Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 18 - GIUGNO 1996


La montagna e i parchi
Le Marche giocano la "Carta di Fonte Avellana"
Mariano Guzzini *
Nella suggestiva comice del monastero romualdino-camaldolese di Fonte Avellana, sul monte Catria, la Regione Marche e la cooperazione hanno promosso un riuscitissimo incontro tra forze economiche (tutte le centrali cooperative; la finanziaria regionale) ed istituzioni locali (in particolare Urpm, le quattro Province, l'Uncem, le Comunità montane, i parchi) per verificare la possibilità di valorizzare e riscoprire la "cultura appenninica". Il tema dell'incontro è stato "La montagna, da problema a opportunità": le relazioni introduttive sono state quella del vice-presidente della Regione Marche, Emilio Berionni, e di Teodoro Bolognini, in rappresentanza di tutte le centrali cooperative (Agic, Cci, Lega, Unci). Berionni ha detto che "A Fonte Avellana viene idealmente sottoscritto un patto tra le Marche e la montagna, di cui la Regione intende essere garante con i propri strumenti di programmazione. Quello del riequilibrio territoriale è l'asse principale della politica regionale, volta a sfruttare tutte le occasioni di sviluppo esistenti, senza sprecare i finanziamenti disponibili. Bisogna riformare le modalità di erogazione dei fondi pubblici; ripensare al ruolo dei Comuni e delle Comunità montane, che da enti rappresentativi devono evolversi in centri di gestione delle risorse e delle competenze assegnate". Teodoro Bolognini si è detto certo che "dalle Marche può partire un progetto per il lavoro nell'Appennino, finalizzato a rendere i residenti protagonisti e beneficiari di un'operazione i cui contenuti sono già delineati e che si basa su ciò che già c'è: risorse esistenti, patrimoni professionali consolidati, strumenti legislativi operanti. E' il momento di iniziare una fase nuova nella vita della montagna marchigiana, che avrà bisogno del silenzio eloquente di questi luoghi per le verifiche periodiche degli stati di avanzamento di un progetto che giudichiamo maturo".
Il monaco camaldolese Salvatore Frigerio, intervenendo in apertura dei lavori con una comunicazione su "Uomo e ambiente: una cultura maestra in Appennino", molto apprezzata e citata nel corso delle due giornate del forum, ha dichiarato la disponibilità dell'eremo e della Comunità monastica di Fonte Avellana di essere centro di ascolto, di ricerca e di conoscenza delle culture appenniniche.
 

La "dichiarazione di intenti" di sette Regioni
Gli organizzatori, forti di questa impostazione di partenza, che ha collegato subito cultura, istituzioni e forze economiche in una proposta complessa, già sperimentabile nei fatti, ma nello stesso tempo dichiaratamente aperta ad altri contributi e ad altre associazioni (come quelle agricole), hanno voluto collegarsi con le Regioni confinanti, sviluppando gli stessi temi in una riunione serale riservata ai rappresentanti dell'Umbria, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Molise e Toscana. I rappresentanti di quelle Regioni appenniniche hanno predisposto una dichiarazione di intenti, che sarà sottoposta all'approvazione delle singole Giunte regionali. Riaffermato che la salvaguardia e la valorizzazione delle zone montane rivestono carattere di preminente interesse nazionale, il documento ritiene necessario prevedere specifici momenti di incontro e di confronto sui problemi dell'Appennino e del suo sviluppo, aperti alla partecipazione ed al contributo delle altre Regioni, in particolare di quelle dell'Appennino centro-meridionale e insulare, nonché dei diversi soggetti sociali, economici e istituzionali. Si concorda sull'opportunità di realizzare, annualmente, almeno due incontri tematici nelle sedi che vengono individuate nell'Eremo di Camaldoli (Toscana) e di Fonte Avellana (Marche) sui contenuti che verranno preventivamente concordati dal Coordinamento degli assessori delegati per i problemi della montagna. Nello stesso documento si esprime l'auspicio che i principi ispiratori di questa prima dichiarazione di intenti possano essere condivisi dalle altre Regioni appenniniche, per una completa definizione delle azioni dirette allo sviluppo della montagna appenninica ed al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni residenti, nonché alla valorizzazione delle qualità ambientali e delle potenzialità endogene proprie di tale habitat.
 

Il ruolo specifico dei parchi
Il ruolo dei parchi e delle aree protette all'interno delle nuova politica per l'Appennino è stato sottolineato da molti. Fabio Renzi, responsabile "Parchi e territorio" di Legambiente ha illustrato con convinta passione la proposta Ape, Appennino parchi d'Europa, lanciata al convegno dell'Aquila dalla Regione Abruzzo, avendo buon gioco nel dimostrare la complementarietà delle opportunità, nel quadro di una interdipendenza territoriale che trova nei parchi della montagna appenninica ulteriori evidenti motivi di interventi mirati al riequilibrio eco-compatibile. Carlo Alberto Graziani, presidente del Parco nazionale del Monti Sibillini, ma anche Enzo Giancarli, che parlava in rappresentanza delle quattro Province marchigiane, con approcci diversi hanno approfondito questo snodo concettuale. In particolare Giancarli ha annunciato la volontà dell'Unione regionale delle Province marchigiane di chiedere la modifica della legge regionale sulle aree protette, per riportare in capo ai Comuni la titolarità del nulla osta di compatibilità urbanistica, e per definire un meccanismo di concertazione nella pianificazione dei parchi regionali che renda dialoganti i piani territoriali di coordinamento delle Province con i piani dei parchi e con i piani regolatori dei singoli Comuni.
Sarebbe impossibile - o dispersivo - riassumere in questa sede tutti i contributi al Forum, venuti dagli invitati e dai relatori delle due giornate. Il parlamentare europeo Francesco Baldarelli ha collegato il progetto con le politiche in atto dell'Unione europea. Il presidente nazionale dell'Uncem, Guido Gonzi, ha evidenziato il ruolo delle Comunità montane nei processi che non ama chiamare "di riequilibrio", ma piuttosto di riconoscimento delle ragioni dell'interdipendenza territoriale, e delle conseguenze della stessa. Simone Borchi (Foreste Casentinesi), Federico Brini (Cnel), Gianni Cataldi (Agci), Lucio Cangini (Uncem), Adriano Cardogna (Consorzio Marche Verdi), Mauro Conficoni (Atlantide, Cervia), Luciano D'Ulizia (Unci), Orlando Galas (Provincia di Trento), Salvatore Giannella, Severino Spera (Banca delle Marche) e molti altri sono stati l'osso e la polpa delle due giornate di confronti di esperienze e di proposte operative.
L'assessore all'agricoltura della Regione Marche, Marco Moruzzi, osservando che "Appennino come risorsa" significa coniugare le risorse culturali, ambientali ed economiche senza che l'una debba prendere il sopravvento sulle altre, ha illustrato nel dettaglio un ampio pacchetto di interventi possibili, al fine di "scongelare il territorio" e di avviare iniziative economiche non assistenziali, né tali da contrapporre lo sviluppo economico con la tutela dell'ambiente.
 



Con uno spirito nuovo, e molte novità
Il presidente della Regione Marche, Vito D'Ambrosio, concludendo il convegno e firmando la "Carta di Fonte Avellana", assieme all'Uncem, all'Urpm, alla Finanziaria Marche, alle centrali cooperative ed alla Comunità monastica di Fonte Avellana, ha evidenziato le molte novità del progetto, della "carta" e degli impegni assunti da molti soggetti, pubblici e privati. Si è trattato di qualcosa di davvero nuovo, perché non si è cercato di annullare un problema con un convegno, come troppo spesso è avvenuto in passato, ma ci si è presentati a Fonte Avellana con cose concrete, e con l'impegno di rivedersi presto per verificare se alle promesse sono seguiti i fatti. Vito D'Ambrosio ha affermato che il recupero e la valorizzazione delI'identità appenninica non può avvenire "contro", ma che protagonisti del progetto sono tutti i marchigiani, come del resto lo sono nel recupero della "civiltà dell'Adriatico". Interessati sono gli europei, l'Italia "una e indivisibile", le autonomie locali, i parchi nel loro sistema regionale e nazionale. L'obiettivo è migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini, con la "sussidiarietà", con lo sviluppo delle autonomie: senza questo "pacchetto di mischia" non si vince, alla fine, la partita. Il modello di governo ai vari livelli dovrà essere fondato sulla "concertazione", riferendo questo termine non tanto al gergo sindacalese, quanto all'ambito musicale. "Occorre saper suonare assieme lo stesso spartito, al meglio ma assieme agli altri, con pazienza, tenacia e assunzione delle responsabilità che competono al proprio livello di gestione". Con questo spirito, è possibile guardare al progetto per la montagna contenuto nella "Carta di Fonte Avellana" con legittime aspettative.
Certo, nel momento in cui D'Ambrosio firmava quella "carta", a pochi chilometri di distanza il Comune di Genga decideva di indire un referendum contro l'istituzione del Parco regionale della Gola della Rossa. La realtà è ricchissima di dissonanze, oltre che di opportunità di concertazioni. Ma le proposte di Fonte Avellana saranno di aiuto a quanti vorranno suonare lo spartito dello sviluppo eco-compatibile, nel centro d'Italia, ma anche ovunque identici temi richiedano analoghe risposte.

* Presidente del Parco del Conero

 

Carta di Fonte Avellana
I rappresentanti:
della Regione Marche dell 'Uncem Marche dell'Urpm della Finanziaria regionale Marche delle Centrali cooperative Agci, Cci, Lega, Unci della Comunità monastica di Fonte Avellana promotori del Forum svoltosi presso il monastero di Fonte Avellana per affrontare il tema La montagna: da risorsa a opportunità

PREMESSO CHE
il ruolo della montagna è fondamentale per assicurare la regimazione delle acque e la tutela del territorio esiste un'interdipendenza fra la montagna e le restanti zone, quale integrazione di diverse economie e situazioni ambientali che devono essere fra loro complementari la diversità culturale e ambientale dell'Appennino e dei suoi sistemi naturali antropizzati è una risorsa cui attingere per la definizione di modelli sociali ed economici sostenibili le attività tipiche della montagna, quali selvicoltura, sistemazioni idraulico-forestali, ingegneria naturalistica, agricoltura e turismo verde rappresentano un patrimonio professionale autoctono da valorizzare ed arricchire, in particolare per quanto riguarda la gestione ambientale occorre evitare un'aggressione delle coorse naturali, determinata da modelli di sviluppo non in sintonia con le vocazioni culturali, ecologiche ed economiche delle zone montane, evitando di imbalsamare il territorio, ma affermando in tempi brevi programmi di sviluppo sostenibile che consentano di evitare gli errori commessi nelle zone costiere esiste una stretta connessione fra tutela del territorio montano, tramite la cura delle piccole manutenzioni, residenza e settore primario, comprese attività e servizi collegati il miglioramento e la conservazione del territorio è legato in primo luogo alla salvaguardia e all'evoluzione delle professioni connesse alla coltivazione del bosco, all'agricoltura, alla proprietà coltivatrice e all'organizzazione cooperativa è necessario sviluppare la plurattività per consolidare la residenza e le attività primarie nella montana I'obiettivo di salvaguardia del territorio montano e di sviluppo sostenibile per i residenti è legato all'azione concreta e integrata di operatori pubblici e privati, riconoscendo nei Comuni il cardine istituzionale del governo locale e affidando alle Comunità montane e alle Province le rispettive competenze amministrative nel settore primario e alla cooperazione il compito di aggregare localmente le capacità professionali e imprenditoriali degli operatori del settore agricolo-forestale I'utilizzo concertato delle risorse pubbliche destinate alla montagna può costituire la base di un preciso progetto di sviluppo per le aree interne la montagna intesa come risorsa sottende non più un programma di assistenza, ma una politica economica e sociale che promuova, oltre ad occupazione e redditi soddisfacenti, una nuova dimensione della realizzazione dell'uomo

TUTTO C10' PREMESSO
aderendo al proposito di individuare nei Monasten di Fonte Avellana e Camaldoli i centri propulsori di questa nuova idea di Appennino, facendone sedi di confronto e verifica periodica

Sl IMPEGNAN0 A
1. promuovere la selvicoltura e le attività collegate, le sistemazioni idraulico-forestali, I'ingegneria naturalistica e gli altri interventi di gestione, ripristino e miglioramento ambientale
2. sostenere l'agricoltura di montagna, con tutte le attività collegate, in quanto fondamentale per la manutenzione del sistema naturale antropizzato
3. sostenere le imprese agricolo-forestali, con particolare riferimento a quelle diretto-coltivatrci e cooperative, riservando a queste priorità nei finanziamenti al di fuori di criteri assistenziali e finalizzando il sostegno alla conservazione del territorio, delle attività e delle culture locali
4. incentivare una generalizzata politica di tutela dell'ambiente, promuovendo, specie nei temtori destinati ad aree protette, diffuse iniziative di sviluppo sostenibile
5. valorizzare ed integrare, in particolare tramite la legislazione regionale, le opportunità offerte alla montagna dalla legge n. 97/94 e dalla legge 394/91
6.utilizzare ed approntare strumenti specifici ad iniziare dalla costituzione di un tavolo interdisciplinare per la realizzazione degli interventi pubblici nelle zone montane, allo scopo di utilizzare nel modo più produttivo le risorse, finalizzandole a obiettivi chiari e verificabili, dare certezze di lavoro e di crescita professionale ai soggetti attuatori. A questo scopo sono mature le condizioni affinché tra le istituzioni della Regione Marche e le Centrali cooperative si addivenga ad un progetto pilota che, avendo a base i contenuti di una nuova politica per la montagna, individui nella cooperazione il soggetto attuatore nello spirito e nella lettera dell'articolo 17 della legge 97/94
7. promuovere forme di credito specializzato a lungo termine a favore delle attività primarie nelle zone montane
8. approntare programmi formativi mirati a valorizzare le professionalità specifiche della montagna, con particolare riguardo per quelle agricolo-forestali-ambientali e artigianali
9. valorizzare la forma cooperativa per l'organizzazione di nuove attività nel settore primario in campo ambientale e in quello del turismo naturalistico, per favorire occupazione giovanile e qualificata
10. sostenere un progetto di valorizzazione dell'Appennino promosso dalle Regioni nello spirito della presente carta.

I firmatari si impegnano altresì a perseguire gli obiettivi concordati anche attraverso la massima applicazione del protocollo d'intesa fra l'Uncem e le Centrali cooperative.
I firmatari riconoscono l'esigenza di costruire una generale carta per la montagna marchigiana che dovrà essere frutto di una collaborazione con le associazioni professionali agricole, delle p.m.i. e dell'artigianato, delle organizzazioni sindacali, delle associazioni ambientalistiche e culturali che hanno radici nei valore nella stona dell'Appennino.
Si apre così la ricerca di un percorso comune con tutte le componenti della società marchigiana che riconoscono l'interdipendenza tra il territorio montano ed il suo habitat e il restante terntorio regionale.

Fonte Avellana, 18 maggio 1996