PARCHI | ||
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 19 - OTTOBRE 1996 |
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Parchi di Liguria nella transizione: i problemi, le azioni, l'innovazione possibile Federico Beltrami * |
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I parchi liguri e i parchi Liguri: una riflessione introduttiva "Parchi" è aggettivo che si addice ai Liguri, noti in tutto il mondo per la loro parsimonia, che diviene proverbiale se riferita ai Genovesi. Viceversa "parchi" è sostantivo dalla vita difficile in questa come in altre Regioni. Pensare che, tra aggettivo e sostantivo, c'è una notevole analogia di significato: infatti il parco è luogo di un uso ponderato, intelligentemente sobrio delle risorse ambientali. Un uso che, proprio secondo l'antica tradizione di Liguria, aborrisce lo spreco, la dissipazione, e tiene conto del futuro dei figli e dei nipoti, preservando per loro quanto di meglio la famiglia - il territorio - possiede. Recenti tendenze ispirano un cauto ottimismo. Sta crescendo il numero dei giovani residenti che non solo accettano i parchi ma iniziano a sentirli propri, consapevoli che questa è l'eredità su cui fondare le loro prospettive. Sanno di essere i discendenti dei montanari che secoli prima della "Conferenza di Rio" hanno messo in pratica il concetto di sostenibilità. La crescita del senso di appartenenza è condizione necessaria perché questa eredità sia ben amministrata e fatta fruttare, anziché rapidamente ed irrimediabilmente dissipata. Condizione indispensabile è anche che il loro entusiasmo trovi prospettive concrete, sostenute da atti amministrativi precisi ed efficaci. |
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I problemi della transizione e le modifiche alla legge di riordino I primi mesi di effettiva attuazione della legge 12/1995 hanno messo a fuoco due principali ordini di problemi. Il primo, di carattere politico, ruota attorno alla questione del consenso, riguardando il grado di partecipazione delle comunità locali ai processi decisionali e il rapporto vincoli/benefici determinato dall'esistenza del parco. Questione sollevata da diversi Enti locali, spesso pressati da raccolte di firme di chi sembra tutt'ora ignorare che i paventati parchi, sia pure con il nome meno impegnativo di aree protette, esistono anche in Liguria ormai da anni ed hanno già portato ai loro territori complessivamente oltre 36 miliardi di lire. Il secondo, di carattere tecnico, riguarda il funzionamento degli Enti e l'efficacia operativa degli strumenti, e deriva in gran parte dal travagliato iter della legge. Prima della sua approvazione, in chiusura della precedente legislatura, la 12 ha infatti sofferto tagli e aggiunte in gran parte responsabili della disomogenea struttura dell'articolato e delle numerose indeterminatezze pesantemente negative sia per la gestione della transizione che per il funzionamento a regime. L'impegno degli Enti, in particolare dei presidenti, e della stessa Regione, in questa operazione totalmente nuova, si sta quotidianamente confrontando con molteplici difficoltà di ordine operativo, logistico, e procedurale. La collaborazione delle Province di Savona e La Spezia, a spese degli Enti parco stessi secondo quanto previsto dalla legge regionale 12, sta consentendo un minimo di operatività iniziale ad alcuni Enti, mentre altri si sono provvisoriamente appoggiati alle Comunità montane, anche per continuità con le precedenti gestioni. Degli Enti sprovvisti di organico e sede - tutti tranne Portofino - alcuni hanno già provveduto a nominare un direttore pro tempore e a valutare le richieste di trasferimento di personale da altri Enti. Nuovi problemi sono sorti con il Collegio dei revisori, unico per tutti gli Enti parco, recentemente insediato sempre in attuazione della legge 12. L'approvazione dei bilanci di previsione sta subendo preoccupanti rallentamenti a causa di controverse interpretazioni della legge regionale che stabilisce le indennità dei membri del Collegio stesso. Altri problemi sono derivati dall'eccessivo protrarsi del passaggio delle funzioni consultive dalla Commissione tecnico-scientifica regionale per l'ambiente naturale alla sezione aree naturali protette del Comitato tecnico per l'ambiente, da poco costituita con esperti in diverse materie, che dovranno esprimere pareri anche sui piani, sui programmi, sui regolamenti ed inoltre sull'istituzione di nuove aree protette. Inoltre la riorganizzazione della Regione in Dipartimenti e Strutture, si è casualmente sovrapposta all'avviamento di questa fase completamente nuova per i parchi liguri, raddoppiando inevitabilmente i problemi tipici delle transizioni. Si accenna qui ai contenuti principali del disegno di legge, tralasciando per motivi di spazio l'elencazione delle numerosissime modifiche tecniche, tra cui alcune essenziali al funzionamento degli organi degli Enti, altre di precisazione delle procedure, altre di miglior raccordo con leggi di settore e con la strumentazione urbanistica, altre ancora per una migliore leggibilità, per la quale si esprime comunque l'auspicio di una riscrittura totale. Il disegno di legge attribuisce un ruolo più incisivo alla Comunità del parco, affidandole il compito di concorrere all'approvazione dello statuto, collaborare alla predisposizione del piano dell'area protetta ed esprimere sullo stesso parere vincolante. E' inoltre volto a far sì che gli Enti possano meglio concentrare le proprie risorse umane e finanziarie sulle attività concretamente finalizzate agli obiettivi dei parchi e, contemporaneamente, ad agevolare nelle aree protette le pratiche per autorizzazioni o concessioni. A questo scopo si ridimensiona il rilascio dei nulla osta da parte degli Enti parco agli interventi di significativa incidenza ambientale (ad esempio sono escluse dall'obbligo le opere interne agli edifici), e si semplificano le procedure, attribuendo al nulla osta l'effetto di rendere operante la subdelega al Comune al rilascio dell'autorizzazione paesistico-ambientale. |
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Il sistema regionale delle aree protette Il disegno di legge individua inoltre modalità per ottimizzare l'impiego delle risorse rendendo concreto l'indirizzo del "Sistema regionale delle aree protette", sancito all'articolo 4 dalla legge regionale 12/1995. I parchi regionali, e i relativi Enti, non devono essere entità isolate ma operare, e presentarsi, come sistema, in grado di condividere le esperienze, sviluppare sinergie operative, proporre un'offerta diversificata e coordinata. Solo in questo modo potrà essere tutelata e valorizzata adeguatamente la più grande ricchezza della Liguria: una straordinaria varietà di ambienti in un territorio ristretto. Il ruolo di supporto anche tecnico-informativo affidato alla Regione viene precisato prevedendo funzioni di centro di documentazione per i parchi. Viene inoltre indicata la possibilità di organizzare, anche presso uno o più Enti parco, funzioni di servizio di tipo amministrativo centralizzate, in modo da favorire una maggior operatività degli Enti per le funzioni specifiche, sollevandoli da onerose incombenze di tipo giuridico, contabile e finanziario che possono essere unificate. Il candidato per questo ruolo è l'Ente parco di Portofino che, grazie anche alla disponibilità del presidente, ha già ospitato diverse iniziative "di sistema", tra cui alcune promosse dal Coordinamento nazionale parchi. E' infatti l'unico Ente attualmente dotato di struttura, di una sede idonea e caratterizzata da ottima accessibilità veicolare e ferroviaria in una posizione geografica sufficientemente baricentrica, e di un direttore di ampia e consolidata esperienza. Altri parchi potrebbero comunque essere chiamati a svolgere ruoli "di sistema", specializzandosi su materie particolarmente legate alle loro caratteristiche ambientali. Arricchito dalla dorsale escursionistica dell'Alta via dei Monti liguri - in pratica un parco lineare lungo oltre 400 chilometri -, il sistema comprenderà presto due nuove aree protette: un giardino botanico regionale e uno provinciale. Sono inoltre in corso gli atti preliminari per l'istituzione di due nuovi parchi regionali e delle prime tra le quattro riserve marine previste. Anche ai fini di quanto sopra, il disegno di legge prevede che la pianta organica degli Enti possa essere modificata in relazione alle specifiche caratteristiche e problematiche territoriali di ciascun parco, e comunque in caso di gestione di aree protette marine confinanti ai sensi dell'articolo 19 comma 2 della legge 394/1991, o nel caso di affidamento di funzioni di servizio centralizzate. |
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Il centro di documentazione La costituzione del Centro di documentazione si inserisce su alcune delle attività già in corso presso la Struttura parchi, rappresentandone in parte una riorganizzazione ed insieme un'evoluzione. L'obiettivo è, da un lato, di raccogliere, anche a livello interregionale e internazionale, organizzare e diffondere le conoscenze e il saper fare in materia di parchi e attività connesse, anche con riferimento allo sviluppo di tecnologie appropriate; dall'altro di organizzare, coordinare e diffondere le conoscenze sui parchi liguri, sia a livello tecnico-operativo che a livello divulgativo. Il progetto, in corso di definizione, prevede quindi di mettere a disposizione efficaci strumenti conoscitivi e divulgativi, sia per i compiti diretti della Regione sia a supporto delle attività degli Enti parco e dell'Associazione Alta via dei Monti liguri. Prevede l'affermazione di un'immagine coordinata del sistema, essenziale per un'efficace promozione, in particolare per la segnaletica e lo sviluppo della già intensa attività divulgativa anche con iniziative curate direttamente dagli Enti. Prevede l'impiego ottimale delle attrezzature informatiche già in uso presso la Struttura ed il loro potenziamento ed evoluzione verso un collegamento in rete con i suddetti referenti e con omologhe strutture. Prevede lo sviluppo della già frequente collaborazione con il Coordinamento nazionale dei parchi, al quale i parchi liguri sono già in buona parte iscritti. |
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La questione delle sedi Se nessun Comune (o quasi) vorrebbe il parco, tutti i Comuni (o quasi) vorrebbero la sede del parco. In effetti è opinione diffusa che la presenza fisica della sede favorisca le prospettive di ripresa socioeconomica e la partecipazione alle decisioni. Una sede nel capoluogo di provincia, lontana dalle realtà locali, sarebbe vissuta come un ennesimo fatto di controllo centrale e di notevole disagio. Per questo il disegno di legge stabilisce che la sede deve essere nel territorio dei Comuni del parco, lasciando a ciascun Ente parco l'arduo compito di decidere quale. La questione, come è ovvio, è particolarmente sentita nei parchi nati dalla fusione di due o tre precedenti aree protette già gestite ciascuna separatamente e, in alcuni casi, con discreti risultati, grazie ad alcuni amministratori e tecnici particolarmente motivati e capaci. La soluzione verso cui si vanno orientando gli Enti parco, alcuni già con atti deliberativi, sta nel creare più di una sede. Apparentemente salomonica, l'idea è valida a patto che sia ben congegnata, evitando appesantimenti, aggravio di spese e personale. La Regione, nell'ambito delle indicazioni fornite agli Enti parco all'atto dell'insediamento dei Consigli, ha suggerito tra l'altro criteri per l'individuazione della sede e ha già previsto la possibilità di attivare sportelli periferici. I fattori di cui tener conto sono: territoriali (posizione e connessioni funzionali con il territorio del parco); edilizi (esistenza e qualità funzionale e ambientale di edifici idonei che possano essere resi rapidamente operativi, in particolare edifici già oggetto di interventi finanziati con le precedenti gestioni dell'area protetta. Ne esiste già un discreto numero); sociali (impatto sulle comunità locali); sinergici (presenza di altri organismi operanti su settori connessi). Sviluppando questa indicazione si può prevedere una rete di sedi, o meglio, di "Case del parco": una sede amministrativa, una sede per la ricerca e l'educazione ambientale, una sede logistica, e sportelli del parco in altre sedi, appoggiati a diverse strutture, come Apt, Iat, Pro Loco, gli stessi Enti locali, musei, rifugi. Andando oltre si può progettare la formazione di una vera e propria rete regionale delle Case del parco, caratterizzate da un'immagine coordinata in modo da essere immediatamente riconoscibili dai fruitori (intendendo sia i residenti che i visitatori) e dove i fruitori possono trovare alcuni servizi unificati e altri servizi specializzati e collegate tra loro da relazioni sia interne al singolo parco che estese all'intero sistema regionale delle aree protette, in prospettiva con reti telematiche. La gestione delle Case del parco potrebbe essere affidata, a seconda del loro ruolo specifico, a soggetti pubblici o privati, in particolare cooperative di giovani residenti, con convenzione. Si può perfino ipotizzare che anche un'azienda locale possa ospitare e gestire una Casa del parco, purché rispetti determinate condizioni: per potersi fregiare del titolo di "Casa del parco" dovrà garantire un determinato servizio, con un'immagine unificata e con modalità unificate. Personale dell'Ente parco o da esso incaricato potrebbe aprire periodicamente sportelli decentrati, di norma dotati di strumenti informativi cartacei e, in futuro, informatici. La figura del "tecnico condotto" del parco, a diretto contatto con i problemi, godrebbe certamente della stima degli abitanti. Gli stessi guardiaparco, per ora in servizio solo nel Parco di Portofino e negli altri parchi paventati come sceriffi volti a controllare soprattutto i residenti, sono da considerare invece "sportelli del parco in movimento sul territorio", al servizio della Comunità locale, di cui sono parte, oltre che dei visitatori, e garanti di un pronto intervento in caso di emergenza. |
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I "motori" del sistema regionale delle aree protette "I parchi americani: malati di troppo successo" intitolava Piemonte Parchi (n. 62) uno dei suoi sempre interessanti servizi. La situazione ligure è ben diversa. Solo il Parco di Portofino, limitatamente all'area del promontorio, e quello delle Cinque Terre, limitatamente all'area che ha dato il nome al parco, sono particolarmente frequentati. Il primo è consolidata mèta domenicale, quasi un parco urbano dei genovesi. Il secondo è apprezzato dagli escursionisti provenienti da diversi Paesi in gran numero nelle stagioni meno calde. In queste due aree è necessario lavorare soprattutto al miglioramento qualitativo della fruizione, intervenendo sulla rete dei sentieri, sulla segnaletica, sui servizi, anche adottando opportuni regolamenti. Viceversa, per tutti gli altri parchi - e per le stesse porzioni meno conosciute degli stessi Portofino e Cinque Terre è necessario attrarre i visitatori. In particolare i parchi dell'entroterra, poco conosciuti e frequentati per quanto di grandissimo interesse, dove entrano in gioco con maggiore intensità gli obiettivi di sviluppo di attività compatibili e i problemi di consenso o, meglio, di partecipazione delle popolazioni locali, richiedono precise iniziative in questa direzione. Si tratta di creare nuove mete fortemente attrattive, o garantire un salto qualitativo e quantitativo, ad esempio con il miglioramento dell'accessibilità e dei servizi, a mete esistenti ma poco fruibili, a volte già oggetto di interventi pubblici, tanto da far assumere loro un vero e proprio ruolo di "motori" del sistema regionale delle aree protette. Un esempio di potente motore funzionante e in continua evoluzione è l'Acquario di Genova, che in pochissimo tempo ha fatto di più per la città e per tutta la regione che molteplici precedenti iniziative. Grazie alla disponibilità dell'Acquario si sta sviluppando una collaborazione che, partendo dalle riserve marine, potrà crescere a supporto di tutto il sistema regionale delle aree protette. Ricorrendo ad una metafora che, in una sorta di nemesi, utilizza nozioni familiari a tutti, si può pensare per i parchi ad un motore a quattro tempi, ove la struttura è costituita dalle risorse ambientali, il carburante dalle risorse economiche, e l'elettricità dagli effetti psicologici e dalla capacità imprenditoriale dei residenti. Il primo tempo, "attrazione", agisce sui soggetti esterni al parco, facendo leva sulla curiosità. Gioca sull'idea forte, che contribuisca a creare l'identità di un parco, e attragga da aree anche molto lontane i visitatori, utilizzando mezzi e canali di comunicazione a vasto raggio, tra loro coordinati. Il secondo, "fruizione", agisce sia sui soggetti esterni che sulla comunità locale. Per i primi si deve garantire la soddisfazione delle aspettative di buon impiego del proprio tempo libero, e insieme si deve cogliere l'occasione per educare al parco e informare sulle altre opportunità offerte. Per la seconda si deve garantire la soddisfazione delle aspettative di sviluppo, con nuovi posti di lavoro diretti e indotti ed un complessivo miglioramento socioeconomico e culturale. Anche il terzo, "induzione", agisce su visitatori e abitanti, questa volta di altre aree del parco. Dimostrando che il parco offre anche altri motivi di interesse e che le sue iniziative funzionano, induce i primi a spostarsi anche verso altre mete del parco, i secondi ad attrezzarsi per offrire la migliore accoglienza. Il quarto, "attivazione", consiste infine nella creazione di nuovi motori in altre aree del parco. E' comunque essenziale evitare che si creino isole-giocattolo calate in una realtà da cui restano estranee: i motori devono essere perfettamente integrati con i parchi, nascere da iniziative interne, essere gestiti da operatori del luogo, pena il fallimento della loro funzione. Sarà soprattutto compito del piano dell'area protetta individuare le emergenze da candidare come "motori", in un quadro generale di valutazione delle situazioni ambientali idonee allo sviluppo di attività compatibili, quelle di crisi ambientale in atto o potenziale, in particolare quelle di maggior pregio ambientale sotto il profilo della vulnerabilità e della rappresentatività, per giungere a modulare la fruizione e le caratteristiche delle relative infrastrutture e servizi. Sarà poi compito del programma pluriennale socioeconomico coordinare l'impiego di risorse pubbliche e private, offrendo opportunità e indirizzando le potenzialità imprenditoriali. Si dovranno evitare i contributi a pioggia ispirandosi ad una filosofia che dovrebbe essere così riassumibile: "fare poche cose bene, portarle a termine in tempi brevi, gestirle efficacemente con la gente del posto", dimostrando che ciò che il parco ha fatto funziona, può essere riprodotto e costituire quindi una prospettiva per molti. |
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Azioni nell'attesa dei piani delle aree protette Nell'attesa dell'approvazione dei piani, gli Enti parco "formulano programmi di attività e interventi e operano per la loro realizzazione". Per quest'anno ovviamente solo 1'Ente parco di Portofino - che opera in continuità con il precedente Ente regionale - è stato in grado di presentare alla Regione la prima relazione annuale di conto consuntivo e bilancio preventivo, con il programma, aprendo una nuova fase nella gestione di questo parco che finalmente esce da un limbo durato lunghi anni. Le precedenti gestioni, più o meno provvisorie, se hanno avuto il merito di portare avanti la salvaguardia del promontorio da forti pressioni speculative, per la loro scarsa presenza operativa non hanno contribuito all'affermazione di una immagine positiva del parco. Un discorso a parte meriterebbe il piano dell'"area parco", previsto dalla legge istitutiva del 1986, elaborato grazie al diretto impegno della Regione, caratterizzato da una impostazione d'avanguardia e fondato su approfondite analisi anche del patrimonio edilizio esistente, osteggiato da quegli stessi soggetti per i cui problemi forniva soluzioni ragionevoli, e infine non approvato. Gli elaborati costituiscono comunque la base su cui elaborare, con integrazioni ed aggiornamenti, il nuovo piano, e sono un utile riferimento per il nuovo Ente, che sta progettando e già in parte attuando azioni incisive sul territorio e sulla realtà locale, tra cui la riqualificazione dei boschi e la prevenzione degli incendi, con due piani tra loro integrati, e l'attivazione, con un preciso programma, del servizio di informazione ed educazione ambientale. Negli altri parchi, i diversi "enti attuatori" (Comuni, Comunità montane, Province) stanno lavorando al completamento degli interventi loro affidati - alcuni dei quali particolarmente significativi - previsti nei programmi annuali elaborati dalle precedenti gestioni. Si stanno inoltre avviando i primi in graduatoria tra i progetti ammessi per il cofinanziamento Unione europea-Stato-Regione nell'ambito del Programma "Obiettivo Sb", Sottoprogramma 3 - Misura 8 "Attrezzature e infrastrutture a fini turistici nelle aree protette". Contemporaneamente quasi tutti i nuovi Enti parco, nonostante notevoli difficoltà operative, hanno già elaborato il bilancio di previsione, corredandolo con relazioni illustrative che, di fatto, rappresentano un primo programma di attività. In particolare gli Enti, con la collaborazione della Regione, hanno iniziato ad individuare alcune azioni prioritarie volte a garantire la continuità con gli interventi avviati dalle precedenti gestioni e insieme a soddisfare le nuove esigenze. Si intende predisporre un parco progetti ad un livello di definizione idoneo a cogliere l'opportunità di finanziamenti ministeriali o comunitari, le cui scadenze vengono notoriamente segnalate con tempi inadeguati. Tra i progetti prioritari la realizzazione e l'allestimento delle sedi, essenziali per il funzionamento degli organi e delle strutture degli Enti parco. |
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I primi "motori" a tutta velocità Si colloca in questa strategia il "piano di valorizzazione del sistema regionale delle aree protette", articolato in dodici sottoprogetti, proposti dagli Enti parco e concordati con la Regione, Struttura parchi, in raccordo con i citati progetti Obiettivo Sb. Messo a punto grazie a un frenetico lavoro estivo, il piano prevede interventi di varia tipologia che comunque assumono valenza di sistema per le sinergie che attuano e per il loro forte valore dimostrativo. Alcuni comportano il recupero di aree degradate o il riuso di manufatti produttivi dismessi, con il recupero della stessa forza lavoro precedentemente impiegata e l'occupazione di nuove unità. Vari sottoprogetti consentono di completare interventi già parzialmente attuati, e di avviarne quindi finalmente la gestione a beneficio delle comunità locali e dei visitatori. Questo piano è stato presentato dalla Regione Liguria al primo posto nell'elenco dei numerosi e importanti progetti, riguardanti diversi settori di intervento, proposti per il finanziamento previsto dalla Delibera Cipe del 12 luglio 1996, diretta a favorire lo sviluppo sociale ed economico delle aree depresse. E' un segno dei tempi, ed ha un forte significato politico che fa ben sperare per il futuro. Se a Roma la richiesta verrà accolta, grazie ai parchi le popolazioni locali potranno contare su posti di lavoro qualificati, di cantiere e soprattutto a regime, e sull'opportunità di sviluppare molteplici attività indotte. E' importante sottolineare che investimenti anche modesti, se ben mirati e gestiti, hanno nei parchi un effetto sulla realtà ambientale e socioeconomica molto più significativo di investimenti anche ben maggiori in aree urbane. |
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* Responsabile struttura parchi, Regione Liguria |