PARCHI | ||
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 20 - FEBBRAIO 1997 |
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La seconda Festa Nazionale dei Parchi alla Mandria Dal 22 al 25 maggio 1997 si svolgerà nello storico Parco regionale della Mandria, a pochi chilometri da Torino, la 2a Festa Nazionale dei Parchi che fa seguito a quella che ha avuto luogo nel maggio scorso nel Parco regionale Migliarino - San Rossore - Massacciuccoli. L'inaugurazione della manifestazione è prevista il 22 maggio alla presenza di Autorità nazionali e regionali: nel corso della giornata si terrà un Convegno sul tema "I parchi e la cultura" al quale si prevede partecipi il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri On. Valter Veltroni . Si tratta di un argomento di grande rilievo ed interesse con riferimento alla politica generale delle aree protette in quanto questa si colloca, oltre che come punto di riferimento per la salvaguardia ambientale, come elemento fondamentale non soltanto rispetto alla tutela del patrimonio storico e architettonico che molte volte è presente e connota numerosi parchi italiani, ma anche nei confronti della tutela e della diffusione della cultura locale che spesso è stata cancellata da forme di utilizzo del territorio ben diverse da quelle proprie delle realtà locali. Nella seconda giornata di Festa è previsto un altro Convegno sul tema "Economie compatibili con la tutela dell'ambiente" al quale è stato invitato a partecipare il Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi. Anche questo argomento è di grande attualità nel contesto gestionale delle aree protette, ed in particolare dei nuovi parchi nazionali, in quanto una politica complessa come quella dei parchi deve essere capace di aggregare attorno a sé anche l'interesse economico, pur individuandone i contorni in un ambito nel quale la tutela dell'ambiente assume il carattere della priorita. Nei giorni di sabato 24 e di domenica 25 la Festa assumerà il ruolo di richiamo ed aggregazione popolare e pertanto si prevedono manifestazioni ed iniziative che consentano di poter fruire del Parco regionale La Mandria in modo diffuso attraverso occasioni di svago: si potrà trascorrere una giornata in bicicletta o a cavallo a prezzi ridotti, visitare con la guida di personale specializzato gli appartamenti reali del Castello della Mandria ed ambienti naturali di particolare interesse, acquistare prodotti agricoli provenienti da coltivazioni biologiche, assistere a spettacoli di folklore locale organizzati dall'Ente Parco. Tutte queste manifestazioni ruotano attorno al cuore della Festa, rappresentato dalla presenza in stand all'aperto delle aree protette nazionali, regionali e provinciali, oltre quelle gestite da Associazioni, che caratterizzano il panorama della tutela ambientale in Italia: negli stand saranno illustrati e valorizzati non soltanto gli aspetti ambientali e le particolarità naturalistiche dei parchi e delle riserve naturali, ma saranno anche presentati i servizi e le potenzialità economiche che ogni area è in grado di offrire. (R.S.) Corpo Forestale della Stato: sarà la volta buona? Sperando sia questa la volta buona è ripartito il confronto tra il Governo le Regioni per la riforma del Corpo Forestale dello Stato. I precedenti, si sa, non sono incoraggianti; tra rinvii e insabbiamenti la vicenda si trascina ormai indecorosamente da vari lustri. Diciamo subito che a leggere il documento predisposto dal Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali -'Principi per una riforma del CFS'non ci sarebbe da farsi illusioni neppure questa volta. Il documento infatti sembra scritto anni fa.La tesi è semplicissima e tutt'altro che nuova; il corpo deve mantenere la sua unitarietà in ragione soprattutto della sua qualificazione di forza di polizia, di servizio nazionale della protezione civile e di servizio tecnico della Stato. Date queste premesse è chiaro che non può essere regionalizzato. Nulla di nuovo dunque sotto il sole. I tempi cambiano, il parlamento approva nuove riforme con le quali i poteri dello stato e le funzioni amministrative si decentrano, ma al ministero delle risorse agricole, soppresso con un primo referendum mentre un'altro incalza, non si fa una piega e non si esita a riproporre imperterriti vecchie soluzioni. Una novità però c'è. Noi tutti ricordiamo che nel recente passato si è cercato da parte degli organi ministeriali di giustificare la non regionalizzazione con l'argomento che il corpo forestale dello stato svolgeva compiti a carattere ambientale, di tutela. Non si contano le pubblicazioni, i convegni, gli articoli dell'allora direttore generale del Ministero in cui si esaltava questo ruolo ambientalista antelitteram. E pur vero che poi neppure quanto previsto dalla legge 394 al riguardo (e non era molto) è stato fatto, tanto che la famosa convenzione tra il ministero dell'ambiente e quello delle risorse agricole è rimasta lettera morta. Ma per salvare la faccia si cercava almeno di dare alla attività del corpo una caratterizzazione 'civile' e non di 'polizia' . Così si pensava di dare maggiore plausibilità e 'dignità' ad una resistenza sempre più ingiustificata e insostenibile. D'improvviso, invece, attingendo evidentemente ad un humus sempre fertile, il quadro cambia. Per riconfermare l'esigenza della non riformabilità del corpo riaffermandone l'unitarietà si riscoprono proprio le funzioni di polizia compreso un non meglio specificato 'servizio tecnico dello Stato'. Si torna insomma all'antico. E se la coerenza difetta poco importa, ciò che conta è impedire che le cose possano finalmente cambiare e imboccare la strada giusta. Le controproposte messe a punto dalle regioni che hanno presentato un loro articolato muovono naturalmente da altre e più corrette premesse e mirano come è giusto a che il personale forestale segua le competenze e le funzioni che in questo settore sono regionali e non statali. Si punta infatti ad una regionalizzazione, ma non al mantenimento della unitarietà del corpo sia pure a livello regionale. Non si vuole insomma riprodurre su scala regionale tanti piccoli corpi forestali separati e distinti. E proprio la separatezza infatti che va superata non già per penalizzare i forestali o disperderne il patrimonio indiscutibile e valido di conoscenze ed esperienze, ma per rinvigorirlo attraverso un rinnovato rapporto con nuove competenze e professionalità. Le funzioni del corpo forestale dello stato hanno un senso e potranno risultare non impoverite ma arricchite, infatti, soltanto se immesse a tutti gli effetti nelle politiche ambientali complessive delle regioni e in modo particolare nelle attività delle aree protette. Per queste ragioni non è condivisibile neppure l'idea sostenuta da talune associazioni ambientaliste e riproposta recentemente in una mozione parlamentare, di trasferire il corpo forestale dello stato dal ministero delle risorse agricole a quello dell'Ambiente. Che senso ha passare qualche migliaio di forestali alle dipendenze di un'altro ministero che ha e deve avere funzioni di indirizzo e di programmazione e non certo di gestione? L'articolato delle regioni, che ha avuto l'avallo della conferenza dei Presidenti, prevede il trasferimento alle Regioni delle strutture organizzative, i beni mobili ed immobili di proprietà dello stato, le funzioni inerenti l'espletamento delle competenze trasferite alle regioni nonché quelle della ex A.S.F.D. Il personale del corpo farà parte di un ruolo speciale del personale regionale, alle dipendenze del Servizio Forestale Regionale che costituirà a sua volta struttura operativa del Servizio nazionale della protezione civile, e di quello regionale. Saranno le regioni a regolare con convenzione i rapporti con il Ministero dell'Ambiente per l'impiego del personale dei Corpi Forestali Regionali nella vigilanza dei parchi e delle aree protette di interesse nazionale ed internazionale, previa adozione di apposito disciplinare regionale. Le Regioni inoltre affidano la direzione delI'attività di vigilanza sulla base di intese darealizzare con le autorità competenti per la gestione dei Parchi. In questo modo il personale del Corpo sarà impiegato con le stesse funzioni sia nei parchi nazionali che negli altri, sia pure attraverso un atto specifico per quanto riguarda i primi. Tutti insomma opereranno unitariamente alle dipendenze dei rispettivi parchi, senza le attuali incongrue e assurde separazioni, dove potranno valorizzare le proprie professionalità. Una soluzione come si vede, anche per quanto riguarda le aree protette, che mette fine alla attuale insostenibile situazione. Ora c'è da augurarsi, coerentemente con i provvedimenti presentati dal Ministro Bassanini e approvati dal parlamento, che il governo tenga conto e accolga le proposte delle regioni. Sarebbe imperdonabile dopo tanti fallimenti e rinvii un'altra fumata nera. (R.M.) Ancona: I'informazione sui parchi, la comunicazione dei parchi Nel fitto programma di convegni che ha fatto da corollario a Parcoproduce ad Ancona a metà novembre uno è stato "L'informazione sui parchi, la comunicazione dei parchi". Un tema che da tempo viene tenuto sotto osservazione dal Coordinamento Nazionale Parchi e dalla rivista "Parchi". Seduti intorno ad un tavolo a discuterne: Simonetta Lombardo, della neonata Direparchi, newsletter mensile sulle aree protette a partire da gennaio), Nicoletta Salvatori direttrice di Airone, Mariano Guzzini, direttore del giornale del parco del Conero, Renzo Moschini, direttore di "Parchi", Giuseppe Di Croce, presidente del Parco della Maiella, Maurilio Cipparone direttore dell'istituto Pangea e Gianni Boscolo direttore del periodico regionale "Piemonte Parchi". Intanto una prima considerazione. Il dibattito si è aperto con la notizia della nascita di un'agenzia di stampa che allarga il ventaglio degli strumenti di informazione. Direparchi, la newsletter viene così ad aggiungersi agli strumenti di informazione delle aree protette. Così oggi il "mondo" delle aree pro- tette dispone di una rivista quadrimestrale di riflessione ed approfondimento, un mensile di grande prestigio e tiratura quale "Airone", indiscutibile sostenitore di una politica di salvaguardia, una ventina di giornali prodotti dalle singole aree protette, un bimestrale di divulgazione curato dal Piemonte ma con numerosi sconfinamenti negli altri parchi. Insomma, come dicono gli addetti, "il mezzo giusto per ogni target". Eppure rimane una sorta di insoddisfazione per come i temi della protezione, della salvaguardia e della cultura del territorio si fanno strada. Tema questo affrontato in più occasioni dai responsabili dei parchi e dai giornalisti ambientali . Il problema risiede probabilmente, nella complessità delle attività che ruotano intorno al sistema dei parchi e nella ridondanza di comunicazione di cui soffre la società moderna. Diventa così complesso spiegare il lavoro che sottende la vita di un'area protetta e rimane soltanto il peraltro indispensabile "patinato". Ossia la bellezza di una natura che si vorrebbe tramandare alle future generazioni. Per questo Mariano Guzzini, che oltre ad essere giornalista è presidente di un parco regionale, ha detto: "Abbiamo posto alcuni interrogativi nella speranza di avere subito le risposte. Dobbiamo registrare che alle nostre domande se ne sono aggiunte infinite altre, e che le risposte rischiano di finire in uno sfondo sempre più remoto. Forse è il segno dei tempi, della crisi che viviamo, oppure la metafora del processo di crescita dei parchi regionali e nazionali italiani. Tuttavia, almeno una cosa può essere acquisita: vogliamo metterci in rete, e fare sistema, sia come soggetti promotori di comunicazione, che come oggetti dell'informazione. Il processo di crescita dei parchi regionali e nazionali - ha proseguito Mariano Guzzini non trova spazi adeguati nella vetrina dei media. Da parte dei parchi si può dare un contributo per superare questo gap qualitativo (più che quantitativo) coordinando e migliorando la propria offerta informativa. Da qualche tempo il Coordinamento nazionale parchi ed aree protette opera in questa direzio- ne, con la sua rivista Parchi e con specifici stages, così come è molto significativa in tale direzione l'iniziativa Direparchi, nuovo prodotto di informazione ambientale dell'agenzia di stampa Dire. Si parte da una base di una ventina di parchi che... producono giornali - ha concluso il presidente del Parco del Conero Guzzini - e che articolano una propria politica di comunicazione, in un ventaglio di strumenti (dal logo ai video, dalle guide e dalle cartine alle newsletters). E da questo nucleo di strumenti che si può partire per coordinare meglio il lavoro, utilizzando le differenze per contenere il rischio della frammentazione e della produzione di rumore che non diventerà mai notizia. (C~B.) L'orso bruno delle Alpi in Parlamento I deputati trentini dell'Ulivo7 Olivieri-BoatoSchmid e Detomas, hanno recentemente interrogato i Ministri della Sanità e dell'Ambiente in ordine alle mancate autorizzazioni ministeriali al progetto, presentato dal Parco Adamello Brenta e finanziato dalla CEE sui progetti LIFE, di rinsanguamento della popolazione residua di orso bruno delle Alpi ancora esistente sulle pendici orientali del gruppo del Brenta. Gli interroganti hanno chiesto se il Governo non ritenesse che, visto l'esiguo numero di orsi ancora esistente, stimabile secondo la Provincia autonoma di Trento in non più di due o tre esemplari, numero ormai sicuramente non in grado di assicurare la sopravvivenza della popolazione e la rilevanza nazionale che il problema della loro sopravvivenza ha sotto il profilo culturale ancor più che ecologico, fosse indispensabile procedere urgentemente alle operazioni di rinsanguamento con l'immissione di elementi prelevati dai territori della Slovenia e della Croazia, come previsto nel progetto presentato dal Parco Adamello Brenta. I firmatari dell'interrogazione sottolineavano la necessità pertanto che il Ministero della Sanità concedesse con sollecitudine il proprio benestare, atto conclusivo del lungo iter di nullaosta compiuto già dal progetto. A tal proposito precisavano il fatto che, in merito alle perplessità del Ministero circa la possibilità che gli orsi importati potessero essere portatori di rabbia silvestre, era già stata presentata dal Parco una documentazione rilasciata dall'Università di Zagabria certificante il fatto che su cento esemplari di orso sloveno-croato analizzati non si è riscontrato nessun contagio da rabbia silvestre e come pertanto tali timori fossero da ritenersi infondati. Veniva poi chiesto al Governo, in merito al progetto, di dare inizio ad una fattiva e costruttiva collaborazione con il Parco Adamello Brenta e con la Provincia Autonoma di Trento che si erano resi disponibili alla ricerca di soluzioni ed approfondimenti che, sotto il profilo sanitario ed eto-ecologico, presentassero le necessarie garanzie. La risposta del Governo veniva data per voce del Sottosegretario di Stato per l'ambiente on. Valerio Calzolaio, che nella seduta dell' 11 dicembre 1996 così si esprimeva: "...il Ministero dell'Ambiente, per la parte di sua competenza, è interessato con favore, in linea di principio, alla reintroduzione ed al ripopolamento nell'area di pertinenza ed al rinsanguamento dell'orso bruno trentino con esemplari geneticamente compatibili e ritiene necessario ed assolutamente urgente il relativo intervento, condividendo la premessa dell'interrogazione sul valore ambientale e biologico dell'orso, in particolare di una delle due specie viventi in Italia, gli orsi bruni dell'arco alpino e del Brenta. In secondo luogo le riserve finora sollevate, soprattutto quelle del competente Ministero della sanità attinenti al profilo zoosanitario, non possono essere trascurate o sottovalutate, visto che riguardano il diritto primario e fondamentale alla salute pubblica e la necessità che lo Stato provveda responsabilmente con il carattere della priorità alla tutela dell'interesse pubblico generale... In terzo luogo, purtroppo i tempi tecnici previsti dal piano originale non possono essere rispettati, in quanto necessariamente subordinati allo scioglimento della riserva legata alla liberalizzazione delle importazioni da parte del ministero della sanità. E tuttavia, ci impegnamo ad interessare nuovamente il governo nelle sua collegialità per una immediata riconsiderazione del piano. In quarto luogo, il Ministero dell'ambiente ha già provveduto a mettere in contatto i diretti interessati, con due riunioni promosse, al fine di trovare una sollecita soluzione al problema. E quanto mai opportuno che l'organo sovrintendente alla sanità pubblica tenga comunque contatti diretti con gli organismi scientifici, per predisporre le condizioni scientifiche per le soluzioni istituzionali. In quinto luogo, il Ministero dell'ambiente permane in attesa di nuove proposte di soluzione del problema elaborate dagli organi competenti, mirate a modificare, secondo le indicazioni del Ministero della sanità, il piano di reintroduzione dell'orso bruno nel parco, auspicando che si possa favorirne comunque l'attuazione già nel 1997, impegnandosi quindi a garantire tempi e modalità per la più rapida conclusione dell'istruttoria del nuovo piano. Quanto alla ventilata infondatezza dei timori del contagio, il Governo non può esprimersi che attraverso il Ministero della sanità; allo stato delle conoscenze, a giudizio di quel dicastero, non risulta che le condizioni siano mutate sino al punto di poter escludere la fondatezza dei timori di contagio. (S.F.) Parchi & Parchi La positiva esperienza maturata con la campagna "Vivere il Mare" ha determinato la decisione di parte dei soggetti organizzatori di dar vita ad un nuovo progetto finalizzato alla realizzazione di una linea di comunicazione per i Parchi italiani. Union Contact, Gea Program, Società Geografica Italiana, Polity - Osservatorio socio-istituzionale della Facoltà di Sociologia dell'Università "La Sapienza" di Roma, in collaborazione per questa prima fase già delineata, con RAI danno ora vita a un nuovo progetto denominato "Parchi & Parchi". L'idea è articolata in varie fasi distribuite nel tempo: la prima, che interessa l'anno in corso, propone di offrire spazi televisivi sulle reti RAI ai parchi italiani, siano essi nazionali che regionali, spazi che consentano di far conoscere al telepubblico italiano le realtà naturalistiche, turistiche, sociali e culturali che compongono il mondo dei parchi. "Parchi & Parchi" in effetti vuole essere la cassa di risonanza delle realtà più svariate che costituiscono la politica e il lavoro di ogni parco, che altrimenti non verrebbero conosciuti e apprezzati. Esperienze nuove nel campo dell'occupazione giovanile, educazione ambientale, agricoltura biologica, applicazione di energie alternative rinnovabili, studi scientifici, proposte di turismo alternativo, esperienze su attività economiche ecocompatibili ed altro. Tutto ciò sarà alla base dei servizi che la Rai, con gli organizzatori del progetto, anche sul modello disegnato da"Vivere il Mare", utilizzerà per costruire una serie di trasmissioni di grande interesse sociale e scientifico. In una seconda fase gli organizzatori si adopereranno per realizzare incontri internazionali tra gli addetti ai lavori, attraverso convegni, congressi, seminari per favorire scambi di esperienze tra operatori e dirigenti dei vari parchi naturali europei. A "Parchi & Parchi" potranno partecipare scuole e privati attraverso una serie di iniziative particolari, tese a migliorare l'immagine e la qualità della vita all'interno di tutti i parchi. Per preparare il progetto alcuni funzionari della Union Contact hanno partecipato ai più importanti avvenimenti 1996 dei parchi italiani, dalla festa di San Rossore, al Parco Produce di Ancona, fino al convegno con le guide naturalistiche di Acquapendente. Da questi incontri con chi nei parchi opera concretamente, dai direttori ai guardia parchi, sono cosi scaturiti molti elementi utili per perfezionare un prodotto innovato e utile alla crescita sociale della coscienza ambientale. Forum sui parchi americani e italiani Promosso dal Prof. P.M. Bray (docente all'Università di Albany, N.Y. e park consultant) si è svolto presso l'Accademia Americana in Roma un interessante soprattutto perché - a dispetto dell'evidente salto di scala, delle note differenza ambientali e culturali e della ben più precoce e solida tradizione maturata nel paese che fu culla dei parchi naturali del mondo - si sono profilate singolari e in parte inaspettate convergenze di problemi e di interessi, che potrebbero (come ha sottolineato la direttrice dell'Accademia C. Bruzelius) consentire a ciascuno dei due paesi di imparare qualcosa dall'altro. Il Dott. A. Rossi e l'lng. M. Gobbi del servizio Conservazione della Natura del Ministero dell'ambiente hanno posto in risalto il notevole sforzo compiuto nel nostro paese per recuperare il ritardo accumulato nel campo, con incremento nella dotazione delle aree protette che gli consente di affacciarsi in dignitosa posizione nel panorama internazionale. Il Prof. Cassola (WWF) ha evidenziato i caratteri distintivi delle due esperienze, sottolineando la peculiarità dei parchi italiani. Il Prof. Bray ha posto invece in evidenza alcune analogie tra alcuni parchi della costa atlantica (come l'Adirondach park o il Riverspark sull'Hudson o il Mohawk Vallery Heritage Corridor) - a differenza dei grandi parchi selvaggi del versante occidentale - con vari parchi italiani, soprattutto in termini di popolazione presente all'interno dei parchi, di pressioni da fronteggiare e di interessi socioculturali da preservare. Tali tematiche sono state riprese dal Prof. R. Gambino (Politecnico di Torino) che, con riferimento alle vaste ricerche condotte dal Centro Europeo di Documentazione sulla Pianificazione dei Parchi Naturali, ha inquadrato l'esperienza italiana nel contesto europeo, segnalando la modificazione radicale nel ruolo e nelle problematiche dei parchi conse- guente alla loro stessa spettacolare crescita e diffusione nel corso degli ultimi decenni. Un aspetto centrale della convergenza delle due esperienze concerne l'esigenza di integrare la pianificazione dei parchi in quella del contesto territoriale (è sul regional planning che si sta focalizzando l'interesse americano, così come è in questa direzione che si muovono le più recenti esperienze italiane) sia per l'enfasi accordata allo sviluppo sostenibile sia per il crescente rilievo delle reti ecologiche, e, contemporaneamente, I'esigenza di associare strettamente le varie autorità istituzionali ed i soggetti locali nelle politiche di tutela (compact planning e co-management). Questi aspetti sono stati sviluppati dal Prof. A. Simoncini, anche in relazione alle indicazioni dell'JUCN di Montreal 1996. L'utilità del confronto è stata ulteriormente chiarita dal Prof. C.A. Graziani, Presidente del Parco Nazionale dei Sibillini e rappresentante del Coordinamento Nazionale Parchi. Un altro aspetto chiave, che sembra interessare entrambe le esperienze, concerne il rapporto tra misure protettive e promozionali di lungo termine ed interventi concreti e a breve termine: un rapporto ben sottolineato dalla Dott.a 1. Pratesi con riferimento alla positiva esperienza delle oasi WWF, e che tuttavia segnala il grave ritardo che in proposito si registra tuttora nella grande maggioranza dei parchi italiani, condannati a restare ancora per anni "parchi di carta". Un rischio che il dibattito all'Accademia ha ben posto in rilievo. Roberto Gambino |