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La conservazione delle specie vegetali ed animali, le modalità con cui essa può avvenire, i livelli di efficacia che si riescono ad ottenere con gli attuali criteri di operatività rappresentano un tema tra i più attuali e complessi in campo ambientale e scientifico nel panorama internazionale.
Come noto esistono diversi modi di operare in favore della conservazione degli ecosistemi e delle risorse naturali e, per ciascuno di essi, diversi livelli di azione. Tra le strategie di intervento due si distinguono per importanza: la conservazione in situ, ed i programmi di conservazione ex situ, sia viventi che sospesi.
Ciascuna modalità di intervento può agire a diversi livelli biospaziali a partire da strategie a favore di ecosistemi su scala molto ampia, per passare ad ambiti sempre minori attraverso le associazioni, le popolazioni, le specie ed infine i geni quale campo più ridotto di azione.
Molto spesso avviene che i diversi sistemi di conservazione non facciano parte di una strategia complessiva, ma operino indipendentemente l'uno dall'altro con evidente scadimento dell'efficacia dell'azione globale.
Alcuni Autori si pongono il problema dell'effettiva capacità dei diversi sistemi di conservazione degli ecosistemi e delle entità biotiche di compensare la progressiva erosione genetica operata dagli interventi di sfruttamento delle risorse del pianeta (Soulè M. E., 1993) .
In Italia, come nella maggioranza dei Paesi, una discussione, e quindi una conseguente fase operativa, in questo senso deve ancora trovare recepimento tra le categorie di addetti ai lavori. D'altronde che lo "stato dell'arte" sia ancora arretrato non deve stupire se il nostro Paese è riuscito a darsi una legislazione quadro sulle aree protette (che rappresentano solo una parte delle forme possibili per una strategia globale della conservazione) solo cinque anni or sono, dopo che Stato e Regioni avevano, ciascuno per parte propria, per settanta anni istituito aree protette senza che vi fosse il benché minimo disegno per la creazione di un "sistema".
In una situazione di azioni disomogenee e non coordinate, tuttavia, gli effettivi interventi in favore della conservazione avvengono su due linee ben individuabili e distinte: la conservazione in situ, effettuata dalle diverse aree protette italiane attraverso la tutela di ambienti ed ecosistemi, e la conservazione ex situ operata da orti ed istituti botanici attraverso le loro collezioni viventi di individui e materiale genetico vegetali. I due gruppi di istituti compongono dei rispettivi arcipelaghi di notevole potenzialità: infatti le aree protette comprendono 164 parchi e riserve nazionali, pari a 1.458.000 ettari (4,84% del territorio) e 247 parchi e riserve regionali, per complessivi 680.000 ettari (2,26% del territorio) (Cimini et al., 1994). Tra gli orti botanici si annoverano 58 strutture dislocate su tutto il territorio nazionale, di cui 34 legate a vario titolo al mondo universitario, 4 inserite negli assetti organizzativi di Enti locali, 18 configurate come giardini botanici alpini e 2 gestite privatamente.
Il campo di azione degli orti botanici italiani spazia su diversi settori, che sono coordinati dal Gruppo di lavoro per gli orti botanici e i giardini storici della Società botanica italiana, associazione scientifica fondata a Firenze nel 1888. Esso rappresenta circa quaranta orti botanici italiani, alcuni dei quali di assoluta rilevanza sotto il profilo storico.
Tra questi spicca quello di Padova, che è il più antico orto botanico universitario esistente, fondato il 29 giugno 1545; la sua planimetria è simbolicamente ripresa nel logo del Gruppo.
Tra le finalità del Gruppo rientrano la promozione e lo stimolo delle attività degli orti botanici di tutta Italia per mezzo di riunioni scientifiche ed escursioni dedicate a vari temi, quali le collezioni botaniche, la didattica e divulgazione, storia e architettura dei giardini, il trattato Cites, la conservazione di specie selvatiche, eccetera.
Sino ad oggi parchi ed orti botanici hanno operato generalmente su linee di azione parallele senza avere un collegamento stabile e coordinato, salvo rare eccezioni rappresentate da limitati programmi di consulenza affidati a singoli botanici, comunque non aventi le Liste Rosse quale elemento di riferimento principale.
In questo quadro, il Coordinamento nazionale parchi e riserve e il gruppo orti della Società botanica italiana hanno reciprocamente concordato l'avvio di una serie di collaborazioni orti e aree protette, avente come obiettivo il collegamento delle direttrici della conservazione in situ e di quella ex situ per dar vita a programmi di conservazione integrata, secondo le raccomandazioni contenute nella strategia mondiale della conservazione, pubblicata dalla Iucn.
E' indispensabile, in ogni caso, orientare gli sforzi secondo i punti cardinali fissati sull'orizzonte internazionale da documenti, trattati e convenzioni quali la strategia mondiale della conservazione della Iucn, la Convenzione di Washington sul commercio di piante e animali, la Convenzione sulla biodiversità e le categorie Iucn (Iucn, 1980, 1994).
La collaborazione tra parchi e orti, favorita dai due coordinamenti, può mirare ad una strategia di livello nazionale, nella quale le sinergie tra parchi ed orti siano attivate sulla base di singoli accordi a livello locale (vedi tabella seguente), dove siano considerate come prioritarie le piante elencate nelle Liste Rosse o in analoghi inventari.
Anche l'Italia dispone della propria "Lista rossa" delle specie vegetali a rischio di scomparsa: è quella pubblicata nel 1992 da Conti F., Manzi A. e Pedrotti F. su iniziativa del Wwf Italia e con il contributo della Direzione generale per la valutazione di impatto ambientale del Ministero per l'ambiente. In questo elenco si trovano 458 entità botaniche appartenenti alle Tracheofite (Pteridofite, Gimnospemme, Angiosperme) pari all'8,2 % della flora italiana, la quale, lo ricordiamo, è particolarmente ricca con 5.599 specie censite.
La voluminosa pubblicazione fornisce per ciascuna specie una scheda dettagliata ed una tavola in b/n riproducente la specie stessa. Alle piante superiori vanno purtroppo aggiunte anche numerose entità botaniche appartenenti a gruppi sistematici inferiori, anch'esse fortemente a rischio di scomparsa o rarefazione: in termini numerici la situazione tra queste specie appare anche più preoccupante rispetto alle piante superiori: infatti nella lista compaiono ben 276 specie di Licheni e 496 di Briofite.
Elenco parziale dei settori di attività degli orti botanici italiani afferenti al Gruppo di lavoro per gli orti botanici e i giardini storici della Società botanica italiana
· algologia
· analisi di pollini aerotrasportati
· analisi di principi attivi
· banche dati botaniche
· biosistematica vegetale
· citologia
· citotassonomia
· coltivazione di piante tartufigene
· colture in vitro
· conservazione
· conservazione del gemmoplasma
· dendrochirurgia
· dendrocronologia
· didattica per scuole elementari
· didattica preuniversitaria
· didattica universitaria
· diffusione di piante ornamentali nell'area mediterranea
· educazione ambientale
· elettroforesi di enzimi
· endemiche sarde
· fiopatologia
· fitogeografia
· fitosociologia
· flora dell'Italia centrale
· flora della Toscana settentrionale
· flora delle Alpi occidentali
· flora e vegetazione dell'Appennino
· flora e vegetazione della Calabria
· flora e vegetazione di terreni ultramafici
· flora medicinale
· flora regionale
· flora spontanea
· flora toscana
· floristica
· geobotanica alpina
· geofite mediterranee
· giardini storici
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· idrofite
· Iichenologia
· Iiste rosse locali e nazionali
· micologia
· micropropagazione in vitro
· microscopia elettronica a scansione
· microscopia elettronica a trasmissione
· orchidee mediterranee
· orchidee tropicali
· paleobotanica
· palinologia
· pattern isoenzimatici
· piante carnivore
· piante spontanee nelle coltivazioni
· piante succulente
· piante tropicali
· piante velenose
· pteridofite
· reti telematiche di orti botanici
· ripristino di habitat
· selvicoltura naturalistica
· sistematica delle angiosperme
· sistematica delle briofite
· sistematica di specie esotiche
· sistematica e tassonomia di specie critiche autoctone ed esotiche
· sistematica macromolecolare
· sistematica vegetale
· storia della botanica
· tassonomia del genere Crocus
· tassonomia del genere Cupressus
· tassonomia e fitogeografia subtropicale e del Mediterraneo
· ultrastruttura del polline di Crocus
· ultrastruttura del polline di Cupressus
· valutazione di impatto ambientale
· vegetazione
· vegetazione mediterranea
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Le Tracheofite elencate nel "Libro rosso delle piante d'Italia" sono 458, suddivise in quattro gruppi in ordine decrescente di pericolo: estinte (15), minacciate (82), vulnerabili (179), rare (178); ad esse si aggiungono 4 taxa definiti indeterminati poiché per essi non sono disponibili dati sulla rarità. Recentemente la Iucn ha ridefinito le categorie che definiscono lo stato di conservazione. Si rende necessario, pertanto, un forte impegno per la riclassificazione della flora italiana secondo le nuove categorie, così definite (Rizzotto, 1995): - estinto (extinct, EX): un taxon si considera estinto quando l'ultimo individuo muore - estinto in natura (extinct in the wild, EW): vale per i taxa che sopravvivono solo in coltivazione o come popolazioni naturalizzate al di fuori dell'areale di origine - gravemente minacciato (critically endangered, CR): un taxon esposto a gravissimo rischio di estinzione nell'immediato futuro - minacciato (endangered, EN): esposto a grave rischio di estinzione in un prossimo futuro - vulnerabile (vulnerable, VU): esposto a grave rischio di estinzione in natura a medio termine. - a minor rischio (lower risk, LR): questa categoria comprende tre sottocategorie: 1. dipendenti dalla protezione (conservation dependent. cd): comprende taxa oggetto di programmi protezionistici, la cui cessazione provocherebbe l'inclusione dei taxa nelle categorie precedenti 2. quasi a rischio (near threatened, nt): taxa non oggetto di programmi di protezione, prossimi ad essere qualificati come "vulnerabili" 3. a rischio relativo (least concern, lc): taxa non classificabili tra le due sottocategorie precedenti - dati insufficienti (data deficient, DD): taxa per cui mancano adeguate informazioni sulla distribuzione e/o sullo stato della popolazione per una valutazione diretta o indiretta del pericolo di estinzione - non valutato (not evaluated, ne): taxa non attribuiti ad alcuna categoria
Insieme alle categorie, la Iucn ha ridefinito anche i criteri di valutazione dei taxa, che si basano principalmente sulla stima della riduzione numerica e/o di areale misurata in un intervallo temporale appropriato.
Gli accordi potranno essere impostati secondo alcune linee guida, quali:
- verifica dello stato delle popolazioni note all'interno delle singole aree
- formazione del personale dei parchi (operatori di vigilanza, tecnici, eccetera) sulle tematiche connesse all'azione di censimento e gestione delle popolazioni interessate
- sorveglianza, monitoraggio, campionamento delle popolazioni interessate
- studio della biologia riproduttiva, della fisiologia, dell'efficienza riproduttiva, dell'ecologia, della citologia, eccetera, delle specie interessate - valutazione dello stato di conservazione sulla base dei nuovi criteri indicati dalla Iucn nella stesura e compilazione delle Liste Rosse (Commissione sopravvivenza delle specie Iucn, approvata dal 40° Convegno del Consiglio della Iucn, Gland, Svizzera, 30-11-94)
- eventuali azioni di gestione ambientale, volte a garantire le condizioni ottimali di conservazione delle singole popolazioni
- definizione di specifici programmi didattici e divulgativi da parte di entrambe le istituzioni sulle misure di conservazione adottate.
Nell'ambito di questo ipotetico quadro di azioni, l'opera dei parchi si potrà attuare principalmente su tre livelli:
- collaborazioni con il proprio personale tecnico e di vigilanza nelle fasi di censimento, monitoraggio, campionamento e sorveglianza delle popolazioni interessate
- elaborazione progettuale ed esecuzione di interventi di gestione ambientale
- potenziamento delle proprie attività didattico-divulgative.
Parallelamente, gli orti botanici potranno attivarsi in particolare su aspetti complementari:
- formazione del personale dei parchi in funzione della verifica delle popolazioni
- studio della biologia riproduttiva, della fisiologia, dell'ecologia e della citologia delle specie interessate
- riclassificazione delle specie della Lista Rossa sulla base dei nuovi criteri indicati dalla Iucn - consulenza scientifica negli interventi di gestione ambientale
- potenziamento delle proprie attività didattico-divulgative.
Un mutuo impegno del tipo proposto offre nuovi possibili campi di cooperazione per una strategia di ampio raggio che non consideri più la conservazione in situ e quella ex situ come metodi altemativi.
L'iniziativa nasce con il conforto di alcune intese prossime ad avere inizio tra parchi e orti, su progetti anche molto diversi tra loro, a dimostrazione di come possa esservi ampio margine di collaborazione tra le due categorie di soggetti. L'Orto botanico di Pisa avvierà verso il Parco regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli una proposta di monitoraggio delle specie rare ed endemiche della regione costiera della Toscana nord-occidentale, mentre l'Orto di Modena darà impulso allo studio della flora d'altitudine del Parco dell'Alto Appennino Modenese, infine il Parco del Conero favorirà la creazione di un Arboreto sul promontorio omonimo quale primo caposaldo per la creazione dell'Orto botanico dell'Università di Ancona.
Desideriamo infine rimarcare che iniziative di questo genere possono aumentare la valenza operativa e l'efficacia di progetti di ricerca e tutela delle risorse fitogenetiche con un migliore impatto nei confronti degli organismi che finanziano la conservazione in Italia e in Europa, con l'auspicio che riescano a generare nella pubblica opinione gli stimoli necessari a valutare con correttezza e tempestività l'urgenza della conservazione dell'ambiente e delle sue risorse.
Bibliografa
- Iucn, The World Conservation Strategy, Iucn, Gland, 1980.
- Iucn, Iucn Red List Categories; Iucn, Species Survival Commission, Gland, 1994.
- Rizzotto M., Le categorie Iucn per la compilazione delle "Liste Rosse" e l'attività della S.B.I. per la conservazione della flora, Inform. Bot. Ital., 27:315-338, 1995.
- Saulè M. E., Strategie per una crisi, Sapere n. 7-8 luglio agosto, 1993.
- Raimondo F.M. (ed.), Orti botanici, Giardini Alpini, Arboreti italiani, 512 pp., Edizioni Grifo, Palermo, 1992.
- Cimini, Franceschetti, Martino e Renzi F., L'elenco ufficiale del sistema delle aree naturali protette, Parchi 12 giugno 1994, pag. 7- 18
- Conti F., Manzi A., Pedrotti F., Libro rosso delle piante d'ltalia, 640 pp., Associazione italiana per il World Wildlife Fund in collaborazione con la Società Botanica Italiana, Roma, 1992.
* Orto botanico - Dipartimento di Scienze botaniche, Università di Pisa
** Parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli
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