PARCHI | ||
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali NUMERO 21 - GIUGNO 1997 |
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Editoriale |
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Entro l'anno dovrebbe tenersi la prima Conferenza Nazionale delle Aree Protette. Così ha deciso il Governo sulla base anche di un voto del Parlamento. Il condizionale è d'obbligo ma noi vogliamo ben sperare e salutiamo la decisione come un fatto estremamente positivo e importante. E lo consideriamo anche un po' merito nostro. I lettori ricorderanno infatti da quanto tempo la nostra associazione e la rivista andassero chiedendo la convocazione della conferenza. Si tratta quindi di un primo e atteso segnale di svolta nella politica nazionale verso le aree protette che ci auguriamo sia presto seguito da altri non meno necessari provvedimenti e misure ai quali la stessa Conferenza dovrà contribuire. L'appuntamento è molto impegnativo e per quanto ci riguarda intendiamo naturalmente assicurare il massimo sostegno e apporto. D'altronde al Coordinamento dei Parchi il provvedimento con il quale è stata convocata la Conferenza assegna un ruolo politicamente e organizzativamente rilevante e un apposito finanziamento che costituisce anche un significativo riconoscimento istituzionale per la nostra Associazione. E' vero che come è emerso nel dibattito svoltosi in commissione ambiente della Camera dei Deputati permane una certa qual confusione riguardo al nostro ruolo. Intendiamo riferirci al fatto che il finanziamento al coordinamento dovrebbe servire ad assicurare alla conferenza la partecipazione dei parchi regionali. Ora è noto (o almeno dovrebbe esserlo) che noi rappresentiamo tutti i parchi, quelli regionali come quelli nazionali per cui non è chiaro perché si debba pensare esclusivamente ai parchi regionali. Riesce difficile capire quale logica abbia potuto consigliare una decisione del genere e una simile distinzione. La Conferenza dovrà infatti innanzitutto affermare, persino visivamente e fisicamente l'esistenza di un unico sistema di parchi. Malgrado questi punti da meglio precisare onde evitare qualsiasi confusione, rimane il fatto che finalmente con questa conferenza si va ad un confronto serio e franco a tutto campo tra governo, parlamento, parchi, regioni, enti locali, associazionismo ambientalista e sociale. Un confronto politico, istituzionale e culturale sulle prospettive e il ruolo delle aree protette nel nostro paese. Alla Conferenza infatti il Governo non potrà limitarsi, come finora si è teso a fare in sede ministeriale a presentare un bilancio contabile, di tipo ragionieristico sui parchi; il loro numero, la percentuale di territorio protetto, i soldi spesi etc. Di ben altro oggi c'è bisogno e urgenza. Dobbiamo sapere una buona volta quali politiche il Governo e non soltanto il Ministero dell'Ambiente intende riservare ai parchi, a quali criteri intende finalmente ispirare le scelte programmatiche; il piano triennale, la carta della natura, la classificazione delle aree protette etc. Dobbiamo sapere cosa si intende fare sul piano nazionale per l'agricoltura, per il turismo, per i beni culturali, per l'occupazione nei parchi. Quali progetti sono previsti e si intendono mettere a punto raccordando scelte e risorse dei vari ministeri con le regioni. E dobbiamo finalmente sapere anche come saranno riformate le strutture del Ministero alla luce anche, e in attuazione, dei decreti delegati previsti dalla legge Bassanini. Finora il Ministero dell'Ambiente più che lasciare a desiderare ha profondamente deluso. E non ci tranquillizzano certo le voci su un suo puro e semplice raddoppio degli organici. Risposte altrettanto chiare e precise dovranno dare le regioni e gli enti locali. Consideriamo positivamente, ad esempio, la decisione della conferenza delle regioni di affidare il Coordinamento dei parchi all'assessore all'Ambiente della Regione Abruzzo, una regione che ha sicuramente le carte in regola per ben operare e farsi valere. Per tutti insomma, parchi inclusi ovviamente, la conferenza rappresenta un appuntamento impegnativo perché quella non dovrà essere la sede per fare a scaricabarili. A nessuno dovrà essere consentito di fare il furbo. Ognuno dovrà assumersi fino in fondo le sue responsabilità senza accampare scuse e alibi ai quali in questi anni si è fatto troppe volte ricorso. Il Governo innanzitutto che non può continuare a gestire i parchi come fossero intendenze da irretire e avviluppare nelle procedure e nei comodi di una burocrazia spesso sorda alle esigenze più elementari di governo della Pubblica Amministrazione. Ma anche le Regioni che in molti casi hanno fatto assai poco o anche quando hanno fatto cose buone, sul piano generale hanno poi finito per accettare passivamente quel che passava il convento. I parchi nazionali che non debbono considerarsi enti subordinati alla burocrazia ministeriale. Ma anche i parchi regionali debbono scrollarsi di dosso, debbono liberarsi completamente da quella sorta di complesso di inferiorità che talvolta sembrano avere nei confronti delle sfide nazionali. L associazionismo ambientalista è ugualmente chiamato ad una riflessione anche autocritica per il perdurare sovente di visioni e atteggiamenti un po' snob nei confronti di un sistema di parchi che piu per vezzo che per reale conoscenza si continua a definire di carta. C'è poi quel mondo associazionistico che soltanto ora comincia ad avvicinassi alle tematiche dei parchi dal versante più complesso delle attività economico sociali e che con la conferenza avrà l'opportunità di misurarsi con questi problemi fuori dalle logiche un po' riduttive e di nicchia in cui spesso è confinato o si rinchiude. Se la Conferenza saprà rispondere a queste diffuse aspettative che i gravi ritardi di questi anni hanno ovviamente accresciuto, se riuscirà ad affrontare questi problemi anche gli aspetti più delicati, spesso usati ed evocati strumentalmente come quello relativo alla legge quadro, potranno trovare le risposte giuste ed i percorsi più adeguati. Non serve un dibattito che anteponga a scelte politiche e programmatiche chiare che urgono, pregiudiziali di sorta. I decreti delegati per l'adeguamento a "costituzione invariata" delle strutture centrali ed anche regionali ai nuovi principi di sussidiarietà e leale collaborazione da emanare entro 6 mesi offrono anche ai parchi una imperdibile e irrinunciabile opportunità per rimuovere strozzature, accentramenti burocratici rivelatisi quanto mai perniciosi. Subito dopo, sulla base anche delle conclusioni a cui perverrà la Commissione Bicamerale per le riforme costituzionali sarà possibile e necessario mettere mano alle nuove normative generali ed in quella sede dovranno essere ripensati e ridefiniti nel loro complesso gli assetti istituzionali. C'è dunque tempo e modo, come si può vedere per avviare senza sterili polemiche e contrapposizioni un percorso costruttivo anche per quanto riguarda l'insieme delle aree protette e la loro gestione. Noi a questi problemi dedichiamo anche in questo numero vari contributi sulle esperienze regionali che continuano ad essere poco conosciute e analizzate. Lo faremo presto anche per altri aspetti ugualmente importanti per la politica delle aree protette. |