si è limitato ad essere quello della superficie dei parchi e delle riserve naturali rapportata alla superficie totale delle aree protette regionali diffuse sul territorio nazionale (tabella 2- omissis).
Anche in questo caso pare che il criterio adottato sia poco significativo e che meglio sarebbe stata la verifica di più parametri che, come peraltro accadde in sede di riparto del primo piano triennale, consentissero di tenere conto dell'effettivo funzionamento e del grado di efficacia delle singole aree protette: in tal senso un controllo dei bilanci, sia in termini di dimensioni, sia in termini di capacità di spesa, delle piante organiche e della loro attuazione, della presenza e degli effetti degli strumenti di programmazione socio-economica e di pianificazione territoriale, avrebbe forse consentito di garantire finanziamenti più "equilibrati" a favore delle singole Regioni. In altri termini l'utilizzo del solo parametro della superficie potrebbe portare a premiare realtà con molti parchi estesi, ma non funzionanti, a scapito di realtà con meno territorio protetto, ma efficacemente salvaguardato ed eccellentemente gestito.
Queste ultime considerazioni mettono in evidenza una minore forza delle Regioni nel processo di riparto delle risorse e disegna un quadro nel quale molte Regioni escono penalizzate rispetto alla loro realtà territoriale ed alla loro concretezza gestionale.