PARCHI | ||
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 19 - OTTOBRE 1996 |
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Parchi DOSSIER La pianificazione dei parchi a cura di Sandro Flaim |
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Con questo numero della rivista riproponiamo l'appuntamento con Parchi-Dossier che ormai da tempo, se pur saltuariamente, accompagna i nostri lettori. Parchi-Dossier è lo strumento con il quale Parchi affronta la trattazione e l'approfondimento, in maniera monografica, di alcuni argomenti di particolare importanza nella vita delle aree protette e che, per la loro complessità, non possono trovare spazio, o lo trovano solo in maniera parziale, nelle normali pagine della rivista. E' questo il quarto numero di Parchi-Dossier che dopo gli argomenti dell'attività venatoria, della presenza turistica e della situazione delle Regioni in materia di parchi, propone ora il tema della pianificazione nelle aree protette. La legge 394191 "legge-quadro sulle aree protette" ha affermato il ruolo basilare della pianificazione quale indispensabile strumento di governo e di coordinamento delle molteplici e varie attività proprie della gestione di un'area protetta. In particolar modo è stata sottolineata la validità del piano territoriale quale strumento ideale per poter contemperare la messa in atto di azioni volte al contemporaneo perseguimento di due fini apparentemente contraddittori quali le necessità conservazionali ed allo stesso tempo valorizzative dell'area protetta. L'obiettivo strategico ormai irrinunciabile per una corretta forma di conduzione è pertanto che ogni parco sia dotato di un idoneo strumento di pianificazione. Anche alla luce dell'impulso dato dalla legge-quadro si può comunque dire che la pianificazione, nelle sue varie forme e per i diversi scopi, è ormai uno strumento di governo e di lavoro usuale nella stragrande maggioranza delle aree protette italiane. Sono pochi i casi in cui la gestione del parco è affidata a semplici regolamenti attuativi, privi di una visione generale ed interconnessa delle varie problematiche. Quasi tutte le legislazioni regionali in materia di aree protette, con pochissime eccezioni, prevedevano al loro interno, ancor prima dell'emanazione delle legge-quadro, I'obbligo per l'area protetta della formazione di uno strumento di pianificazione. Vi è però da affermare come il panorama degli strumenti di pianificazione previsti dalle varie discipline regionali, in assenza di un quadro di riferimento nazionale, si è concretizzato in una complessa serie di piani diversi tra loro sia per finalità che per contenuti, nonché per metodologia costruttiva. Gli strumenti di piano con carattere generale che hanno ricaduta sull'intera area protetta e spesso indirettamente anche sulle aree contermini, e che si possono definire momenti di disciplina generale dell'area, hanno ad esempio assunto spesso denominazioni diverse fra loro: piano dell'area, piano territoriale di coordinamento, piano territoriale, piano di assetto o più semplicemente piano del parco. |
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Sono stati poi previsti e sperimentati da quasi tutti i parchi, specialmente in situazioni di carenza di una pianificazione a carattere generale, strumenti più settoriali di gestione e programmazione puntuale di determinate zone con particolari caratteristiche o per la risoluzione di specifici argomenti o specifici aspetti disciplinari della gestione dell'area protetta. Appartengono a questa categoria, ad esempio, i piani di recupero delle aree degradate, i piani di gestione dei visitatori, i piani faunistici, i piani forestali, eccetera. Nel caso della Regione Piemonte ad esempio, dove esiste un grande numero di aree protette e dove la pianificazione delle stesse è ormai una realtà da parecchi anni, I'assetto che si è teso a dare alla pianificazione è molto diversificato in funzione dell'ampiezza delle aree protette e del conseguente tipo di problematiche gestionali che si pongono ed alle quali i piani devono dare risposte. Nel caso dei parchi più ampi si configura un sistema di piani articolato su tre strumenti: il piano dell'area, il piano forestale ed il piano naturalistico. In Lombardia vi è una netta distinzione tra piani dei parchi e piani delle riserve. Per i parchi sono previsti singoli piani territoriali di coordinamento che effettuano la zonizzazione dell'area, condizionano la strumentazione urbanistica preesistente ed assumono anche la valenza di piano paesistico dell'area. Per la gestione delle riserve è previsto invece un "piano della riserva" che contiene le previsioni di tutela dell'area e dove nella maggioranza dei casi prevalgono le norme di salvaguardia sulle previsioni progettuali. Il Trentino prevede due livelli di pianificazione delle proprie aree protette. Il primo riferito al piano urbanistico provinciale che ha il compito, rispetto all'argomento, di individuare e perimetrare in maniera definitiva i parchi naturali. Tale piano traccia inoltre la zonizzazione interna dei parchi in riserve. Il piano urbanistico provinciale demanda poi al piano del parco, quale strumento sottordinato ed adottato dall'Ente parco, il compito dell'esatta definizione delle confinazioni della zonizzazione interna e degli strumenti di tutela e valorizzazione delle risorse dell'area. Nella vicina Provincia di Bolzano invece la pianificazione dei parchi è sostanzialmente contenuta nella stessa normativa istitutiva, ovvero nei vincoli paesaggistici delle stesse aree sottoposte al regime di parco. Non esiste pertanto un vero e proprio strumento di piano di parco. Nelle norme impartite, che non prevedono la zonizzazione del territorio del parco, si coglie un costante riferimento alla difesa del paesaggio naturale ed una particolare attenzione rivolta nei confronti di tutte le attività produttive quali quelle agro-silvo-pastorali. Nella Regione Friuli Venezia Giulia al piano del parco previsto dalla l.r. 24.1.1983, n.11 ed elaborato dall'amministrazione regionale preventivamente all'istituzione dell'Ente di gestione del parco, non sono richieste specifiche indicazioni circa la zonizzazione interna, come invece in quasi tutte le altre legislazioni regionali, o circa i vincoli d'uso in relazione alle caratteristiche del bene tutelato. Sono invece già chiesti al piano, diversamente dal resto delle Regioni che rimandano a piani attuativi elo a programmi di gestione, la definizione di un programma di opere e di interventi oltre ad una relazione contenente la previsione di massima degli oneri finanziari per l'esecuzione del programma, ivi compreso l'onere per l'istituzione e la gestione dei parchi. La Regione Lazio definisce la necessità o meno dello strumento di piano ed i suoi contenuti in sede di emanazione della legge istitutiva della singola area protetta. In alcuni casi pertanto l'area protetta non è tenuta a dotarsi di un piano. Nonostante ciò gli organi di gestione di alcune aree protette hanno avviato ugualmente l'elaborazione di un proprio strumento di pianificazione. Questo complesso ventaglio di situazioni legislative e di realizzazioni nel campo della disciplina della pianificazione delle aree protette, pur alla luce della regolamentazione intervenuta con la legge-quadro, necessita ancora di forti approfondimenti disciplinari. E' in primo luogo necessario un lavoro di esame delle esperienze maturate, comprensive di successi e di fallimenti, in modo da poter tracciare delle linee guida che, pur tenendo conto della diversità degli ambiti di applicazione, possano rispondere in maniera adeguata alla necessità di affinare le metodologie costruttive e soprattutto la reale capacità di questi strumenti di incidere positivamente nella realtà della conduzione dell'area protetta, secondo gli obiettivi prefissati. E' necessario approfondire il dibattito in merito agli obiettivi che realmente il piano del parco deve perseguire. Un piano che deve avere caratteristiche di diversità e specialità rispetto agli altri strumenti urbanistici proprio per la singolarità dell'oggetto di tutela, che si configura nel contesto paesaggistico globale costitutivo delI'area protetta Il Dossier tenta di affrontare, se pur in maniera parziale, con il contributo di alcuni autorevoli conoscitori della materia, alcuni degli aspetti di questa complessa materia, recuperando all'attenzione dei lettori anche alcuni documenti già sottoposti dagli associati al Coordinamento durante l'assemblea nazionale di Firenze del 18 e 19 ottobre 1995. |