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L'impiego di lavori socialmente utili nei parchi sta diventando un fatto sul quale è necessario riflettere. Occorre ragionare sul reale significato di questo tipo di azioni e sulla esigenza di valorizzare quell'avverbio "socialmente" che contraddistingue il lavoro realizzato con questo strumento. Questo articolo vuole radunare alcune idee ed informazioni, lavorando a favore dei parchi e dell'occupazione, per far si che chi è coinvolto nei Lavori Socialmente Utili possa realmente sentirsi partecipe di una iniziativa di interesse per l'intera collettività, e consentire ai LSU di non costituire solo un fatto episodico ma essere parte di una strategia di creazione di nuova occupazione.
Lavori Socialmente Utili. Attorno a queste tre parole ruota il senso di quanto si intende realizzare raggiungendo più obiettivi contemporaneamente. Proprio partendo da questi tre termini è quindi possibile iniziare una riflessione per capire come stanno le cose. Realizzare attività utili alla collettività mediante l'impiego di lavoratori di aziende colpite dalla crisi o di disoccupati: in questo modo si tenta di superare la connotazione limitata di ammortizzatore sociale attribuendo all'intervento pubblico una utilità collettiva. Rendere possibile il passaggio dai LSU alle imprese socialmente utili in grado di trovare una collocazione sul mercato, garantendo efficienza e concorrenzialità: questo può essere il futuro dei progetti di LSU legando l'intervento pubblico ad iniziative di tipo imprenditoriale anche nel campo delle imprese sociali'. In particolare è necessario lavorare per far sì che questi interventi risultino utili sia per chi li svolge, il lavoratore, che per la società che ne sostiene il costo. Si tratta del concetto noto come work for welfare che individua la necessità di destinare gli interventi pubblici a sostegno dell'occupazione alla realizzazione di opere di pubblica utilità. A maggior ragione dovendo trattare delle azioni realizzate nel settore ambientale occorre tener conto di questo duplice aspetto dove l'interesse collettivo alla tutela dell'ambiente naturale è preminente. La scelta ambientale per dare nuovo impulso all'occupazione, individuando forme di lavoro legate alla difesa ed alla gestione del patrimonio naturale, I`a parte di un più ampio scenario che individua settori marginali ed alternativi al modello di sviluppo tradizionale incentrato sull'industria.
I beni ambientali, culturali, storici ed artistici, di cui l'ltalia dispone in quantità considerevoli, sono entrati a far parte di una strategia volta a creare una economia basata sulla salvaguardia e la valorizzazione di questo patrimonio immenso e troppo spesso lasciato in stato di abbandono. Anche le aree naturali protette hanno acquisito, negli ultimi tempi, grazie anche all'azione svolta da alcune associazioni di protezione ambientale, un ruolo importante sullo scenario delle nuove opportunità per l'occupazione. Questo processo ha subito una accelerazione dopo il 1991, anno in cui è stata finalmente varata la legge quadro sulle aree protette, consentendo l'avvio di una serie di interventi programmati nel Sistema nazionale delle aree naturali protette, rivolti anche a favorire gli investimenti e l'occupazione. La presenza di elementi importanti sotto il profilo naturalistico e culturale, fa sì che le scelte di sviluppo economico tengano in considerazione questi aspetti non potendo prescindere anche dal valore collettivo del patrimonio ambientale.
Nasce da qui l'esigenza di individuare modi e forme tali da riuscire a realizzare una corretta valorizzazione ed utilizzazione delle risorse naturali e culturali, creando nuove attività imprenditoriali proprio in questi settori.
E in questi settori, d'altronde, che si stanno manifestando, anche se ancora in modo disordinato, molti bisogni che non riescono a trovare risposta in una offerta adeguata e che in molti casi ed in molte aree risultano quasi completamente insoddisfatti. L'aumento e la pressione di tali bisogni, che vanno comunque indirizzatied incentivati, comporterebbe lo sviluppo, alI'interno del mercato, di tutta una serie di lavori che oggi non trovano ancora riconoscimento.
I soggetti che possono promuovere, in primis, sia l'organizzazione della domanda che lo sviluppo dell'offerta sono i soggetti pubblici a livello centrale, ai quali competono azioni di infrastrutturazione, incentivi, programmi formativi, educativi e di sostegno. Tale azione deve avvenire, tuttavia, in stretto collegamento con le amministrazioni locali capaci di calarsi concretamente sul territorio affrontando i vincoli e cogliendo le opportunità.
I LSU rappresentano proprio uno degli strumenti di intervento mirato che può presentare grandi potenzialità spesso sottovalutate, per indirizzare ed aiutare lo sviluppo del territorio. Si tratta di uno strumento di politica attiva del lavoro che può, se gestito in modo corretto ed in un processo più ampio, di lungo periodo, costituire una grande occasione per sviluppare quelle attività che ancora non hanno trovato sufficienti spazi o riconoscimento, con importanti riflessi sull'occupazione.
Per farne emergere le potenzialità, può essere utile darne prima una sintetica descrizione "tecnica".
Cosa sono i Lavori Socialmente Utili?
In assenza di una definizione normativa questo strumento può essere ricostruito in base a:
- a) i soggetti che se ne possono fare promotori e gestori;
- b) la tipologia e gli ambiti di intervento;
- c) categorie di lavori impegnabili.
- a) I soggetti promotori e gestori dei progetti di LSU sono tutte le amministrazioni pubbliche: enti locali, scuole, USL, comunità montane, ecc. (Decreto Legislativo n. 29/93).
Tuttavia, nella concreta attuazione dello strumento, sono molti gli attori che entrano in gioco: enti locali, sindacati, Ministero del Lavoro ed i suoi organi centrali e periferici ossia le Agenzie per l'impiego, le Commissioni regionali e Centrale per l'lmpiego, con la conseguente esigenza di una forte capacità di coordinamento e collaborazione.
b) Non ci sono limiti nella tipologia di interventi che possono essere effettuati purché abbiano la caratteristica della pubblica utilità e durino al massimo 12 mesi. Fino alla introdu-
zione (con il D.L. 31/95) di provvedimenti di semplificazione e snellimento volti a incentivare e liberalizzare l'uso dei LSU e diffonderne la adozione, era fermamente tassativo il requisito della straordinarietà dell'intervento.
La L. 451/94, peraltro, indicava gli ambiti di intervento che7 dotati di una certa innovatività, avrebbero consentito anche di finalizzare le iniziative ad uno sbocco occupazionale di una certa stabilità.
c) Le categorie di lavoratori impegnabili sono: i lavoratori in CIGS (cassa integrazione guadagni speciale), lavoratori in mobilità (ex L. 223/91) e disoccupati di lunga durata (iscritti da più di 2 anni nelle liste di collocamento) i quali hanno diritto a percepire il sussidio solo in caso di inserimento in un progetto di LSU. I lavoratori vanno reperiti nell'ambito di un raggio non superiore ai 50 Km di distanza tra il luogo di lavoro e quello di residenza.
Sempre la normativa prevede che, tra i soggetti attivatori ed i lavoratori impegnati, non si instauri alcun rapporto di lavoro. L'ente attivatore è tenuto per il periodo in cui impegna i lavoratori a:
- corrispondere agli addetti l'integrazione salariale ossia la differenza tra quanto il lavoratore percepisce dall'lNPS (in termini di Cassa integrazione, indennità di mobilità o sussidio di disoccupazione) e quanto gli spetterebbe se fosse un dipendente dell'amministrazione; tale importo può non essere dovuto nei casi in cui i lavoratori siano impegnati per un numero di ore ridotto proporzionale alla misura del trattamento previdenziale o sussidio spettante
- assicurare i lavoratori contro gli infortuni (INAIL, RCT);
- fornire ai lavoratori tutte le condizioni ed i mezzi per svolgere la attività.
Da quanto schematicamente esposto emerge chiaramente che la convenienza più immediata per i soggetti attivatori consiste nella possibilità di svolgere attività con risorse finanziarie notevolmente ridotte o addirittura a costo zero.
Inoltre l'iter burocratico, per la attivazione è piuttosto semplice: I'ente è tenuto ad elaborare una scheda progetto relativa all'intervento, deliberarla e farla approvare dalla Commissione Centrale o Regionale per l'lmpiego.
La normativa ha reso possibili, come accennato, procedure molto snelle per la attivazione dei LSU e ciò ha portato, accanto alla esplosione del problema occupazione, ad un boom nell'utilizzo dello strumento rischiando di trasformarlo in una forma di assistenzialismo tanto sterile quanto pericoloso.
A fronte dell'emergenza occupazionale il rischio più grande che si può correre è quello di vedere grandi masse di addetti impegnati in lavori inutili solo per poter assicurare loro il percepimento del trattamento previdenziale.
In questo quadro i LSU hanno assunto un ruolo di enorme rilievo soprattutto dal punto di vista quantitativo. Attualmente risulta, infatti, impegnato un numero consistente di lavoratori in molte amministrazioni i quali, nel migliore dei casi, suppliscono ad alcune carenze di organico senza che siano stati inseriti in un progetto che abbia dei contenuti e prospetti uno sbocco occupazionale.
Ciò rischia di portare ad uno svuotamento di questo strumento e di tutte le sue potenzialità. Per ovviare a questo e riportare i LSU, in qualche modo, al "centro" di una strategia di intervento a sostegno del lavoro è necessario operare su due fronti fra loro strettamente connessi:
- dare un contenuto progettuale alto "di qualità" negli interventi di pubblica utilità così come richiamato anche nell'accordo sul lavoro del 24 settembre 1996 sottoscritto dalle parti sociali .
- gestire il reperimento e l'assegnazione del personale ai progetti con l'obiettivo di trovare la migliore corrispondenza tra i requisiti richiesti dal progetto e quelli posseduti dai lavoratori coinvolti.
Solo recuperando questo approccio i LSU possono giocare un ruolo fondamentale.
Oltre alla creazione di una opportunità di lavoro temporanea che consente a molti lavoratori di evitare lunghi periodi di inattività e ai giovani disoccupati di percepire un sostegno al reddito, i LSU, se inseriti in un progetto di ampio respiro, rappresentano un importante canale per:
- attivare processi di formazione e riqualificazione di ampie fasce di lavoratori;
- stimolare le capacità di rapporto ed organizzative;
- sviluppare nuove professionalità.
La possibilità di lavorare sul campo permette di acquisire capacità che possono consentire l'accesso ad altre occasioni di lavoro.
Ciò avviene soprattutto se il progetto ha dei contenuti innovativi che rispondano a bisogni emergenti.
Dal punto di vista dei soggetti attivatori i LSU possono agire sulle dinamiche locali aprendo dei nuovi campi di intervento e stimolando la collaborazione tra i vari operatori a livello locale sia pubblici che privati. In particolare nelI'ambito della pubblica amministrazione l'avvio di LSU comporta, sempre in caso in cui sia finalizzato, I'esigenza di:
- sviluppare la capacità di gestire e valorizzare le risorse umane;
- programmare gli interventi sul territorio;
- promuovere, affiancandosi ad altri partner, progetti che consentano lo sviluppo del territorio. "Cosa accadrà dopo?" è la domanda legittima che viene posta sempre e comunque dagli addetti coinvolti nei progetti.
Il problema dei LSU è sempre connesso, tuttavia, alla loro temporaneità. La definizione di un percorso di reimpiego del personale deve essere comunque guidata ed attentamente valutata anche per definire lo sbocco più idoneo e con-facente alla specifica situazione.
Le ipotesi cui attualmente, nell'ambito di realtà e progetti "più maturi", si sta lavorando sono sostanzialmente due:
- fornire un supporto ai lavoratori affinché, possano costituirsi in società o in cooperativa e svolgere per l'ente stesso i servizi forniti nelI'ambito del progetto di LSU tentando di ampliare la gamma di servizi stessi e la committenza;
- promuovere la costituzione di società miste secondo quanto previsto dalla L. 608/96.
Tale provvedimento prevede esplicitamente la possibilità di costituire delle società miste pubblico-private con l'obiettivo prioritario dell'occupazione; la società è tenuta, infatti, ad assumere, nella misura non inferiore al 40%, i lavoratori impegnati in LSU, inoltre la partecipazione alla società è consentita a cooperative formate anche da lavoratori già impegnati in LSU. Per facilitare l'avvio di questa società i soggetti promotori possono stipulare con essa convenzioni o contratti per non più di 36 mesi aventi ad oggetto attività connesse od analoghe a quelle svolte nell'ambito dei LSU.
Ritornando alla tipologia di attività che possono essere svolte nell'ambito di progetti di LSU, sempre nell'accordo del 24 settembre 1996, oltre alla esplicitazione dell'esigenza di dare rilevanza alla fase progettuale, troviamo indicati alcuni ambiti di intervento prioritari: bonifiche di aree industriali dismesse, tutela degli assetti idrogeologici, risanamento ambientale, bonifiche dal rischio amianto, beni culturali, aree protette e parchi naturali.
Tali ambiti di attività si pongono infatti come imprescindibili per tutelare ed infrastrutturare il territorio determinando i presupposti allo sviluppo di attività economiche ritenute ormai centrali quali ed esempio, il turismo. Dopo aver fatto una panoramica sullo strumento, può essere più facile immaginare le possibilità ed i rischi che presenta un progetto di LSU attivato in un'area protetta. Le aree rurali e marginali, che per lo più coincidono con quei territori che rientrano nel sistema delle aree protette, rappresentano un ambito particolare dove sperimentare nuove forme di intervento a sostegno delI 'occupazione.
Al contrario delle aree industriali, dove la crisi
delle attività tradizionali ha comportato l'esigenza di predisporre interventi volti principalmente alla riconversione ed al riavvio delle imprese in crisi, le aree interne e marginali, sia dal punto di vista delle condizioni sociali sia del contesto territoriale, presentano esigenze differenti.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di aree depresse con una prevalenza di attività tradizionali legate alla agricoltura, con scarse o in alcuni casi inesistenti potenzialità di sviluppo industriale, caratterizzate da condizioni di spopolamento e di invecchiamento della popolazione. In queste aree l'emergenza occupazionale è rappresenta dall'assenza cronica di opportunità imprenditoriali, non connessa a crisi congiunturali e momentanee.
Tnoltre la particolarità del contesto territoriale, le difficoltà poste dall'assenza di infrastrutture e vie di comunicazione agevoli, pongono evidenti limiti allo sviluppo inteso in modo tradizionale. I parchi nazionali e le aree naturali protette possono rappresentare quindi un laboratorio per l'avvio di politiche di gestione e pianificazione del territorio ed acquisire il ruolo di distretti rurali attorno ai quali attuare le politiche di sviluppo locale. Potremmo affermare che il parco può rappresentare uno strumento di politica economica che trova le proprie coordinate nella conservazione e valorizzazione del patrimonio ambientale.
Con l'obiettivo di gestire le risorse del territorio è possibile attuare programmi di investimento in grado di generare effetti positivi in termini di reddito ed occupazione. Solo se capaci di raggiungere livelli importanti di controllo e conservazione dell'ambiente, le aree naturali protette possono acquisire forza ed attrattività.
Compito del parco è quello di predisporre gli strumenti di programmazione e di indirizzo grazie ai quali raggiungere obiettivi di sviluppo sociale ed economico dell'area attuando politiche di conservazione attiva dell'ambiente. Per questi motivi è una condizione irrinunciabile che si determini una stretta connessione tra la programmazione del parco e progetti compatibili con la conservazione degli equilibri naturali. T parchi attuano la pianificazione individuando le aree dove localizzare le strutture di fruizione, destinate al turismo ed altre attività.
Nella prima fase successiva all'istituzione delI'area protetta è perciò necessario avviare una programmazione tesa a creare le infrastrutture di "servizio" del parco, sulle quali improntare la politica di valorizzazione e promozione del territorio. Anche in questo caso è necessaria una attenta azione di controllo e di pianificazione orientata al recupero ed alla gestione del patrimonio esistente, creando il valore ambientale di un'area, l'attrattività di una zona, per lo più dal punto di vista turistico.
Occorre dotare il parco delle strutture ricettive di fruizione destinate all'attività turistica: il recupero delle aree degradate e dissestate, la valorizzazione del patrimonio abitativo, la sistemazione e la gestione dei sentieri, la messa in opera di percorsi attrezzati, la tabellazione, gli interventi di ripristino della vegetazione e di prevenzione incendi, il recupero dei pascoli e nuclei rurali, la riconversione delle produzioni agricole tradizionali con l'introduzione di tecniche a basso impatto. Questi sono alcuni degli interventi realizzabili nelle aree protette ai quali se ne possono aggiungere altri comunque legati ad azioni miranti al miglioramento delle condizioni ambientali quali quelli connessi al corretto uso delle acque superficiali e di falda, alla raccolta e smaltimento dei rifiuti. Tutte queste attività di servizio al territorio possono trovare avvio attraverso lo strumento LSU.
Valutiamo più analiticamente quali vantaggi si potrebbero profilare attraverso l'uso di questo strumento sia quelli di tipo immediato che gli effetti "indiretti" ma non meno significativi per la promozione di un parco.
Tra i vantaggi immediati vi è, ovviamente, la possibilità di realizzare delle attività per dotare il parco d'infrastrutture o svolgere dei servizi funzionali alle strategie di gestione, con degli oneri notevolmente ridotti ed attraverso una procedura relativamente veloce per l'attivazione del personale. Ma di notevole rilevanza possono essere gli effetti "indiretti".
Un progetto di LSU può infatti rappresentare:
- I'occasione per definire dei progetti, anche sperimentali, di intervento sul territorio;
- l'occasione per l'ente gestore del progetto di acquisire una serie di contatti con il mondo
del lavoro e tutte le problematiche ad esso connesse;
- uno stimolo per attivare la collaborazione tra i soggetti direttamente competenti a promuovere il parco ed attivatori dei LSU, e tútte le realtà associative, sindacali ed imprenditoriali che comunque, più o meno direttamente, possono essere coinvolte nella gestione del progetto stesso.
- Un importante canale attraverso il quale veicolare quella che possiamo definire la "cultura del parco". Sia nell'ambito della formazione propedeutica sia nella fase di lavoro sul campo, possono essere trasferiti con chiarezza i motivi per i quali sono stati istituiti i parchi e quale può essere la loro importanza. Tutti i lavoratori saranno guidati alla conoscenza del loro territorio e potranno iniziare a scorgere quali possibilità di sviluppo si possono costruire.
- La possibilità di mettere a frutto le conoscenze e le esperienze dei singoli lavoratori, il saper fare che era stato accantonato per il lavoro in fabbrica o che non è stato tramandato per l'assenza di domanda, come nel caso di artigiani delle piccole imprese. Le professioni a servizio dei parchi sono frutto di un insieme di esperienza e di flessibilità dove la capacità di ciascuno rappresenta un patrimonio importante, da valorizzare. La gestione dei sentieri, la conservazione o il ripristino di muretti o manufatti, la tutela dei corsi d'acqua e la prevenzione del rischio idrogeologico impongono la riscoperta e la diffusione delle tecniche tradizionali.
- Un'occasione per lanciare un messaggio fondamentale, ossia che il parco può offrire un'opportunità occupazionale.
Questo forse è il messaggio più importante di cui si può fare portatore un progetto in un'area protetta, ma è anche di delicata gestione, soprattutto laddove il parco è visto esclusivamente come un vincolo.
Tuttavia questo messaggio racchiude in sé, anche il rischio più grande. In molte aree la opportunità di lavoro offerta potrebbe generare grandi aspettative nella popolazione del parco e, nel caso in cui il progetto di LSU per qualsiasi motivo, si dimostrasse non all'altezza di queste aspettative, ciò potrebbe riflettersi negativamente su tutta la strategia di decollo di un parco. Questo tipo di rischio può comunqueessere contenuto se la gestione del progetto di LSU è imperniata da un approccio cauto e se l'operazione viene condotta comunicando a tutti i lavoratori coinvolti, con molta chiarezza, quali sono i meccanismi dei LSU e le vere opportunità che offrono.
In pratica occorre che la gestione di tutto il percorso sia trasparente ed imperniata da un forte senso di responsabilità da parte di tutti i soggetti che vi sono coinvolti: promotori, gestori, collaboratori e lavoratori. Il progetto di LSU può costituire un motivo di visibilità del parco, è quindi fondamentale che venga curata, molto attentamente e con chiarezza d'intenti, I'immagine che dell'operazione si vuole dare.
Da quanto esposto emerge che l'elemento più importante per far sì che il progetto di LSU sia parte integrante di una strategia di sviluppo locale nei parchi, consiste nella capacità di coordinamento degli attori e degli interventi, creando sinergie tra azione formativa, di orientamento, di promozione dell'impiego e promozione della cultura d'impresa. Molti degli interventi possono determinare, come fase successiva, la necessità che si realizzi una rete di imprese con l'obiettivo di gestire e consolidare l'offerta di servizi generata dal parco. Creare imprese socialmente utili e porre le basi per un nuovo tessuto imprenditoriale in grado di determinare effetti durevoli a vantaggio dell'occupazione locale, è un obiettivo al quale i LSU possono essere funzionali. La diffusione di una cultura di impresa "nell'ambiente" è uno dei capisaldi che deve guidare l'azione di progettazione e realizzazione dei LSU, dove lo strumento temporaneo di armonizzazione dei rischi sociali, rappresenta una fase intermedia volta alla diffusione di imprese in grado di of*ire servizi alla collettività, al distretto rurale, al parco. Risulta interessante a questo proposito la possibilità di ricorrere a tutti gli strumenti di promozione ed incentivazione rivolti ai giovani che intendono creare nuove imprese.
La legge 44/86 e la legge 236/93 rappresentano importanti opportunità alle quali far riferimento per la creazione di nuove imprese nelle aree rurali e marginali. In particolare la L. 236/93 prevede agevolazioni per le nuove imprese giovanili anche nei settori del turismo, della manutenzione delle opere civili ed industriali, della fruizione dei beni culturali non sta-
tali. Occorre lavorare per creare sinergie tra questi strumenti, le società miste richiamate in precedenza, individuando altre possibilità di incentivazione ma soprattutto promuovendo la cultura di impresa legata alla valorizzazione del patrimonio ambientale e naturale. Anche gli interventi di ripristino e di manutenzione del territorio, inseriti in un'ottica di gestione e di controllo del territorio per la prevenzione degli effetti disastrosi connessi al dissesto idrogeologico, rappresentano un ulteriore aspetto di accrescimento del valore dei progetti di LSU realizzati nell'ambiente. L'utilità a vantaggio della collettività risulta incrementata da quei progetti che vengono realizzati per il recupero di aree dissestate, esposte al rischio di frane, smottamenti o alluvioni, rischi che aumentano esponenzialmente con l'aumento dell'abbandono delle aree rurali più disagiate da parte della popolazione attiva. Lo spopolamento ed il conseguente abbandono delle aree montane e pedemontane risulta, infatti, uno dei motivi più ricorrenti tra le cause di disastri ambientali del nostro paese. La carenza di una cultura della manutenzione del territorio e della prevenzione dei rischi rappresenta uno dei problemi maggiori a fronte dei quali finora sono state date risposte non pianificate ma legate all'emergenza. La gestione degli interventi di ripristino e manutenzione mediante l'adozione di tecniche di ingegneria naturalistica dovrebbe costituire uno dei settori più importanti, a prescindere dall'azione di conservazione delle aree naturali, e dovrebbe caratterizzare tutti gli interventi pubblici. Una politica di gestione dei corsi d'acqua, dei territori montani, delle zone a rischio è finora mancata in Ttalia: sono molto più frequenti i casi in cui l'investimento di denaro pubblico è stato utilizzato per costruire opere inutili o, in alcuni casi, dannose. Tl caso degli alvei cementificati dei fiumi e torrenti ne è un esempio: spesso proprio queste opere determinano effetti disastrosi, con ingenti costi anche in termini di vite umane. Occorre quindi, in questo caso, adottare particolari accorgimenti che consentano di valutare gli effetti anche economici della gestione corretta del territorio. La realizazione di progetti di LSU in questo ambito non si limita all'incremento della utilità per la collettività locale ma si può estendere all'intero paese in termini di minori costi, minori vittime e migliorequalità della vita. Una delle esperienze più significative di work for welfare finora realizzata in Italia è senza dubbio quella della provincia autonoma di Trento4.
A partire dal 1986 sono stati realizzati progetti di risanamento e valorizzazione del territorio tesi al raggiungimento di due obiettivi:
I) offrire una risposta alla crisi occupazionale, rivolgendo le azioni alle fasce deboli del mercato del lavoro (giovani neodiplomati, e neolaureati, lavoratori di età superiore ai 50 anni espulsi dai processi produttivi),
2) destinare gli interventi pubblici, in difesa dell'occupazione, ad azioni volte alla manutenzione del territorio.
Questi due obiettivi sono stati raggiunti attraverso l'innesco di un processo virtuoso dove tutti gli attori dello scenario sono stati coinvolti in una strategia di gestione degli interventi. L'Agenzia del Lavoro, I'amministrazione provinciale e due consorzi di cooperative5, hanno dato attuazione al Progetto attribuendo ad esso un significato imprenditoriale. Fino al 1990 I'Agenzia del Lavoro ha gestito il "Progetto speciale per l'occupazione attraverso la valorizzazione delle potenzialità turistiche ed ecologico-ambientali". Dopo questa data l'amministrazione provinciale ha varato la legge 32/90 che istituisce il Servizio Ripristino e Valorizzazione Ambientale, consolidando l'esperienza accumulata a conferendo all'intervento la giusta continuità nel tempo. In 10 anni di attività la Provincia di Trento ha conseguito importanti risultati sapendo coniugare l'intervento pubblico al recupero e valorizzazione delI'ambiente naturale, destinando questa azione all'incremento ed alla qualificazione dell'offerta turistica. Gli interventi realizzati (riferiti al 1995) sono più di 1.200 tra cui spicca il recupero della Val Stavah ma anche una serie di piccoli interventi racchiusi nella medesima logica.
Le persone coinvolte in questa azione sono circa 700, con un costo medio per posto di lavoro attivato pari a circa 49 milioni di lire. Nell'ambito dei progetti di LSU attivati nelle aree protette, occorre citare anche un'esperienza, peraltro ancora in corso, in cinque parchi nazionali istituiti con la legge 394/91 (Cilento e Vallo di Diano, Gargano, Gran Sasso Monti della Laga, Maiella, Vesuvio). Tl Ministero dell'Ambiente in collaborazione con la GEPT, con l'obiettivo da un lato di assicurare a parchi "nuovi" una base di infrastrutture per il decollo degli stessi e, dall'altro, per rispondere ad una esigenza occupazionale nei territori interessati, tutti ricadenti nelle aree obiettivo, ha provveduto ad elaborare dei progetti di LSU coinvolgendo un cospicuo numero di lavoratori provenienti dai bacini di cassintegrati, mobilità e disoccupati. Le attività previste dal progetto sono quelle di: raccolta dati territoriali-ambientali, recuperi ambientali, monitoraggio e ripristino aree incendiate, tabellazione, sentieristica. La fase formativa, finanziata attraverso la GEPI con fondi comunitari, è stata conclusa. Già nell'ambito della gestione delle attività formative è emersa la necessità di una forte connessione con le altre realtà territoriali. La necessità, insomma, di coinvolgere non solo l'Ente Parco ma anche le Comunità montane, i Comuni e tutti i soggetti che operano sul territorio per l'ambiente. Senza tale coinvolgimento e responsabilizzazione diretta, visto il numero di addetti coinvolti (1.100 circa), e le aspettative che si sono venute a creare soprattutto in alcune zone, si potrebbero delineare tutte le condizioni per correre i rischi accennati.
L'impegno di tutti i soggetti coinvolti nelle azioni a favore dell'occupazione deve concentrarsi sulle prospettive che i progetti di LSU nei parchi hanno per il futuro. Dall'esame delle esperienze dei risultati ottenuti, traspare la necessità di inserire le azioni in una strategia complessa, in grado di considerare tutti i fattori presenti. I progetti di LSU non possono costituire un episodio a sé della politica per il lavoro ma devono rappresentare uno degli strumenti messi in atto per creare localmente nuove forme di occupazione; devono, soprattutto, contribuire alla costruzione delle basi sulle quali creare una rete di imprese, anche sfruttando le opportunità delle società miste, in grado di produrre beni e servizi legati al territorio. Questo è ancor più vero se riferito al Sistema delle aree naturali protette. La fragilità dell'ambiente naturale, la necessità di inventare nuove professioni e nuove attività imprenditoriali, impongono di inserire i progetti di LSU in un quadro di azioni di medio periodo, estremamente attente alla conservazione degli equilibri ed alle esigenze del territorio, sfruttando le vocazioni turistiche ricreative delle aree protette. Le stesse esigenzeche costituiscono la base sulla quale si fondano le linee di programmazione degli enti di gestione dei parchi, linee che definiscono anche gli obiettivi di sviluppo socio-economico. Agendo in questo modo, tenendo in considerazione l'intera strategia che definisce l'utilità collettiva della creazione del Sistema nazionale delle aree protette è possibile attribuire ai progetti di LSU un significato più ampio, capace di creare effetti occupazionali durevoli ed un concreto miglioramento delle condizioni di vita nei territori rurali e marginali. In questo modo è possibile far compiere un ulteriore passo in avanti alla politica di gestione e di pianificazione del territorio, diffondendo gli effetti di tale politica anche al di fuori dei confini delle aree protette, avviando una politica globale di conservazione del patrimonio ambientale.
* Economisti
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