Federparchi
Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali


PARCHI
Rivista del Coordinamento Nazionale dei Parchi e delle Riserve Naturali
NUMERO 21 - GIUGNO 1997


Europa-Parchi
Dopo Montreal
A non molti mesi di distanza dal World Conservation Congress organizzato dall'lUCN a Montreal, Canada, si può tentare di valutarne l'impatto sulle riflessioni, i dibattiti e le esperienze concernenti i parchi europei. Le sollecitazioni più significative per la cultura europea sembrano riconducibili a tre grandi prospettive.
  • a) La prospettiva globale, ossia la necessità di inserire le politiche dei parchi in visioni ampie e comprensive delle problematiche ambientali che riguardano la salvezza del pianeta e delle strategie idonee ad affrontarle. E una necessità imposta dall'evidenza dei fatti: nessuno è solo (come già affermava l'Agenda 21 in applicazione della Dichiarazione di Rio, 1992) di fronte alla questione ambientale, tutti i paesi hanno in comune i problemi del "global change" e ciascuno di essi ha specifiche responsabilità al riguardo. Prendersi cura della terra, questa è la sfida che accomuna tutti e che motiva l'impegno per la definizione di una Carta per la Conservazione Globale della Natura. Inoltre, nell'economia che si globalizza, è sempre più evidente che i modelli di consumo dei paesi del Nord (e dunque, le loro politiche, implicite o dichiarate, della domanda) incidono pesantemente sui modelli di produzione del Sud, inclusa l'offerta di risorse naturali, mentre i programmi di sviluppo sostenibile del Sud cozzano implacabilmente contro i problemi irrisolti del debito internazionale, manovrato dai paesi ricchi.
    Ma l'abbandono di visioni nazionali od "eurocentriche" nella concezione delle politiche dei parchi potrebbe avere anche l'effetto di porre in evidenza le specificità europee, ciò che l'Europa può chiedere e ciò che può offrire all'esperienza internazionale. In prospettiva globale, è riconoscibile una specificità europea, nonostante l'estrema diversificazione dei contesti ambientali, storici, politici e culturali? O forse questa stessa diversificazione (dai piccolissimi parchi olandesi inglobati in aree densamente urbanizzate ai grandi e disabitati parchi norvegesi, dai remoti parchi montani agli affollati parchi costieri) costituisce una ricchezza che caratterizza l'offerta europea di spazi naturali? Non va dimenticato, come nota la Convenzione per il Patrimonio Mondiale, ampiamente richiamata al Congresso di Montreal, che molti dei siti e dei paesaggi culturali - di cui è così ricca l'Europa - svolgono un ruolo insostituibile nel mostrarci l'applicazione pratica, nel corso della storia, della gestione sostenibile delle risorse naturali (mozione CGR1 .52)
  • b) La prospettiva integrata, ossia la necessità di inserire le politiche delle aree protette in politiche più ampie e diversificate di protezione complessiva e di sviluppo sostenibile dei contesti territoriali. Anche questa necessità, già esplicitamente dichiarata a Rio e Caracas nel 1992, è imposta dall'evidenza dei fatti, in particolare dalla constatazione che "il processo di frammentazione dei grandi ecosistemi, a fronte della piccola dimensione della maggior parte delle aree protette, pregiudica la possibilità di conservare la meravigliosa diversità della vita sulla terra" (WS 4). E sempre più evidente che le aree protette sono del tutto insufficienti a soddisfare le esigenze di salvaguardia della biosfera, "sopratutto quando diventano isole di terra e d'acqua in paesaggi sempre più modificati dalle attività, dagli insediamenti e dalle infrastrutture umane" (mozione CGR1.61). Ma il Congresso di Montreal avverte l'opportunità, da un lato, di ribadire il ruolo essenziale delle aree protette per i programmi di conservazione della biodiversità (in particolare per l'applicazione dell'Agenda 21 ); dall'altro, di proporre una nuova visione delle aree protette inquadrata nella ridefinizione del concetto di sviluppo sostenibile, a fronte delle palesi distorsioni cui tale concetto è stato sottoposto in questi ultimi anni. Si ricorda quindi che il concetto di sviluppo sostenibile è inseparabile da quello di uso e conservazione razionale delle risorse naturali in forme durevoli (si precisa il concetto di Iniziative per l'Uso Sostenibile) tali da non costituire impedimento od ostacolo al miglioramento del livello di vita e delle economie locali; e che, di conseguenza, gli obbiettivi ecologici devono essere incorporati in ogni politica di sviluppo ed in ogni forma di pianificazione.
    In questo quadro occorre espandere la conservazione ben oltre i confini delle aree protette. Due sono le direzioni chiaramente indicate: quella della conservazione del paesaggio (inteso come prodotto evolutivo dell'interazione spaziale e temporale delle popolazioni con l'ambiente) in "eco-regioni" o contesti ecologici e culturali assai più ampi, e quella dello sviluppo delle reti ecologiche. La necessità di creare o potenziare reti ecologiche volte a conservare, restaurare, connettere e stabilizzare gli habitat naturali e semi-naturali, protetti e non protetti (sull'esempio del Central American Biological Corridor o anche dell'European Ecological Network) è stata ripetutamente sottolineata a Montreal. Particolare interesse assume per molti paesi europei l'enfasi sul ruolo delle grandi catene montuose, ultima occasione per creare vasti corridoi transnazionali di conservazione della natura.
  • c) La prospettiva sociale, ossia la necessità di fondare le politiche dei parchi e delle aree protette sui bisogni, le attese e le capacità gestionali della gente ("people in charge"). La rilevanza delle implicazioni sociali della questione ambientale era stata già sottolineata a Rio, 1992. Il Congresso di Montreal ha cercato nuove risposte alle questioni aperte, in una prospettiva globale: la povertà è sempre una minaccia per l'ambiente? La conservazione va sempre a scapito delle opportunità economiche degli strati più deboli? La riduzione della povertà può entrare a far parte delle strategie conservative e viceversa? I tentativi di risposta mettono l'accento sugli strumenti economici: è sempre più evidente che non può esservi strategia conservativa efficace se non si rimuovono gli "incentivi perversi" (che, spesso silenziosamente e nascostamente, operano contro la biodiversità) e non si introducono adeguati "incentivi positivi" che consentano di operare a favore della biodiversità. La valorizzazione dei benefici economici che i parchi possono produrre (anche e sopratutto in funzione dell'imponente sviluppo dell'eco-turismo) va in questa direzione, oltre a migliorare la sostenibilità finanziaria delle politiche di gestione.
    Ma il Congresso di Montreal ha sottolineato sopratutto la crescente importanza della gestione collaborativa.
    Le intese e la partnership tra le diverse autorità di governo e di gestione, gli utenti locali delle risorse naturali e gli altri portatori d'interessi, costituiscono il tratto emergente delle nuove politiche conservative. La distribuzione dei compiti e delle responsabilità tra i diversi soggetti sociali implicati nell'uso e nella gestione delle risorse naturali costituisce quindi un tema centrale (Ws 6). E facile notare che ciò assume ancora maggiore importanza nel contesto europeo, data la complessità degli interessi sociali, dei conflitti e delle competenze istituzionali coinvolte nella gestione dei parchi e più in generale nelle politiche ambientali. In questa direzione, come il Congresso ha sottolineato (WS 5), la comunicazione sociale assume un ruolo chiave. La partecipazione pubblica ai processi di gestione delle risorse naturali richiede un uso strategico della comunicazione.
Secondo la mozione (CGRI.61) presentata per le aree protette, il Congresso di Montreal:
  • 1. Invita tutti gli Stati aderenti alla Convenzione sulla bio-diversità a includere nei loro piani nazionali per la bio-diversità proposte per lo sviluppo e il rafforzamento di sistemi nazionali di aree protette, in linea con l'alt. 8a della Convenzione stessa
  • 2. Sollecita i sostenitori bilaterali e multilaterali, incluso il GEF (Global Environmental Facilities), a dare priorità, nei loro programmi di assistenza ai paesi in via di sviluppo, all'attuazione di tali sistemi di aree protette.
  • 3. Richiede a tutti gli Stati, le agenzie e le organizzazioni operanti nel campo della conservazione e dello sviluppo;
    • a) di tenere in considerazione le raccomandazioni del piano d'azione regionale per le aree protette della CNPPA (Commissione dell'lUCN per i Parchi Nazionali e le Aree Protette);
    • b) di adottare politiche per le aree protette che:
      • i) riconoscano che le aree protette sopravviveranno soltanto se viste come elementi di valore, nel senso più ampio, per la nazione nel suo insieme e per la popolazione locale;
      • ii) integrino l'attenzione tradizionale della gestione delle aree protette con azioni al loro esterno, volte a soddisfare in modo sostenibile i bisogni delle popolazioni che vivono dentro ed attorno alle aree protette;
      • iii) sviluppino le varie categorie di aree protette, come raccomandato dall'lUCN, in modo da provvedere sia alla protezione stretta prioritaria della natura, sia all'equilibrio tra conservazione ed uso sostenibile delle risorse naturali, contribuendo a soddisfare i bisogni locali;
      • iv) riconoscano che il mantenimento dell'integrità culturale tradizionale può spesso essere sostenuto da politiche e pratiche nelle aree protette volte a salvaguardare le forme tradizionali di uso sostenibile delle risorse;
      • v) pur affermando il ruolo essenziale del governo nazionale nella pianificazione e nella gestione delle aree protette, prevedano altresì un ruolo più consistente per il governo regionale e locale, per le comunità locali, per le organizzazioni non governative e le altre organizzazioni private e per i singoli individui;
    • c) di adottare politiche per la pianificazione delle bioregioni che:
      • i) applichino le lezioni di un crescente insieme di scienze ecologiche, biologiche e paesistiche che invitano ad un'attenta manutenzione ed al restauro delle restanti aree selvagge come aree di stretta protezione, alla gestione sostenibile delle altre aree protette che consentono il prelevamento di risorse, ed alla protezione o allo sviluppo di connessioni tra queste diverse aree di pregio con corridoi caratterizzati da usi del suolo favorevoli alla bio-diversità
      • ii) adottino, come scala geografica adeguata per i programmi di gestione delle risorse, ecosistemi o bioregioni all'intemo delle quali le aree protette entrino come componenti di paesaggi variati, comprendenti fattorie e boschi di produzione, aree per la piscicoltura, insediamenti ed infrastrutture umane;
      • iii) sostengano gli approcci suddetti alla pianificazione bioregionale attomo alle aree protette con azioni che incoraggino la cooperazione tra i proprietari dei suoli, le comunità locali, gli operatori e gli utenti delle risorse locali; I'uso di incentivi economici, le misure fiscali, le permute di suolo ed altri meccanismi per promuovere la conservazione della bio-diversità; e lo sviluppo di capacità tecniche ed amministrative che spingano i portatori locali d'interessi, le istituzioni accademiche e di ricerca e le agenzie pubbliche ad armonizzare i loro sforzi.

Riferimenti
1. IUCN, 1996, World Conservation Congress, Caring for the Earth, Montreal, Canada;
2. IUCN, 1996, World Conservation Congress, Congress Paper, Montreal, Canada.

 

Europa-Parchi After Montreal
A few months after the IUCN World Conservation Congress at Montreal, Canada, it is possible to evaluate the impact on reflections, debates and experiences concerning the European parks. The most significant incitements for the European culture can be related to three great prespectives.
  • a) The global perspective, the need to insert park policies in wide and comprehensive visions of the environmental problems concerning the salvation of our planet and the suitable strategies to confront them. This need arises from the evidence offacts: nobody stands alone in front of the environmental question (as states Agenda 21, in application to the declaration of Rio, 1992), all countries have in common the problems of "global change" and each of them has to take care of its specific responsabilities. Caring for the earth, is the challenge shared by all, which motivies the undertaking for the definition of a Global Nature Conservation Charter. Moreover, in a global economy, it is more and more evident that consumption in the North (therefore, demand policies, implied or declared) impacts on production in the South, including the production or supply of natural resources, while the programs of sustainable development of the South are implacably hindered by the unresolved problems of the international debt, steered by the developed countries.
    But the abandonment of national or "eurocentric" visions in park policies could also put in evidence the European specificity, what Europe can ask and offer to the international experience. Can we recognize, in a global perspective, a European specificity, although the extreme variety of environmental, historical, political and cultural contexts? Or, maybe, does this variety (from the little Dutch parks surrounded by areas strongly urbanized to the great and uninhabited Norwegian parks, from the secluded mountain parks to the crowded coastal parks) constitute arichness characterizing the European offer of natural sites? It shouldn't be forgotten, as noticed by the World Heritage Convention, and reaffirmed at the Congress of Montreal, that, whilst few World Heritage Natural Sites are pristine, many such sites, as well as many cultural landscapes demonstrate the practical application of the principles of ecologically-sound sustainable management as well as the conservation of natural resources
    (motion CGRl.52).
  • b) The integrated perspective, the need to insert the protected area policies in wider and multisectorial policies for protection and sustainable development of the whole territorial contexts. Also this need, already explicitly declared in Rio and Caracas in 1992, rises from the evidence of facts, in particular the fact that "the process of large ecosystem fragmentation and the small size of most protected areas is hindering us in our need to conserve the wonderful diversity of life on earth" (WS 4). It is getting more and more evident that protected areas alone are insufficient to meet all the needs of plant, animal and microbial life forms, populations and communities, "especially if these geographic areas become isolated wildlands and waters, set in lanscapes that are increasingly modified by human activity, settlement and infrastructure" (motion CGRl.61). But the Congress of Montreal takes the opportunity, on one hand, to conf rm the crucial role of protected areas for the biodiversity conservation programs (in particular for the application of Agenda 21); on the other hand, to propose a new vision of protected areas, framed in the redefinition of the concept of sustainable development, facing many distorted interpretations of the past few years. Thus, the concept of sustainable development can't be seperatedfrom the concepts of rational conservation and use of natural resources under a durable approach (precising the concept of Iniziatives for Sustainable Use) in such a way that it does not constitute an impediment or obstacle to the improvement of the quality of life and of the local economies. The consequence is that the ecological objectives have to be incorporated into every development policy and in every type of planning.
    In this new frame, conservation has to be expanded beyond protected areas. There are two directions clearly indicated. i) the landscape conservation (intending landscape as an evolutive product of spatial and temporal interaction of people with the environment) in "ecoregions" or wider ecological and cultural contexts;
    ii) the ecological network development. The need to create or strengthen ecological networks to conserve, restore, connect and buffer the natural and semi-natural habitats, protected and nonprotected (an example can be the Biological Corridor of Central America and also the European Ecological Network) has been repeatedly stressed at Montreal. Of particular interest for many European countries is the emphasis on the role of the big mountain ranges, last possibility to create large transnational nature conservation corridors.
  • c) The social perspective, the need to link park and protected area policies with needs, expectations and management capacity of people ("people in charge"). The importance of social implications in the environmental question had already been stressed in Rio, 1992. The Congress of Montreal has been searching for new answers on demands remained unsolved, in a global prospect. Must poor people always be a threat to the environment? Must conservation always be at the expense of economic opportunities for the poor? Can the alleviation of poverty be an integral part of conservation strategies and vice versa? The attempts to respond are putting in evidence the role of economic tools. it is getting more and more evident that there can't be an effective conservation strategy without the removal of "perverse incentives" (which work against biodiversity) as well as the design and introduction of "enabling incentives" which work for biodiversity. The assessment of economic benefits which parks can produce (also and above all in relation to the impressive development of eco-tourism) is going in this direction, besides improving the financial sustanaibility of planning policies.
    But the Congress of Montreal put in evidence above all the growing importance of Collaborative Management. Partnership agreements among governmental agencies, local users of natural resources and other stakeholders are
    becoming an important feature of new conservation policies. The sharing offunctions, rights and responsibilities between the various social actors involved in the use and planning of natural resources is therefore an important theme. (WS 6). It is easy noting that it is even more important in the European context, taking in consideration the complexity of social interests, of conflicts and institutional competences involved in park management and environmental policies. In this direction, as the Congress has stressed (WS 5), the social communication has a key function. The public participation in natural resource management processes requires a strategic use of communication.
Following the motion (CGR1.61) presentedfor the protected areas, the Congress of Montreal:
  • 1. Calls on all States Parties to the Convention of Biological Diversity (CBD) to include within their national biodiversity action plans proposals for the development and the strengthening of national systems of protected areas in line with the terms of Article 8(a) of the CBD;
  • 2. Urges bilateral and multilateral donors including the Global Environmental Facility, to give priority, in their assistance to developing countries, to implementing such protected areas systems;
  • 3. Requests all States and agencies and organisations working in the fields of conservation and development:
    • a) to take into account the recommendations contained in CNPPA s (Commission for National Parks and Protected Areas) regional action plan for protected areas,
    • b) to adopt policies towards protected areas which:
      • i) recognize that protected areas will survive only if they are seen to be of value, in the widest sense, to the nation as a whole and to local people in particular;
      • ii) complement the traditionalfocus of protected area management with actions outside the protected areas designed to meet sustainably the resource needs of human populations living in and around the protected areas;
      • iii) develop protected areas categories, as recommended by I UCN, which both provide strict protection primarily in order to protect nature and which provide for a balance of conservation and the sustainable use of natural resources and thereby help meet the needs of local people; iv) recognise that the maintenance of traditional cultural integrity can often be supported by protected area policies and practices which safeguard traditional forms of sustainable resource use, v) while aff rming the essential role of national governments in protected areas planning and management, also provide for fuller role to be played by provincial and local governments, local people, NGOs and private organizations and individuals;
    • c) to adopt policies towards bioregional planning which:
      i) apply the lessons of a growing body of ecological biological and landscape sciences which callfor the careful maintenance and restoration of remaining wildland areas as strictly protected areas, the sustainable management of those other protected area categories which permit resource extraction; and the protection or development of connections between these valuable sites by corridors of biodiversity-friendly land uses;
      ii) adopt ecosystems or bioregions as the appropriate geographic scale for resource management programs, within which protected areas are enveloped as components in a diverse landscape, including farms, harvested forests, fishing grounds, human settlements and infrastructure,
      iii) support the above approaches to bioregional planning around protected areas with actions which encourage co-operation between private landowners, indigenous communities, industry and resource users, the use of economic incentives, tax arrangements, land exchanges and other mechanisms to promote biodiversity conservation; and the development of administrative and technical capacities which encourage local stakeholders, academic and research institutions and public agencies to harmonise their efforts.