PARCHI | ||
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 20 - FEBBRAIO 1997 |
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Editoriale |
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La legge finanziaria ha tenuto la scena a lungo, ma non si può dire altrettanto per le politiche ambientali e soprattutto per quegli aspetti che ci riguardano più direttamente. E tuttavia la partita ha riguardato anche questi temi. I tagli ci sono stati ed anche i parchi pur non avendo subito batoste ne hanno ovviamente risentito. Alle cifre della finanziaria bisognerà aggiungere i finanziamenti delle regioni. Quando si parla di risorse dei parchi infatti non bisogna considerare soltanto quelle previste dal bilancio dello stato. La capacità e volontà di un paese di far fronte a questi problemi non si misura conteggiando soltanto i finanziamenti e le decisioni statali. Di questo abbiamo discusso anche nella nostra assemblea nazionale tenutasi a Firenze dove ancora una volta abbiamo voluto richiamare il sistema istituzionale ad una visione generale, a superare approcci tutto sommato miopi, quasi che i parchi possano decollare e funzionare operando per segmenti, al di fuori di una programmazione davvero nazionale. Anzi proprio gli aspetti finanziari ripropongono una questione delicatissima sulla quale negli ultimi tempi hanno preso a circolare posizioni e idee preoccupanti, alle quali debbono essere date risposte ferme e chiare. Quando si dice, ad esempio, che i parchi debbono, una volta partiti, cavarsela con le loro forze, vale a dire procurandosi entrate proprie sufficenti a far quadrare il bilancio in omaggio alle esigenze di efficienza e di equilibrio tra costi e ricavi e si sostiene addirittura (vedi il disegno di legge presentato al Senato) che dopo 5 anni dalla loro istituzione ai parchi lo stato e le regioni dovrebbero sospendere qualsiasi finanziamento, c'è di che allarmarsi. E non rende meno pericolosa e inaccettabile questa assurda posizione il richiamo all'esperienza dei parchi americani i quali - bisogna ricordarlo - nonostante i flussi turistici eccezionali da quando il Congresso ha ridotto loro i finanziamenti non riescono in taluni casi neppure a far fronte alla ordinaria manutenzione e al pagamento dei guardiaparco. I parchi è chiaro dovranno fare del loro meglio per riuscire a promuovere direttamente o in rapporto con i privati attività che siano remunerative. 'Parcoproduce', la esposizione svoltasi ad Ancona, sotto questo profilo ha evidenziato che, per fortuna, le cose sono in movimento e stanno cambiando. E la seconda Festa Nazionale dei Parchi che si terrà a La Mandria dal 22 al 25 Maggio confermerà sicuramente questa situazione. Insomma non sono più mosche bianche le aree protette in grado di agire, fare educazione ambientale, turismo, promozione. Stanno crescendo a vista d'occhio i parchi che affidano a cooperative, soprattutto giovanili, la gestione di attività che hanno ricadute positive anche sul bilancio. Ma scambiare e confondere questi importanti progressi che testimoniano ormai una robusta presenza dei parchi nella vita del paese, come un segnale per le istituzioni le quali, dopo averne e neppure tanto generosamente e prontamente consentito l'avvio, dovrebbero ora sganciarsi, sarebbe semplicemente suicida. I parchi non sono bambini ai quali dopo avere insegnato a camminare è possibile dare il benservito. La gestione dei territori protetti è la più efficace e appropriata cura preventiva (non la sola beninteso) contro il degrado ambientale i cui costi sono andati via via crescendo. Il ruolo di un parco va considerato perciò anche sotto questo profilo, in rapporto a questa grave situazione e agli insopportabili costi finanziari e umani provocati dalla incuria ambientale che ricadono puntualmente e inesorabilmente sulla comunità. Altrimenti, lo dicevamo nel numero precedente, ha poco senso proteggere quasi il 10 per cento del territorio, se poi in questo territorio non si investe in risorse, in progetti, in ricerca, in professionalità, in sperimentazione: mancheremo l'obiettivo principale non soltanto della legge quadro ma di quella politica ecosostenibile su cui sta scommettendo anche l'Unione Europea. Gli atti del ministro Ronchi, del governo, delle regioni, degli enti locali, dell'associazionismo ambientalista e non, noi continueremo a valutarli, a discuterli, a criticarli, a sostenerli a partire da questo obiettivo. Le nostre posizioni d'altronde le abbiamo chiaramente precisate in un documento che abbiamo illustrato anche al Sottosegretario all'Ambiente on. Valerio Calzolaio e che pubblichiamo. In questo documento abbiamo posto l'accento anche sulle questioni istituzionali che sono da considerarsi strettamente e intimamente connesse con le politiche ambientali, il cui successo dipende anche dalla capacità e speditezza con cui si procederà sulla strada di un forte e convinto decentramento. Sarà questo il nostro contributo anche alla prima Conferenza Nazionale sulle aree protette che il Presidente del Consiglio si è impegnato a convocare per la prossima primavera e che la nostra associazione andava chiedendo da tempo. L'impegno assunto è quindi di buon auspicio e noi non mancheremo di fare la nostra parte.
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